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PREMESSA
Il cristianesimo antico rappresenta una religione "rivelata", che ha il compito di rivelare la parola di Dio all'uomo.
Esso nasce sulla base della religione giudaica, ebraica, per opera di Gesù di Nazareth, verso il 30 d.c., nella palestina sotto il dominio romano. Anche se Gesù non ha
scritto nulla, ma ha solo predicato, è con la sua comparsa che si da inizio alla storia del cristianesimo.
Gli episodi della sua vita e la sua predicazione li conosciamo solo attraverso l'opera dei suoi discepoli, che dopo la sua morte ne hanno raccontato gli insegnamenti
attraverso i Vangeli (Marco,Luca,Matteo).
Paolo di Tarso, seguace fedele del giudaismo,invece è stato colui che, rimasto folgorato da un apparizione di Gesù sulla via di Damasco, è riuscito ad esprimere in
maniera più profonda il pensiero di Gesù, verso il 50 d.c.
Poi, verso il100, un grande teologo, Giovanni, nel 4° Vangelo è riuscito ad offrirci il più alto motivo di riflessione sulla missione cristiana.
Le basi del cristianesimo sono quindi i 4 Vangeli e le lettere di Paolo.
I primi 3 secoli sono di formazione per il cristianesimo e per la Chiesa cattolica, che deve affrontare un ambiente (l'impero romano) sostanzialmente ostile.
Solo con l'imperatore Costantino, nel 325 d.c, a Nicea, si arriva alla soluzione di un grave problema teologico che poteva minare i fondamenti stessi del cristianesimo: la
divinità di Gesù e il suo rapporto con Dio.
Sarà poi nel 380d.c , con Teodosio I, che il cristianesimo diventerà la religione ufficiale dell'impero.
1°
Secondo la tradizione evangelica, il cristianesimo ha avuto origine con la predicazione di Gesù, ma questa predicazione è stata preceduta nel 27-28 da quella di Giovanni
Battista. Per una corretta ricostruzione delle origini cristiane, bisogna conoscere la situazione della Palestina all'epoca di Giovanni e Gesù.
Sul piano politico la Palestina era sotto il controllo dei romani, anche se era amministrata dal re Erode. Nel 4 a.c., alla sua morte, l'imperatore Augusto pone fine alla
monarchia e divide i territori tra i figli del re: Archelao, Antipa e Filippo. Archelao ottiene la Giudea, la regione principale del paese. Alla morte di Archelao, nel 6 d.c.,
con una richiesta fatta dagli stessi giudei, Augusto affida il controllo della parte meridionale del paese (compresa la Giudea) ad un prefetto. Così la Giudea e
Gerusalemme passano sotto il controllo diretto dei romani.
L'organo di governo principale era il Sinedrio, formato da 3 gruppi: i sommi sacerdoti, gli "anziani" (membri più importanti delle famiglie del paese), e gli "scribi", che
studiano e insegnano la legge del popolo ebraico. La dominazione romana limiterà drasticamente l'autorità del Sinedrio. Altri gruppi sono gli erodiani, gli artigiani e i
contadini che costituiscono il ceto medio-popolare.
Sul piano religioso è presente il giudaismo, ma esso non è omogeneo. Il sommo sacerdote Giuseppe Flavio, infatti, nelle sue opere indica 4 scuole diverse: sadducei,
farisei, esseni, seguaci di Giuda il Galileo. I sadducei rappresentano la parte più tradizionalista e conservatrice del giudaismo. I farisei sono rappresentati dai ceti medio-
popolari, che uniscono all'osservanza della legge giudaica, interpretandola e adattandola in base ai bisogni religiosi del popolo. Gli esseni sono un gruppo particolare,
diviso da sadducei e farisei, organizzato come una "setta", soggetti a delle regole rigide quali anni di noviziato, abluzioni frequenti e norme di purità. I seguaci di Giuda
il Galileo si caratterizzano invece per l'amore della propria libertà. Rispetto a sadducei e farisei, collaborazionisti dell'impero romano, essi spingono per ribellarsi al
dominio straniero di Roma.
2°
Secondo i Vangeli, è durante la prefettura di Ponzio Pilato, tra il 26 e il 36 d.c., che inizia la predicazione di Giovanni Battista. Egli afferma che il giudizio di Dio su
Israele è imminente e bisognava prepararsi ad esso con un digiuno di penitenza sul fiume Giordano. La predicazione ebbe numerosi seguaci, tanto che Erode Antipa, il
sovrano della Galilea e della Perea, lo fece mettere a morte. Tra i battezzati vi era Gesù. Il battesimo rappresenta il momento decisivo della vocazione di Gesù e la presa
di distanza da Giovanni Battista.
Gesù è stato un predicatore itinerante che girava per la Palestina, e in particolare nella Galilea, portando il suo messaggio religioso. Faceva guarigioni miracolose ed era
considerato un taumaturgo. Anche se si può contestare la storicità dei miracoli sulla natura, non si può negare che Gesù abbia guarito indemoniati e scacciato demoni.
Secondo il vangelo di Marco infatti "gli portavano ogni sorta di malati e indemoniati. Tutta la città era sotto la sua porta. Guariva i malati e scacciava i demoni".
Altro particolare è il fatto che Gesù predicava come un profeta, un uomo ispirato da Dio. Infatti, dopo che Giovanni Battista fu consegnato, Gesù venne in Galilea
dicendo: "il regno di Dio e vicino, convertitevi al vangelo".
