Riassunto esame Storia delle Relazioni Internazionali, prof. indefinito, libro consigliato Storia delle Relazioni Internazionali, Di Nolfo
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In definitiva la constatazione che l’eccidio della prima guerra mondiale era stato inutile affiorava in
modo sempre più evidente: la contrapposizione fra Germania e Francia non era cessata, le
ambizioni Italiane non soddisfatte, la pressione della Russia verso occidente non era cessata anzi
con l’influenza rivoluzionaria era anche accresciuta, anche la Gran Bretagna aveva i suoi dilemmi
guardando ai rischi che poteva correre con un ritorno dell’egemonia francese oppure avrebbe
dovuto assistere al ritorno della Germania.
Intanto a causa della guerra l’Europa era il maggior debitore degli Stati Uniti, in particolare l’Italia,
la Gran Bretagna e la Francia e tutto ciò si intrecciava con i danni di guerra che i tedeschi dovevano
agli Stati vincitori, era una situazione molto confuso che portò alla formulazione del piano Dawes
ed era la prima volta che la finanza americana entrava nel sistema finanziario europeo gettando
profonde radici condizionandolo all’andamento americano, prova ne fu la ripercussione della crisi
finanziaria americana degli anni trenta.
In termini generali, la sicurezza europea e quella mondiale erano affidate alla Società delle Nazioni,
la quale nasceva con forte limitazioni congenite, anzitutto gli ispiratori della società e cioè gli Stati
uniti non vi presero parte e l’assenza dei paesi sconfitti e dell’unione sovietica riduceva l’organismo
alla sola partecipazione della Francia e della Gran Bretagna con l’oscillante partecipazione
dell’Italia e del Giappone.
Scarsa fortuna ebbe il protocollo di Ginevra, basato su tre pilastri, l’arbitrato obbligatorio, il ricorso
a norme repressive in caso di rifiuto all’arbitrato, e l’avvio della politica del disarmo, più efficace fu
invece la ricerca del compromesso che portò a siglare i trattati di locarno in cui la Germania si
impegnò a riconoscere i confini con la Francia, tuttavia questi trattati avevano il loro punto debole
nel non estendere tali impegni anche al confine orientale.
L’Italia a differenza della Francia non aveva problemi immediati di sicurezza, alleata alla Gran
Bretagna non aveva nemici visibili nel mediterraneo, l’unico vero problema restava l’indipendenza
dell’Austria rispetto al pericolo di annessione alla Germania.
La rivoluzione di ottobre non aveva prodotto in altri paesi grandi seguiti, l’unico fu l’Ungheria ma
solo per un breve periodo per cui non esisteva un pericolo rivoluzionario.
Successivamente la repubblica sovietica venne riconosciuta da tutti i paesi occidentali, i governanti
sovietici si mossero in ogni direzione per stipulare accordi industriali intese a trasferire tecnologie e
capitali verso il loro paese, per consolidare sempre di più il potere conquistato.
Una delle incognite della sicurezza europea era la Polonia geopoliticamente sovradimensionata e
sorretta da un forte spirito nazionalistico, in definitiva possiamo affermare che i veri problemi
europei legati alla sicurezza dipendevano dall’Austria e da quello della Polonia.
La questione del disarmo fu affrontata e divisa in due aspetti quello navale e disarmo generale, il
disarmo navale venne discusso alla conferenza di Washington, quanto al disarmo generale il tutto fu
demandato ad una commissione di studio.
Per quanto riguarda il disarmo navale, la Francia e L’Italia espressero il loro dissenso fino al marzo
del 1931 ove fu trovato un complicatissimo compromesso, la conferenza generale del disarmo ebbe
inizio nel 1932 a Ginevra, il fatto nuovo della conferenza fu la proposta tedesca del cancelliere
Bruning il quale lanciò la proposta che in cambio di rinuncia a rivendicazioni territoriali e
l’accettazione di un disarmo controllato internazionalmente il riconoscimento del principio della
parità dei diritti in materia di armamenti rispetto alle altre potenze.
Purtroppo le grandi potenze occidentali non riuscirono ad elaborare una posizione comune, e la
decisione di accettare la proposta tedesca arrivò troppo tardi e servì da alibi ad Hitler, che poco
dopo ritirò la propria delegazione sia dai negoziati che dalla società delle nazioni.
L’ambito nel quale l’erosione dell’egemonia europea apparve più evidente fu quello coloniale, forte
critica al colonialismo arrivò da Lenin che lo definì la fase suprema del capitalismo e indicò nella
lotta per l’indipendenza dei popoli il mezzo per scardinare il sistema economico basato sul
colonialismo. 5
Il colonialismo europeo nasceva dalla volontà di subordinare territori sempre più vasti alle esigenze
produttive del mondo industrializzato, il loro obiettivo era quello di strappare dalle viscere della
terra i suoi tesori.
La rivolta anticoloniale iniziò anche prima della guerra(vedi l’indipendenza di varie colonie
britanniche trasformate in Dominions), ma il vero seme politico fu gettato da Wilson il quale
impose la creazione dei mandati, per impedire che la vittoria anglo-francese desse maggior impulso
al sistema coloniale dei vasti territori ottomani e dalle colonie tedesche, i mandati(attraverso le
società delle nazioni) erano di tre tipi(A,B,C) ciascuno dei quali presupponeva una diversa misura
di intervento della potenza mandataria.
Il caso dei mandati aveva una sua valenza giuridica poiché sanzionava il principio che paesi
coloniali avessero diritto all’indipendenza.
Il movimento anticoloniale anche se era solo agli esordi iniziava ad diffondersi in particolare
nell’Africa del nord, la risposta più importante da un punto di vista politico fu quella adottata dalla
Gran Bretagna che in pratica creò una comunità di nazioni liberamente associate, dove gli Inglesi
mantenevano la loro posizione dominante attraverso la sterlina come valuta di scambio ed un
regime doganale preferenziale, nasceva in questo modo il Commonwealth.
Il crollo della borsa di New York nel 1929 investì anche l’Europa diventando così un fenomeno
globale che coinvolse tutti i paesi industrializzati, il punto di intersezione non era politico(infatti il
Senato degli Stati Uniti aveva deciso di scindere il destino politico da quello dell’Europa), bensì
economico e finanziario, in Germania la crisi investì profondamente il governo e la politica a tutto
vantaggio dell’opposizione più estremistica rappresentata dal partito nazionalsocialista di Hitler.
La crisi mise in discussione anche tutto il meccanismo delle riparazioni e dei debiti interalleati, la
situazione divenne ancora più complicata con la svalutazione della sterlina, alcuni paesi come la
Francia furono meno colpiti dalla crisi, in Italia il governo fascista operò l’avvio di nazionalizzare
le industrie in crisi accanto ad una politica autarchica favorendo i prodotti interni rispetto a quelli
internazionali, in Germania la risposta alla crisi venne data in particolare dal governo guidata da
Hitler con una politica deflazionistica accompagnata da una rigoroso controllo dei cambi.
In conclusione la guerra aveva lasciato dietro di sé troppi problemi non risolti perché fosse possibile
dimenticarli a meno che il loro superamento non fosse imposto dall’esterno.
La fortezza Europa
La pausa che la grande depressione provocò rispetto all’estendersi della globalizzazione aprì la via
ai particolarismi più forti, specialmente a quelli che si illudevano ancora di poter contare su un
dominio imperiale o a quelli che si basavano su un impianto produttivo che in precedenza aveva
conquistato primati importanti, si trattava di una pia illusione alla quale gli europei avrebbero
potuto dare un contenuto solo preparandosi in comune al confronto con le grandi forze emergenti
nel resto del mondo.
Per questo motivo due sono le date di partenza il 1933, anno di ascesa di Hitler e il 1941, l’anno
durante il quale gli Stati Uniti ritornarono a svolgere il ruolo di arbitro della vita mondiale.
Il secondo decennio degli anni trenta fu caratterizzato da due forti particolarismi quello Giapponese
e quello tedesco, in particolare la Germania di diventare la forza dominante delle debolezze
Europee.
Il Giappone cercò di emergere fra il 1931 e il 1941 come potenza capace di dominare la vita
politica-economica dell’intera area asiatica, grazie anche ai mandati della società delle nazioni.
L’oligarchia militare che aveva governato fino alla prima guerra mondiale il paese aveva ceduto il
passo ad un governo civile su base parlamentare, il governo era caratterizzata fra i conservatori
legati alla proprietà terriera ed a una politica imperialistica tradizionale, ed i liberali più legati agli
interessi del commercio e della finanza e favorevoli ad una espansione commerciale più aperta.
La crisi economica mondiale influì pesantemente sul Giappone ed ebbe serie conseguenze interne
con l’avvento di gruppi nazionalistici con una forza di reazione tale da soverchiare la già debole
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democrazia, questi effetti si videro in modo netto nella politica estera, in special modo in Cina
dilaniata dalla lotta politica fra il partito del Guomidang e il nascente partito comunista, i tentativi
cinesi di resistere all’invadenza giapponese furono vani, anzi sulla base di un trattato del 1915 con
la Cina i giapponesi avevano acquistato una serie di privilegi, proprietà e diritti connessi alla
ferrovia costruita in Manciuria tali da mettere in discussione la sovranità stessa della Cina.
La tutela di questi investimenti rispetto al caos cinese portò il Giappone ad occupare militarmente la
Manciuria che venne trasformato in uno Stato indipendente.
Quando la società delle nazioni cercò di reagire con una commissione di inchiesta i giapponesi
risposero ritirandosi dalla società delle nazioni.
Successivamente il Giappone iniziarono una lenta penetrazione sul territorio cinese, approfittando
dei mutamenti nell’ordine Europeo e lo scontro fra il governo nazionalista di Chang Kai-Shek e il
partito comunista guidato da Mao.
Alla sconfitta francese nel 1940 i giapponesi approfittarono subito occupando numerose basi sul
territorio indocinese, in questo modo dirigevano la loro attenzione verso territori ove non si
ponevano in rotta di collisione con gli interessi americani e sovietici essi si limitavano a raccogliere
i frutti dei successi hitleriani in Asia.
Nel 1940, nonostante l’accordo nazi-sovietico il Giappone stipulò con la Germania e l’Italia il patto
tripartito, l’avversario potenziale del patto era certamente l’alleanza anglo-americana, il Giappone
non era diviso dagli Stati Uniti da rivalità politiche ma da motivi di rivalità commerciale e di
influenza sul mondo asiatico.
Con l’avvento di Hitler la Germania era alla ricerca della volontà di rivincita e del progetto di
recupero di antichi disegni di dominazione.
La spiegazione del suo successo va ricercata oltre al suo carisma ed all’abilita di manipolare le
masse, dal fatto di cogliere i semi della crisi della civiltà continentale che davano una forza inattesa
al movimento nazista, una sorta di rovesciamento del processo di decadenza storica che in quel
momento l’Europa si trovava, Hitler non fu solo l’espressione della Germania ma anche
l’espressione del tentativo di sottrarre l’Europa al suo destino di decadenza.
E’ fin troppo facile addossare ad una singola persona le responsabilità di quella catastrofe, fino al
1939 Hitler venne aiutato tollerato ed appoggiato nel suo disegno, dalle stesse personalità che
successivamente schieratosi contro la Germania divennero altrettanti esponenti della cultura
democratica.
Fra il 1933 e il 1934 l’azione politica si concentro essenzialmente sul fronte interno, diventando di
fatto dittatore assoluto, concentrando su di se tutti i poteri, eliminando senza scrupoli i rivali più
pericolosi(la notte dei lunghi coltelli).
Un altro metodo per consolidare il proprio potere interno fu quello del risanamento economico,
soprattutto con gli investimenti pubblici.
Sul piano internazionale Hitler aveva una strategia degli obiettivi ben definiti ma tatticamente
elastica, al primo punto stava il riarmo, poi l’azione per riunire tutte le popolazioni di stirpe
germaniche, costruire una rete di alleanze, grazie alla quale con le cattive o con le buone far
accettare che la Germania diventasse la guida della politica mondiale, successivamente sarebbe
venuto l’attacco contro le popolazioni non ariane come i slavi ed i sovietici, per poi rivolgere tutta
la sua attenzione verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
Tuttavia il primo biennio della politica estera nazista fu caratterizzato da un cauto lavoro di
preparazione tale da non accrescere l’allarme che già serpeggiava negli altri paesi, Hitler a tal
proposito fece proprie le tematiche già poste da Bruning alla conferenza di Ginevra e quando il
dittatore tedesco chiedeva l’immediata riduzione dei livelli di armamenti delle altre potenze a quello
posseduto dalla Germania, condizione perchè la Germania continuasse i lavori della conferenza e
che soprattutto non si riarmasse in modo unilaterale.
