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Ludovico e la sua politica di governo
Ludovico provò a governare l'impero infatti in una prima fase ciriuscì, trasferendo la propria corte ad Aquisgrana, capitale dell'impero. Da lì allontanò quasi tutti i collaboratori avvicinandopersone a lui di fiducia e molti vescovi e si distinse per una politica di grande sostegno per la chiesa. Con l'emanazione dell'Ordinatio imperii lui cercò di dare un ordine alla successione imperiale dando la parte più importante dell'impero al figlio, a Pipino lasciò la parte dell'Aquitania, a Lotario la parte sud ovest dell'impero mentre a Bernardo parte dell'Italia. Bernardo si vide escluso dalla distribuzione dei territori quindi si ribellò e diede inizio ad una sollevazione che inizialmente funzionava bene grazie alle reti che era riuscito a costruire con il sistema britannico fino a cercare l'intervento dello zio, sbagliando perché lo zio lo fece accecare e morì. Questoportò ad una sollevazione contro lo stesso Ludovico che per calmare gli animi chiese il perdono e gli fu concesso. Con il sostegno dei propri consiglieri e i grandi personaggi dell'epoca, Ludovico cercò di dare una forte carica cristiana al ruolo dell'imperatore al fine di ampliare il suo potere anche all'esterno. Nell'828 la crisi esplode di nuovo poiché i figli di Ludovico vogliono arrivare al potere e ottenere quello che gli spetta. Questo era maggiormente aggravato dal fatto che il sovrano si era risposato aggiungendo così un quartogenito che non era ancora stato inserito nella sua eredità, quindi una delle preoccupazioni dei figli era quella che si creasse un'ulteriore divisione del patrimonio. Quindi in questo conflitto che si generò vediamo una parte Ludovico e dall'altra i tre figli, Lotario, Ludovico il Germanico e Pipino e si riuscì a deporre il sovrano. L'altro aspetto che caratterizza questa fase
è l’opposizione delle famiglie aristocratiche, soprattutto quelle che stano nella parte orientale dell’impero e che pagavano di più per la difesa dei confini orientali e, sentendosi sempre più escluse del potere, si ribellarono e cominciano a patrimoniarizzare e controllare l’impero. L’altro aspetto è il ruolo sempre più preminente dei vescovi che cominciarono e a dirigere sempre più pesantemente. Il risultato è che i tre figli riescono ad avere la meglio sul padre per poco tempo poiché lui riesce a liberarsi e a tornare al potere, conquistando il sostegno della chiesa e riuscendo a gestire l’impero fino alla sua morte nell’840. Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo (figlio del secondo matrimonio) sconfiggono il fratello Lotario (che aveva ereditato l’impero) nella battaglia di Fontenoy (841), una delle poche grandi battaglie dell’età carolingia. Con il collasso del sistema fiscale,
Non vi era più nel regno occidentale un sistema di mantenimento dell'esercito, cioè non vi erano tasse che pagavano l'esercito. Quindi, fin dall'età successiva della caduta dell'impero romano, per creare gli eserciti, si cominciano a dare delle terre ai grandi generali e ai personaggi principali di questi regni poiché tramite la terra loro possono reclutare soldati e avere le risorse necessarie per pagarli. Questo è un cambiamento anche culturale perché da quel momento in poi chi possiede più terra è chi ha più potere e prestigio ed è da qui che nasce l'aristocrazia del mondo medievale, cambiando così il sistema militare e generando un nuovo ceto aristocratico che non ha più gli ideali del mondo antico ma segue gli elementi militari e aristocratici. Nell'842 quindi avverrà un giuramento a Salisburgo fatto dai due fratelli vincitori in due lingue, proto-germanica e francese.
perché già le popolazioni occidentali e orientali non si comprendono più tra loro. La divisione dell'impero La sconfitta di Lotario portò alla divisione dell'impero in tre regni di pari dignità in seguito al trattato di Verdun (843). Nel 843 l'impero si suddivise in tre macroaree fra Ludovico il Germanico (regno germanico), Carlo il Calvo (regno franco) e Lotario (titolo imperiale e regno italico). I lunghi regni di Carlo e Ludovico contribuirono ad allargare le differenze tra i nuovi regni, che si ampliarono, mentre l'area imperiale si indebolì con successive divisioni tra gli eredi di Lotario. In seguito alla morte dell'imperatore Ludovico II (875), si aprì una disputa che portò prima sul trono Carlo il Calvo (morto nell'877) e poi (884) Carlo III il Grosso, figlio di Ludovico il Germanico. In questa fase di lotta intervenne il papa con la funzione di influenzare l'imperatore. Carlo il Grosso siRivelò da subito un imperatore debole, perché poco supportato dalle aristocrazie, privo di un erede maschio e debole di salute. Nell'887, i grandi del regno deposero Carlo e diedero la corona della Germania (o Francia orientale) al nipote Arnolfo di Carinzia. Nelle aree italiana e della Francia occidentale si provvide alla nomina altri sovrani, ma nel contesto di un ampio frazionamento (età dei "super magnati").
