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Storia romana - conflitto Patrizi e Plebei Pag. 1
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Estratto del documento

I Fasti consolari fino al 486 contengono nomi plebei, o meglio, nomi che in epoca posteriore sono portati da

genti plebee

Patrizi: sono i discendenti dei patres familias che avevano comporto il Senato composto da Romolo

Plebei: costituiscono un gruppo disomogeneo per capacità egemonica e posizione sociale:

- Parte di essi era legata alle famiglie patrizie da rapporti di clientela

- La maggior parte dei 6000 opliti che componevano le due legioni dovevano essere plebei e dunque

costono dovevano avere la capacità economica per armarsi a proprie spese

La capacità economica di una parte dei plebei è dimostrata da alcune norme consuetudinariie secondo cui nel

momento in cui un patronus fosse caduto prigioniero o in miseria, spettava ai suoi clientes raccogliere il denaro

per il riscatto o garantire il mantenimento.

La tradizione annalistica insiste sull’insostenibile condizione debitoria in cui si sarebbe trovata la plebe che, per

protestare contro la schiavitù per debiti, avrebbe minacciato di non servire sotto le armi, poi avrebbe proceduto

ad una vera e propria secessione

Tribuni della plebe

- Difendono gli interessi della plebe

- Hanno il potere di intercessio, ovvero la facoltà di porre il vero alle proposte di legge dei magistrati

ordinari

- Hanno la coercitio, ovvero possono irrorare sanzioni agli stessi magistrati ordinari

- Sono sacrosancti, ovvero la loro persona è inviolabile e l’eventuale violatore può essere ucciso

impunemente da chiunque

Edili plebei

Custodiscono la cassa e l’archivio dei plebiscita

Concilia plebis tributa

Sono le assemblee della plebe, ripartita per tribù, convocate dai tribuni della plebe per deliberare su proposte

da essi presentate

L’annalistica, pur avendo chiaro che tra V e IV secolo il conflitto tra patrizi e plebei aveva avuto un ruolo

centrale, non era in grado di ricostruire lo svolgimento se non in maniera vaga, collegando a questa vicenda tutti

gli eventi di cui si era conservata memoria.

Secondo la tradizione, nel 462, il tribuno della plebe Terentino Arsa avrebbe chiesto la pubblicazione delle leggi,

dopo un braccio di ferro di circa 10 anni, nel 451 i patrizi avrebbero ceduto, concedendo la nomina di un

concilio, composto ds 10 membri, decemviri, che avrebbero sostituito i magistrati di quell’anno, con l’incarico di

procedere alla stesura di questo codice. Dopo il primo anno di carica, i decemviri avrebbero lasciato il posto ad

un secondo collegio decemvirale, di cui avrebbero fatto parte Appio Claudio e cinque plebei.

Secondo la tradizione, Appio Claudio avrebbe mostrato volontà tiranniche; inoltre sarebbero state redatte altre

due tavole, dette inique perché avverse alla plebe.

A questo punto la plebe e parte dei patrizi avrebbero abbattuto Appio Claudio ed il collegio decemvirale,

ristabilendo la magistratura ordinaria

Leggi Valerie-Horatie (449, consoli L.Valerio Potito e M.Orazio Barbato)

- Lex de plebiscitis: avrebbe dato valore vincolante per tutto il popolo alle deliberazioni delle assemblee

della plebe

- Lex de provocatione: ripristinava la garanzia costituzionale della provocatio ad populum (la possibilità

per un condannato alla pena capitale di appellarsi al giudizio del popolo)

- Lex de tribunicia potestate: riaffermata l’inviolabilità personale dei tribuni della plebe, precedentemente

affermata unilateralmente della plebe stessa. Questa disposizione dava efficacia vincolante per tutto il

popolo ad una protezione che fino a quel momento aveva avuto un valore agiuridico per i patrizi e che per

la plebe si fondava sul giuramento collettivo che era stato alla base della lex sacrata approvata

sull’Aventino. Trasformava una sanzione di tipo rivoluzionario in una tutela giuridico-religiosa da parte

dell’intera comunità.

Qualche anno più tardi viene eliminato, con il plebiscito canuleio (445) il divieto di conubium tra patrizi e

plebei. Il divieto riguardava solo una piccola parte della plebe e cioè coloro che per la consistenza patrimoniale

potevano aspirare ad un matrimonio con la controparte patrizia.

Il divieto ha una sua spiegazione nell’incomunicazione tra la sfera religiosa patrizia e la sfera religiosa plebea e

nell’impossibilità di prendere gli auspici, necessari per poter rivestire le magistrature superiori.

I tribuni della plebe del 367, Gaio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano chiedono che:

- Ogni anno la coppia consolare prevedesse un consolde di rango plebeo

- Una riduzione dei debiti

- Un provvedimento de modo agrorum, teso a limitare l’occupazione privata dell’ager publicus ad un

massimo di 500 iugeri

Per 10 anni di fila presentarono sempre le stesse proposte

La tradizione annalistica ricorda che dalla loro parte si sarebbe schierato il suocero di Licinio, M.Fabio Augusto,

uno dei patrizi più influenti, e che alla fine anche Furio Camillo, nominato dittatore nel 367, fece opera di

mediazione tra il Senato e i due tribuni

367 le proposte sono approvate.

Tra il 366 e il 343 sono note cinque coppie consolari composte da patrizi. Ciò significa che il provvedimento

approvato non affermava che necessariamente uno dei consoli dovesse essere plebeo, quanto che lo potesse

essere.

L’apertura del consolato ai plebei si accompagna all’introduzione di altre nuove magistratur che completano il

quadro costituzionale

1 Praetor

2 Censores

2 Aediles

Queste cariche sono per i soli patrizi.

