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III.
La sala è stato originariamente utilizzato per la ricezione dei principi e ambasciatori reali, da qui il
suo nome. Concistori si sono svolte in essa, ma sono stati successivamente trasferiti alla Basilica di
San Pietro, il 19 novembre 2016, e la zona ha anche fornito un recital musicale occasionale in
presenza del papa; durante un conclave è stato utilizzato come una passeggiata per i cardinali.
Casa di Sangallo in Via Giulia
Al civico 66 è situato il palazzo Sacchetti, edificato su un'area detta nel Cinquecento "dell'orto di
S.Biagio" ed appartenuto ad Antonio da Sangallo il Giovane. L'artista vi abitò pochi anni perchè
morì nel 1546 e così l'edificio passò al figlio Orazio; questi nel 1552 lo vendette al cardinale
Giovanni Ricci di Montepulciano, che lo fece ampliare da Nanni di Baccio Bigio. La proprietà
sembrava indesiderata ma molto probabilmente era il fattore economico che costringeva gli
acquirenti a rivenderla per rifarsi delle alte spese sostenute nei lavori di ampliamento o di restauro.
L'ampia facciata in laterizio presenta finestre in travertino, portale in marmo sormontato da un
balcone con balaustrini in ferro; ai lati è affiancato da tre finestre, architravate ed inferriate con
davanzale retto da mensole, sotto le quali si aprono le finestrelle dell'interrato. Anticamente sulla
facciata era affissa la 5 Palazzo Medici Clarellitarga "DOMUS ANTONII SANGALLI
ARCHITECTI MDLIII" e, nella nicchia, ancora ben visibile sulla terza finestra del primo piano,
uno stemma di papa Paolo III Farnese.
Il cortile è circondato da un porticato con pilastri dorici, ma le arcate ai lati sono chiuse. All'interno
sono notevoli il "Salone dei Mappamondi" affrescato da Francesco Salviati e la sala da pranzo della
Galleria con dipinti di Pietro da Cortona e di Giacomo Rocca di carattere biblico. Presso l'angolo
sinistro del palazzo è situata una fontanella in marmo detta "del putto", di stile rinascimentale,
realizzata verso la fine del XVI secolo dai Ceoli. È formata da una edicoletta a nicchia, arricchita da
una valva di conchiglia, al centro della quale, fra due pilastrini architravati ed adornati da figure di
donna, un puttino abbraccia le code di due delfini dalle quali uscivano due getti d'acqua che
andavano a finire in una vasca non più esistente. Si crede 6 Casa di Raffaello possa essere opera del
Sangallo, se non altro perché si appoggia al palazzo dell'artista, ma non si hanno dati sicuri.
Porta S. Spirito
Porta Santo Spirito è una delle porte che si aprono nelle Mura leonine di Roma. Si trova alle spalle
dell'omonimo ospedale, sull'attuale via dei Penitenzieri, quasi all'incrocio con piazza della Rovere.
È tra le più antiche porte del muro che circonda il Vaticano, essendo infatti contemporanea
all'edificazione della cerchia muraria di papa Leone IV, intorno all'850. Benché fosse l'unico
collegamento diretto tra la Basilica di San Pietro e la zona di Trastevere , e benché fosse l'accesso
alla via Aurelia ‘'nova'’, fu aperta inizialmente come passaggio secondario.Il suo nome originario
era "posterula Saxonum" (posterula dei Sassoni).
Già nel 727, infatti, il re Ine (o Ina) del Wessex, dopo aver abdicato si trasferì a Roma, dove fondò
una "schola Saxonum" (il cui scopo era di fornire una preparazione e un'istruzione cattolica al clero
e ai nobili inglesi), con annessa chiesa e cimitero. La presenza sassone in quella zona è attestata fino
alla fine del XII secolo, quando il re Giovanni Senzaterra donò il complesso della schola per
l'edificazione della chiesa di Santa Maria in Saxia (divenuta poi Santo Spirito in Sassia) e
dell'ospedale tuttora esistente, di cui già nel 794 era stata iniziata la fondazione. Con l'occasione
papa Innocenzo III volle aggiornare anche il nome della porta, che da allora divenne di Santo
Spirito.
La struttura subì ovviamente vari restauri e ampliamenti. Fu probabilmente notevole quello operato
all'inizio del XV secolo forse da papa Gregorio XII, visto che in una testimonianza del 1409 viene
chiamata “Porta Nuova”. All'inizio del secolo successivo papa Alessandro VI ritoccò sensibilmente,
tra le altre, anche questa porta e la muraglia circostante, e infine, una quarantina d'anni dopo, anche
papa Paolo III operò i suoi interventi servendosi della consulenza e dell'opera di ingegneri come
Michelangelo e Antonio da Sangallo il Giovane. La rinnovata paura di incursioni da parte di pirati
saraceni, nonché le nuove tecniche poliorcetiche che prevedevano ormai l'uso massiccio di
artiglierie, indussero infatti Paolo III ad interventi di ammodernamento delle mura che avessero
anche serie caratteristiche difensive.
Il disaccordo tra i due artisti è ben noto; in proposito sembra che i lavori sulla porta furono eseguiti
su un bellissimo progetto del Sangallo[1], ed il Buonarroti (che li completò dopo la morte del
collega, ma in modo frettoloso e approssimativo) pare abbia fatto qualche intervento di tipo
disfattista (non potendola demolire) sia per rovinare l'opera dell'antagonista, sia per rifarsi delle
feroci critiche che gli venivano rivolte per il bruttissimo progetto di Porta Pia.