La moderazione continuò nei due settori politicamente più delicati dell’Europa la Polonia e
l’Austria, con un accordo di non aggressione con la Polonia, e prendendo le distanze dal colpo di
stato nazista in Austria e condannarne l’iniziativa.
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Ebbene proprio in quel periodo, paradossalmente, i paesi europei si impegnarono a contrastare ed a
prevenire il revisionismo hitleriano.
La questione di fondo restava se fosse stato possibile costruire un fronte comune contro la minaccia
di una revisione nazista, prima che Hitler avviasse in modo pratico l’iniziativa politica implicita nei
suoi programmi, in questa affermazione è racchiuso il senso circa l’impossibilità di considerare il
cancelliere tedesco come l’unico responsabile.
In questo periodo il ruolo dell’Italia fu determinante per il fatto che le scelte internazionali
dell’Italia erano collegate direttamente ad alcuni punti di crisi dell’assetto europeo ed in particolare
alla questione austriaca, l’indipendenza dell’Austria era il catalizzatore della capacità delle forze di
stabilizzazione contro il revisionismo tedesco.
Mussolini avvertì con prontezza tale mutamento, ponendosi nella condizione di mediatore, fu sua la
proposta del Patto a Quattro avanzata nella conferenza del disarmo, l’obiettivo della proposta di
Mussolini era da un lato il riconoscimento del principio del revisionismo, dall’altro consentiva di
controllare il riarmo della Germania, esso non venne mai ratificato, purtroppo non esisteva
convergenza di opinioni tra la Francia e la Gran Bretagna, i britannici non avevano mai nascosto di
considerare sbagliato la proibizione dell’annessione come non condividevano l’assetto dell’Europa
centrale dopo la guerra e continuavano a pensarlo considerando irrilevante che il governo tedesco
oramai era nelle mani di un dittatore sanguinario, mentre invece francesi e sovietici erano
seriamente preoccupati dell’ascesa a potere di Hitler, in Francia la crisi economica che
precedentemente aveva risparmiato il paese si fece sentire drammaticamente nel 1932, alla crisi
economica si accompagno anche una crisi politica durata fino al 1934 quando si formò un governo
di unità nazionale e portò la Francia a recuperare sul terreno diplomatico con importanti iniziative
del ministro degli esteri Barthou, il quale sosteneva che il vero pericolo della Francia era la
Germania, sin dal principio esso avanzò l’idea di una convenzione speciale tra la Francia e l’Urss
contro le ipotesi di una aggressione tedesca, provocando però la reticenza del governo di Londra.
Purtroppo in quella situazione carica di potenziale novità, considerando anche il fatto che i francesi
si convinsero che la posizione italiana non era equidistante rispetto ai tedeschi e che l’Italia poteva
essere associata a una politica di pace nei balcani, la tragedia sopraggiunse nel 1934 con l’attentato
posto in essere dagli estremisti del nazionalismo croato contro Allessandro I di Yuogoslavia mentre
veniva ricevuto proprio da Barthou che provocò la morte di entrambi.
Il suo successore Laval continuò sulla linea del suo predecessore e quindi costruire una intesa
strategica con l’Italia e la Gran Bretagna per controbilanciare quel compromesso che aveva in
animo di compiere.
Gli eventi successivi portarono agli incontri che il ministro francese ebbe con Mussolini, e dove è
lecito pensare di ciò che sarebbe potuto accadere se la Francia e soprattutto la Gran Bretagna
avessero scelto di appoggiare il revisionismo italiano, tutto ciò reso possibile se solo si fosse
accettato di lasciare mano libero all’Italia in Etiopia, purché l’Italia si associasse al fronte dei paesi
antirevisionisti in Europa.
Con l’accordo di Roma con la Francia i due paesi si trovarono in pieno allineamento diplomatico e
il presupposto affinché l’Italia avesse finalmente via libera sull’Etiopia dopo aver avuto anche il
consenso della Gran Bretagna, i tedeschi invece decisero di infrangere le clausole di Versailles
annunciando la coscrizione obbligatoria premessa indispensabile per la formazione di un esercito
della dimensione pensate da Hitler.
A Stresa si tenne un incontro a tre, tra Francia l’Italia e la Gran Bretagna per definire una posizione
comune contro il revisionismo tedesco e le decisioni da adottare dopo gli ultimi avvenimenti,
purtroppo mentre la Francia considerava la sicurezza europea come un tutto e impegnava le tre
potenze ad un fronte unito, affinché la formula avesse successo occorreva che la Francia e la Gran
Bretagna svolgessero una azione convergente, invece i due paesi si mossero in modo da rendere le
loro posizioni più lontane, la Francia firmò un accordo di reciproca assistenza con l’Unione
Sovietica e la Gran Bretagna iniziarono le conversazioni bilaterali con i tedeschi sul disarmo
navale(regolamentazione sul riarmo), con il successivo accordo che permetteva in sintesi la
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costruzione di una flotta sottomarina della dimensione desiderata e sanciva il trionfo della politica
Hitleriana e di un periodo di instabilità incontrollabile, con questa scelta i britannici ritenevano il
revisionismo tedesco meno pericoloso di quello italiano(considerando i problemi del mediteranno
più importanti della sicurezza europea, l’impero prima di tutto!) e svuotavano di contenuto gli
accordi romani tra Francia e l’Italia, costringendo la Francia ad abbandonare le promesse fatte a
Mussolini e di contrastare presso la società delle nazioni le iniziative Italiane in africa.
Nel frattempo i tedeschi continuavano a violare il trattato di Versailles, rioccupando la Renania
militarmente e costruendo delle fortificazioni parallela a quella francese di Maginot, nel complesso
le reazioni furono così blande da radicare nel dittatore tedesco che le potenze europee non erano in
grado di fare un fronte comune contro la Germania, innanzitutto iniziava quella politica scellerata
detta di appeasement(compiacimento) degli Inglesi nei confronti di Hitler, essi infatti dopo aver
distrutto il fronte unito a Stresa, indicavano ad Hitler che c’erano degli spazi entro i quali la sua
politica di demolizione dell’ordinamento stabilito a Parigi poteva passare.
L’aggressione italiana all’Etiopia, fu l’ultima guerra coloniale scatenata da una potenza occidentale
per conquistare un impero, indubbiamente l’azione di Mussolini apparteneva al passato, essa non
procurava vantaggi immediati ma solo vaghi risultati di immagine, il mutamento del quadro
europeo creò a Mussolini grosse difficoltà e la Società delle nazioni impose delle sanzioni
economiche all’Italia che fornirono lo spunto a Mussolini una grande mobilitazione
nazionalistica(l’autarchia).
L’occupazione della capitale Addis Abeba fu un successo effimero in quanto non significò una
vittoria definitiva e l’Italia rimase impegnata nei combattimenti sino alla seconda guerra mondiale.
Dopo l’insuccesso diplomatico di Hoare-Laval ove si cercava di rimediare diplomaticamente alla
crisi Italiana(fuga di notizia), Mussolini si avviava ad un mutamento di rotta diplomatico e di un
avvicinamento alla Germania.
In definitiva non tutti avevano operato in modo coerente, i britannici con la loro propensione a
sottovalutare i rischi del revisionismo, gli italiani con le posizioni roboanti di Mussolini, i francesi
che avevano visto con maggiore lucidità il pericolo non erano riusciti ad operare con risolutezza e
la delusione italiana rispetto al progetto generale di governo europeo ne fece venir meno l’arco di
volta.
Dopo il maggio del 1936 la situazione del mediteranno era mutata con la restituzione alla Turchia
della sovranità in materia di navigazione negli stretti in tempo di pace e di guerra,
contemporaneamente gli inglesi tentarono di definire i modi mediante il quale attuare il progetto di
national home per gli ebreo che produsse una frattura insanabile con gli arabi ed una vera e propria
guerriglia antibritannica.
Ma il cambiamento più significativo e vistoso ebbe luogo in Spagna, paese che dovette affrontare
come l’Italia la trasformazione da paese prevalentemente agricolo ad industriale e dopo il regno di
Alfonso XIII di borbone fu istaurata la repubblica e nel 1936 il Fronte popolare ebbe una forte
vittoria parlamentare portando al governo una formazione eterogenea di partiti riformisti ed
rivoluzionari, contro questo governo esplose la protesta di alcuni reparti dell’esercito di stanza in
Marocco, a capo dei ribelli era il generale Franco, ebbe inizio così una delle guerre civili più dure e
più crudeli mai combattute in Europa e trasformandosi in un parametro di riferimento per giudicare
il comportamento di tutte le forze politiche e dei governi del modo e soprattutto europei, in sostanza
sia il governo legittimo che i ribelli avevano bisogno di aiuto, quelli che furono molto importanti
furono quelli italiani, poiché gli altri furono aiuti ingannevoli o simbolico, ed Hitler che non
considerava la Spagna particolarmente importante per la politica tedesca, bensì importante riserva
dal punto di vista di riserva di materie prime(il tungsteno) incomincio ad sperimentare l’efficienza
bellica tedesca, soprattutto aerei da combattimenti e sommergibili, a fianco ai ribelli, ma certamente
l’impegno più consistente dal punto di vista numerico, come abbiamo detto fu dell’Italia.
Probabilmente questo intervento massiccio da parte dell’Italia nascondeva il timore che una
ipotetica alleanza che il fronte popolare francese e spagnolo con alle spalle l’Unione Sovietica
potessero paralizzare le ambizione italiane sul mediterraneo e allontanato sempre di più la Francia
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dalla Gran Bretagna e avrebbe spinta questa ultima verso la Germania restringendo ulteriormente la
libera manovra italiana.
Il comitato di controllo del non intervento proposta dai francesi fu una finzione e non impedirono di
fatto che reparti di volontari raggiungessero la Spagna, la guerra civili continuò fino a che l’esercito
regolare schieratosi con i ribelli sconfissero le forze legittime del governo di Madrid, da allora e
sino al 1975 il generale Franco governo dittatorialmente la Spagna.
Nel 1936 è bene ricordare che non c’era uno schieramento ideologico ben definito, in realtà non
esisteva un fronte fascista e antifascista compatto, l’unico elemento comune era l’anticomunismo
che diventò antisovietismo, la riprova di ciò nonostante i protocolli dell’asse è lecito affermare che
la Gran Bretagna era molto più vicine alla Germania di quanto lo fosse la Germania.
La guerra civile spagnola in definitive non ebbe grandi ripercussione internazionali né sulle loro
relazioni se non dopo il 1940 dopo la sconfitta dei Francesi da parte dei tedeschi.
Tutto ciò portava la Francia ad una notevole fragilità internazionale dopo il fallimento della politica
del non intervento e l’accordo anglo-tedesco, perfino il Belgio preannunciava il suo neutralismo, la
Gran Bretagna invece di appoggiare la Francia, seguiva imperterrita una politica di accordo con i
tedeschi e perfino con l’Italia, continuando la sua politica di appeasement (compiacimento) nei
confronti di Hitler, che significava la volontà di mantenere la pace accettando alcune richieste del
revisionismo tedesco secondo modalità perfettamente integrate dalla tattica della politica estera
Hitleriana, in questo periodo la Germania fu di gran moda a Londra.
In questo periodo la Germania proseguiva nei suoi piani, stipulando con il governo austriaco un
accordo che in definitiva portò al governo esponenti nazisti nel governo, e l’Austria che fino ad
allora era un paese satellite dell’Italia diventava di fatto un satellite della Germania e spianava la
strada per l’annessione.
Nel frattempo la Germania tentava in tutti i modi di stringere una stretta alleanza con gli italiani e
furono firmati una serie di protocolli che lo stesso Mussolini diede una forte limitazione, ciò
nonostante quegli accordi passarono sotto il nome di asse ed erroneamente si è parlata di esso come
momento in cui l’alleanza italo-tedesco si consolidò, (visita di Mussolini in Germania).
Successivamente Mussolini accettò di firmare al patto anti comintern con la Germania e il
Giappone, dando l’impressione ad Hitler di aver acquisito definitivamente Mussolini ai propri
progetti, e non aveva tutti i torti, in questo modo nel volgere di due anni era riuscito a cancellare la
capacità degli altri Stati europei a pensare autonomamente la loro politica estera(Gran Bretagna, la
Francia Ed infine l’Italia), questo portò alla determinazione che era giunto il momento di passare
alla fase risolutiva dello smantellamento del sistema di Versailles.
