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I GRACCHI

La tradizione storiografica ha identificato nell'età dei Gracchi l'origine della degenerazione dello stato romano e l'inizio delle guerre civili. La II Guerra Punica aveva attraversato l'Italia lasciando profonde ferite all'agricoltura. La conquista del Mediterraneo, però, aveva comportato un enorme afflusso di ricchezze, con conseguente ampliamento delle occasioni di mercato e una consistente massa di schiavi. I Romani e gli Italici, così, riuscirono a introdursi nel grande commercio. Lo sviluppo di questi scambi commerciali però aveva modificato progressivamente la fisionomia dell'agricoltura italica, l'importazione continua di grandi quantità di grano costituirono infatti una concorrenza sempre più rovinosa per l'agricoltura di sussistenza della penisola, e i piccoli proprietari terrieri si ritrovarono spesso a dover vendere le loro proprietà. Molti dei piccoli coltivatori, inoltre,furono costretti a trasferirsi in città in cerca di un'occupazione, facendo diventare Roma una grande metropoli. (oltre un milione di abitanti alla fine dell'età repubblicana) Gli anni che vanno dal 140 al 100 a.C. furono attraversati da rivolte servili (spesso ridotti in condizioni disumane, e armati per la difesa del pascolo) in particolare in Sicilia: la prima scoppiò ad Enna e si estese a tutta l'isola. Roma fu costretta ad inviare tre consoli, di cui solo uno, Publio Rupilio, riuscì a domare l'insurrezione. In questo periodo i mutamenti sociali portarono alla nascita di due fazioni entrambe scaturite dalla nobilitas: - Optimates > coloro che si richiamavano alla tradizione degli avi e cercavano di ottenere per la propria politica l'approvazione dei benpensanti. Ispirata da buoni principi, e interessata al bene dello stato, erano sostenitori dell'autorità del senato. - Populares > erano i difensori dei diritti del popolo.e propugnavano la necessità di ampie riforme in campo politico e sociale. Le guerre di conquista precedenti all'età dei Gracchi avevano fatto crescere a dismisura il cosiddetto "ager publicus" un terreno di proprietà dello stato che esso concedeva in uso a privati, dietro il pagamento di un canone del tutto irrisorio e di cui non si preoccupava sempre di esigere. La crisi progressiva della piccola proprietà fondiaria favorì la concentrazione dell'agro pubblico in mano a proprietari terrieri ricchi e potenti, da qui venne la necessità di emanare una serie di norme che mirassero a restringere l'estensione dell'ager. 133 a.C.: Tiberio Gracco, diviene tribuno della plebe, (anche lui appartenente alla nobilitas), tentò subito di operare una riforma che limitasse la quantità di agro pubblico posseduto: questa proposta di legge fissava un limite di 500 iugeri (125 ettari) + 250 per ogni figlio, fino a unmassimo di 1000 iugeri (250 ettari) a famiglia. Un collegio di tribuni, poi, si sarebbe occupato di recuperare i terreni in eccesso, che sarebbero stati distribuiti ai cittadini più poveri e divisi in piccoli lotti probabilmente di 30 iugeri (7,5 ettari) a persona, ed inalienabili. Lo scopo della legge era oltre a quello ricevere consensi per chi la propose, era anche quello di ricreare un piccolo ceto di piccoli proprietari terrieri, che, ricordiamo, garantivano una base stabile per il reclutamento dell'esercito. I nullatenenti infatti, privi di censo fondiario, non potevano essere arruolati. I più ricchi proprietari terrieri, si ritennero espropriati di terre che, seppure abusivamente, consideravano proprie. Quest'oligarchia pertanto si oppose al decreto, e il giorno della decisione del voto, un tribuno di nome Marco Ottavio, pose il suo veto impedendo l'approvazione. A questo punto Tiberio propose all'assemblea di destituirlo in quanto egli era.venuto meno al compito di difendere gli interessi popolari che gli era stato affidato. Dichiarato decaduto Ottavio, la legge agraria venne approvata, anche se l'opposizione conservatrice continuò a lamentarsi. Tiberio, in vista dello scadere del suo mandato, temendo di perdere l'inviolabilità personale e che la riforma venisse in qualche modo sospesa, pensò di candidarsi al tribunato anche l'anno successivo, ma nel corso dei comizi elettorali un gruppo di senatori ed avversari, che lo accusavano di aspirare al potere personale, lo assalirono e lo uccisero insieme a molti suoi sostenitori. Dopo una serie di proposte riformatrici formulate ma mai andate in porto da diversi personaggi, nel 123 a.C. fu eletto tribuno della plebe il fratello di Tiberio, Caio Gracco: nel corso di due mandati consecutivi (senza problemi stavolta) egli riprese le riforme agrarie del fratello, ampliandole e modificandole: - La legge agraria venne ritoccata e perfezionata e vennero

Aumentati i poteri della commissione triumvirale. Una legge frumentaria assicurò ad ogni cittadino residente a Roma una quota mensile di grano a prezzo agevolato. Fece una legge giudiziaria per limitare il potere senatorio in questo campo: affidando ai cavalieri il controllo dei tribunali che giudicavano le attività di concussione, malversazione ed estorsione poste in essere dai governatori-senatori ai danni dei provinciali. Sarebbero stati giudicati quindi da un rappresentante della classe dei cavalieri, non più da un giudice-senatore. Prendevano anche le imposte e si occupavano delle grandi operazioni commerciali. Caio, candidato ancora per il tribunato nel 121 a.C. non venne rieletto. Scoppiarono allora gravi disordini, il senato si appellò così al senatus consultum ultimum, ogni garanzia istituzionale venne sospesa e passo ai consoli il compito di tutelare la sicurezza dello stato con i mezzi necessari. Così il console Lucio Opimio

ordinò il massacro dei sostenitori di Caio, che si fece uccidere lui stesso da un suo schiavo. Le riforme di Caio non furono annullate alla sua morte, ne furono soltanto ridotti gli effetti, i lotti assegnati vennero definiti alienabili, e riprese la loro migrazione nelle mani dei più ricchi. Venne bloccata l'operazione di recupero e assegnazione delle terre, fu abolita la commissione agraria.