Attualmente la porta ha in effetti un aspetto incompiuto (soprattutto nella parte superiore), con le
sue nicchie vuote e
quasi nascosta
dall'imponenza del
vicino bastione del
Sangallo. E d'altra
parte, a distanza di un
secolo aveva
praticamente esaurito
la sua funzione, come
la vicina porta
Settimiana, trovandosi
all'interno della più
vasta cerchia delle
mura gianicolensi, e
non si ritenne di
doverla più
completare.
La committenza artistica di Paolo III
Per Paolo III, la committenza artistica fu non solo un modo di far politica. Il bilancio, pur limitato
alla sola Roma, è imponente e mostra un rapporto di continuità e coerenza con le tradizioni e gli
ideali rinascimentali. Vi fu anche un riordinamento urbanistico – edilizio che comportò anche estese
demolizioni e rispose alle esigenze di modellare la città secondo l’ideologia del potere. Nel 1538,
per volere di Paolo III, il gruppo equestre di Marco Aurelio, il più famoso e unico gruppo equestre
in bronzo dell’antichità giunto fino a noi, fu fatto portare dal Laterano sul soglio del Campidoglio e
fu posto al centro della piazza. La statua di Paolo III, che Guglielmo della Porta scolpì per il
monumento funebre del pontefice secondo le indicazioni dello stesso Paolo III, riprende
l’atteggiamento di arringa dell’imperatore romano interpretato come un gesto pacificatore.
Inoltre fece recingere di mura il Vaticano, compreso di Borgo e Castel Sant’Angelo, che costituiva il
perno difensivo e con cui si imponeva la presenza ammonitrice della Chiesa sul potere laico del
Comune di Roma. L’ostentazione di potenza, che costituisce il carattere proprio di tante costruzioni
farnesiane, traspare in palazzo Farnese, al quale Paolo III si interessò da quando era cardinale,
affidando i lavori ad Antonio da Sangallo il Giovane (1517). Nel 1538 il papa fa riprendere i lavori
della fabbrica di San Pietro, ferma da oltre vent’anni, sotto la direzione di Antonio da Sangallo il
Giovane, che propone un edificio a pianta rettangolare.
Alla morte dell’architetto (1546), i lavori sono affidati a Michelangelo, che ritorna alla pianta
centrale. Paolo III fa eseguire a Michelangelo anche l’affresco del “Giudizio universale” sulla
parete di fondo della Sistina, già progettato sotto Clemente VII, e gli affreschi della Cappella
Paolina con la “Conversione di S. Paolo” e la “Crocefissione di San Pietro”. Il “Giudizio
universale” è l’espressione della crisi di una coscienza in cui contrastano i motivi dell’ortodossia e
della riforma e la rinuncia ai canoni prospettici rinascimentali.
Le due splendide realizzazioni della sala Regia e della cappella Paolina, alle quali è legato il nome
di Paolo III, furono completate alla morte del pontefice. In questa zona della residenza papale Paolo
III volle operare con estrema libertà procedendo ad un rifacimento quasi integrale degli ambienti e
non esitando a distruggere la cappella parva sancti Nicolai affrescata dal Beato Angelico. Per
l’architettura si avvalse dell’opera di Antonio da Sangallo il Giovane, che coprì l’aula della sala
Regia di una maestosa volta a botte impostata su un ricco cornicione di pietra a 13 metri dal
pavimento.
La decorazione fu affidata a Perino del Vaga (1542), che fece negli ottangoli, in cambio di una rosa,
quattro putti tondi di rilievo, che puntano i piedi al mezzo e, con le braccia girando, fanno una rosa
bellissima; nel resto dello spartimento vi sono tutte le imprese di casa Farnese. La sala Regia,
adibita a sala di rappresentanza, tra la cappella Sistina e quella Paolina, era tale da permettere al
papa di soddisfare le sue esigenze di fasto e prestigio. A tali esigenze rispondeva anche la cappella
Paolina, costruita dal Sangallo e ornata dagli stucchi di Perino, che andarono distrutti con l’incendio
del 1545.
Opere di Michelangelo e sua influenza a Roma.
Michelangelo Buonarroti
Biblioteca Laurenziana
La Biblioteca Medicea Laurenziana, anticamente chiamata Libreria Laurenziana, è una delle
principali raccolte di manoscritti al mondo, nonché un importante complesso architettonico di
Firenze, disegnato da Michelangelo Buonarroti tra il 1519 e il 1534. I locali della Biblioteca furono
disegnati per il cardinale Giulio de' Medici, poi papa Clemente VII, che affidò nel 1519 la
commissione a Michelangelo. Egli diresse personalmente il cantiere tra il 1524 e il 1534, sia pure
con l'interruzione dovuta alla parentesi repubblicana.
La biblioteca è una delle maggiori realizzazioni dell'artista fiorentino in campo architettonico,
importante anche per le decorazioni e l'arredo interno, giunto in buono stato fino a noi
(Michelangelo fornì anche disegni degli stalli di legno per la lettura dei manoscritti). L'opera viene
ritenuta una piena espressione dell'atteggiamento manierista che rivendica la libertà linguistica
rispetto alla canonizzazione degli ordini classici e delle regole compositive.
Il vestibolo è uno spazio quadrato, quasi interamente occupato dallo scalone e con un'altezza
superiore alle dimensioni della pianta, caratteristica che dà vita ad un ambiente alto e stretto.
Un primo progetto di Michelangelo prevedeva un'altezza minore, uniformata a quella della sala di
lettura ed un'illuminazione mediante lucernari in copertura, vista la difficoltà di aprire finestre in
parete. Al rifiuto del papa del pro