Alla fine della seconda guerra mondiale fu trovato un verbale di una riunione tenuta da Hitler con i
suoi principali collaboratori, questo documento servì come prova nel processo di Norimberga per
dimostrare la premeditazione e la responsabilità rispetto a quello che sarebbe accaduto, anche se per
conoscere le intenzioni di Hitler bastava osservare i fatti, costruire un discorso storico sulla base di
carte processuali è fuorviante, poiché le due operazioni concettuali rispondono ad intenti diversi, e
cioè l’una a somministrate giustizia l’altra a comprendere perché e come certi eventi avessero
luogo. Ultima osservazione su questi memoriali ritrovati tra cui il famoso memoriale Hossbach in
cui si riportava l’interpretazione per cui nessuno poteva conoscere le intenzioni di Hitler e questi le
confidava solo ai suoi più stretti collaboratori e di conseguenza le potenze occidentali erano
politicamente innocenti il che non è assolutamente vero.
Tra il 1937 ed il 1938 Hitler espulse dal suo governo tutti coloro che si mostravano esitanti nei
confronti dei suoi progetti, il risultato di questa svolta fu l’annessione dell’Austria, il contesto
diplomatico e politico era favorevole e poteva contare ancora sul compiacimento britannico e
Mussolini aveva le mani legate e non poteva reagire.
La fine dell’Austria come stato indipendente segnava un profondo cambiamento nella politica delle
potenze Europee, esso spezzava la principale solidarietà italo-francese e avvicinava sempre di più
l’Italia alla Germania, sul piano europeo era la distruzione dell’assetto geopolitico creato a
Versailles frutto del revisionismo tedesco appoggiato dalla Gran Bretagna.
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La politica di compiacimento, dei britannici continuava, essa era considerata non una politica di
rinuncia, bensì una risoluzione di poter far prevalere soluzioni ragionevoli per problemi difficili,
piuttosto che lasciarli alla causalità del tempo e alla propensione militaristica del dittatore tedesco,
ed era anche frutto dalla considerazione di riconoscere i problemi Europei come diversi dai
problemi dell’impero, i britannici guardavano alla sicurezza europea che aveva le sue radice una
secolare propensione a considerare i tedeschi molto più affidabili dei francesi e soprattutto degli
italiani, gli inglesi in definita non percepivano Hitler come un vero pericolo senza rendersi conto
che la prima vittima di una nascita di una super potenza europea sarebbe stato propria l’impero di
sua maestà britannica.
Dopo l’Austria venne il turno della Cecoslovacchia, con l’appoggio dei nazisti Sudeti, e con abili
manovre diplomatiche, coinvolgendo ancora una volta il governo britannico ad accettare nei fatti
l’accettazione di una annessione dell’intera regione alla Germania e per di più ad accogliere le
rivendicazioni territoriali polacche ed ungheresi, tutto ciò venne posto in essere nella conferenza di
Monaco, tutte le richieste del Fuhrer furono accolte, la Francia e ad alla Gran Bretagna si
accontentarono di aggiungere la loro garanzia per l’integrità territoriale di quello che sarebbe
rimasto della Cecoslovacchia, l’aspetto tragicomico della vicenda, e che ancora una volta gli inglesi
furono convinti di una loro vittoria diplomatica e di aver salvata la pace, senza rendersi conto che
Hitler senza colpo ferire aveva costruito una nazione con 80 milioni di abitanti e che il corridoio
polacco di Danzica sarebbe presto divenuto il suo prossimo obiettivo, anche se non subito, infatti
egli rivolse la sua attenzione a quello che rimaneva della Cecoslovacchia facendo leva sulle
differenti nazionalità presenti, alimentando i movimenti indipendentisti e manipolando il governo di
Praga in modo da provocare e chiedere l’intervento tedesco ed agli altri proclamarsi in stato
indipendente(Slovacchia) sottoposti entrambi alla supremazia germanica.
Intanto Hitler aveva già deciso di eliminare la Polonia con una operazione chirurgica premessa di
una guerra contro la Francia da preparare con maggior cura, tutto questo prima dell’occupazione di
Praga.
L’offensiva contro la Polonia mise in luce una situazione dai caratteri del tutto nuovi ed aprì uno dei
periodi più convulsi e contraddittori della storia politica Europea, l’estate del 1939.
Se fino alla conferenza di monaco Hitler aveva giocato su intimidazioni diplomatiche ora le
minacce non erano più dei bleff abilmente costruiti, ora avevano una portata pratica.
Purtroppo, ancora una volta l’ambiguità diplomatica inglese ed l’immobilismo diplomatico francese
ebbero il sopravvento, la Gran Bretagna promise che un attacco tedesco contro la Polonia che
avesse minacciato l’indipendenza, sarebbero accorso in suo aiuto assieme alla Francia, a ben
vedere l’equivoco permaneva, promette una tutela dell’indipendenza polacca poteva significare
anche promettere sia un aiuto incondizionato, ma anche non escludere un compromesso che
salvando l’indipendenza polacca limitasse la sua estensione territoriale.
Mentre si trattavano accordi per tutelare la Polonia, i tedeschi prima stipularono un patto con i
sovietici e successivamente occuparono Varsavia il 17 settembre, quando il 19 settembre avrebbero
dovuto iniziare le operazioni belliche francesi, il tutto acquistava le sembianze di una incredibile
farsa.
Si è molto discusso sulle ragioni che spinsero Mussolini a porre fine alle sue esitazioni ed a
schierarsi a fianco della Germania, certamente il Fuhrer aveva costretto l’Italia a scegliere tra la
Germania e l’illusione di ricostruire un fronte unito con le potenze occidentali al quale la politica
britannica toglieva ogni possibilità e quando si trovò davanti alle sorprese di Praga ed
all’accentuarsi della crisi polacca egli fu costretto alla stipulazione di quella alleanza formale alla
quale i tedeschi lo chiamavano fin dal 1936, ora il problema dell’Italia era di accrescere la propria
statura nei confronti di Hitler, ed in questa direzione va letta l’occupazione dell’Albania e per
riequilibrare le conseguenze balcaniche dell’annessione austriaca.
In questo nuovo scenario si firmò quello che fu definito il patto d’acciaio, contenente due clausole
molto importanti, l’impegno ad un continuo contatto ed in caso di guerra a prestarsi assistenza con
tutte le proprie forze di terra di mare e dell’aria, qualora una delle parti fosse stata coinvolta in un
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conflitto indipendentemente dalla natura offensiva o difensiva, in definitiva Mussolini otteneva un
impegno sulla consultazione ma legava l’Italia a subire le decisioni tedesche anche quelle militari.
Mussolini si rese conto troppo tardi di aver commesso un errore e cercò di rimediare inviando un
memorandum ad integrazione del patto da poi sottoscrivere ad un prossimo incontro dei due
dittatori, naturalmente Hitler evitò accuratamente di incontrare Mussolini prima di aver dato inizio
alla guerra.
Il governo sovietico a sua volta aveva mantenuto un atteggiamento univoco ma in sostanza
ambivalente, Stalin si rendeva conto che l’aggressività Hitleriano era rivolta principalmente contro
l’Unione Sovietica, ma allo stesso tempo era perfettamente a conoscenza della tradizione di
collaborazione in campo tecnologico e militare con la Germania che risaliva al 1921 e doveva anche
tener conto della politica del Giappone il quale esitò fino all’ultimo prima di orientarsi circa la sua
direzione da dare alla sua politica di aggressione se verso l’Unione Sovietica o contro gli Stati uniti
e prima di firmare quel trattato di neutralità(all’insaputa di Hitler) che avrebbe dato tranquillità a
Stalin rispetto ad una guerra con due fronti.
Successivamente cadde anche quella discriminante anticomunista nella politica europea e offriva a
Stalin la possibilità di operare sia verso le potenze occidentali in vista di una cooperazione a difesa
della Polonia che verso la Germania in vista di una coalizione a danno della Polonia, la prima
ipotesi venne verificata subito ma le trattative furono lunghe e laboriose, e furono completamente
interrotte dall’improvvisa notizia che l’Unione Sovietica aveva stipulato un patto di non aggressione
con la Germania.
La svolta clamorosa fu dello stesso Fuhrer per rendere mediante una iniziativa diplomatica, i
sovietici immobili, occorreva demolire in fretta la Polonia per poi volgersi contro la Francia e la
Gran Bretagna e prevenire il probabile risveglio degli Stati Uniti.
Ufficialmente nei patti non vi era nulla di rilevante, i protocolli segreti invece indicavano un prezzo
alto che Hitler era stato costretto a pagare per ottenere il consenso di distruggere la Polonia, anche
perché pensava di fare delle concessioni ingannevoli, senza pensare che in quel modo egli rendeva
l’Unione Sovietica protagonista della politica balcanica e del centro Europa tutto ciò molto prima
degli accordi di Teheran di Yalta ai quali si fa risalire la divisione postbellica dell’Europa, nel
protocollo segreto si definivano le sfere di influenza che le due parti si riconoscevano nell’Europa
orientale, la notizia dell’accordo e la supposizione di accordi segreti(smentito dai sovietici sin dopo
la guerra fredda), furono una bomba diplomatica, l’alleanza era un mostruoso connubio che si
realizzava contro la lettera e lo spirito del patto d’acciaio(Conte Ciano).
Il 1 settembre le forze tedesche varcarono il confine polacco, il giorno successivo l’Italia dichiarò la
sua non belligeranza, il 3 settembre la Francia e la Gran Bretagna secondo gli impegni assunti
dichiaravano guerra alla Germania, il 25 settembre Varsavia era nelle mani dei tedeschi, mentre i
sovietici con il pretesto di tutelare i fratelli ucraini e bielorussi varcarono il confine polacco e si
assestarono sulla linea stabilita dagli accordi del 23 agosto.
A quel punto Hitler pensava di vincere la corsa contro il tempo, per un anno e mezzo i fatti gli
diedero ragione, poi la situazione cambiò bruscamente e in pochi messi apparve che la aggressione
alla Polonia fu un grave errore di Hitler che aveva così ricompattato le potenze anche le più restie
come gli americani a scendere in guerra.
I limiti delle ambizioni di Stalin furono scoperti con maggiore eloquenza nell’attacco contro la
Finlandia, la cosiddetta guerra d’inverno che incoraggio Hitler su una presunta fragilità militare
sovietica, Hitler tentò anche di rinverdire la politica di appeasement cercando un compromesso e un
accordo di pace il risultato questa volta fu fallimentare, sia la Francia che la gran Bretagna ove
entrarono nel governo uomini come Churchill fautore dell’intransigenza antigermanica, dopo di
allora non restò la guerra ad oltranza e tutti gli stati Europei vennero coinvolti ad eccezione della
Spagna, del Portogallo, la Svezia e la Svizzera.
Intanto le truppe tedesche occuparono la Danimarca e la Norvegia, e successivamente la Francia
con gli stessi piani del 1914 e riadattati alle esigenze della guerra corazzata, il 14 giugno le forze
tedesche entrarono a Parigi ed il potere affidato a Petain esponente della destra filonazista il quale
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firmò un armistizio con la Germania, le condizione dell’armistizio(i tedeschi avrebbero occupato
tutta la costa atlantica fino alla Loira, la Savoia, Lione e la Francia meridionale sarebbe rimasto
sotto il controllo del governo e dell’esercito francese ridotto a 120000 uomini la sede del governo
stabilita a Vichy) non furono eccessivamente severe il che esprimeva una volontà di Hitler di poter
emulare Bismarck e cioè non umiliare il nemico nella speranza di averlo come alleato satellite.
Frattanto Mussolini aveva preso le sue decisioni, nulla doveva spingere l’Italia verso la guerra nel
momento in cui appariva chiaro che essa non era una operazione chirurgica, Mussolini cercò alcune
alternative tutte rivelatesi fittizie e dopo la clamorosa vittoria sui francesi ed il monito fattogli
pervenire dal Fuhrer, l’Itali doveva scegliere se stare a fianco il vincitore(Hitler si considerava tale)
o essere ostile e lontana da esso, il 10 giugno 1940 l’Italia dichiarò guerra alla Francia e alla Gran
Bretagna.
Con l’entrata in guerra dell’Italia il conflitto si estendeva a paesi non strettamente prossimi alla
Germania, in particolare alle colonie italiane ed alla penisola balcanica, il 24 giugno l’armistizio
con la Francia venne firmato anche con l’Italia, su pressione del Fuhrer, il governo francese doveva
dichiararsi vinto in una guerra che praticamente non era stata combattuta.
Mentre i tedeschi elaboravano una propria strategia, Mussolini decise di aprire un proprio fronte
contro la Grecia mettendo subito in luce le fragilità della preparazione militare Italiana, i greci
resistettero e contrattaccarono, la situazione si sarebbe rilevata un disastro se i tedeschi e gli
ungheresi non avessero invaso il territorio jugoslavo e non si fossero affrettate a giungere in Grecia
dove esso imposero il loro armistizio, in quel momento mentre le operazioni militari sul territorio
libico ed egiziano si svolgevano fiaccamente, tutta l’Europa era sotto il controllo tedesco.
