Istituzioni di Roma monarchica, Storia romana
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volesse ucciderlo) cioè la pena contro il patrono che avesse ingannato il cliente.
Rapporto nel Clan (gruppi di famiglie):
• Ordine gerarchico;
• Rapporto unificante della fides;
• Reciproco rapporto di fedeltà e dedizione;
• Garanzia di protezione;
• Rapporto di clientela da cluere = ubbidire, a seconda della gerarchia;
• Garanzia potere politico al capo-clan;
• Clan = gens —> grande interrogativo se civitas si forma prima o dopo gentes;
• Più la civitas diventa importante, più le gentes si sfaldano.
LA FAMIGLIA
• Prima forma di aggregazione;
• Famiglia romana raggruppamento sociale ampio;
• Facevano parte di una medesima familia tutti coloro che ricadevano sotto l’autorità di uno
stesso capofamiglia, al quale spettava anche controllo sui beni —> paterfamilias;
• Vincolo di fondo è il potere (potestas) esercitato dal pater su coloro che rispettavano la sua
autorità;
• Figli generati dal matrimonio, ma anche quelli adottati che sceglievano di sottoporsi alla
sua potestas;
• Caratteri tipici società pre-statale —> unità economica, religiosa e politica;
• il fine era quello della perpetuazione;
• In età arcaica primo diritto di un padre nei confronti dei figli era quello di poterli rifiutare
al momento della nascita;
• Anche figli legittimi per far parte della famiglia necessario atto formale (gesti pubblici o
esposizioni);
• Vincolo religioso fondamentale;
• I riti familiari (sacra privata) trasmessi di padre in figlio e osservanza doverosa;
• Antenati del ramo paterno (i primi manes = le anime dei defunti) oggetto di culto
all’interno della famiglia;
• Figlio sotto autorità del padre finché il padre era in vita;
• Diritto del pater quello di diseredare i figli anche se la vita quotidiana prevedeva che un
genitore provvedesse al mantenimento economico del figlio (peculium) in
proporzione al suo patrimonio e alle sue aspettative.
LA DONNA
• Donna aristocratica riceveva educazione intellettuale;
• Vita domestica: sorveglianza lavoro schiave e svolgimento lavori più fini;
• Accompagnava il marito nella vita pubblica e con lui compito educazione figli;
• Autorità nella casa e in società del marito;
• In epoca arcaica supremazia uomo su donna;
• Il potere del marito sulla moglie si chiama manus e non conosce limiti;
• Rigida tutela della castità femminile e repressione di ogni atto di un costume più libero;
• Concetto di matrimonio finalizzato al solo scopo di avere figli legittimi;
• Si sposavano presto;
• Legge proibiva che le ragazze prendessero marito prima dei 12 anni;
• Il padre doveva cercare uno sposo per le figlie;
• Spesso promesse in matrimonio ancora bambine;
• Cermonia di fidanzamento —> sponsali accompagnata da una serie di riti;
• Felicità di una sposa subordinata a sua capacità di avere figli;
• Per le donne sterili destino del ripudio, ritorno alla casa paterna attraverso un atto
semplicissimo di separazione dei due coniugi, di norma per decisione unilaterale
dell’uomo;
• Molte morivano prematuramente di parto;
• Adozione per: garantirsi discendenza, realizzare proprie scelte patrimoniali, concretizzare
delle strategie politiche;
• Matrimonio in età arcaica istituzione privata, situazione più di fatto che di diritto con però
importanti conseguenze giuridiche;
• Frome diverse per contrarre un matrimonio:
1. Confarreatio (divisione di una focaccia di farro tra i due sposi);
2. Mancipatio (sorta di atto di compra-vendita);
3. Usus (sistema più comune a Roma, cioè ininterrotta convivenza dei coniugi per un anno);
• Divorzio atto informale;
• Divorzio consensuale iniziativa presa anche dalla moglie, ma solo nel corso el tempo ci si
arrivò.
PATRIZI E PLEBEI
Nei primi anni della Repubblica, cioè nei primi anni del V secolo, ci sono crisi e lotte di
potere interne; per la prima volta nelle fonti si parla di Plebei e Patrizi. Nel IV e III secolo a
Roma domina la politica la lotta interna tra i due nomina che porterà ad un radicale
cambiamento strutturale nell’aristocrazia romana. Le fonti antiche fanno risalire le organi dei
patrizi e dei plebei all’antichità, ma nel periodo monarchico non compaiono perché è una
diatriba di inizio V secolo.
Massima incertezza riguardo origine del conflitto tra i due nomina (nome identificativo,
gruppo ben definito e recintato). Diverse ipotesi:
1. Tradizione :
I patrizi erano i discendenti die primi senatori, i patres, la cui nomina si faceva
risalire a Romolo e i plebei sarebbero stati attribuiti come clienti ai patrizi. In età
monarchica però non si sente parlare di patrizi e plebei; il problema è che le fonti che
ce ne parlano sono tarde, 4 secoli dopo gli eventi e perciò lo storico attualizzava le
ragioni del conflitto (storici del II e I secolo a.C.). Ad es. a partire da 130 a.C.
