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LA COESISTENZA COMPETITIVA E LA DECOLONIZZAZIONE
1. I due campi nei primi anni della stabilizzazione
Il rilancio europeo
Il rilancio dell'iniziativa d'integrazione europea riaccese il motore nella sessione speciale della Conferenza dei ministri Esteri della CECA il 1 giugno 1955 a Messina: si discusse sulla successione di Monnet nell'Alta Autorità e sul memorandum Beyen, che propugnava per un'integrazione generale. Questa volta il rilancio fu per iniziativa europea ed ebbe le aspettative americane. Nonostante l'evidente spinta per rilanciare il progetto ogni governo affidava a formule diverse la difesa dei propri interessi. L'accordo venne raggiunto con una dichiarazione di principi: la necessità di creare un Europa unita con la fusione graduale delle economie nazionali e la creazione di un mercato comune. Vi era comunque il progetto più concreto di dar vita ad una comunità per un uso pacifico dell'energia atomica.
negoziati peri il trattato della Comunità economica europea. La presidenza della commissione a cui vennero affidati gli obiettivi di Messina furono affidati a Spaak. I lavori iniziarono il 9 luglio e il rapporto fu esaminato dal Consiglio dei ministri degli Esteri il 29 maggio 1956 a Venezia. Da allora ebbe il negoziato per la stesura dell'Euratom e della CEE che furono firmati a Roma il 25 marzo 1957. I tempi dell'approvazione furono caratterizzati anche dagli svenimenti esterni come la crisi ungherese e quella del Suez. La facilità con cui procedette il progetto per la collaborazione nucleare trainò anche i lavori per il mercato comune: nel novembre 55 si decise che bisognava eliminare le barriere interne, definire i regimi doganale verso paesi terzi e l'armonizzazione delle diverse istituzioni economiche. La conferenza di Venezia si svolse senza troppi intoppi poiché la Francia era troppo impegnata del nord-Africa. Gli inglesi, invece, ravvisavanoIl pericolo della distruzione dell'OECE: così, con una mossa di retroguardia, istituirono la European Free Trade Association a cui fecero parte tutti i paesi fuori dalla comunità europea.
I trattati dell'Euratom e della Comunità economica europea. La prima delle due comunità appariva il campo di collaborazione più agevole e quello che sollevava i maggiori consensi anche dagli USA: il governo americano seguiva con preoccupazione l'evoluzione dei progetti sovietici in ambito nucleare e si temeva che potessero condizionare gli europei una volta finita la loro fase di espansione economica. L'altra parte si vedeva nell'Euratom uno strumento per tenere ben stretta la Germania alla comunità, evitando che sviluppasse una politica nucleare autonoma.
Più complesso invece era il processo dell'attuazione della CEE: si affidava al nuovo organismo il compito di promuovere il graduale avvicinamento degli Stati: l'unione
doganale aveva il carattere di precondizione rispetto alla nascita della vera Comunità. Le due comunità entrarono in vita a partire dal 1 gennaio 58: Hallsetin alla CEE e Armand all'Euratom. Due problemi però si affacciavano: l'effettiva capacità di attuare il mercato comune come premessa di una comunità economica (un avvicinamento di situazioni non omogenee) e la capacità della Comunità di darsi forza politica propria: l'esigenza di evoluzione da istituzione meramente economica in Comunità politica capace di sciogliere i nodi dei rapporti dei singoli Stati. Di questo problema ne fu consapevole De Gaulle che, rientrando al potere nel 58 e contro le aspettative di tutti, promosse l'integrazione economica europea, considerata come indispensabile alla modernizzazione dell'economia francese. Riteneva tuttavia impossibile che il proseguimento di tali obiettivi fosse affidato ad organi privi di collegamento reale.con la politica dei singoli paesi. Uno degli obiettivi venne, però, raggiunto in anticipo quando il 1 luglio 1968 venne stabilita la tariffa esterna comune. Parallelamente De Gaulle aveva continuato la sua azione politica, affidando la missione a Fouchet: la collaborazione politica si doveva svolgere fra i governi. Cercò tutta la primavera 62 a persuadere le altre 5 controparti, vedendo poi il suo progetto fallire dopo l'opposizione olandese. Il sistema sovietico dopo la crisi ungherese La destalinizzazione, il rapporto segreto del XX congresso del PCUS, e la rivolta in Ungheria provocarono reazioni tali da suscitare problemi di fondo. I polacchi, gli ungheresi e gli jugoslavi avevano formato una sorta di coalizione revisionistica a tre. D'altra parte il leader sovietico doveva tenere conto delle esigenze dei governanti comunisti più esposti al dissenso sotterraneo come Ulbricht. L'esigenza di equilibrio si faceva sentire sempre di più quanto.Più la Cina mostrava un crescente dissenso per la politica della destalinizzazione. Mao infatti prendeva come bersaglio Tito per non attaccare direttamente Chruscev, e questi, a sua volta, prendeva di mira Enver Hoxha.
Nel giugno 57 lo scontro che divideva le gerarchie del PCUS giunsero al momento critico: messo in minoranza da Molotov, Malenkov e Kaganovic in seno al Presidium, Chruscev riuscì a riportare il dibattito in seno al Comitato centrale (riuscì a convocare tutti i capi di governo del blocco), dove l'appoggio dei militari fu risolutivo. I tre vennero bollati di dogmatismo e settarismo. Chruscev ne usciva rafforzato, basandosi più sul consenso di una direzione collegiale oligarchica che sul dominio personale.