Il prossimo problema di Hitler era la Gran Bretagna, ossia decidere subito la preparazione di una
invasione o simulare solo un’operazione che tenesse sulla corda i britannici mentre si preparava le
operazioni contro il suo nemico naturale l’Unione Sovietica, tutto questo prima che gli Stati Uniti
fossero in grado di mettere in campo le loro risorse e di determinare una svolta nelle operazioni
militari, alle prime preoccupanti reazioni degli americani dopo il crollo della Francia ed al pericolo
incombente sulla Gran Bretagna, Hitler si persuase che il nemico principale ora erano gli Stati
Uniti, ma che essi non sarebbero stati in grado di entrare in campo prima del 1942 e per quella data
mettere il presidente americano di fronte al fatto compiuto, a sua volta l’atteggiamento americano
dipendeva dal Giappone, se l’aggressività dei giapponesi si fosse rivolta contro gli Stati Uniti gli
americani non avrebbero avuto la possibilità di occuparsi della Gran Bretagna.
L’obiettivo finale era un ordine mondiale dominato dalla Germania, dal Giappone ed in subordine
dall’Italia, fu questo l’obiettivo del patto tripartitico stipulato fra i tre paesi, la guerra che Hitler
aveva presentato come una operazione chirurgica si apriva così ad un palcoscenico globale.
La guerra globale e la genesi del sistema occidentale
La seconda guerra mondiale segnò, dal punto di vista geopolitica la più profonda trasformazione
verificatesi dai tempi della rivoluzione francese.
Il risveglio degli Stati Uniti dal lungo sonno isolazionistico dava alla Gran Bretagna la possibilità di
controbilanciare l’avventurismo hitleriano con un recupero di una solida alleanza, anche se i
britannici erano ben consapevoli che alla fine ci sarebbe stato una resa dei conti in relazione alla
supremazia economico-finanziario fra la piazza di Londra e quella di New York, tutto ciò portò
anche la Germania, fino ad allora dominatore della scena internazionale, a subire dal 1941 in poi,
politiche decisionali di altri.
Già era chiaro sin dal 1938 che le potenze occidentali avevano bisogno di ingenti prestiti e
rifornimenti da parte degli Stati Uniti, a tal proposito si inserì l’elaborazione del progetto della legge
affitti e prestiti che segnò anche la ripresa di un ruolo attivo degli Stati Uniti verso l’Europa, non si
trattava più di intervenire in nome di principi astratti, ma ponevano problemi reali di sicurezza
nazionale e degli interessi americani, poiché era chiaro il disegno Hitleriano di accerchiare gli Stati
Uniti. 13
Il disegno di legge prevedeva che il presidente potesse vendere, affittare o prestare alle condizioni
che riteneva opportuno armi, munizioni, viveri e qualsiasi altro strumento di difesa a quei paesi la
cui tutela egli avesse giudicato vitale per gli Stati Uniti, essa venne approvata nel marzo 1941.
Durante tutta la guerra gli Stati Uniti ritenevano la Germania come il primo nemico da sconfiggere
ed una nazione fuorilegge, le farneticazione di Hitler tanto sottovalutate in Europa furono prese
seriamente dagli americani.
Questa visione delle cose subì una brusca scossa con l’operazione barbarossa, cioè l’attacco della
Germania all’Unione sovietica, in questo si poneva un grande problema per gli Stati Uniti e quindi
di comprendere le ragioni in virtù del quale gli americani decisero senza indugi di concedere aiuti
anche all’Unione Sovietica, le risposte possono essere varie e complesse, l?unione Sovietica era
l’unico territorio vicino alla Germania e dunque base per una controffensiva ed allo stesso tempo si
rifletteva del fatto che senza aiuti l’Urss sarebbe crollata lasciando Hitler libero di rivolgersi contro
gli Stati Uniti, o doveva essere aiutata perché era forte e quindi diventare un potente alleata, da tutte
queste espressioni si dovrebbe desumere che valicata la barriera ideologica, prevalse il pragmatismo
di Roosevelt.
Intanto la linea di guerra rimase immutata, il primo nemico da battere era la Germania e solo dopo
si poteva pensare all’avanzata del Giappone nonostante l’attacco di Pearl Harbur, i capi militari
guidati dal generale Marshall rimasero inflessibili circa una grande forza di invasione preparata in
Gran Bretagna che effettuasse uno sbarco in Francia, nonostante altre diversivi come l’operazione
torch e cioè l’invasione dell’Africa del nord.
Nell’amministrazione americana non si pensava solo all’operazioni belliche ma anche a preparare il
futuro con un comitato appositamente creato, nacque in quell’ambito l’idea di elaborare un progetto
che sostituisse in modo efficace la società delle nazioni cioè l’Organizzazione delle Nazioni Unite,
l’ipotesi politica si basava essenzialmente sulla durevole intesa tra gli alleati secondo la teoria dei
four policemen e cioè la Gran Bretagna, l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti e la Cina, accanto alla
riorganizzazione della sicurezza si pensava anche alla riorganizzazione de commercio e della
finanza internazionale attraverso un sistema multilaterale(si utilizza tale termine e non
liberoscambismo, poiché il primo non presuppone l’abolizione di tutte le barriere ma soltanto la
loro riduzione), in tal senso si propose una organizzazione internazionale del commercio che non
sarebbe mai giunto in porto, e venne sostituito con obiettivi meno ambiziosi con il Gatt e cioè
accordo generale su dazii e commercio, per quanto riguardava la liquidità monetaria forti anche
della maggiore disponibilità sovietica si gettò le basi per la costruzione di un fondo monetario
internazionale Fmi all’interno di un sistema di governo dei cambi, il fondo doveva controllare e
governare le crisi monetarie, il maggiore impegno venne naturalmente dagli Stati Uniti che
accettarono una parità fissa per il dollaro(35 dollari l’oncia) poiché solo gli Stati Uniti potevano
garantire una copertura aurea e si garantiva la permanente convertibilità(fino all’agosto del 1971), il
dollaro quindi diventava la moneta di riferimento, in definitiva mentre la legge affitti e prestiti
aveva espresso una prima disponibilità la creazione dell’Onu, del Gatt e del Fmi mostravo una
vocazione assai più articolata di organizzare il dopo guerra.
Dal punto di vista bellico gli americani forti della scelta fondamentale di attaccare la Germina
accettarono quasi controvoglia a cogliere l’occasione della crisi militare e politica dell’Italia,
apparsa in tutta la sua evidenza nel 1942, nel volere destituire Mussolini e cercare una pace separata
con gli alleati, questa situazione portò quindi gli americani a diversificare la situazione sviluppando
con i britannici una azione diversiva nel mediterraneo su due principali linee, controffensiva
britannica in Egitto,e l’operazione torch con l’aiuto anche di contingenti francesi ostile al governo e
guidati dal generale de Gaulle, la risposta tedesca in Europa fu quella di occupare anche la parte
francese lasciata libera dall’armistizio, da quel momento la via verso l’invasione dell’Italia era
aperta, lo sbarco ebbe inizio nel 10 luglio con un rapido successo, nel frattempo un duplice colpo di
stato portò alla formazione di un governo militare guidato dal maresciallo Badoglio i quali
firmarono il 3 settembre l’armistizio con gli alleati e impegnava l’Italia ad un rovesciamento di
fronte e cioè a combattere contro i tedeschi, il 6 giugno dopo circa un anno dalla caduta dell’Itali le
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forze alleati sbarcarono in Normandia, la superiorità tecnologica americana faceva già valere tutto il
suo peso nel condurre le operazioni militari, la Francia venne liberata in poche settimane e dopo una
logorante battaglia sul Reno le forze alleate iniziarono la penetrazione nel territorio tedesco nel
frattempo i sovietici avevano occupato la Polonia e avanzavano fino a Berlino, il 7 maggio 1945 un
governo tedesco guidato da militari subì la resa.
Ora si poneva il problema di che fare della Germania, l’ipotesi che si fece strada fu quella che il
paese fosse stato occupato militarmente dalle quattro potenze e che l’avrebbero amministrata
secondo due precondizione fondamentali, tener conto delle necessità vitali dei tedeschi e che la
Germania divisa sarebbe stata governata economicamente come un tutto uno, in questo modo si
scontravano certamente due modi completamente diversi di economia, centralizzata e pianificata dei
sovietici e di mercato delle potenze occidentali, altro aspetto scottante era quello delle riparazioni
che i sovietici che venivano da una terribile esperienza di guerra e da un sistema economico ove i
beni di consumo erano considerati un lusso borghese del tutto superfluo, operarono una sistematica
opera di espianto di interi complessi industriali ed una espropriazione di tutti i beni di consumo
posseduti dai tedeschi, è evidente che erano due modi completamente contrapposti e che tale
convivenza richiedeva qualche compromesso, in definitiva mentre nell’aree di pertinenza anglo-
americane, assai meno i francesi perseguirono una lenta e cauta ricostruzione del tessuto produttivo,
i sovietici invece attuarono subito una radicale trasformazione economica e sociale, quindi l’idea
che la Germania potesse essere amministrata come una unica entità rimase sulla carta.
Si può dire quindi che sfumo la possibilità e la speranza che la via istituzionale,l sul piano politico-
giuridico e quella del multilateralismo sul piano economico-finanziario sfumò definitivamente
affacciandosi il bipolarismo est-ovest, o meglio si affaccio l’idea di aggregare il mercato possibile e
quindi tutto il mondo meno le arre controllate dai sovietici e successivamente dai cinesi che nella
guerra civile portò al potere il partito comunista guidato da Mao.
Il ripensamento della politica estera degli Stati Uniti ebbe inizio nel 1946 e giunse alle sue
conclusioni nel 1947 con la stipulazione dei trattati di pace con i paesi minori dell’asse compresa
l’Italia, nasceva quindi un piano alimentato dalla dottrina Truman diretta a tutelare la Grecia e la
Turchia dalla minaccia politica-militare dei sovietici, e con il piano Marshall di aiuti la parabola
dall’isolazionismo alla chiara assunzione di responsabilità era compiuta, il baricentro si spostava
inevitabilmente verso gli Stati Uniti e si presentavano come la forza politica ed economica in grado
di salvare l’Europa dai rischi che la minacciavano, solo il dollaro poteva salvare il sistema
economico da qui ebbe origine il piano Marshall, il dollaro divenne la moneta mondiale e gli Stati
Uniti la banca centrale del mondo che emetteva moneta per tutto il sistema monetario
internazionale.
Inizialmente gli Stati Uniti, in particolare i politici ed i finanzieri erano alquanto scettici ad
accogliere gli appelli provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Francia tutto ciò era condizionato
dalla diffidenza rispetto ai debiti della prima guerra mondiali non pagati ad eccezione della
Finlandia, addirittura c’era una legge che lo proibiva.(scetticismo riguardante la Gran Bretagna e
suoi possedimenti)
Nel 1940, quando la situazione in Europa fu abbastanza chiara Roosevelt ribadì che la sicurezza
americana dipendeva dalla sopravvivenza della Gran Bretagna, con la legge affitti e prestiti si
anticipava un progetto al quale gli Stati Uniti intendevano collegare il loro intervento negli affari
europei, con la Carta Atlantica del 1941 Roosevelt ed il primo ministro britannico si impegnavano
durante la guerra e dopo di essa in taluni principi fondamentali, erano una serie di punti di
ispirazione vagamente Wilsoniani.
Intanto sul fronte europeo i rapporti tra i sovietici erano stati guastati dai continui mutamenti della
situazione balcanica, in Romania, dopo l’alto prezzo pagato al predominio italo-tedesco elementi
filonazisti presero il potere e subito si orientarono ad una richiesta di protezione tedesca, la
situazione rumena era un segnale preciso per Stalin, i colloqui diplomatici sostanzialmente fallirono
ed anche per l’Unione Sovietica si poneva il dilemma se considerare la Germania già vincitrice e
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quindi negoziare con Hitler i dividendi di tale vittoria o prendere tempo e allargare il nuovo cordone
sanitario per la propria protezione.
In effetti il Fuhrer aveva già predisposto gli ordini per una offensiva lampo contro i sovietici,
premessa per la grande guerra globale contro la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, la cosiddetta
operazione barbarossa doveva cominciare il 15 maggio del 1941, e nelle intenzioni tedesche doveva
essere una vittoria lampo invece incontrò ostacoli diplomatici ed una inattesa situazione militare.
