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Storia del cristianesimo Pagina 18 di 32

Gherardo Fabretti Sezione Appunti

16. La critica di Celso ai cristiani (177-180)

Celso è un intellettuale pagano che dedica per la prima volta un intero libro alla polemica contri i cristiani.

Non la conosciamo direttamente e sappiamo solo che si intitolava Alethes Logos, cioè la vera dottrina.

Probabilmente è stato composto tra il 177 e il 180. Il contenuto lo conosciamo solo grazie al Contra Celsum

di Origene, del 248, che ribatteva punto per punto le idee di Celso.

Sono critiche intelligenti e posate, inquadrate in un discorso organizzato e organico di carattere

principalmente filosofico. Celso è convinto che il mondo sia un tutto ordinato di cui l'uomo è un infinitesimo

frammento. Dunque per lui l'antropocentrismo cristiano è inconcepibile. I cristiani sono paragonati a

grappoli di pipistrelli, formiche uscite dalla tana, rane in riunione in uno stagno fangoso.

Inconcepibile è pure l'idea di un Dio che abbandona la sua quiete perfetta e si incarna in un uomo. A che

scopo? Apprendere ciò che accade tra gli uomini? Sa già tutto no? E se lo sa che fa? Scend e a correggerli?

O non sa farlo o ha bisogno di un uomo in carne e ossa per farlo? Allora non è perfetto.

Celso poi sfrutta i dati dei Vangeli in maniera abile per disegnare una immagine caricaturale di Gesù e dei

discepoli, dei suoi miracoli (opere di magia o di millanteria), la cui testimonianza di risurrezione è affidata a

gente poco affidabile (una invasata come la Maddalena o qualche compagno di stregoneria.

Celso odia i cristiani perchè li vede come un gruppo che si sottrae ai suoi doveri civici, un vero e proprio

inno alla rivolta.

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Gherardo Fabretti Sezione Appunti

17. La teologia di Ireneo di Lione (130 – 202)

Tra la fine del II secolo e l'inizio del III si assiste ad un poderoso sforzo della Chiesa per darsi un assetto

dottrinale e organizzativo più definito. Dovrà affrontare innanzitutto tre grandi problemi.

- Il problema della Pasqua. Questo problema è un riflesso dei conflitti col giudaismo. Si trattava di stabilire

se il 14 del mese di nisan era ancora il giorno della celebrazione del banchetto pasquale con l'agnello, o se il

rito era completamente da abolire in quanto Gesù era l'agnello pasquale vero e unico. I giudeo cristiani

infatti non volevano abolire il banchetto. Melitone e Apollinare, invece, che pure erano quattordecimani,

sostenevano che la Pasqua cristiana aveva completamente abolito il rito giudaico della Pasqua. Nella Pasqua

non si celebra più la consumazione dell'agnello ma la morte del Signore al posto dell'agnello. Ippolito

conclude dicendo che quel giorno Cristo la Pasqua non l'ha mangiata ma sofferta.

- Il problema del montanismo. Era necessaria anche una presa di posizione contro molti vescovi montanisti.

Il montanismo aveva suscitato notevole fascino sulle chiese d'Asia, per la loro sostanziale ortodossia, per

l'entusiasmo profetico, per l'intransigenza morale. I maggiori vescovi del tempo temevano una

degenerazione settaria del montanismo, che del resto suscitava numerose proteste dell'impero romano.

- Il problema dello gnosticismo. Era certamente il problema più importante. I seguaci degli gnostici

dilagavano oramai dappertutto. La confutazione più organica e completa e organica dello gnosticismo viene

proprio da Ireneo da Lione.

Ireneo nasce a Smirne nel 130 e la sua confutazione anti gnostica si compie tra il 180 e il 190 con i suoi

cinque libri del suo Adversus Haereses. Fu allievo di Policarpo, vescovo quattordecimano messo a morte da

Marco Aurelio. La teologia di Ireneo conserva molti elementi asiatiche (come l'accettazione della tesi

millenaristica) ma l'orientamento della sua teologia è tipicamente romano. L'importanza di Ireneo è

sicuramente in particolare nella dottrina antignostica, soprattutto valentiniana, che lo porta a fondare la

prima vera teologia della storia del pensiero cristiano, dando una vistosa accentuazione a tutti quegli

elementi teologici di carattere istituzionale (canone neotestamentario, tradizione ecclesiastica, poteri

episcopali, primato romano) che saranno l'ossatura della nascente Chiesa cattolica.

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18. La teologia di Ireneo di Lione rivolta al fedele

Ireneo comincia prendendo spunto dalla polemica antimarcione sul problema dell'unità di Dio e della

continuità dei testamenti. Un unico Dio regge e governa il mondo, accompagnandolo dalla creazione

all'incarnazione di Cristo attraverso le tappe dei due testamenti. Il vecchio testamento + una preparazione

all'avvento di Cristo. Cristo non ha abolito la Legge ma l'ha completata.

La polemica si sposta poi sugli pneumatici, che affermavano che con venuta di Cristo e il dono dello Spirito

Santo l'uomo ha raggiunto la perfezione finale. Ireneo nega, dicendo che il processo dell'uomo terminerà

quando l'uomo sarà a totale somiglianza di Dio. Dopo l'incarnazione, infatti, lo Spirito Santo continua a

guidare l'uomo verso la perfezione finale, con una crescita tranquilla nel tempo della Chiesa. Prima

dell'avvento del regno di Dio, ci saranno mille anni di regno di Cristo durante i quali i giusti si abitueranno a

comprendere Dio.