La nuova costituzione del 367

2 Consules: comandano l’esercito

Convocano e presiedono sia le assemblee del Senato che i comizi centuriati

Controllano l’attività degli altri magistrati

1 Praetor: amministra la giustizia

Quando i consoli non sono a Roma ne assume tutti i poteri

4 Aediles (2 curuli-2 plebei): curano la manutenzione degli edifici pubblici

Vigilano sui mercati e sui rifornimenti annonari

4 Quaestores: due di essi restano in città per amministrare l’erario, altri due seguono i consoli in guerra

2 Censores: sono eletti ogni 5 anni e restano in carica per 18 mesi

Provvedono a censire i cittadini ripartendoli nelle

- Classi di censo, in base al patrimonio

- Centurie, a proprio arbitrio

- Tribù, in base alla residenza o alla collocazione fisica delle loro proprietà

Stipulano i contratti di appalto per la realizzazione dei lavori pubblici

Redigono la lista dei senatori (lectio senatus)

Il gruppo dirigente è ancora ristretto come mostra la prassi dell’iterazione delle cariche.

La lotta politica per l’accesso alle cariche maggiori, da parte delle gentes plebee, è accesa: nel quindicennio

che segue sono solo nove i consoli plebei eletti ma soprattutto appartengono tutti a sole quattro delle sette

gentes del periodo precedente, indizio del fatto che alcune delle gentes plebee hanno operato d’accordo con

alcune gentes patrizie per chiudere l’accesso agli altri.

Il provvedimento fatto votare da G.Petellio nel 358: in cui si riconosce il console plebeo G.Petellio Libone, questi

vietava la propaganza elettorale, che danneggiava i candidati meno noti, favorendo le poche gentes plebee già

affermate.

A partire dal 340 la situazione sembra cambiare. Strumenti di questo cambiamento possono essere stati due

plebisciti fatti votare dal tribuno Genucio nel 342

- I consoli potessero essere plebei

- Un intervallo di 10 anni per l’iterazione di una magistratura

Appio Claudio

Censore nel 312, vara un insieme di provvedimenti:

- Ammette tra i senatori alcuni ricchi plebei che non avevano ancora rivestito magistrature ed i figli di

liberti

- Modifica la distribuzione dei cittadini nelle tribù dando la possibilità a ciascuno di iscriversi ove volesse a

prescindere dal domicilio

- Rende valutabili, oltre la proprietà fondiara, i beni mobili

- Avrebbe permesso ad un suo cliente, Gneo Flavio, sostenuto nel 304 alla carica di edile curule, anch’egli

figlio di un liberto, di pubblicare le legis actiones e i fasti, vale a dire le procedure processuali e i giorni in

cui era lecito agire in giudizio, evitando ai privati di dover ricorrere ai pontefini per sapere come e quando

adire in giudizio.

Claudio sarebbe stato favorevole ad un’espansione verso Sud, ad una politica egemonica sul Mezzogiorno,

sostenuto dalla plebe urbana composta anche da artigiani e commercianti che avevano raggiunto un livello

economico non modesto; il gruppo che gli si oppone, guidato da Fabio Rulliano, sarebbe stato favorevole ad

un’espansione verso Nord

Nell’ambito di questo scontro dovrebbe intendere l’opposizione di Claudio nel 300 al plebiscito ogulnio, che

apriva l’accesso ai collegi dei pontefini e degli auguri ai plebei

Non sarebbe casuale che approvato il plebiscito, siano entrati in questi collegi personaggi a lui ostili, come il

plebeo Decio Mure.

Per quanto riguarda il resto del corpo civico, spia di un diffuso disagio sociale, è la già ricordata sedizione

militare del 342: si sviluooò dal confronto che i soldati romani operano tra la loro condizione e la ricchezza delle

terre campane.

La crisi venne risolta, oltre che con provvedimenti militari, mediante tre plebisciti del tribuno della plebe

L.Genucio, uno dei quali avrebbe vietato il prestito ad interesse. Qualche anno dopo, nel 326, si giunge

all’abolizione della schiavitù per debiti (o comunque a mitigare gli aspetti più odiosi) mediante la lex poetelia

papiria

Gaio Flaminio

Tra i fautori di un’espansione verso l’Italia Settentrionale vi è G.Flaminio che già nel 230, come tribuno della

plebe aveva ottenuto che si procedesse alla colonizzazione dell’agro gallico.

Il provvedimento con cui si vietava ai senatori la proprietà di navi con tonnellaggio superiore alle 300 anfore è

da leggere in parallelo con un provvedimento che vietava ai senatori di assumere appalti pubblici.

Il solo guadagno onesto e decoroso è quello che si ottiene dalla vendita dei prodotti della terra; le altre forme

sono indegne.

Il vero obiettivo era quello di impedire che i cavalieri impegnati nel commercio e negli appalti potessero

accedere al Senato

Ancora in piena età storica predominava nella società romana una struttura gentilizia che era andata perdendo

terreno di fronte alle spinte di nuove forze sociali emergenti, fino ad accettare con esse compromessi. Questa è

la lotta degli ordini, fra patrizi e plebei, che dagli inizi del regime repubblicano almeno fino al IV secolo (Leggi

Licine-Sestie del 367) ha connotato la vita politica interna della città

La lex icilia de Aventino publicando del 456 significò il riuscito tentativo della plebe di stabilirsi nel centro del

potere

Conscripti: rappresentanti non patrizi presenti nei Fasti Consolari

In campo politico si fecero più acuti i contrasi tra la dirigenza patrizia e i gruppi plebei in ascesa. Nel 384

sarebbe stato sventato un “colpo di Stato di M.

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Publisher
A.A. 2013-2014
4 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cricetina93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Soricelli Gianluca.