Gli ostacoli politico-diplomatici derivavano dalla situazione della Jugoslavia attraversata da una
gravissima crisi che opponeva elementi favorevoli all’asse ed elementi ostili ad esso, nel marzo del
1941 la contesa portò al governo una parte dell’esercito slavo ed a rovesciare gli elementi
favorevoli ad un compromesso con la Germania, si formò un governo militare che costrinse il
principe reggente a lasciare il paese chiamando al trono il giovane re Pietro II che accolse con
favore un patto di amicizia con i sovietici, questi eventi provocarono un brusco ritardo nei progetti
di Hitler, le operazioni contro i sovietici e successivamente contro la Grecia presupponeva una
Jugoslavia tranquilla, egli pertanto fu costretto ad agire con rapidità ed il 5 aprile stabili che le forze
tedesche attaccassero la Jugoslavia con fiancheggiamento degli italiani, in 12 giorni anche questa
guerra fu vinta, tre giorni dopo anche i comandi greci chiesero di arrendersi, tutto questo portò
inevitabilmente a ritardare l’attacco a i sovietici al 22 giugno e probabilmente quel rinvio risultò
fatale per l’esito dell’impresa, poiché le forze tedesche avrebbero raggiunto Mosca nel momento in
cui l’inverno le avrebbero bloccate.
Hitler contava anche sulla presunta collaborazione giapponese che avrebbe da un lato tenuto a freno
gli Stati Uniti e dall’altro messo i sovietici nelle peggiore delle condizioni militari, entrambe le
premesse erano sbagliate, il governo giapponese ormai aveva deciso verso una guerra nel pacifico e
stipulò un trattato di neutralità con l’Unione Sovietica, questa operazione in definitiva segnò l’inizio
della fine della potenza germanica.
L’attacco contro l’Unione Sovietica fu lanciato dai tedeschi con un ottimismo del tutto fuori luogo e
con un preciso proposito di genocidio contro il nemico più disprezzato, gli slavi-russi o gli ebrei
della zona di confine fra la vecchia Polonia e l’ucraina furono oggetto delle più crudeli
persecuzioni, erano le premesse per la costruzione dei campi di sterminio ove dalla metà del 1942 e
forse anche prima furono assoggettati i prigionieri di guerra e gli ebrei.
L’attacco a sorpresa fu diretto(scatenato nel momento stesso in cui l’ambasciatore tedesco
consegnava a Mosca la dichiarazione di guerra) in tre direzioni, verso Leningrado, verso Mosca e
verso l’Ucraina e la Russia meridionale, le operazioni belliche all’inizio ebbero un incredibile
successo, basti pensare che il 24 novembre i tedeschi erano a soli venti chilometri da Mosca, l’otto
dicembre le difficoltà di movimento e le prime avvisaglie di una tenace resistenza dei sovietici
portarono a sospendere l’offensiva.
La resistenza sovietica all’inizio del conflitto fu debole e poca organizzata, successivamente
bisogna dire che Stalin riuscì militarmente e politicamente a reggere l’offensiva in maniera molto
efficace facendo anche leva sul patriottismo ammettendo i propri errori e richiamando il paese tutto
a combattere assieme agli altri nemici della Germania per la libertà l’indipendenza dei popoli, ed
assunse anche il titolo di comandante in capo dell’esercito segno che voleva personalmente
coordinare gli aspetti della strategia militare.
Il valore politico della reazione di Stalin non stava solo in queste misure, in prospettiva l’immediato
avvicinamento alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti, cancellava in un sol colpo gli effetti
psicologici dell’accordo nazi-sovietico e legittimava definitivamente la posizione dell’Unione
Sovietica nella comunità internazionale, inoltre egli trasformò l’armata rossa in grande esercito di
liberazione dalle atrocità tedesche riuscendo a conquistare un prestigio tale da oscurare il ricordo
dei delitti compiuti da Stalin prima durante e dopo la guerra.
Nel 1942 tutto lasciava presagire a più ottimistici progetti del Fuhrer, l’assetto della regione
caucasica, quello del medio oriente e quello africano con l’avanzata di Rimmel erano ricchi di
potenzialità filotedesche alle quali solo la sconfitta militare dell’esercito hitleriano impedì di
esprimersi. 16
Sul volga ebbe luogo la battaglia decisiva che, dal febbraio 1943 si sarebbe trasformata in una
disastrosa ritirata germanica.
La piena dimensione mondiale della guerra fu l’attacco dei giapponesi contro la flotta americana
ancorata a Pearl Harbur, fin dall’inizio i giapponesi dichiararono gli stessi obiettivi generali della
Germania e dell’Italia ma, all’atto pratico, si guardarono bene dal confondere le due situazioni, la
guerra era mondiale ma si svolgeva come se vi fossero due guerre separate, tutto ciò per non
provocare imbarazzi verso i sovietici e gli stessi giapponesi e sebbene il patto tripartitico avesse sul
piano giuridico solo una portata difensiva Hitler e Mussolini dichiararono guerra agli Stati Uniti in
questo modo le due guerre parallele si sovrapponevano non sul piano militare ma per la
conseguenza implicita che le decisioni italo-tedesca significava, di fatto l’idea che la sconfitta
dell’Unione Sovietica fosse il preludio per la lotta contro gli Stati Uniti perdeva di senso nel
momento in cui le due potenze erano di fatto alleate.
La scelta giapponese di mantenere una neutralità nell’attacco ai sovietici orientò gli stessi ad una
azione più energica nel pacifico, riprendendo quindi una politica espansionistica in primo luogo
verso l’indocina approfittando della caduta della Francia, in realtà il vero obiettivo era Singapore
per colpire al cuore gli interessi della Gran Bretagna e controllare tutta la situazione dell’Asia sud-
orientale, la comune contromisura anglo-americana fu l’embargo totale sui commerci giapponesi,
inoltre chiudendo il canale di panama alle navi giapponesi e creando un comando delle forze
americane in estremo oriente.
I successivi negoziati fra gli americani e i giapponesi ove quest’ultimi cercarono di persuadere gli
americani ad una divisione dell’oceano pacifico in zone di influenza e che gli Stati Uniti
riconoscessero la posizione speciale del Giappone in Cina, l’insuccesso dei negoziati portò ad un
ulteriore irrigidimento delle posizioni giapponesi ed alla formazione di un governo guidato da
esponenti militari ed a formulare dopo alcune proposte dilatatorie(A) ad una posizione secca intesa
ad ottenere il riconoscimento dello status quo(B), in realtà la proposta aveva un carattere
provocatorio, del resto il consiglio imperiale aveva decisa che il tempo della diplomazia era finito e
che le ostilità contro gli Stati Uniti sarebbero iniziate con un’azione di sorpresa il 7 dicembre, in
effetti la dichiarazione di guerra fu consegnata 20 minuti prima dell’ora prevista per l’attacco, la
flotta statunitense fu seriamente danneggiata e in un sol giorno di guerra i giapponesi acquistavano
la supremazia navale nel pacifico, grazie a tale supremazia i giapponesi dilagarono in tutto il sud-est
asiatico, a renderlo possibile fu anche la scelta strategica degli americani di privilegiare l’attacco
alla Germania e quella operativa di ricostruire una flotta in grado di contrattaccare, non furono
necessari molti mesi, poiché alla metà del 1942 gli americani erano già in grado di riprendere
l’iniziativa.
All’inizio della guerra l’Unione Sovietica serviva da riserva strategica per la Germania mentre gli
Stati Uniti svolgevano o si preparavano a svolgere la medesima funzione per gli inglesi, le due
maggiori potenze stavano in retroguardia quasi in attesa del momento in cui l’Europa avesse
esaurito gli ultimi brandelli della sua potenza e si aprisse o sottoponesse al loro intervento, sebbene
ciò possa apparire impreciso per l’Unione sovietica del 1939 il dato di fatto corrispondeva alle
risorse potenziali inespresse sia degli stati Uniti che dai sovietici erano in grado di produrre
sovrapponendosi all’Europa nella funzione di elemento regolatore del potere mondiale, tutto ciò per
spiegare che lo spostamento delle riserve strategiche potesse alterare in misura qualitativa la natura
dei rapporti di forza fin ad allora determinatosi.
Quando Hitler per cieca coerenza o per bieco razzismo ruppe con Stalin la riserva strategica sulla
quale la Germania aveva potuto contare almeno in teoria venne meno improvvisamente, da quel
momento la Germania pur dominando l’Europa doveva combattere da sola contro il resto del
mondo, poiché il contributo italiano si era rilevato assai circoscritto, ed i giapponesi avevano
obiettivi diversi da quelli tedeschi diversi e probabilmente incompatibili, al contrario nonostante le
profonde differenze ideologiche gli antinazisti riuscirono a costruire una coalizione abbastanza
salda, il cemento della legge affitti e prestiti ebbe un suo peso.
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Non si trattava però di una coalizione facile da governare poiché gli obiettivi ideali, politici di
ciascuna delle parti erano differenti, cementati dalla comune volontà di impedire il successo di
Hitler; la guerra britannica era essenzialmente difensiva e ricostruttiva, più complesso era
l’impegno americana, in esso era forte la critica verso l’Europa per la politica protezionistica e
deflazionistica adottata nella crisi del 1929, nel modo di affrontare la guerra negli americani vi
erano tutti gli elementi di una futura espansione commerciale fortemente voluto da un paese in
piena ripresa economica sia nei confronti dei nemici che degli stessi alleati, gli obiettivi dei sovietici
era di gran lunga diversi, essi erano stati risucchiati da Hitler nella lotta fra le potenze europee,
innanzitutto Stalin comprese che il Fuhrer non sarebbe mai riuscito a vincere la contesa ed
approfittò subito a trarre con l’alleanza con i tedeschi il massimo possibile e successivamente con
l’attacco dei tedeschi divennero da soli il baluardo contro lo strapotere germanico, perciò gli
obiettivi di Stalin erano molto concreti e ben individuati, dopo la sconfitta della Germania in Europa
si creava un immenso vuoto politico che né gli inglesi e soprattutto i francesi sarebbero stati in
grado di controllare, era questo lo spazio della futura influenza sovietica in Europa e quindi
acquistare il dominio continentale e trasformare l’Europa nel punto di forza economica per
l’economia sovietica in via di modernizzazione, questi ragionamenti in effetti confermavano che
l’Unione Sovietica sarebbe stata la seconda potenza mondiale dopo o accanto agli Stati Uniti.
Nel nuovo ordine Europeo la questione centrale avrebbe riguardato il futuro della Germania, il
problema del controllo della penisola balcanica, il controllo del mediterraneo, mentre diversa
sarebbe stata la situazione in estremo oriente dove la neutralità sovietica lasciò agli Stati uniti e la
Gran Bretagna la facoltà di elaborare progetti per il dopoguerra.
La composizione di tutte queste linee politiche richiedevano un incontro, sul piano giuridico la
prima risposta si ebbe con la dichiarazione delle nazioni unite e si proponevano come una sorta di
manifesto della lotta contro l’Asse e contro il Giappone e cioè di combattere con tutte le forze
disponibili senza sottoscrivere paci o armistizi separati, il governo sovietico non ebbe nessuna
esitazione nonostante che la dichiarazione si rifacesse alla precedente carta atlantica ispirato
all’internazionalismo di stile anglosassone, a sottoscrivere la dichiarazione che sarebbe divenuta poi
il documento preparatorio per la futura organizzazione della nazioni unite in quel momento aveva il
pregio di prevenire decisioni unilaterali.
Sul piano politico militare tutto il 1942 e buona parte del 1943 fossero impegnati nella messa punto
dei modi per affrettare la sconfitta tedesca, in particolare quello promesso da Roosevelt a Stalin di
aprire un secondo fronte al di là della manica, l’idea era la sola per poter alleggerire la pressione
tedesca sui sovietici, certamente le difficoltà che avevano impedito uno sbarco da parte dei tedeschi
in Gran Bretagna si ripetevano nella direzione opposta, una lunga e meticolosa preparazione erano
le condizioni affinché l’operazione avesse successo ma anche motivo di recriminazione da parte
degli altri alleati.
La scelta dello sbarco in Normandia fu molto dibattuta, molti sostennero la tesi di Churchill che
preferiva un azione imperniata sulla fragilità dell’Italia e dalla penisola balcanica e sarebbe stato
molto più facile aggirare l’esercito tedesco, in definitiva i piani bellici furono sempre condivisi dai
comandi anglo-americani come ad esempio l’operazione torch approfittando della debolezza
italiana, l’unico momento nella quale si verificò una differente valutazione fu sulla situazione
italiana ove gli americani non vollero distogliere l’attenzione dal fronte principale a favore di una
definitiva cacciate dei tedeschi attestati oramai nella pianura padana.
