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CHIESA OSPEDALIERA SANTO SPIRITO IN SASSIA
(1537-1545)
• Primo esempio romano di chiesa a navata unica , soffitto
piano e cappelle (che sostituiscono le navate laterali) ,
sviluppato a Firenze nel tardo Quattrocento.
• Ebbe notevole influenza sulle chiese successive,
specialmente nel periodo della Controriforma.
• La facciata fu costruita da Ottavio Mascherino, su disegno
del Sangallo, nel 1585-1590, per volere di papa Sisto V. La
facciata è a due livelli, con paraste di ordine corinzio che
dividono il livello inferiore in cinque campate e quello
superiore in tre. Un rosone circolare si apre nella fascia
superiore, e al di sopra campeggia lo stemma di Sisto V.
SCALA REGIA (primi anni XVI secolo)
• La Scala Regia è una imponente rampa di scale del Palazzo
Apostolico nella Città del Vaticano ed è parte dell'entrata
cerimoniale in Vaticano. Fu costruita per collegare i palazzi
Apostolici alla Basilica di San Pietro, e fu notevolmente rimaneggiata da Gian Lorenzo Bernini dal 1663 al 1666.
• Il sito, una striscia di terra scoscesa relativamente stretta tra la chiesa ed il palazzo, è delimitato da irregolari muri convergenti.
Bernini usò un numero di effetti barocchi tipicamente teatrali per esaltare questo punto di accesso in Vaticano.
• La rampa prende la forma di un colonnato voltato a botte che necessariamente diventa più stretto alla sommità, amplificando
agli occhi dell'osservatore la lunghezza del percorso per mezzo di una prospettiva forzata. Sopra l'arco, all'inizio della rampa, c'è
lo stemma di papa Alessandro VII, affiancato da due angeli scolpiti. Alla base delle scale, Bernini posizionò la sua statua equestre
dell'imperatore romano Costantino. CAPPELLA PAOLINA (1537)
• Papa Paolo III Farnese venne eletto nel 1534; egli volle la realizzazione,
all'interno del Palazzo Apostolico, di una cappella da affiancarsi a quella
costruita da Sisto IV, per la custodia del Santissimo Sacramento.
• Il progetto venne affidato all'architetto Antonio da Sangallo il Giovane,
che Paolo III aveva nominato nel 1536 architetto di tutte le fabbriche
pontificie
• L’apparato decorativo vede l’intervento di Michelangelo
• La cappella è a navata unica, coperta con volta a padiglione lunettata e
illuminata da una trifora a lunetta semicircolare sulla parete di destra e
da due aperture circolari nella volta.
Sangallo è caratterizzato da uno spirito pratico e sobrio. I suoi edifici sono fatti per durare, e mancano di immaginazione
architettonica. Fu proprio per questo che i suoi incarichi maggiori furono relativi a edifici funzionali. Fu disegnatore infaticabile, e
la sua tecnica è precisa e sintetica: la sua opera stabilisce una netta separazione tra architettura e pittura. Queste due arti, finora
strettamente legate, presero ciascuna la propria strada.
GIULIO PIPPI detto ROMANO (1499-1546)
• Uno dei pochi architetti del periodo ad essere nato a Roma e deve proprio a Roma un influsso decisivo, specialmente
all’influsso del circolo di Raffaello, di cui era allievo preferito e con cui collabora nelle Stanze e nelle Logge del Vaticano e a
Villa
• Tratti fondamentali della sua opera sono l’unità di struttura e decorazione (caratteristica anche dello stile maturo di
Raffaello), la concezione degli edifici come un fatto estetico nella loro globalità
• È il più importante rappresentante della tendenza definita «architettura dei pittori»
• Condivide con Peruzzi il consapevole contrasto tra forme classiche e anticlassiche; entrambi mostrano di conoscere le
regole degli ordini , ma spesso impiegano forme eretiche: l’opera diventa una sorta di esperimento
VILLA TURINI LANTE SUL GIANICOLO (1518-1531)
• Molto piccola ma importante; sorge su dei resti classici di forma molto regolare (forse la villa di Marziale)
• La città è incorniciata dalla loggia. Questa è realizzata con una sequenza di serliane, ribattute come disegno sul fondo
• La pianta è un quadrato con in fronte un loggiato (loggia del giardino). La facciata d’entrata costituita da un portico centrale
con una gradinata (più di un podio, caratteristica delle ville dell’epoca). Di fronte al portico, sullo stesso asse, un vialetto che
attraversa il giardino geometrico. Il basamento è pseudo-dorico, con fregio astratto e sopra un ordine ionico stuccato con il
capitello schiacciato. Le finestre hanno sopra una cornice ionica. Ogni facciata deve essere diversa. Le proporzioni sono molto
semplici: un quadrato a cui si affianca un portico. Tutto si innalza su base quadrata, tranne il loggiato
• Ci sono una serie di invenzioni linguistiche: uso del capitello ionico che diviene elemento finale della finestra e la sua cornice
• Tenta di dare un ritmo simmetrico alla facciata adottando un ordine massiccio. I rapporti ¾ e 2/3 per larghezza e altezza sono
accuratamente studiati e applicati alle grandezze delle stanze non tanto agli ordini. Usa la radice di 2 per le proporzioni del
loggiato. Tutta la villa è costruita quindi secondo le proporzioni vitruviane.