LA GUERRA GIUGURTINA E LA GUERRA SOCIALE:

Prima del 133 a.C. Roma contava sei provincie:

  • Sicilia dal 241 a.C.
  • Sardegna e Corsica dal 237 a.C.
  • Spagna Citeriore dal 197 a.C.
  • Spagna Ulteriore dal 197 a.C.
  • Macedonia dal 148 a.C.
  • Africa dal 146 a.C.

Per Roma si trattava di assumere la gestione di un territorio spesso solo in piccole parti assoggettato, mentre larghe zone erano al di fuori del controllo dei romani. Il magistrato affidato alla provincia fissava le linee generali di riferimento, questioni territoriali, statuto delle singole città, condizioni fiscali eccetera, le

Cosiddette Lex Provinciae. Le questioni africane erano state regolate con la costituzione di una piccola ma ricca provincia (la provincia romana d'Africa), in buoni rapporti con le regioni vicine e con Massinissa, re di Numidia. Quando Massinissa morì, il figlio Micipsa si era imposto come suo erede, ma alla sua morte, nel 118 a.C., il suo regno fu conteso tra i suoi tre figli. Giugurta assassinò uno di questi e l'altro, Aderbale, si rivolse al senato, che divise il territorio in due parti assegnandone una ciascuno. Tuttavia, Giugurta volle impadronirsi anche della parte del fratello, ne assediò così la capitale, uccidendo il fratello, ma anche alcuni romani e italici lì presenti. Roma fu costretta ad intervenire.

111 - 105 a.C.: Guerra Giugurtina. Le operazioni furono condotte fiaccamente fino al 109 a.C., quando al comando dell'esercito fu posto il console Quinto Cecilio Metello, che sconfisse ripetutamente Giugurta, non riuscendo

Però a concludere vittoriosamente la campagna. In seguito alle proteste dei mercanti del nord Africa, il comando venne affidato a Caio Mario, eletto console nel 107 a.C., bisognoso di nuove truppe, aprì per la prima volta l'arruolamento volontario ai "capite censi", ossia, i nullatenenti. Con il suo nuovo esercito, Mario tornò in Africa, ma gli occorsero quasi tre anni per terminare il nuovo conflitto e catturare Giugurta, che venne consegnato ai romani. La Numidia orientale, quindi, fu assegnata a un nipote di Massinissa, la parte rimanente andò al suocero di Massinissa, Bocco. Dopo il successo della guerra giugurtina, Mario rivestì il consolato per ben cinque anni consecutivi, durante i quali si rafforzò il partito dei popolari che egli guidava. Il potere di Mario fu ulteriormente consolidato dall'esito della guerra contro i Cimbri e i Teutoni, due popolazioni di stirpe germanica che vivevano di saccheggio e razzie tra la

La penisola iberica e la Gallia. Sul finire del II secolo avevano anche inferto alcune pesanti sconfitte all'esercito romano, come la disastrosa sconfitta subita presso Noreia nel 113 a.C. Dopo questa vittoria, i Cimbri e i Teutoni proseguirono il loro viaggio verso occidente, comparendo in Gallia e minacciando la provincia narbonese, continuando a sconfiggere i romani.

Quando Mario venne rieletto console nel 104 a.C. gli venne affidato, appunto, il comando della guerra. Riorganizzò nuovamente l'esercito, e quando i Cimbri e i Teutoni ricomparvero, vennero sconfitti duramente: nel 102 a.C. Mario sconfisse i Teutoni ad Aquae Sextiae, e i Cimbri nel 101 a.C. ai Campi Raudii presso Vercellae, forse odierna Vercelli. Per queste vittorie fu acclamato come salvatore della patria e la sua fortuna politica raggiunse il culmine. La nobiltà senatoria però non si rassegnava alla limitazione del proprio potere, l'occasione per indebolire Mario e i suoi sostenitori.

(Saturnino e Glucia) fu l'assegnazione delle terre ai veterani che avevano servito nelle campagne africane di Mario, oltre l'assegnazione di terre in Gallia meridionale e la fondazione di colonie in Sicilia, Acaia e Macedonia. Il provvedimento suscitò la ferma ostilità del senato e nacquero nei tumulti che seguirono nuovamente con il senatus consulta ultimum, Mario in qualità di console fu costretto a applicarlo contro i suoi alleati politici, che furono uccisi. Dopo di questo, il suo prestigio ne fu fortemente compromesso, decise di ritirarsi momentaneamente dalla vita politica allontanandosi da Roma per compiere una missione diplomatica. Mario in questo stesso periodo dovette affrontare anche il problema della pirateria in particolare presso le coste dell'Anatolia. 90 - 88 a.C.: Guerra Sociale Il decennio successivo al 100 a.C. si aprì tra forti tensioni sociali e politiche e rese dei conti tra le parti che si erano contrapposte durante laguerra giugurtina e il consolato di Mario. Nel 91 a.C. viene eletto tribuno della plebe Marco Livio Druso, che tentò didestreggiarsi tra le parti attuando una politica di reciproca compensazione: - Promulgò provvedimenti di evidente contenuto popolare, come una legge agraria di distribuzione delle terre; - Restituì
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

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