La guerra nella penisola italiana era dovuta al risultato del cambiamento di fronte avvenuto a Roma,
dopo l’armistizio gli alleati risalirono la penisola lentamente, sul piano politico la resa
incondizionata dell’Italia da parte di Vittorio Emanuele III e Badoglio fu trasformato in una farsa in
quanto la legittimità della loro posizione doveva essere sottoposta a consultazione popolare dopo la
fine dell’ostilità ed a condizione che l’Italia dichiarasse guerra alla Germania come venne fatto il 13
ottobre del 1943, l’Italia fu il primo paese dell’asse ad uscire dalla guerra e quindi il primo banco di
prova della tenuta dell’alleanza angloamericana con i sovietici, a tal riguardo i sovietici furono
informati e coinvolti formalmente nelle procedure di armistizio ma vennero tenuti scrupolosamente
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tenuti lontani dalla possibilità di controllare quello cha stava accadendo in Italia e metteva le basi
per il cosiddetto precedente italiano e cioè il paradigma che i sovietici avrebbero potuto applicare
quando a loro volta avessero occupato altri territori nemici.
Intanto sull’Italia si giocava anche la strettissima alleanza angloamericana, infatti per i britannici
finita la guerra e le ambizioni imperialistiche, l’Italia doveva ritornare ad essere il fedele vassallo
della Gran Bretagna nel mediterraneo, gli americani invece avevano idee completamente diverse e
per ragioni interne, il forte gruppo etnico italo-americano e ragioni internazionali per impedire che
l’Italia venisse governata da funzionari britannici, per gli inglesi si trattava di scegliere se mettersi
in rotta di collisione o cercare la strada del compromesso e tenuto presente i rapporti di forza e gli
interessi generali della Gran Bretagna a partire dalla metà del 1944 furono le direttive americane a
prendere il sopravvento su quelle britanniche.
Dal 1943 la prassi di convocare conferenze periodiche fu allargato a Stalin e Molotov, così da poter
affrontare i grandi temi della grande alleanza, dalla conferenza dei ministri degli esteri a Mosca e
successivamente la conferenza di Theran, alla conferenza bilaterale tra Stalin e Roosevelt a Mosca e
la conferenza di Yalta ed infine alla conferenza di potsdam presenti sempre Stalin, Truman il nuovo
presidente americano e nella fase conclusiva da Clement Attlee nuovo primo ministro britannico.
La leggenda storiografica vuole che fra tutti questi incontri il momento dominante fosse
rappresentato dalla conferenza di Yalta, i cui lavori sono considerati il momento in cui i vincitori
della seconda guerra mondiale si divisero il mondo in zone di influenze e che avrebbe condizionato
tutta la vita continentale europea ed indirettamente anche quella mondiale fino al 1989, l’anno della
stipulazione di pace con la Germania riunificata, in effetti la creazione delle zone di influenza fu un
lungo e lento processo graduale incominciato prima della conferenza di mosca cioè durante
l’occupazione dell’Italia e concluso solo nel 1947.
Innanzitutto la discriminante principale stava nel fatto che mentre Roosevelt pensava in termini di
ordine mondiali e di organizzazioni adatte per governarle, Stalin e Churchill avevano un modo di
guardare alle cose molto più radicato nella cultura Europea della politica di potenza.
In un primo momento Roosevelt cercò di coinvolgere la Cina quale quarta potenza e non la Francia
verso la quale il presidente americano nutriva una cordiale e condivisa diffidenza alimentata dalla
antipatia personale verso de Grulle.
Dal punto di vista dei temi affrontati e delle decisioni adottate la conferenza di Teheran fu
l’occasione durante la quale vennero prese importanti decisioni per il futuro della storia del mondo,
sul piano militare fu deciso lo sbarco per l’apertura del secondo fronte effettuato entro il 1 maggio
del 1944 e contemporaneamente Stalin promise che tre mesi dopo avrebbe dichiarato guerra al
Giappone, sul piano giuridico-politico fu decisa la creazione di un’organizzazione per le nazioni
unite sulla base della durevole intesa fra la quattro maggiori potenze, affrontarono poi questioni non
sempre in modo ufficiale e cioè la questione polacca e la Germania, per quanto riguarda la Polonia
la questione fu risolta spostando il confine polacco ai danni della Germania in modo da acconsentire
alle richieste sovietiche che all’incirca corrispondeva alla linea proposta dai britannici nel 1919, il
principio dell’indipendenza era mantenuto quello dell’integrità molto meno, per la Germania
sostanzialmente la carta dell’Europa non sarebbe stata modificata se non per il confine polacco e la
città di Konigsberg. Sul piano politico fu ripreso il concetto che la Germania doveva essere
sottoposta all’influenza della Gran Bretagna e dell’Unione Sovietica, poiché le truppe americane
sarebbero state ritirate, si affacciava così il concetto di zone senza che ne fosse definito il carattere.
Infine Stalin chiarì che l’annessione dei paesi baltici era fuori discussione e che la Finlandia doveva
ritornare ai confini del 1940, inoltre si decise di aiutare l’Iran e di dare un consistente appoggio ai
partigiani di Tito, mentre gli inglesi preannunciarono la loro intenzione di liberare la Grecia.
Una considerazione va fa fatta mentre si proclamavano i principi del nuovo mondo, si decisero con
leggerezza e senza rispetto per la volontà popolare il destino di interi stati.
L’avvicinarsi della sconfitta tedesca rese necessaria la conferenza di Yalta, preceduta dalla
conferenza bilaterale di Mosca, nel febbraio del 1945 superata la controffensiva dei tedeschi sulle
ardenne gli alleati potevano dilagare verso la Germania, contemporaneamente i sovietici erano
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ormai padroni dei balcani e avevano assunto riguardo alla Polonia decisioni, come riconoscere il
governo provvisorio il Comitato di Lublino formato da esponenti o simpatizzati del partito
comunista polacco, che lasciavano intendere come a Mosca si desse per scontato trasformare lo
stato vicino in uno stato vassallo dei sovietici.
Anzitutto non si può trascurare che a Yalta vennero prese le decisioni conclusive in merito alla
convocazione della conferenza che avrebbe varato l’organizzazione delle nazioni unite, e la sua
organizzazione interna, come ad esempio l’organo esecutivo ovvero il consiglio di sicurezza
formata da cinque membri permanenti con un diritto di veto, infine l’ultimo tema relativo allo
statuto riguardava la questione coloniale e venne stabilito che i paesi non ancora divenuti
indipendenti sarebbero stati sottoposti ad amministrazioni fiduciarie sotto tutela delle nazioni unite.
Altro tema importante era quello della Germania, l’idea era quello di creare quattro zone di
occupazione ed il coordinamento fra queste zone venne rinviato a dopo l’armistizio, per la Polonia
si decise di costituire un governo di unità nazionale con una formulazione alquanto ambigua,
compito del governo era di indire libere elezioni nel più breve tempo possibile, ma le elezioni si
tennero nel 1947, altro tema caldo fu la dichiarazione sull’Europa liberata, un documento
programmatico dove i tre grandi si impegnavano alla reciproca consultazione, alla denazificazione,
ma soprattutto la creazione di istituzioni democratiche frutto di libere elezioni, anche se
rappresentava un grosso passo avanti rispetto ai precedenti incontri, i fatti dimostrarono il contrario
in special modo per l’Europa orientale, infine Stalin presentò le sue richieste per il suo intervento
contro il Giappone in particolare l’indipendenza della Mongolia e la creazione di una compagnia
sino-sovietica per il controllo della ferrovia mancese.
La conferenza conclusiva avvenne simbolicamente a Potsdam in Germania dopo la resa e prima di
quella Giapponese, Stalin era ancora presente al posto di Roosevelt c’era Truman e Churchill venne
sostituito dal nuovo leader dei laburisti che avevano vinti le elezioni in Gran Bretagna, il clima era
profondamente diverso, fu affrontata anche la questione della capitale Berlino in quanto essa si
trovava nella zona sovietica e si stabilì che ciascuna delle quattro potenze avrebbe avuto una zona di
occupazione e che accordi specifici avrebbero regolata il traffico tra queste zone e quella sovietica,
inoltre dato che la zona sovietica era la meno industrializzata si decise che i sovietici potessero
ricevere sino al 15 % degli impianti in eccesso in altre zone, la più facile delle decisioni fu quella di
dare vita ad un consiglio dei ministri degli esteri per i trattati di pace con le potenze minori dell’asse
e avrebbe iniziato i propri lavori il 1 settembre del 1945 con l’Italia.
Tutti i compromessi accettati dagli Stati Uniti erano dettati dalla volontà di creare un sistema
economico aperto e senza intralci e nel quale trionfasse le regole del diritto internazionale, del resto
gli Stati Uniti erano il solo paese che usciva intatto dalla guerra e anzi rafforzato dal conflitto, il
tentativo non era impossibile, e non era scritto da nessuna parte che nel dopoguerra i rapporti tra le
due potenze maggiori volgessero subito alla rottura e dessero luogo alla cosiddetta guerra fredda.
La prima grande frizione fra le due super potenze fu senza dubbio l’ipotesi del grande prestito da
parte degli Stati Uniti ai sovietici per la ricostruzione del paese, e dopo la morte di Roosevelt e in
considerazione del comportamento sovietico nell’Europa orientale la questione si irrigidì e quindi si
fece strada la necessità di legare il prestito a precisi accordi internazionali, in effetti sebbene
l’Unione Sovietica avesse potenzialità sufficienti per la ricostruzione, un prestito sarebbe stata di
estrema utilità per alleviare le prime difficoltà, soprattutto per la popolazione che viveva in
condizioni assai peggiori rispetto a quelle delle popolazioni occidentali, ciò nonostante i sovietici
scelsero o furono costrette a scegliere di provvedere da soli alla ricostruzione e da allora i rapporti
divennero sempre più ostili e diffidenti.
Il distacco delle due maggiori potenze fu ulteriormente approfondite dal modo in cui si era conclusa
la guerra con il Giappone, tra il febbraio e il giugno del 1945 le forze aeronavali americane avevano
conquistato tutte le più importanti basi del pacifico, la sconfitta militare ebbe una notevole
ripercussione all’interno del Giappone, gli uomini più favorevoli ad una soluzione politica ebbero il
sopravvento rispetto ai militari più intransigenti e il nuovo governo ebbe il compito di tentare la via
di una mediazione sovietica ormai impossibile, la svolta militare e politica si ebbe con il primo
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esperimento di un ordigno nucleare, da quel momento il governo di Washington poteva contare su
un nuovo tipo di bomba dai caratteri così distruttivi da determinare da sola le sorti della guerra, il 26
luglio i governi degli Stati Uniti della Gran Bretagna e della Cina(l’Unione Sovietica non si trovava
in stato di guerra contro il Giappone, inviarono un pesante ultimatum a Tokyo nel quale fecero
implicite allusione ai rischi della prosecuzioni delle ostilità, il 6 agosto il primo ordigno nucleare
venne sganciato su Hiroshima ed il 9 su Nagasaki, le città vennero completamente rase al suolo, con
le terribile conseguenze della contaminazione nucleare.
Ogni speranza giapponese di compromesso venne fatta cadere l’otto agosto, quando il governo
sovietico annunciò la sua dichiarazione di guerra al Giappone, solo la mattina del 9 agosto il
supremo consiglio imperiale si riunì a Tokyo e deliberò la resa, le operazioni militari vennero
sospese il 2 settembre ed a bordo della corazzata Missouri nel porto di Tokyo venne firmato
l’armistizio che conteneva precise garanzie per la tutela del ruolo e dell’immagine dell’imperatore,
il 12 settembre cessarono le ostilità anche in corea ed il paese venne diviso a nord del 38 parallelo
in due zone di influenza tra gli americani ed i sovietici, l’importanza del successo americano
provocarono nuovi malumori fra i sovietici, le forze americane avrebbero occupato da sole il
Giappone e la corea del sud per non parlare del recuperato controllo su tutta l’area del pacifico e
dell’Asia, l’altra novità di fondo rispetto ai rapporti sovietico-americano fu determinato dalla
questione nucleare e senza entrare sulla disputa dei veri destinatari delle bombe(se i giapponesi o i
sovietici).