Il contenuto principale della predicazione di Gesù riguarda un evento straordinario: la venuta imminente del regno di Dio, che si manifesterà non solo ad Israele e agli
giudei, ma a tutti gli uomini, portando loro la salvezza. Il regno di Dio rappresenta la salvezza voluta da Dio, con la quale tutti i beni e i valori terreni perderanno
completamente significato. L'instaurazione del regno di Dio non comporta infatti la restaurazione del regno di Israele e neppure la liberazione dal dominio straniero
(romani).
Per quanto il messaggio di Gesù fosse universale, esso era rivolto in particolare ai poveri, agli oppressi e agli emarginati.
Gran parte dell'attività di Gesù riguarda l'insegnamento, che viene fornito ai suoi discepoli nel giorno di Sabato, lo stesso giorno della predicazione dei farisei, con i
quali discuse più volte la legge mosaica attraverso dibattiti e controversie.
Gesù afferma di essere il Messia all'inizio del processo dinanzi al Sinedrio durante il sacerdozio di Caifa, capo del sinedrio ebraico tra il 18 e il 36 d.c.
Rispetto alle attese del popolo di Israele e dei giudei del suo tempo, questa pretesa messianica presenta elementi di decisiva novità: ad esempio egli non fa riferimento
alla figura del figlio di David, ma a quella del "figlio celeste" che alla fine dei tempi doveva ricevere da Dio il potere e la gloria.
Altro elemento di novità è l'allusione alla necessità e al significato della propria morte. Andando infatti a Gerusalemme per portare il suo annuncio di salvezza, Gesù ha
cercato di preparare i suoi discepoli al proprio "destino di morte", non inteso come fallimento della missione terrena ma come adempimento della salvezza celeste.
La predicazione di Gesù costituì per i suoi discepoli una grande speranza, caratterizzata da elementi rivoluzionari e paradossali sia sul piano religioso che su quello
sociale: beati e privilegiati non erano agli occhi di Dio i ricchi e i potenti, ma i poveri e gli oppressi. Proprio per questo la sua predicazione suscitò l'intervento delle
autorita giudaiche e dell'impero romano. I farisei cominciarono ad ostacolare la sua predicazione, così diversa e lontana dai valori tradizionali del popolo ebraico, basata
sull'abbandono alla misericordia divina piuttosto che sul rispetto della legge mosaica.
Così, durante la Pasqua, il Sinedrio e le autorità di Gerusalemme lo fecero arrestare, cogliendo con chiarezza il pericolo sociale e politico della sua predicazione, e lo
consegnarono a Ponzio Pilato che lo fece crocifiggere come ribelle all'impero romano.
3°
La morte di Gesù, da qualunque malfattore sulla croce, ha provocato nei suoi discepoli un grande smarrimento. Infatti sembrava chiaro che non potesse essere lui il
Messia di Israele.
Ma subito dopo la Pasqua è avvenuto qualcosa che ha cambiato completamente la situazione: i suoi discepoli sono stati protagonisti di eventi straordinari, le apparizioni
di Gesù; da esse hanno tratto la convinzione che era risorto, passando ad un altra forma di esistenza, quella dello spirito. In base alla risurrezione, Gesù viene identificato
come il Figlio dell'Uomo al quale aveva alluso nelle sue predicazioni, ricevendo quel potere, quella gloria e quella sovranità che avrebbe dovuto ricevere alla fine dei
tempi, con la quale opera attraverso i suoi discepoli.
Così poteva dirsi che Dio aveva compiuto realmente la promessa a Israele di cui parlavano le scritture.Nasce l'affermazione paradossale che la morte di Gesù non è stata
la fine della sua vicenda, ma il passaggio alla condizione gloriosa di Messia. I giudei devono riconoscere in lui l'uomo che ha compiuto l'attesa messianica del popolo di
Israele.
Tenuti insieme da questa convinzione, i discepoli si riuniscono a Gerusalemme dando vita alla prima concezione di Chiesa. E' la comunità primitiva di Gerusalemme.
Secondo la tradizione di Luca in particolare negli Atti degli Apostoli, è nel giorno di Pentecoste l'atto di nascità ufficiale della comunità, nel quale lo Spirito Santo è
disceso sull'uomo.
Questa comunità rappresenta dunque una comunità religiosa unita dalla fede in Gesù come signore e Messia, vivificata dallo Spirito Santo, nella quale si entra attraverso
un battesimo nel nome di Gesù. Essa è caratterizzata da una grande solidarietà, che si esprime nella comunione dei beni e nel servizio ai poveri. Secondo Luca essi erano
"assidui nell'unione e nella frazione del pane e delle preghiere, tenendo ogni cosa in comune, frequentando il tempio ogni giorno e lodando Dio".
I leader della comunità sono i 12 Apostoli. Il dodicesimo, Mattia, viene scelto al posto di Giuda, il traditore. Subito dopo i dodici abbiamo i Sette, predicatori e
missionari incaricati del servizio delle mense. Ancora dopo troviamo i presbiteri, ossia gli anziani. Infine appare Giacomo, che diventerà il capo della comunità di
Gerusalemme dopo la morte di Gesù.
I discepoli di Gesù non credono più nella restaurazione della monarchia davidica, come le molte comunità apocalittiche giudaiche. Non si cerca più la sovranità e la
gloria, ma l'obbedienza e la sofferenza. La salvezza di Israele per loro sta nell'adesione al Cristo che Dio ha reso Messia.
Questo non viene accettato dalle autorità giudaiche di Gerusalemme, e determina un contrasto con gli Apostoli.
I primi discepoli della comunità sono dei giudei palestinesi, ma ad essi si aggiungono in breve i tempo i giudei greci (detti "ellenisti"). Essi hanno una diversa sensibilità
religiosa, e sono molto più liberi e critici nei confronti della legge di Mosè rispetto ai palestinesi. Questo provoca sconti durissimi con le autorità di Gerusalemme, che
sfoceranno i