vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
CREAZIONE
Lʼopera dʼarte che la predicazione bernardina ha fatto nascere inizia con la traversata di
un deserto, con una prova. Se in un primo momento i monaci rimasero ignorati, in un
secondo momento non se ne vide che la rapacità. Lʼapplicarsi del corpo a opere di
bonifica per Bernardo non riusciva più a distinguersi dallʼapplicarsi dellʼanima a riformarsi.
Ciò che si sente allora maturare in grembo allʼideologia del disprezzo del mondo è in realtà
lʼideologia del lavoro conquistatore.
Lʼarte cistercense incomincia dalla bonifica, dalla definizione dei confini, dalla
sistemazione degli appezzamenti, delle terrazze; incomincia con il creare la radura. La
costruzione esordisce con quei gesti molto umili e umilianti dai quali viene dominata la
vegetazione primitiva. Questi lavori, purificando coloro che li compiono, li avviano a
concepire più pure le forme dellʼedificio di pietra. Ciò che forma il pregio di questi lavori
iniziali è più che altro il posto che occupano nel combattimento condotto sotto la bandiera
di Dio contro le potenze del male. Se è sentito come riconquista, è tuttavia conquistatore e
di una bellezza via via più fulgida. Per condurre a buon fine questa fatica lʼuomo ha il
dovere di applicare tutte le sue forze: si sentivano tenuti ad applicare tutte le attitudini della
loro intelligenza e i conversi li seguivano. Nel XII secolo lʼordine di Citeaux si è posto
allʼavanguardia dello sviluppo della metallurgia, creò le sue fucine con la stessa maestà
dei suoi santuari. A partire dalla sistemazione razionale di un terreno, lʼopera dʼarte
continua a Citeaux con la messa in opera di tutte le infrastrutture della produzione: si
aggiungono così alle forze dellʼuomo quelle della natura asservita. Tutto ciò che rende il
suolo fecondato dalla tecnica deve consumarsi in un abbellimento del mondo.
Questo insieme di costruzioni è come lʼanima del terreno: è la sede delle tre facoltà da cui
queste azioni provengono, la memoria che conserva il modello esemplare delle perfezioni
originali, la ragione che costruisce il progetti e la volontà che lo realizza.
Funzionale e simbolica al tempo stesso, la dimora lo è in primo luogo per la sua struttura
che testimonia una segregazione. Il monastero giustappone due dimore, appena appena
comunicanti: i conversi sono parcheggiati in disparte, sono degli inferiore come inferiore è
il loro cibo. Questa ineguaglianza, ammessa come fosse nellʼordine delle cose, creò il
successo dellʼeconomia cistercense, ma aprì fin da subito una falla nella società
cistercense che non ha cessato di allargarsi. La simbolica ha il suo posto solo preso i
monaci, nel chiostro, non diverso dagli altri chiostri benedettini.
Il chiostro è il punto di equilibrio fra lʼatto di chiudersi con cui il monaco si separa dal
mondo di prima e quello di aprirsi che lo fa accedere alle luci, fra claustrum e heremus, la
vita cenobitica e la vita solitaria. Nel chiostro ci si raduna ma vi si apre anche lʼarmarium.
Eʼ costruito sia per servire tanto allo spirito quanto al corpo e per insegnare. San Bernardo
critica nellʼApologia lʼuso di ornare i capitelli: un poʼ sulla base del concetto di povertà
volontaria, un poʼ sulla base di un metodo di conoscenza per cui le figurazioni
dellʼimmaginario disperdono lʼattenzione dal trovare Dio attraverso la Scrittura. Queste
bizzarrie ecciterebbero vane curiosità: il chiostro non è fatto per aiutare le fantasticherie
ma lʼintelligenza di un testo. Il contatto ripreso con lʼOriente ha sicuramente contribuito a
respingere lʼimmaginativa. Il chiostro è raffigurazione di un paradiso ricostruito, lʼedificio è
quadrato come la città di Dio.
La chiesa è il laboratorio principe, tutte le altre costruzioni le sono subordinate. I monaci
lavorano come contadini e combattono contro il male come cavalieri, ma non sono né
agricoltori né guerrieri: il loro ordo è quello di coloro che pregano. Si può pregare
dappertutto e in qualsiasi momento. Per i conversi lʼorazione si diluisce quasi interamente
nel lavoro. Il rito però richiede un ambiente particolare. Lʼoratorio è la prima capanna che
lʼabate e i suoi compagni hanno costruito sul luogo del monastero. Su uno dei fianchi di
questa baracca fu in seguito segnato il piano del chiostro, di tutti i locali che poi lʼhanno
circondato. Lʼarchitettura di questa costruzione deve convenire alle due funzioni che le
sono proprie: ospitare i molteplici altari dove i monaci di coro celebreranno la messa e
accogliere la schola, la squadra monastica per il canto delle “ore”, 7 volte al giorno, una
volta nel cuore della notte. La chiesa cistercense è domestica e al contrario delle basiliche
del monachesimo antico, non si presta assolutamente ad accogliere le folle. Chiusa,
comunica soltanto con il dormitorio e il chiostro. Sulla facciata non si vede apertura, se
non finestrelle per la luce e le fenditure laterali per rari invitati. Niente tribune, niente cripta,
niente strutture a piani in verticale, ma una pianta che si allunga. La pianta, a croce latina,
è favorevole a riti discreti di processione, ed è anche simbolo dellʼuniverso, poiché si pone
allʼincontro delle due vie provenienti dai punti cardinali, convertendo così allʼinterno il
crocicchio del chiostro. In nessuno degli edifici liturgici inventati dalla cristianità
dʼOccidente viene lasciato un posto più decisivo allʼangolo retto: il quadrato è la chiave di
tutte le strutture dellʼedificio cistercense dove qualsiasi idea di voluttà è liberata delle curve
che le sarebbero necessarie. Anche a Citeaux lʼoffizio liturgico sviluppa nella chiesa i
preliminari di una festa.