Il regno dei franchi occidentali
Dopo la deposizione di Carlo il Grosso, i magnati di questa area elessero come sovrano Oddone, il conte di Parigi, e dopo di lui Carlo, l'ultimo discendente dei Carolingi. Ne seguì un conflitto tra i discendenti di Oddone e quelli vicini ai carolingi, che provocò un frazionamento del regno, fino alla elezione di Ugo Capeto, primo sovrano della dinastia capetingia (987), tennero il trono fino agli inizi del secolo XIV.
Il regno italico
Anche in Italia, in seguito alla deposizione di Carlo il Grosso,
Nacque un conflitto tra fazioni aristocratiche legate ai duchi di Ivrea, Friuli, Tuscia e Spoleto. Dopo il conflitto tra Guido di Spoleto e Berengario I del Friuli (di discendenza carolingia), le fazioni aristocratiche assegnarono il titolo a diversi personaggi, fino a quando la spuntò il re di Germania Ottone I (951).
Il regno dei franchi orientali
Dopo l'esperienza di Arnolfo di Carinzia (887-899), che aveva deposto lo zio Carlo il Grosso, in Germania si alternarono sovrani dotati per lo più di un carattere simbolico e che erano scelti dai grandi del regno. La situazione cambiò con l'avvento dei re della casa di Sassonia, prima Enrico (919-936) e poi Ottone (936-973), che riuscirono a dare maggiore solidità al loro potere e ad ampliare il loro raggio di azione in direzione dell'Italia. Con l'avvento di Ottone I sul trono italico e dei franchi orientali, i due regni si legarono in maniera stretta per un periodo di 400 anni: solo chi aveva la
Corona del re italico poteva essere incoronato imperatore. Si era rilanciata l'idaimperiale di origine carolingia, ma in un contesto molto più frammentato e in cui gli imperatori erano costretti ad alleanze e legami personali per esercitare il potere su un'area sulla quale non avevano un effettivo controllo. Era nato l'impero romano-germanico.
La Chiesa del pieno medioevo
Con la frammentazione dell'impero carolingio alla metà del s. IX, la Chiesa romana condusse una politica tutta italiana e in autonomia. La situazione cambiò con l'avvento di Ottone I (936-973), che ottenne la corona di Germania e del Regno Italico, e quindi il titolo imperiale: il nuovo imperatore voleva controllare il papa. Con il privilegium Othonis (962), si stabilisce la nomina del papa che doveva essere ratificata dall'imperatore per avere validità. Fu solamente con Ottone III (983-1002) che l'imperatore riuscì a imporre il proprio
controllo suipapi. Tale strategia fu messa in pratica nel contesto di un programma (Renovatio Imperii romanorum) che mirava a dare una ulteriore accentuazione del carattere imperiale e di una maggiore integrazione tra chiesa e impero. Nel 999 Ottone III fa eleggere come papa il suo preceptore, Gerberto di Aurillac, uno dei maggiori intellettuali di quell'epoca. La presenza dell'imperatore a Roma provoca crescenti tensioni, ma la sua improvvisa morte (1002) segnò la fine del suo progetto imperiale.
I suoi successori si concentrarono sul controllo dei vescovi tedeschi, mentre la scelta del papa tornò nelle mani dell'aristocrazia di Roma. Gli imperatori selezionavano i vescovi tra i membri della cappella regia e li legavano a sé con rapporti di fedeltà, facendone un ceto dirigente dell'impero. Si promuove la formazione religiosa e culturale dei vescovi, combattendo la corruzione e la simonia (compravendita di uffici ecclesiastici). Gli
imperatoripromuovono il rigido divieto di matrimonio e convivenza per ilclero. Le convivenze (regolare da contratti notarili) avevano già sostituito il matrimonio in precedenza, ma i figli mantenevano tutti idiritti. L’obiettivo del divieto era di impedire alleanze matrimoniali e figli legittimati a ereditare beni e perfino cariche ecclesiastiche. Funell’età di Enrico III (1046-56) che si impose un controllo imperiale sulpapato, con l’elezione di una sequenza di papi di origine germanica:
- Clemente II (1046-47)
- Damaso II (1048)
- Leone IX (1049-54)
- Vittore II (1055-57)
- Stefano IX (1057-58)
Non appena morirono Enrico III (1056) e l’ultimo papa imperiale, Vittore II (1058) si provvide alla nomina di papa Niccolò II (1058-61), sotto il quale fu emanato il Decretus in electione papae (1059), che dava il potere di scelta del pontefice ad alcuni cardinali, segnalando che nel rispetto dell’honor e della reverentia.
dell'imperatore. Il primato di Roma Fin dai secoli IV-V il vescovo di Roma aveva avuto un primato morale nella parte occidentale dell'impero, ma senza strumenti istituzionali. I vescovi, in sostanza, erano liberi di accettare o meno le disposizioni del papa, al punto che si può parlare di chiese, piuttosto che di una chiesa. La gestione globale della chiesa avveniva mediante la convocazione dei concili, che decretavano anche su controversie dottrinali o sulla normativa per il clero. Nel corso del secolo XI furono così i papi-imperiali a promuovere il primato di Roma, spingendo le altre diocesi a uniformarsi alle riforme promosse. Non è un caso che le diocesi più importanti si opposero a tale processo, perché volevano preservare il proprio autogoverno. Al di fuori dell'area imperiale, questa strategia riaccese i contrasti tra chiesa d'Occidente e d'Oriente, portando alla rottura definitiva. Nonostante