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Giovanni senza Paura e la lotta per il potere a Parigi
Giovanni senza Paura appoggiò il popolo parigino avverso agli Armagnacchi e si stabilì a Parigi tenendo in pugno il re, ma la violenza e gli eccessi che scaturirono dalla caccia agli Armagnacchi lo resero impopolare. Fu costretto a lasciare la città, che abbracciò la causa del partito armagnacco.
Al duca di Borgogna restava il soccorso dell'alleanza inglese e Enrico V, ben felice di approfittare di queste lotte interne, intervenne a favore dei Borgognoni e nel 1415 annientò l'esercito francese ad Azincourt.
Il conte d'Armagnac aveva creato a Parigi un vero e proprio regime di terrore poliziesco. "La città affamata era schiacciata dalle esazioni, mentre gli uomini del duca di Borgogna nei centri da essi occupati, per ragioni propagandistiche, abolivano le tasse e alla fine di...
Gustave Dupont-Ferrier, "A che punto era la formazione dell'unità francese nei secoli XV e XVI?", Lo stato moderno Vol. II:
Principi e ceti, a cura di E. Rotelli e P. Schiera, Bologna, Il Mulino 1973, p. 75
Il 2 maggio del 1418 i parigini, ormai esausti, aprirono le porte ai partigiani di Giovanni senza Paura.
Carlo VII, il delfino di Francia che nel frattempo era stato designato dal padre come luogotenente del regno ed era divenuto capo del partito armagnacco, riuscì a fuggire e vedendo parte del paese in mano agli inglesi e Parigi nelle mani dei Borgognoni cercò di riconciliarsi con il duca.
"Tra Armagnacchi e Borgognoni ci fu un riavvicinamento e il 19 luglio 1419 un Te Deum a Parigi ne celebrò la riconciliazione. Il 10 settembre, un nuovo incontro a Montereau avrebbe dovuto ratificare gli accordi, ma il dialogo prese un'aspra piega e un servitore del delfino abbatté con un colpo di spada Giovanni senza Paura."
Sia per vendicare il padre che per motivi di mire espansionistiche, il nuovo duca, Filippo il Buono, non esitò a chiedere aiuto all'Inghilterra.
due eserciti occuparono l'intera parte settentrionale del regno, il duca di Borgogna appoggiò apertamente il re d'Inghilterra riconoscendo ad Enrico V la legittimità della corona francese e, il 21 maggio del 1420, sottoscrisse il trattato di Troyes che consegnava la Francia agli inglesi. Carlo VII fu costretto a firmare l'umiliante pace di Troyes con la quale due terzi della Francia passarono a Enrico V che assunse anche il titolo di re di Francia. Gli inglesi a quel punto pensarono di dare il colpo definitivo alla Francia e attaccarono Orleans, città simbolo degli armagnacchi. Il re di Francia fu costretto a ritirarsi a sud del paese nelle zone che erano rimaste sotto il suo controllo e fu allora che una giovane donna, Giovanna d'Arco, prese il comando delle truppe francesi e dopo aver riconquistato Orleans, condusse Carlo VII a Reims dove, il 17 luglio 1429, venne incoronato re di Francia. La "pulzella d'Orleans" continuò poile sue battaglie fino a quando, nel 1430, venne catturata dai luogotenenti del duca di Borgogna e consegnata agli inglesi che la processarono per stregoneria e la condannarono al rogo senza che Carlo VII intervenisse in suo favore. Dopo il 1430 le sorti della guerra cominciarono lentamente a cambiare a favore dei francesi ma Carlo VII era debole e aveva bisogno di alleati, fu per questo che cercò una riconciliazione con il duca di Borgogna Filippo il Buono il quale, nel 1435, con il trattato di Arras concluse con il re di Francia una pace che fu innanzi tutto l'estinzione di una vendetta e il gesto di riparazione di un delitto. Questa pace avveniva dopo che il duca di Borgogna aveva giurato fedeltà al re di Inghilterra e fu per questo che alla vigilia di questo trattato il legato del papa sciolse il duca da tale giuramento. "Per prima cosa, il re dirà che la morte di Giovanni senza Paura fu iniquamente e malvagiamente causata da coloro che perpetrarono tale delitto,e obbedendo a maloconsiglio, e che egli se ne era sempre dispiaciuto e che, se avesse avuto notizia del detto evento avendo l'età e la capacità d'intendere che è attualmente sua, vi avrebbe ovviato di tutto il suo potere.
Vi fu anche un indennizzo con l'annessione al ducato delle contee di Auxerre e di Mâcon e della città della Somme ma, "soprattutto, l'articolo 28 scioglieva il duca Filippo da ogni obbligo feudale, fedeltà, omaggio, soggezione di ogni sorta nei confronti del re di Francia."
Con questo trattato la Borgogna diventava un territorio autonomo, sovrano, non avendo più obblighi di fedeltà nei confronti del re, questo fino al decesso di Filippo il Buono dopo di che, per i futuri duchi,
Gli obblighi sarebbero ripresi. Quindi, il 24 gennaio 1448, Carlo VII riconobbe a Filippo il Buono il diritto di intitolarsi duca per grazia di Dio, cioè Filippo poteva fregiarsi del titolo di "duca in nome di Dio" ed è questo il momento di maggior apogeo del ducato di Borgogna. Il duca di Borgogna sapeva di avere un potere pari se non superiore a quello del re di Francia e le aspirazioni alla secessione di fatto non erano un mistero, ma se Filippo il Buono si considerava ancora francese così non era per suo figlio Carlo il Temerario che gli successe nel 1467, il quale vantava le sue origini portoghesi per parte di madre e la sua unione con una York. Gran parte del territorio gli derivava non dal re ma dall'imperatore, "al primo doveva il ducato di Borgogna, lo Charolais, le città della Somme, l'Artois e la Fiandra fino alla Schelda, ma dall'imperatore aveva avuto il resto della Fiandra, l'Hainaut, Liegi, il Lussemburgo, il Brabante".
la Zelanda, l'Olanda, la Gheldria e la contea di Borgogna."