Davanti allʼaggravarsi del pericolo cataro, Citeaux protesta più ardentemente contro ogni
rifiuto della materia, proclama a voce sempre più alta lʼincarnazione. I monaci devono
allora assumere, insieme agli edifici che costruiscono, le pesantezze, le opacità della
materia, non tentare di contraffarla. Non devono dissimulare nulla di questa rudezza, ma
abbellirla dallʼinterno, con il cuore. La festa cistercense ripudia qualsiasi ornamento fittizio.
San Bernardo nellʼApologia ad Guillelmum condanna la vanità della decorazione perché
procede innanzitutto da una spoliazione dei miserabili. La decorazione è un tranello teso
per carpire al popolo elemosine ed è questa la natura della festa carolingia. Tuttavia,
lʼessenziale della condanna prende di mira le ricerche di uno splendore che lusinga i sensi
e alimenta lʼorgoglio. Lʼestetica cistercense si fonda su un rifiuto del sensuale. La chiesa
cistercense è incarnata, ma è anche scarnita, ridotta alla muscolatura, allo scheletro:
- la qualità dellʼopera si lascia vedere nuda, umilmente
- ricerca di vantaggi pratici ed economici
- sperimentazione e miglioramento della crociera a ogiva e dellʼarco spezzato
- volere alzare verso il cielo lʼopera degli uomini (come le cattedrali gotiche) è un gesto
dʼorgoglio: non si innalzò la navata, non si cercò di dare verticalità alla costruzione
- la luce è parsimoniosamente distribuita, ancora una volta per una preoccupata
discrezione; nuda anchʼessa
- lʼordine lavora il vetro ma rifiuta i vetri a colori perché somiglianti a delle gemme
- la funzione della luce è la stessa nulla chiesa cistercense e nella canzone cortese: è
lʼimpalpabile scala dellʼamore
RETAGGIO
La superiorità di Citeaux, e il suo successo, derivano dal fatto che lʼalta società laica,
quella che gravitava intorno ai principi, nel momento della fioritura dellʼarchitettura
cistercense, assunse per proprio conto il modello dei tre ordini, per ricostruire lo Stato. Al
monastero il disprezzo per i lavoratori si mascherava sotto le apparenze di carità e di
uguaglianza spirituale, però di tanto in tanto veniva fuori.
Dalle connivenze fra i propositi dei monaci e lo spirito di cavalleria deriva lʼinfatuazione per
lʼordine cistercense. Proprio dalla morale cavalleresca i monaci di Citeaux hanno tratto tre
valori essenziali della loro morale: la lealtà, il coraggio e lʼamore. Per tutto il XII secolo i
cistercensi, come i cavalieri, come tutti i re e molti catari, rimasero dominati dallʼattesa
escatologica, dal sentimento stesso che aveva messo in moto gli eserciti della prima
crociata e sul quale si era costruita lʼimmagine della società dei tre ordini. Si deve vedere
in Citeaux la cavalleria trasfigurata, meglio preparata per un ultimo progresso e quindi
capace di sopravvivere anche dopo la società dei tre ordini.
In verità san Bernardo fallì davanti a tre forze:
- la cavalleria, che non riuscì a convertire
- la scuola cattedrale
- movimenti evangelici, apostolici, ritenuti eretici: contro di loro Bernardo non trova
nientʼaltro da opporre che unʼaccusa di scandalo. Dapprima grida allʼipocrisia, segue il
pettegolezzo, poi lo sdegno. Gli eretici sono per lui grossolani e imbecilli, non vi si può
discutere e la cosa più semplice è bruciare simili seccatori
Le costruzioni contribuirono a discreditare Citeaux perché si abbellirono. Bernardo non era
morto da dieci anni che già la congregazione si lasciava assalire da desideri meno
intemporali e a questi cedeva. Senza accorgersene, i monaci erano sulla via di diventare
quello che i fondatori dellʼordine avevano loro prescritto di non essere mai: dei signori. I
capitoli generali si mostravano assai arrendevoli quando si trattava di affari e di censi.
Lʼopulenza delle finanze monastiche incitava a ricostruire, e ben presto a ornare: le
armature di legno venivano sostituite dalle volte e sui capitelli veniva disposta una
decorazione sempre meno discreta. Anche le illustrazione dei libri si fecero raffinati e a
volte addirittura lussuose.
Tuttavia, accogliendo lʼornamentazione, lʼordine cistercense tentava piuttosto di adattarsi,
spogliandosi della sua rusticità cercava di riguadagnare il favore dei grandi. La condanna
non fu però della sola Citeaux, ma di tutto il monachesimo: esso era inserito in una società
che credeva che le rinunce di alcuni avrebbero salvato tutti, credenza inserita nello
schema dei tre ordini. Quando questo schema saltò, perché le condizioni furono multiple, il
monachesimo sembrò inutile. Ognuno inoltre sapeva che le monete dʼargento a Citeaux
abbondavano: quando la cavalleria se ne avvide non sostenne lʼordine come prima, e al
suo posto ci furono i principi.
La ragione più profonda della disaffezione invece contadina risiede nel rafforzarsi delle
strutture della parrocchia, che divenne il più vivo tra tutti i quadri della società rurale.
Tuttavia la campagna in quello stesso periodo si ritraeva, passava sotto la tutela della<