PALAZZO STATI MACCARANI A SANT’EUSTACHIO A ROMA (1519-1524)
• La facciata presenta 5 campate
• Il piano terra è bugnato, così forte da contaminare anche il portale;
• Le aperture del piano terra e del mezzanino sono allungate orizzontalmente; la cornice marcapiano corre come una trave
continua appoggiata sulle fasce verticali di blocchi bugnati
• Il piano nobile è articolato in un ordine binato; le paraste sono senza capitelli (piuttosto fuori dalla norma). I davanzali delle
finestre si appoggiano sui punti in cui il marcapiano non è sostenuto da alcun elemento al piano terra. Una simile
contraddizione si può notare nel portale , dove i conci dell’architrave rettilineo risultano molto sporgenti rispetto il filo della
facciata. L’alternanza dei timpani denota l’attenzione all’antico.
• Nel piano superiore le finestre terminano con archi ribassati e non trabeazioni continue.
• Si cerca di trasmettere l’idea di una grandissima spesa ( Raffaello), il che è un valore aggiunto
• Ritornano elementi del Palazzo Alberini, ma se ne differenzia per la dialettica tra bugnato e ordine. C’è simmetria nel
prospetto
Il trasferimento di Giulio Romano a Mantova fu organizzato da Baldassarre Castiglioni, che si occupava a Roma degli affari
culturali e artistici dei Gonzaga. Qui Giulio fu nominato prefetto delle fabbriche gonzaghesche nel 1526, e più tardi assunse il
ruolo fino alla morte di Superiore delle Strade, ricevendo uno stipendio elevatissimo. Fece quindi di Mantova, grazie ai suoi
interventi, una città moderna.
PALAZZO TE A MANTOVA (1534)
• Mantova era circondata da isole, e su una di queste sorge il Palazzo, al di fuori delle mura cittadine
• Idea iniziale del committente (Federico di Gonzaga) era un semplice padiglione per riposarsi dopo le cavalcate (cosa che si
riflette nei dettagli: il tema della decorazione è incentrato sul mondo equestre, perché i cavalli erano amati dal committente).
Da questo programma iniziale Giulio sviluppò l’elaborato impianto attuale.
• È un edificio quadrangolare con cortile quadrato centrale, con un doppio accesso sviluppato lungo un asse longitudinale, che
termina con un’esedra. Le proporzioni sono molto insolite.
• L’ingresso è innalzato su un basamento; il tema del vestibolo tripartito si trova descritto già in Vitruvio e probabilmente fu
ripreso da Villa Madama. La combinazione all’interno di colonne, architrave, soffitto piano, e volta a botte cassettonata (il
modello è la Basilica di Massenzio) e richiama gli edifici antichi.
• All’interno del cortile, l’impressione non è quella di trovarsi di fronte ad un edificio classico: colonne e paraste sono rivestiti da
una spessa coltre bugnata, le colonne sembrano ancora al grezzo, gli architravi hanno grossi conci di chiave (come se fossero
piattabande): si ha un effetto di non finito. A ciò contribuiscono anche altri elementi: in corrispondenza dei triglifi l’elemento
portante si arretra: si nega l’elemento strutturale e si fa riferimento ai ruderi
• Anche nella decorazione e negli ornamenti colorati (oggi perduti) si vede la volontà di mescolare diversi tipi di realtà , al pari di
quella di mescolare elementi finiti e non finiti. Il culmine della confusione tra illusione e realtà è nella decorazione della Sala
dei Giganti, dove il visitatore ha impressione di essere circondato da pareti vacillanti e dove non esistono linee perfettamente
orizzontali o verticali su cui riposare lo sguardo: l’architettura abbandona il linguaggio dell’architettura, conta solamente la
valenza espressiva.
• La facciata interna al giardino è ad arcate: la parte centrale è occupata
da una loggia a tre campate dove ogni arcata è sostenuta da quattro
colonne. Qui Giulio Romano espone la sua conoscenza di Alberti e dei
principi dell’architettura classica. Un grande elemento di trabeazione,
con modanature classiche, posto sopra ogni gruppo di colonne,
impedisce la connessione diretta di archi e colonne.
• L’esterno si presenta come un blocco basso, ad un solo piano, largo
quattro volte la sua altezza. La scansione è a travata ritmica. I quattro
fronti si articolano in maniera diversa pur se attraverso gli stessi
elementi linguistici. Le facciate rivolte alla città hanno un ordine gigante
di paraste doriche, ma gli intercolumni tra queste e i portali non sono
uguali, provocando agli angoli lo scontro di sistemi diversi. L’angolo si
declina come un pilone a tre. Il bugnato è grafico nel piano di sfondo,
più marcato nelle incorniciature
CORTILE DELLA CAVALLERIZZA a Palazzo Ducale a Mantova (1538-1539)
• Nella residenza urbana dei Gonzaga Giulio progetta la Rustica, cioè il cortile della Cavallerizza, oltre a molti interni. Costituiva
una sorta di palco per assistere a tornei e rappresentazioni
• La facciata è a sette campate e ritornava allo schema di Palazzo Caprini, ma nel palazzo mantovano anche il piano nobile è
bugnato.
• Le colonne doriche girano attorno al proprio asse (colonne tortili); il loro plinto rustico sporge dal muro e perciò deve essere
sostenuto da mensole incastrate tra le arcate del pianterreno.
• Gli archi del pianterreno si piegano sotto il peso della cornice marcapiano fino a raggiungere un profilo ribassato e i timpani
sono diventati archi ribassati.
DUOMO DI MANTOVA (1545)
• Con la nomina del cardinale Ercole Gonzaga a reggente durante la minore età di Francesco III, per la prima volta Giulio
Romano si occupò dell’architettura religiosa, curando il restauro della cattedrale di Mantova
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