Si ottennero in questo periodo i primi successi spaziali sovietici con il lancio del satellite Sputnik il 4 ottobre 1957. Al 40° anniversario della rivoluzione d'Ottobre, durante la conferenza aperta, si scontrarono la spinta
revisionistica e quella intransigente. I revisionisti misurarono le loro tesi davanti ad un auditorio ostile nel quale Chruscev non poteva esporsi troppo lasciando a Mao il compito di sviluppare le tesi intransigenti. D'altronde proprio in quei giorni (15 novembre) i due leader firmavano un accordo che rafforzava la collaborazione militare facilitando l'avvio delle ricerche nucleari. Il leader cinese costrinse i revisionisti sulla difensiva riaffermando il primato dell'Unione Sovietica. Il documento finale ricopriva di fittizia unità le affermazioni spesso contraddittorie. Così venne spiegato che la diversità dei modi per costruire una società socialista era condizionata da "leggi generali"; la guerra non è inevitabile ma con la postilla che finché ci fosse stato l'imperialismo esisteva la guerra. Il documento era un faticoso compromesso.
revisioniste e la necessità di slogan fortemente mobilitanti. In Cina, Mao, aveva annunciato lo slogan dei Cento Fiori alludendo alle diverse vie socialismo. Tale slogan fu interrotto a metà 57 dopo la crisi ungherese. L'URSS di Chruscev, d'altra parte, superata la fase della destalinizzazione, riuscì a mediare da un punto di forza, ottenne successo dalle riforme interne. Tale successo fu dovuto anche ad una costante crescita economica che ebbe l'apice nel 59. Oltre che in termini quantitativi, il regime cercò di migliorare anche le forme di organizzazione secondo metodi che avrebbero dovuto razionalizzare la distribuzione delle risorse e la scelta degli obiettivi. A partire dal 59, però, se il PIL continuava quantitativamente a crescere, qualitativamente esso cominciava a mostrare l'incapacità di ammodernamento e la carenza di alcuni settori strategici come la produzione di beni alimentari.
Al XXII Congresso tenutosi nel 61 a Mosca,
Chruscev rilanciò la politica riformistica e le sue critiche demolitrici dello stalinismo. Ciò che aveva detto nel 56, stavolta lo disse in pubblico. Il Mediterraneo orientale e la crisi di Suez del 1956 Negli anni 50 le tensioni della GF vennero gradualmente sostituite da proposte di neutralizzazione o demilitarizzazione dell'Europa centrale. Fu il Mediterraneo il teatro di confronto che acquistò maggiore evidenza: lo sforzo per costruire un sistema di contenimento non incontrò altri ostacoli che quelli derivanti dalla crisi dell'impero francese e dalla presenza britannica in Egitto. Qui, infatti, rovesciata la monarchia nel 52, si instaurò il governo del colonnello Nasser che avviò una politica di eliminazione dei residui colonialisti britannici riaprendo i negoziati per la partenza delle truppe inglesi: l'accordo, raggiunto il 19 ottobre 54, prevedeva il ritiro delle truppe dal canale di Suez entro due anni. Gli americani,d’altra parte volevano mantenere una politica imparziale in MO: non potevano lasciare Israele isolato ma dovevano anche rafforzare i legami col mondo arabo, soprattutto con quello saudita ed, erroneamente, trascurando quello egiziano. La scelta neutralistica di Nasser non eliminava il conflitto con Israele: si rivolse agli americani per la fornitura d’armi, ma questi rifiutarono consigliando di cercare proposte alternative. Nel settembre 55 veniva annunciato un accordo siglato con la Cecoslovacchia per gli armamenti in cambio di cotone. All’interno del Mediterraneo sotto stretto controllo occidentale, tale accordo poneva le basi per un rovesciamento della situazione. Dulles cercò di controbilanciare la situazione proponendo a Nasser i finanziamenti necessari per completare il progetto della diga di Assuan che gli avrebbe impedito di alimentare proposte bellicose ad Israele. D’altra parte gli ostacoli che si presentavano erano sia il clima fortementeanti-occidentale che i nasseriani avevano diffuso nella regione e sia che il credito era condizionato all'impegno di non accettare aiuti sovietici. Il negoziato si trascinò fino al 56 quando il ministro Esteri sovietico, Sepilov, si recò in Egitto per la partenza delle truppe inglesi. Fallita la speranza di concretizzazione dell'aiuto sovietico tornò a rivolgersi a Dulles che però aveva le mani legate in quanto l'anno finanziario si era appena concluso. Il 26 luglio diede pubblicamente l'annuncio della nazionalizzazione della Compagnia del canale di Suez: gli azionisti sarebbero stati indennizzati e i proventi sarebbero serviti alla creazione della diga. Nasser era per gli inglesi un elemento scomodo per i loro interessi nella regione, mentre per i francesi era un avversario militare in quanto principale sovvenzionatore della rivolta in Algeria. Paradossalmente si poteva fare scudo solamente con l'azione frenante degli USA verso i suoi alleati.
Questi promossero la creazione dell'agenzia autonoma Suez Canal User Association, della quale avrebbe fatto parte anche l'Egitto. La proposta venne respinta il 2 settembre da Nasser. Era un