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Circa 200.000 ugonotti scelsero la via dell’esilio verso i paesi vicini. Da allora il
protestantesimo non ebbe più spazio in Francia, ma la repressione della dissidenza
religiosa si rivelò, oltre che un gravissimo atto di intolleranza , fortemente dannosa per
l’economia francese poiché gli esiliati rappresentavano la parte più viva del paese.
In campo economico Luigi XIV trovò un grande collaboratore in Colbert, controllore
generale delle finanze, che attuò una politica mercantilista, caratterizzata da una serie
di provvedimenti per accrescere la ricchezza dello stato. Colbert infatti frenò le
importazioni attraverso l’imposizione di alte tasse doganali sulle merci straniere; favorì
l’aumento della produzione industriale concedendo finanziamenti e privilegi agli
imprenditori e creando manifatture regie, inoltre stimolò lo sviluppo della marina
mercantile con premi agli armatori e con la creazione di compagnie privilegiate come
quelle olandesi e inglesi.
Dopo la vittoria riportata nella guerra dei Trent’anni e i successi contro la Spagna, Luigi
XIV voleva raggiungere le naturali frontiere orientali della Francia, cioè i territori situati
lungo la riva sinistra del Reno. Nel 1667 l’esercito francese invase la Fiandra spagnola
e la Franca Contea. L’Olanda allora promosse un’alleanza con la Svezia e l’Inghilterra
per fermare la Francia. Luigi XIV fu indotto così alla pace con la Spagna, firmata ad
Aquisgrana (1668), con la quale ottenne le città fiamminghe conquistate, ma dovette
rinunciare alla Franca Contea. Subito dopo, la Francia riuscì ad allearsi con l’Inghilterra
e la Svezia, isolando l’Olanda. Le operazioni militari iniziarono nel 1672: l’esercito
francese appoggiato da truppe inglesi invase l’Olanda, ma l’avanzata fu fermata
perché gli Olandesi, sotto la guida di Guglielmo III d’Orange, ruppero le dighe sul mare
allagando ampie estensioni di territorio. Egli riuscì inoltre a creare una forte coalizione
antifrancese (Spagna, Danimarca, Federico Guglielmo di Brandeburgo e molti altri
principi dell’Impero). La guerra terminò con la Pace di Nimega (1678). Dopo questa
pace la Francia occupò alcuni territori tra cui la città di Strasburgo. La reazione
europea all’espansione francese fu una nuova coalizione (Spagna, Svezia, Olanda e
Inghilterra) denominata Lega di Augusta (1686). La guerra durò nove anni, dal 1688 al
1697 e si concluse con la pace di Rijswick senza vincitori né vinti, e la Francia poté
mantenere Strasburgo, centro strategico per il controllo della navigazione sul Reno.
L’Inghilterra
La regina Elisabetta I morì nel 1603 senza lasciare eredi diretti, così il trono passò al re
di Scozia Giacomo I, che unificò le due corone di Scozia e Inghilterra. Deciso assertore
dell’assolutismo monarchico, lui osteggiò chiunque intendesse limitare i poteri del
trono e dell’altare. L’avversione era rivolta in particolare ai parlamentari, ma furono
anche combattute le comunità dei puritani. Proprio per sfuggire all’intolleranza
politica, migliaia di perseguitati per motivi religiosi lasciarono l’Inghilterra e si
rifugiarono nel Nord America. I contrasti tra il re e i parlamentari divennero sempre
più frequenti, tanto che tra il 1614 e il 1621 il Parlamento non fu più convocato. Carlo I
Stuart, successore di Giacomo I, bisognoso di denaro per finanziare la spedizione in
aiuto degli ugonotti assediati alla Rochelle, convocò nel 1628 il Parlamento per
ottenere l’autorizzazione a imporre nuove tasse. La Camera dei Comuni si dichiarò
favorevole a condizione che il re accogliesse la Petizione dei diritti, un documento in
cui si ribadivano due principi: non imporre tasse senza il consenso del Parlamento e
non procedere a condanne e arresti senza rispettare il regolare procedimento
giudiziario. Carlo I la accettò formalmente, ma l’anno successivo sciolse le due cariche.
Nel 1638 la Scozia presbiteriana si ribellò al tentativo di imporvi l’anglicanesimo. Per
reperire i mezzi finanziari con i quali affrontare la rivolta, Carlo I fu costretto a
convocare il parlamento, che però ebbe solo 3 settimane di vita e fu chiamato Corto
parlamento, a cui seguì nel 1640, il Lungo parlamento, così chiamato perché rimase
incarica fino al 1653. Lo scontro divenne ancora più radicale: il Parlamento, di fronte
all’intransigenza del re, approvò la Grande rimostranza (1641), in cui si elencavano le
violazioni della legalità commesse dalla corte e dal clero e si chiedeva l’abolizione
dell’assolutismo. Carlo reagì arrestando i principali oppositori, ma Londra insorse per
liberarli. Ebbe così inizio la guerra civile tra i sostenitori della monarchia, detti
cavalieri, e i sostenitori del parlamento, detti teste rotonde. Dopo fasi alterne,
l’esercito parlamentare sconfisse sotto il comando di Cromwell le truppe di Carlo I
nella battaglia di Naseby (1645), e il re fu fatto prigioniero. Mentre si cercava una
soluzione di compromesso con l’ambiente di corte, nel 1647 il sovrano riuscì a fuggire
in Scozia, raccolse un esercito e riprese la guerra che durò fino al 1648 concludendosi
di nuovo con la sua cattura, e successivamente, nel 1649 fu decapitato. Il Parlamento
abolì la Monarchia e la Camera dei Lord e instaurò la Repubblica.