A un territorio così vasto mancava però un collegamento e, quindi per trasformarlo in una grande potenza era necessario l'eliminazione delle autonomie che le città dei Paesi Bassi erano riuscite a mantenere e la conquista del ducato della Lorena, inoltre Carlo di Borgogna nutriva una grande speranza e cioè che anche il proprio ducato fosse elevato alla dignità di regno.
La politica espansionistica di Carlo il Temerario riaprì il conflitto fra la Borgogna e il regno di Francia. Già prima di diventare duca Carlo appoggiò e capitanò la lega del bene pubblico, una rivolta nata dalla volontà dei nobili francesi di interrompere la politica del sovrano che mirava a soffocare le velleità indipendentistiche dell'aristocrazia.
Luigi XI ebbe una prima disfatta a Montlhéry e poi nel 1468 a Peronne cadde nelle mani di Carlo il Temerario il
quale lo fece prigioniero e lo obbligò ad accettare le sue pretese tracui l'impegno a "dare applicazione ai trattati di Arras e di Conflans, di non intervenire in aiuto di Liegi e di rinunciare alla giurisdizione del parlamento di Parigi sulla Fiandra". Nel 1472 Carlo riallacciò i rapporti di alleanza con l'Inghilterra e si mise a capo di varie coalizioni antimonarchiche che coinvolgevano, tra gli altri, il fratello del re di Francia e i duchi di Bretagna e di Armagnac. Era il momento tanto atteso dal duca che già si sentiva incoronato. Ma Luigi XI stava preparando la sua riscossa e l'offensiva borgognona fu sconfitta davanti a Beauvais. "Fu sconfitto pure il conte d'Armagnac e il duca di Bretagna intavolò trattative separate con il re. Quanto all'imperatore Federico III, dopo lungo tergiversare finì per deludere Carlo rifiutandogli la corona regale tanto ardentemente bramata. La stella del Temerario era indeclino.”
Da quel momento in poi Luigi XI cercò di servirsi dell’arma della diplomazia per suscitargli quanti più nemici possibile cominciando a tessere intorno al duca una rete di inimicizie in modo tale da costituire una coalizione antiborgognona. Sigismondo d’Austria, i Cantoni svizzeri, le città renane e Renato II di Lorena si unirono nella lega di Costanza, vi6 Gustave Dupont-Ferrier, A che punto era la formazione dell’unità francese nei secoli XV e XVI?, Lo stato moderno Vol. II: Principi e ceti, a cura di E. Rotelli e P. Schiera, Bologna, Il Mulino 1973, p. 777 Geoges Duby, Storia della Francia, Milano, Bompiani, 1997, p. 4618 Geoges Duby, Storia della Francia, Milano, Bompiani, 1997, p. 462 4fu poi, la perdita dell’alleato inglese che nell’agosto del 1475 firmò il trattato di Picquigny che avrebbe messo fine alla guerra tra Francia e Inghilterra. Il duca fu costretto quindi a concludere una tregua con Luigi XI ma
la fine dell'avventura di Carlo il Temerario si profilò quando, nel tentativo di risollevarsi, scese in guerra contro i cantoni della confederazione svizzera ma subì due gravi sconfitte, rispettivamente nel marzo e nel giugno 1476, a Grandson e a Morat.
Pochi mesi dopo, nel gennaio del 1477 attaccò la cittadina di Nancy in Lorena ma fu qui che perse la vita.
La morte di Carlo il Temerario fu un avvenimento di enorme gravità perché aprì la vitale questione della sorte che sarebbe toccata ai suoi domini dati gli opposti interessi della Germania e della Francia. Ed il conflitto infatti scoppiò, perché re Luigi XI si pose immediatamente all'opera per aggregare alla Francia l'intero ducato, mentre Federico e suo figlio Massimiliano non indugiarono un attimo per tutelare i diritti propri e quelli dell'impero.
Dopo la morte di Carlo il Temerario infatti la situazione in Borgogna muta radicalmente, egli lascia come erede solo
Una figlia, Maria allora tredicenne la cui “tutela e custodia” spettavano di diritto al re, come voleva la costumanza.
Luigi XI si affrettò ad occupare il ducato di Borgogna e pensò di dare in sposa Maria al delfino di Francia.
Oltre al ducato occupò l’Artois e la Picardia, la contea di Borgogna e Cambrai che erano situate nei territori imperiali ma per far fronte a tali soprusi nel 1477 Maria sposò Massimiliano d’Asburgo figlio di Federico III.
Vi fu così una guerra tra Luigi XI e Federico III che si protrasse per cinque anni senza grandi successi da ambedue le parti finché la morte accidentale di Maria portò, nel dicembre del 1482, Massimiliano ad intavolare una trattativa con il re di Francia.
Massimiliano rinunciava alla Borgogna e alla Picardia, Margherita la piccola figlia di tre anni, avuta da Maria di Borgogna, venne promessa in sposa al delfino di Francia Carlo e affidata a Luigi XI per essere allevata alla corte.
di Francia, dandole in dote la