Gli americani giunsero per primi a questo traguardo ed è lecito pensare che chiunque potenza si
fosse comportato in modo da far valere questo primato, precedentemente a ragione i sovietici
potevano dire che Hitler era stato sconfitto in Europa dall’armata rossa, l’atomica certamente
annebbiava questo argomento consegnando lo scettro della superpotenza agli americani, in tal senso
le Nazioni Uniti nascevano sotto una cattiva stella, la carta dell’ONU era stata approvata da una
conferenza a San Francisco il 26 giugno 1945 e comprendeva 51 stati, gli organi erano
un’Assemblea Generale, il Consiglio di sicurezza(con le modalità di voto stabilite a Yalta)
composta da 11 membri poi allargati a 15 dei quali 5 permanenti, gli altri eletti a rotazione ogni due
anni, il segretario generale.
L’innovazione politica più interessante era indicata nell’art. 1 ove veniva definito in modo icastico
il compito primario dell’Organizzazione: mantenere la pace e la sicurezza internazionale, a tal fine
fu creato un comitato di Stato Maggiore il quale avrebbe operato secondo le deliberazioni del
consiglio di sicurezza, si trattava di una innovazione che avrebbe potuto scaturire un vero e proprio
esercito internazionale, ma che non venne mai attuata.
La prima riunione avvenne a Londra nel gennaio del 1946, fra le prime risoluzioni vi fu l’istituzione
di una commissione per l’energia atomica, un progetto che tendeva ad far assumere il controllo di
tutti i depositi di uranio arricchito e di torio, le materie prime necessarie per la produzione di
energia nucleare pacifica o militare e che il tutto non dovesse passare nell’esercizio del diritto di
veto in seno al consiglio di sicurezza, legittimando a questo punto le richieste sovietiche che tutti gli
armamenti esistenti fossero preliminarmente distrutti, su questa base non vi fu possibile nessuno
accordo e la commissione cadde miseramente, in pochi mesi della guerra si era dunque creato un
profondo senso di diffidenza reciproca tra i vincitori.
Mentre per gli Stati Uniti il problema della globalità non esisteva, esso esisteva per i sovietici e
passava attraverso la soluzione di alcuni problemi di rara difficoltà, la questione tedesca, il
problema dei balcani, la questione degli stretti e l’accesso al mediterraneo e la possibilità di
ampliare l’influenza in Asia, anche mediante i rivolgimenti ai quali la Cina si stava preparando,
Stalin guidò tutto questo con la mano pesante, così mentre per gli Stati Uniti esisteva quasi come un
fatto naturale o esercitato in modo poco visibile e l’occupazione militare avveniva senza che le
popolazioni interessate avvertissero odio per gli oppressori ma nutrissero anzi gratitudine per chi li
aiutava nelle difficoltà del dopoguerra, l’egemonia sovietica venne esercitata in modo oppressivo, il
modo in cui i sovietici si impadronirono dei beni di consumo che nel loro paese erano sconosciuti
diede l’impressione di aver a che fare con un esercito proveniente da un paese arretrato.
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Creava altresì profonda ostilità il modo in cui le libere elezioni venivano annullate dove i partiti
borghesi avessero la prevalenza e farle seguire da manipolazione del consenso attuate con la
sopraffazione e tali da portare a risultati troppo vistosi, quasi sempre oltre il 90 % dei voti
favorevoli ai partiti comunisti.
Su tutto dominava la questione tedesca, Stalin aveva sempre considerato come avversari da
combattere le forze borghesi autoritarie o democratiche o con i quali collaborare temporaneamente,
come era avvenuto con i tedeschi prima e gli alleati dopo, il crescente distacco portò a respingere un
ipotesi di compromesso sulla Germania attraverso un patto venticinquennale di garanzia contro la
rinascita del militarismo tedesco, tutto ciò dava la certezza che i sovietici non volevano la presenza
americana in Europa.
La crisi britannica mise in luce altri problemi, Londra rese nota la decisione di sospendere la
convertibilità della sterlina e di ritirare le proprie truppe dalla Grecia ove esse appoggiavano il
governo di Atene contro la guerriglia comunista, l’industria britannica come negli altri paesi aveva
bisogno di nuovi macchinari che si potevano comprare solo sul mercato americano, in questo modo
si creava una voragine nelle finanze con un deficit molto forte, gli stati Uniti furono costrette ad
intervenire aiutando la Gran Bretagna a condizione che la sterlina fosse resa pienamente
convertibile, i britannici furono costretti ad revocare tale decisione, gli Stati Uniti si trovavano di
fronte ad una difficile situazione politica e finanziaria, politica perchè la minaccia di abbandonare la
Grecia avrebbe favorito l’espansione sovietica, finanziaria poiché il blocco della convertibilità della
sterlina poneva un problema di fondo riguardante la liquidità della Gran Bretagna e degli altri paesi
di tutta l’Europa occidentale.
Il 12 marzo del 1947 l’amministrazione americana decisero di difendere la Grecia e la Turchia
concedendo loro un aiuto di 400 milioni di dollari e altri aiuti di genere di consumo per proteggere
questa zona dai rischi di sovietizzazione(dottrina Truman), tutto ciò portò ad una considerazione
politica importante che sebbene al momento non esisteva alcuna minaccia militare sovietica,
esisteva il rischio che la crisi economica-sociale generale in cui i regimi democratici versavano
potesse favorire le pressioni esterne delle forze comuniste, il tema generale della democrazia
occidentale si fondeva con quello particolare interesse americano ed europeo a chiudere una
voragine pericolosa per la finanza stessa degli Stati Uniti, anche se il tema della scelta fosse
economico, come abbiamo visto investiva interessi politici generali al nuovo modo di pensare ed al
ruolo globale degli Stati Uniti concepito durante l’amministrazione Truman, erano così poste le basi
per il grandioso programma di aiuti che il segretario di stato Marshall avrebbe reso pubblico il 5
giugno del 1947.
Dapprima i sovietici e gli stati satelliti parvero disposti ad accettarlo, poi Stalin ed i suoi
collaboratori percepirono il significato politico che esso avrebbe assunto, la definitiva divisione
avvenne sul piano delle adesioni, tutti i paesi occidentali anche quelli che erano stati neutrali in
guerra più le zone occidentali della Germania accetteranno il piano che portò alla costituzione della
prima organizzazione europea del dopoguerra l’Oece, organizzazione europea di cooperazione
economica.
La risposta sovietica fu aspra, nel settembre del 1947 si tenne una riunione dei rappresentanti dei
partiti comunisti dell’Europa orientale più quello italiano e francese, in questa occasione si
comprese per la prima volta che la rottura era definitiva nonostante i tentativi di mediazione dei
partiti comunisti occidentali che non facevano più parte dei rispettivi governi e spinti verso una
azione pararivoluzionaria, nel comunicato finale della conferenza si dava vita ad una nuova
internazionale comunista il Cominform con sede a Belgrado, venne così sancita la divisione del
mondo in due campi diversi e si concludeva in maniera formale ogni speranza di colloquio, la
guerra aveva portato alla creazione di due campi che si sarebbero contrapposti anche con durezza.
Dalla guerra fredda alla coesistenza competitiva.
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La nascita di due campi contrapposti provocò il cambiamento delle relazioni internazionali, fino al
1945-47 la prassi delle relazioni era stata scandita, anche con qualche adattamento, dalle norme e
dalla consuetudini del congresso di Vienna.
Dopo si verificarono mutamenti di grande portata, nel senso della semplificazione e dell’estensione,
la semplificazione era determinata dal fatto che da allora nella vita internazionale gli interlocutori
effettivi si ridussero a due gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, esisteva un sistema bipolare
nell’ambito del quale le decisioni fondamentali dovevano essere ricondotte alla volontà dei due
poteri antagonisti, essi guidavano due imperi di genere nuovo non più legati al vincolo economico o
militare ma da una potente affinità ideologica, l’estensione era dovuta dal fatto che le relazioni
internazionali non erano più il risultato delle complicate elaborazioni dettate da interesse regionali,
ma erano elaborazioni ispirate a una visione complessiva del panorama mondiale, nessun fatto in
nessuna parte del mondo avrebbe lasciato indifferenti le super potenze.
Per definire lo stato delle relazioni internazionali fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica che
vivevano una lotta combattuta con mezzi pacifici ma con una virulenza tale che fu coniato il
termine di guerra fredda.
Il concetto di guerra fredda è semplicistico ed ingannevole e non consente di percepire una serie di
mutamenti avvenuti nel sistema bipolare, né di comprendere sino in fondo la stessa natura delle
relazioni fra le due potenze.
Il governo degli Stati Uniti aveva scelto la strada del contenimento che non significava però stare
inerti ma organizzare quella parte del mondo che era legata agli Stati Uniti, in tal modo il ruolo
fondamentale sarebbe stato svolto dal piano Marshall l’attuazione del quale avrebbe permesso di
risanare economicamente e al tempo stesso la creazione di un circolo virtuoso fra l’economia
americana e quella europea, da parte sovietica non vi fu una politica di aiuto per la ricostruzione
poiché l’economia dell’Urss non era in grado di sopportare un tale peso, vi fu piuttosto una politica
di sfruttamento delle risorse dei paesi occupati ed in particolare della zona orientale della Germania,
la nascita del Cominform aveva delineato i termini del problema e cioè la distinzione fra
l’internazionalismo proletario e vie nazionali al socialismo, certamente il nazionalismo era vissuto
da Stalin come fumo negli occhi, pertanto le vie nazionali al socialismo vennero dichiarate una
eresia e chi la sosteneva venne eliminato politicamente, sottoposto a processo e in alcuni casi
condannato a morte.
L’espulsione della Jugoslavia per deviazionismo ideologico e il blocco di Berlino mettevano in
evidenza i problemi interni al blocco sovietico, l’introduzione del marco occidentale a
Berlino(conseguenze importanti sul reale potere d’acquisto delle singole monete) determinò una
violenta risposta dei sovietici che denunciarono la violazione degli accordi di Potsdam sull’unita
economica della Germania e alla fine del giugno del 1948 bloccarono le comunicazioni via terra fra
Berlino e le zone occidentali della Germania, la sfida venne raccolta e un ponte aereo venne istituito
fra le zone occidentali e l’ex capitale tedesca che determinò un invio massiccio di merci al giorno
molto di più del minimo vitale occorrente, così il blocco si trasformò in una misura
controproducente per Mosca, dimostrazione dell’incertezza che dominavano i sovietici sulla
questione tedesca, il blocco venne tolto nel maggio del 1949 un mese dopo la nascita del patto
atlantico e quando la nascita di due stati separati in Germania era sul punto di essere completata, da
allora Berlino divenne la città simbolo della fase acuta della guerra fredda e della divisione politica
ed economica dell’Europa.
Nell’Europa orientale il tentativo di costringere l’economia a collegarsi con quella sovietica si
scontrò con i modi di vita che avevano radici secolari e dopo lo scisma di Tito, ci furono gravi
ripercussioni e sollevazioni operaie che portarono a violente risposte dell’Urss in particolare nella
fase di destalinizzazione in Germania ed in Ungheria con il culmine della decisione di costruire il
famigerato muro di Berlino simbolo della frattura europea, anche successivamente nel 1968 la
Cecoslovacchia subì lo stesso destino dopo il tentativo di istaurare nel paese un socialismo dal volto
umano. 23
Come abbiamo visto l’Unione Sovietica conobbe il travaglio della destalinizzazione e l’Europa
occidentale incominciò ad avvertire in maniera sempre più pesante gli effetti della
decolonizzazione, fu un periodo in cui nessun continente venne risparmiato dalle tensioni esistenti,
verso la metà degli anni 50 venne risolto con le due conferenze di Ginevra uno dei temi di fondo
dello scontro ossia il reciproco riconoscimento di ruolo, tuttavia si incominciava a cambiare il
termine della contesa, in primo luogo la gara per la supremazia nucleare e quella della costruzione
di missili capaci di lanciare satelliti nello spazio, nell’autunno del 1957 l’Unione Sovietica tagliava
per prima il traguardo con lo sputnik il primo satellite lanciato in orbita nell’atmosfera un segno di
avanzamento tecnologico allarmante per gli Stati Uniti che da allora incomincio la sua rincorsa
culminata con lo sbarco sulla luna nel 1969, infine si prospettava il tema scottante dell’ampliamento
dell’ONU a seguito del processo di decolonizzazione che poteva determinare la sorte degli equilibri
in seno all’organizzazione, tutto questo determinò, come venne definita questa gara la coesistenza
competitiva il risultato anche della relativa stabilità dell’assetto Europeo e dalla consapevolezza
che l’influenza sugli stati di recente indipendenza fosse un pilastro della potenza mondiale.