(Periodo Gracchi) lotta tra optimatus e populares (guidati da nobili ambiziosi), si può
interpretarlo simile alla divisione tra patrizi e plebei? No perché è un’interpretazione
anacronistica.
2. Problema etnico/razziale :
- Patrizi = Latini abitanti del Palatino, Plebei = Sabini insediati su Quirinale ed
entrati a far parte della comunità civica in una condizione di inferiorità.
- I patrizi erano i discendenti nobili
dei capi delle origini. Molti erano arrivati da fuori in età monarchica perché la
popolazione era accresciuta e molta gente era affluita dal contado (quasi nessuno
romano, am proviene dalle comunità del Lazio) e cercano di integrarsi con le gentes
esistenti —> plebs. La plebe non ha le gentes, si aggregano a Roma e diventano
sempre più numerosi.
3. Teoria di Levi (ricostruzione geniale, ma sbagliata):
Vent’anni fa la teoria etnico/razziale venne capovolta. I contadini e i pastori sono i
primi abitatori di Roma che poi diventeranno i plebei. Successivamente si affermano
le grandi aristocrazie guerriere gerarchizzate che si muovo e insediano su terre libere
o che riescono a sgombrare; dal punto di vista economico sono allevatori di cavalli,
vivono di razzia e fanno lavorare i clienti e il loro arrivo a Roma ha aspetti devastanti:
- Predominio
politico sui precedenti abitanti -
Rovinano i precedenti abitanti dal punto di vista economico —> erano contadini che
allevavano pecore e capre, mentre i nuovi arrivati allevano cavalli quindi con pascoli
enormi e l’erba non ricresceva dopo essere stata brucata. —> Rovina economica dei
precedenti abitanti.
Quindi il patriziato si impone come forza dominante e la plebe
nasce dalla rovina dei nuovi venuti.
4. Problema economico (ricchi vs. poveri):
C’è richiesta economica, ma non solo, anche di diritti civili e politici; i piccoli
proprietari terrieri chiedono riforme di carattere economico contro i grandi proprietari
terrieri. Da qui le ragioni delle profonde divisioni tra i due nomina. patrizi= grandi
proprietari terrier, Plebei= classi degli artigiani e dei ceti emergenti economicamente,
ma tenuti in condizione di inferiorità rispetto alla rappresentanza politica.
5. Problema antropologico/religioso :
I due nomina avevano un diverso tipo di cultura fin dall’età del bronzo.
6. Problema politico :
La plebe è tutto ciò che non è patrizio e dunque viene estromessa e i patrizi
assoggettano i non appartenenti alle classi.
7. Teoria di Gaetano de Sanctis :
Il conflitto può essere di due tipi, originario o nato dopo l’evoluzione politica della
città; nel primo caso mancano le notizie di lotte in età monarchica perciò non può
essere così, nel secondo caso sarebbe nato ad inizio V secolo ed avrebbe esasperato la
parte di popolazione non facente parte del patriziato —> serrata, cioè i patrizi
avrebbero chiuso i cancelli escludendo dal voto politico i plebei e creando
incomunicabilità affermando “lo stato sono io”. Sorta di conferma nel fatto che nei
fasti consolari dei primi anni della Repubblica sono riportati nomi di consoli plebei
che poi scompaiono perché il patriziato si chiude (chi è contro questa teoria sostiene
che i nomi dei consoli dei primi anni della repubblica sono fasulli). Avviene dunque
una repentina esclusione dei plebei dalle magistrature.
La teoria che appare oggi più fondata vede l’origine della plebe come frutto del lungo
processo di accrescimento e di diversificazione della popolazione romana dell’età
monarchica e che ebbe il suo momento di maggiore intensità durante il periodo etrusco. I
plebei sarebbero dunque in parte nuovi, diversi tra loro, dai legami familiari precari ed erano
in una condizione inferiore rispetto ai patrizi perché non erano organizzati in genti ed erano
dunque estranei al sistema dei vincoli.
La società di Roma arcaica andò incontro a notevoli trasformazioni sociali anche per un
accrescimento della popolazione dovuto al costante afflusso di persone estranee alla comunità
originaria. Probabilmente punto di arrivo di un’evoluzione sociale complessa.
Per alcuni il termine plebs sarebbe imparentato con il termine greco pléthos
(=ochlos=moltitudine —>eterogeneità) ma non si conosce la sua derivazione etimologica.
Non bisogna confondere plebe con poveri, perché come c’erano patrizi poveri c’erano nche
plebei ricchi anche se la tendenza è che i plebei sono poveri e i patrizi ricchi.
LA RELIGIONE ROMANA
• Citta spazio sacro riservato agli dei;
• Roma vasto ed immenso tempio che accoglieva dimore degli dei e degli uomini:
- focolare pubblico di Vesta (fuoco perpetuo simbolo città, di cui erano graanti
vestali); - focolari domestici.;
• Mantenere pax deorum (accordo che reggeva relazioni tra uomini e dei) —> assicurati
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