La polemica contro i valentiniani parte dal proclama di identità di Gesù con Cristo. La redenzione è opera

del Verbo fatto carne, che è quello stesso Gesù Cristo che ha patito, è morto ed è risorto, Figlio di Dio

divenuto Figlio dell'uomo. I valentiniani, dice Ireneo, scindono le due nature di Cristo perchè sono ostili nei

confronti della realtà materiale, che è invece cosa buona. Il mondo è creato da Dio e non dal demiurgo. La

carne non viene abbandonata ma salvata con lo spirito.

Ireneo ringrazia infine i romani. Sotto Commodo i cristiani possono viaggiare in tutta serenità e senza alcun

timore. Quindi l'Impero è buono per i cristiani, non può essere l'Anticristo.

La teologia di Ireneo costituisce già il primo tentativo in grande di sistemazione organica del pensiero

cristiano, la prima vera apparizione di una teologia cattolica che si preoccupa del semplice fedele più che

dell'intellettuale. Ireneo afferma due principi fondamentali per la lettura e l'interpretazione della Scrittura: il

rispetto dei testi nella loro unità materiale e l'esigenza di una lettura d carattere ecclesiale. Questo non fanno

marcioniti e valentiniani, che preferiscono tagliare a loro piacimento i libri dei due testamenti e cambiare a

loro piacimento ciò che salvano.

Sono i vescovi a custodire e garantire il deposito della dottrina perchè sono i vescovi che con la successione

degli apostoli ne hanno ereditato il dono della verità. La chiesa di Roma possiede poi una antichità

particolarmente eminente perchè proviene da Pietro e Paolo. È questa la prima base teologica per le pretese

di Roma sulle altre chiese.

All'epoca di Ireneo le Chiese hanno ormai una solida organizzazione, con delle liste episcopali che

testimoniano la diretta discendenza di un vescovo da un determinato apostolo. Addirittura la Chiesa Romana

nel 190 col vescovo Vittore vorrà imporre anche alle chiese d'Asia la nuova interpretazione della Pasqua,

che sancirà la rottura definitiva col giudaismo.

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19. La rottura definitiva del cristianesimo col giudaismo (fine del II

secolo)

Si esplica in tre argomenti fondamentali.

L'accusa di deicidio

Chi ha messo a morte Gesù? Una corrente afferma che il Sinedrio all'epoca aveva ancora facoltà di mettere a

morte. Altri dicono che sia stato Pilato a ratificare la condanna. Il Vangelo di Marco, che è la nostra fonte

più antica, indica che il popolo giudaico non aveva nessuna colpa. La predicazione di Gesù ebbe molto

successo (ma un successo che Marco esagera) e intere folle lo seguivano. In realtà furono gli scribi e i farisei

del Sinedrio a ad accusarlo e Pilato ratificò la morte per ragioni politiche.

Ma i cristiani, affamati di lealismo nei confronti dei romani, iniziarono ad addossare interamente le colpe

agli ebrei. Matteo e Luca già attenuano un po' le responsabilità di Pilato; Luca fa dire tre volte a Pilato di

non trovare motivo d'accusa. Negli Atti degli Apostoli e nel Vangelo di Giovanni si afferma esplicitamente

che l'unica responsabilità è degli ebrei. Nel II secolo si peggiora. Nel Vangelo di Pietro è Erode a ratificare

la condanna, non Pilato. Giustino dice che sono stati gli ebrei e non i romani a metterlo a morte. Nell'Omelia

di Melitone da Sardi i romani scompaiono direttamente, fino a alla cristianizzazione di Pilato di Tertulliano

e la sua canonizzazione nelle chiese copte ed etiopiche. Si inizia a fare strada la pericolosa idea che siano

tutti gli Ebrei gli assassini di Cristo e che questo sia stato l'ultimo di una lunga serie di atti infedeli di Israele.

- La giusta punizione dei Giudei per il deicidio

Ma la giustizia è arrivata. Trentasei anni dopo scoppia la rivolta dei Giudei contro Roma, che finisce in un

bagno di sangue e la distruzione dei templi. I polemisti cristiani sfruttano abilmente la coincidenza vicina

della morte di Gesù con la distruzione di Gerusalemme, un castigo di Dio. La seconda conseguenza

pericolosa è che si fa strada l'idea dei romani come strumento inconsapevole della volontà di Dio e degli

ebrei giustamente condannati per le loro continue infedeltà. Giustino arriva a dire che la circoncisione era il

giusto segno che indicava gli ebrei, gente da condannare. Melitone dice che mentre Gesù era crocifisso, gli

ebrei gioivano e danzavano nelle case.

- La lettura del Vecchio Testamento alla luce esclusiva del Nuovo Testamento.

I cristiani sono il nuovo Israele. Gli ebrei sono la discendenza carnale, i cristiani quella spirituale. È la

Chiesa, non Israele, il nuovo popolo di Dio, perchè i Giudei hanno perso i loro privilegi. Il privilegio ebraico

ancora sostenuto da Paolo finisce per scomparire. La promessa fatta ad Israele ha trovato compimento nella

Chiesa. La vecchia alleanza sul monte Sinai è sostituita da quella fatta con il sangue di Gesù. Gli ebrei non

capiscono la Scrittura perchè la leggono letteralmente e non spiritualmente.

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Gherardo Fabretti Sezione Appunti

20. I problemi di carattere dottrinale nel '200

Dalla lotta contro giudei, marcioniti, gnostici e montanisti è emersa la figura della Chiesa Cattolica. Già con

l'imperatore Commodo (180 – 192) la Chiesa gode di un lungo periodo di pace; la concubina di Commodo,

Marcia, mostra anzi una

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