Intanto la corsa alla competizione nucleare e missilistica portava nuove preoccupazioni sulla
insicurezza esistenziale, l’equilibro del terrore come qualcuno la definì determino la necessità di
avviare qualche forma di distensione che con alti e bassi dovuti sia alle ostilità delle alte gerarchie
sovietiche che alle continue crisi fra le due super potenze si arrivò alla stipulazione del trattato di
sospensione degli esperimenti nucleari nell’agosto del 1963, era il segno del reciproco impegno che
le due super potenze potessero governare assieme il più esplosivo dei conflitti avviando anche una
fase di negoziati per dare luogo a grandi speranze di distensione.
Fra il 1947 e il 1955 entrambi i blocchi dominati dalle super potenze vennero strutturati in maniera
organizzata molto precisa, in occasione della discussione del trattato di pace con la Germania le tre
potenze occidentali pervennero alla conclusione che il pericolo sovietico fosse di gran lunga più
grave di una ipotetica rinascita della Germania, gli americani a tal proposito si dichiaravano disposti
ad partecipare alla sicurezza europea purché questa non fosse dettata da interessi nazionali ma ad
una visione generale, un primo passo fu il trattato multilaterale diretto formalmente a tutelare i
cinque firmatari(Gran Bretagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi e il Lussemburgo) dalla minaccia di
una ripresa aggressiva della Germania usata come allusione dietro il quale si poteva scorgere
l’estensione praticamente illimitata dell’alleanza, considerato i limiti geografici del patto di
Bruxelles era evidente che questo era solo il primo passo verso un processo più vasto, ciò che
accadde nella ex capitale tedesca(il blocco) non fece altro che consolidare la determinazione che
doveva portare al Patto Atlantico, in questo fu molto d’aiuto la risoluzione approvata dal senato
americano che permetteva al presidente degli Stati Uniti la podestà di stipulare mediante
procedimento costituzionale accordi regionali o collettivi concernente la sicurezza degli stati uniti.
La più importante delle questioni riguardava la natura dell’impegno che i contraenti, in particolare
gli Stati Uniti avrebbero assunto mediante l’alleanza, il cuore politico dell’alleanza era
rappresentato da una garanzia difensiva contro l’attacco di terzi, l’affermazione che l’aggressione a
uno sarebbe stata considerata un’aggressione a tutti era una petizione di principio priva di efficace
se le contromisure non sono indicate con precisione, il punto critico era proprio la mancata
precisione con la quale le contromisure venivano indicate, infatti la natura dell’azione veniva
lasciata ai singoli membri dell’Alleanza, veniva così posta in essere una duplice distinzione, la
reazione non sarebbe stata di necessità militare e la natura di esso veniva rimessa al giudizio delle
parti interessate, si trattava dunque di una garanzia indiretta e di non facile attuazione, l’articolo in
questione del patto atlantico creava una situazione che sarebbe durata per tutto il periodo della
guerra fredda ponendo la questione della credibilità della garanzia americana.
L’altro aspetto cruciale del negoziato fu la definizione dei limiti geografici ai quali esso sarebbe
stato esteso, la questione si poneva non già per i paesi tradizionalmente neutrali come la Svizzera e
la Svezia, ma per i paesi come la Spagna e l’Italia, contro l’estensione della Spagna esisteva una
risoluzione delle Nazioni uniti che aveva imposto l’ostracismo diplomatico alla dittatura di Franco,
per l’Italia esisteva il problema politico alquanto rischioso, in quanto paese ex nemico e la sua
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ammissione avrebbe posto altri problemi altrettanti scottanti come quella della Grecia e della
Turchia, se l’Italia venne invitata a sottoscrivere il trattato come membro originario dell’alleanza fu
dovuto soprattutto alle insistenze francesi, i quali avvertirono il pericolo di un proprio isolamento
geografico, politico e religioso nell’alleanza.
Tuttavia la portata dell’alleanza andava al di là della solo prevenzione del pericolo sovietico
altrimenti non sarebbe sopravvissuta al 1989, quando il pericolo sovietico scomparve.
Molto spesso il patto Atlantico viene considerato come sinonimo di Nato, in effetti i due concetti
tendono a sovrapporsi ma non coincidono, è possibile infatti essere membri del Patto ma non della
Nato come la Francia, essa ha una propria radica storica, nel 1950 truppe della Corea del nord
invasero la Corea del sud, le due coree avevano due regimi separati diametralmente opposti, l’uno
stalinista l’altro filoamericano, l’aggressione ebbe un’eco vastissima in Asia e si ripercosse anche in
Europa dove esisteva una situazione non dissimile a quella asiatica con la repubblica federale
tedesca fondata nel 1949 comprendente le zone d’occupazione occidentali, parallelamente la zona
d’occupazione sovietica era stata trasformata in repubblica democratica tedesca.
A ciò si deve aggiungere che gli americani avevano avviato una profonda revisione della loro
strategia globale, anche in seguito alla scoperta che i sovietici avevano spezzato il monopolio
atomico e si stavano preparando alla produzione di una bomba all’idrogeno, tutto ciò aveva portato
ad una risoluzione del consiglio per la sicurezza nazionale ad una nuova ipotesi di strategia nota
come risoluzione Ncs-68 che aggiornava le teorie prettamente difensive della politica del
contenimento, con un accrescimento anche dell’impegno finanziario per le spese militari, la guerra
di Corea diede una mano a questa proposta poiché fu considerata fondata l’analisi formulato dalla
Ncs-68.
In Europa, la Francia aveva accettato la nascita della Repubblica Federale solo dopo la firma del
Patto Atlantico, e si poneva il problema del riarmo del nuovo stato come forza di persuasione contro
la Germania dell’est, qualsiasi mutamento dello status giuridico e militare avrebbe dovuto fare i
conti con l’opposizione francese, l’iniziativa si sviluppò quasi contemporaneamente sul piano
economico e su quello militare, sul piano economico si arrivò alla determinazione, forti anche della
robusta iniziativa europeistica lanciata alla conferenza dell’Aja, di mettere in comune le risorse
carbo-siderurgiche della Francia e della Germania, il rovesciamento della tradizione segnò un
mutamento epocale nella storia europea poiché sostituì a un conflitto di lunga durata la possibilità di
un accordo di lunga durata, la formula soprannazionale fu affidata alla Ceca entrato in vigore nel
1952 nella quale confluirono anche paesi come l’Italia e i tre Stati del Benelux
Sul piano militare iniziò la discussione rivolta in due direzioni, la prima che discendeva
dall’accettazione in via di principio al riarmo della Germania, fu la creazione con sede a Parigi
dell’esercito atlantico, appoggiata su una solida struttura organizzativa che in pratica divenne la
Nato, la seconda fu un lungo negoziato per dare vita all’esercito europeo integrato, il Ced avrebbe
dovuto essere la struttura istituzionale di tale esercito, il processo di ratifica di tale organismo
incontrò qualche difficoltà soprattutto in Francia dove nel 1954 l’Assemblea nazionale bocciò il
trattato, era una sconfitta cocente per gli europeisti, ma non era una sconfitta per coloro che
favorivano il riarmo tedesco, infatti tolta di mezzo la rigidità istituzionale nel 1954 fu messo a punto
un nuovo trattato(Ueo), da allora l’Ueo sarebbe vissuto come un esercito fantasma dal destino
politico incerto e dalle potenzialità che sarebbero state riscoperte all’inizio degli anni 90.
Con gli accordi di Parigi il campo occidentale aveva completato la sua organizzazione politico e
militare, il riarmo della Germania fu accompagnato dalla piena restituzione della sovranità alla
Repubblica federale tedesca e ciò rendeva possibile la sua partecipazione al Patto atlantico.
Ciò che accadde nell’Europa occidentale, specularmene accadde anche nel campo sovietico, ma con
maggior facilità che il componimento della stalinizzazione rendeva possibile, dopo l’assimilazione
della Cecoslovacchia e l’espulsione della Jugoslavia dal Cominform, i governi dell’Europa orientale
erano allineati all’idea di internazionalismo proletario, non era stato stipulato nessuno accordo
difensivo generale poiché Stalin preferiva governare le relazioni con ciascuno di essi mediante
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accordi bilaterali, l’unico accordo generale esistente era il Comecon di assistenza economica che
rispecchiava l’Oece.
In risposta agli accodi di Parigi il governo sovietico denunciava i trattati difensivi stipulati con la
Gran Bretagna e con la Francia e ratificarono assieme ai rappresentanti di otto paesi dell’area
orientale quello che fu denominato patto di Varsavia, poiché la sede venne posta nella capitale
polacca, in particolare tale accordo all’art. 4 prevedeva una formulazione più netta dell’impegno
militare e non condizionata come quello del patto atlantico, il trattato prevedeva inoltre una
costituzione immediata di un alto comando militare unificato posto sotto la guida di un generale
sovietico, così nel maggio del 1955 entravano in vigore due trattati che formalizzavano anche dal
punto di vista militare la divisione dell’Europa, in tal senso si può affermare che da quell’anno la
fase europea della guerra fredda fosse terminata, dopo di allora il conflitto si presentò in altre forme
e in altri scacchieri mondiali.
Negli Stati Uniti la scontata vittoria di Eisenhower, dopo la rinuncia di Truman, portò al potere un
gruppo dirigente nuovo nel quale spiccava la figura di Dulles grande esperto di problemi
internazionali nominato segretario di stato, pochi giorni dopo l’insediamento del presidente degli
Stati uniti moriva Stalin.
La politica estera degli Stati Uniti subì un profondo cambiamento la nuova concezione era basata
sulla dottrina della rappresaglia massiccia e cioè che il modo migliore per prevenire l’aggressione
era quella di una capacità di risposta immediata e massiccia, in realtà il New Look era un messaggio
lanciato contemporaneamente ai sovietici ed agli europei, agli europei esso diceva che la loro
sicurezza sarebbe stata garantita dall’ombrello nucleare americano e che dunque essi dovevano
seguire senza reticenze le scelte americane fuori dal continente, ai sovietici essa esprimeva una
certa disponibilità a passar sopra ai timori europei per stabilire un contatto diretto in vista dei
cambiamenti che si stavano verificando nel mondo.
Emergeva il problema della possibilità di infliggere un primo colpo, ma in modo tale da rendere
impossibile una risposta, tuttavia la prima capacità di colpire, man mano che la gara nucleare si
faceva più serrata perdeva consistenza.
In quegli anni l’Europa divenne in un certo senso un partner secondario degli Stati Uniti, esso in
realtà sanzionava la retrocessione dell’Europa da soggetto delle relazioni internazionali a oggetto
della politica delle super potenze.
Tutto questo portò alla consapevolezza che i paesi europei trovassero nuove forme di intesa
adeguata ai tempi, nel 1957 dopo la sconfitta subita dagli anglo-francesi per il canale di Suez, si
avvertì ancora di più la necessità di arrivare a nuove forme di unioni politiche ed economiche, così
nacque il Mercato Comune Europeo ed l’Euratom fra i Benelux, l’Italia, la Francia, e la Repubblica
Federale tedesca, all’inizio questi trattati suscitarono forti perplessità in special modo in quei paesi
che non accettarono vincoli e scadenze vincolanti come la Gran Bretagna, me negli anni successivi
al contrario il mercato sarebbe divenuto la via attraverso il quale l’Europa occidentale riuscì a
recuperare un peso economico e politico tale da renderla ancora come uno dei grandi soggetti
dell’ordine internazionale.
La nuova politica di Dulles fu condizionata dai fatti dal senso di opportunità, dal 1963 gli Stati Uniti
ripresero le relazioni diplomatiche con la Spagna, in cambio di alcune basi militari americani,
successivamente operarono un riavvicinamento della Jugoslavia con la Grecia e la Turchia con un
trattato di alleanza che determino la scelta dell’Italia di arrivare ad un accordo per la questione di
Trieste e cioè la città ritornava all’amministrazione italiana il previsto territorio libero restava alla
Jugoslavia, dopodichè l’offensiva diplomatica passò in medio oriente con la fine della crisi anglo-
iraniano, era l’inizio della grandi controversie petrolifere, oltre del medio oriente si occupò anche
del sud-est asiatico con un trattato di mutua difesa analogo al patto atlantico e sottoscritto
dall’Australia, Nuova Zelanda, Filippine, Thailandia, e dal Pakistan, oltre naturalmente alle tre
potenze occidentali.
Intanto in unione sovietica la successione di Stalin fu lunga e tormentata, Stalin lasciava dietro di sé
un eredità imponente, ma anche un clima di persecuzioni diffidenze e sospetti, un paio di settimane
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DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame di Storia delle Relazioni Internazionali, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Storia delle Relazioni Internazionali, Di Nolfo. Nello specifico gli argomenti trattati sono i seguenti: storia delle relazioni internazionali, nascita e morte precoce della nuova diplomazia, il fallimento della politica di sicurezza.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Scienze Sociali Prof.
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