Cromwell assunse la guida del governo e restò al potere fino al 1658, instaurando una
sorta di dittatura militare con il titolo di Lord Protettore. I contrasti interni però non si
erano placati. Cromwell allora eliminò le componenti più radicali dell’esercito, i
livellatori e gli zappatori. Ristabilito l’ordine, decise di porre fine alle rivolte irlandesi e
scozzesi. In politica estera, lui emanò l’Atto di Navigazione (1651), un provvedimento
che non permetteva alle navi straniere di scaricare merci nei porti e nelle colonie
inglesi. Questo fu un affronto all’Olanda, per la quale il commercio era una forma di
vita. La guerra anglo-olandese che ne scaturì (1652-1654) si concluse con la vittoria
dell’Inghilterra e la riconferma dell’Atto di Navigazione: l’Olanda dovette cedere gli
scali che aveva nell’America settentrionale, tra i quali New Amsterdam, ribattezzata
New York.
Alla morte di Cromwell assunse il potere come Lord protettore il figlio Riccardo, ma
solo per alcuni mesi perché non seppe guadagnarsi la fiducia delle opposte fazioni.
Dopo le sue dimissioni, il governatore della Scozia George Monk chiamò sul trono Carlo
II Stuart. Ripristinata la Camera dei Lord, si delinearono due partiti: quello dei tories,
favorevoli alla Monarchia, e quello dei whigs, sostenitori del Parlamento.
Appoggiandosi ai tories, Carlo II riuscì a mantenere il suo potere autoritario fino alla
morte. L’opposizione parlamentare contro la Monarchia riprese con l’ascesa al trono
del fratello Giacomo II Stuart, che accentuò la politica assolutistica e cercò di
restaurare il cattolicesimo. Il figlio maschio del sovrano, battezzato cattolico, spinse i
whigs a offrire la corona a Guglielmo III d’Orange, marito di Maria, figlia di Giacomo II,
il quale accettò l’offerta e spinse quest’ultimo all’esilio. Nel 1689 Guglielmo III e Maria
vennero proclamati sovrani dell’Inghilterra, dopo aver giurato di rispettare la
Dichiarazione dei diritti, che sancì la trasformazione dalla monarchia da assoluta in
costituzionale.
Dopo 50 anni di guerre civili e di lotte politiche la “gloriosa rivoluzione”, così chiamata
per il suo svolgimento pacifico, diede all’Inghilterra un sistema politico fondato sulla
divisione del potere tra Monarchia e Parlamento e sul rispetto dei diritti civili dei
cittadini. Essa diventò dunque una monarchia costituzionale, guidata da un governo
responsabile del proprio operato di fronte al Parlamento. Nel 1702, alla morte di
Guglielmo III, salì al trono la cognata Anna Stuart, che dopo l’atto di unione tra la
corona di Scozia e quella d’Inghilterra e Irlanda (1707), assunse il titolo di sovrana del
Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.
La crisi economica e la guerra dei Trent’anni
Agli inizi del Seicento, a causa del crescente divario tra popolazione e risorse, una
grave crisi economica si abbatte sull’Europa. La crisi colpisce in particolare la Spagna,
che ha contratto debiti per finanziare le guerre e sperperato ricchezze, e che registra il
decadimento dell’agricoltura dopo l’espulsione dei moriscos (1609). In Andalusia e
Catalogna esplodono rivolte, ma sono soffocate dal governo madrileno. La rivolta di
Lisbona ha invece esito positivo e il Portogallo riconquista l’indipendenza (1640) sotto
il re Giovanni IV di Braganza. In Russia scoppiano contro la nobiltà rivolte contadine,
tutte represse nel sangue. Nel 1649 lo zar Alessio, ristabilito l’ordine interno, emana
un codice che estende la servitù della gleba fino ai confini con la Cina e riconosce ai
proprietari il diritto di dare la caccia ai servi fuggiaschi.
L'Inghilterra e l'Olanda, e in parte anche la Francia, riescono a superare la crisi. Gli
Inglesi modernizzano l'agricoltura, puntando sulla coltivazione di piante industriali e
sull'ampliamento delle irrigazioni. Per ridurre i costi di produzione, viene sviluppato il
domestic system, trasferendo gran parte della tessitura nelle campagne. Anche gli
Olandesi migliorano l'agricoltura ma, soprattutto, sviluppano il commercio marittimo
attraverso la fondazione di due grandi compagnie: la Compagnia Riunita delle Indie
Orientali (1602) e la Compagnia delle Indie Occidentali (1621), attiva nelle Antille e
nell'America settentrionale dove fonda nel 1626 la futura New York. L’economia
francese sì giova dei crediti bancari concessi dallo Stato agli agricoltori, mentre il
governo crea manifatture tessili per
sviluppare sia la produzione di tessuti di lusso, sia la produzione di massa. Nel
Seicento continua la sottomissione, diretta o indiretta, della grande maggioranza degli
Stati italiani alla corona iberica. La Spagna controlla direttamente il Ducato di Milano, i
regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, lo Stato dei Presidi sulla costa toscana. Il dominio
spagnolo è contrassegnato dal malgoverno, da un eccessivo prelievo fiscale, a cui si
accompagnano l'intolleranza religiosa e l’eccessiva ricchezza dei nobili. Gli Stati che
mantengono una relativa indipendenza sono i principati dinastici (Savoia, Medici, Este,
Gonzaga, Farnese). Repubbliche oligarchiche sono invece quelle di Venezia, Genova e
Lucca. Nell'Italia centrale vi è lo Stato della Chiesa, una sorta di monarchia elettiva dal
momento che il Papa non ha discendenti