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Tra conflitti e diversi interessi, il presidente dell’ATLI riesce a creare una Società italiana degli autori. Sulla base di due
interventi, di Treves e di Rosmini, si costituiscono le tappe formali dell’associazione. I tre componenti la commissione
sono Treves, editore, Rosmini, avvocato esperto di diritto d’autore, e Perelli, un artista teatrale in rappresentanza degli
autori. Presidente onorario è Cantù, presidente effettivo Massarani, e tra i membri del consiglio compaiono personalità
di spicco come Carducci, De Amicis, De Sanctis, Ferrari e Verdi.
La circolare Zanardelli e l’azione pubblica
Tra i primi atti dell’associazione è la creazione di un periodico, il “Bollettino degli atti e notizie della Società degli
Autori”, in seguito “I diritti d’autore”. Sulle pagine del primo numero il giornale dà grande risalto ad un documento
governativo, la Circolare del 24 dicembre 1881 del ministro di Grazie e Giustizia Giuseppe Zanardelli. Si tratta del
primo successo conseguito dalla linea Treves nel rapporto con le autorità governative; il durissimo attacco alla
magistratura nel congresso del 1881, ha prodotto il suo effetto. La circolare Zanardelli Circa i procedimenti penali per
contraffazione delle opere dell’ingegno viene inviata a tutti i procuratori generali delle corti d’appello. La lettura è
illuminante per individuarne l’origine. Non solo si fa esplicitamente riferimento ai congressi nei quali editori e letterati
hanno espresso le loro opinioni, ma si riprendono quasi alla lettera le parole di Treves a proposito sia delle tipologie dei
reati sia del poco zelo dell’autorità giudiziaria nel perseguirli. Due le questioni si cui ci si sofferma con maggior
chiarezza:
1. Riaffermazione che l’azione penale è essenzialmente pubblica e viene esercitata d’ufficio anche nei reati
contro la proprietà letteraria. Questo sembra far chiarezza sulla natura del diritto d’autore, sposando le tesi
proprietarie del pensiero giuridico francese e assimilando quindi i reati contro la proprietà letteraria a qualsiasi
reato contro il patrimonio.
2. Accertamento delle violazioni: è indispensabile un coordinamento attivo tra le diverse procure e le forze
dell’ordine che consenta un’azione congiunta efficace.
I fatti danno ragione a quanti hanno caldeggiato la nascita delle associazioni e il loro raccordo a tutela degli interessi del
settore. La nuova linea inaugurata dalla circolare Zanardelli sembra ottenere risultati immediati: a pochi mesi di
distanza diversi quotidiani danno notizia di consistenti sequestri. Tuttavia, i numeri e la vastità del fenomeno
impongono qualche riflessione. Dai primi anni Sessanta è stato facile attribuire la responsabilità delle contraffazioni agli
editori meridionali ed in particolare ai partenopei. Ma in realtà a molti, editori e non solo, questa comincia ad apparire
una lettura semplicistica, che impedisce di cogliere e quindi di intervenire su una situazione più complessa. Se è vero
che la gran parte delle contraffazioni sono materialmente compiute dagli stampatori napoletani, questi hanno goduto e
godono di reti di commercio compiacenti, che hanno garantito la diffusione delle ristampe in tutta Italia. bisogna quindi
aggiungere una severa condanna per quanti tra librai venditori e forse anche imprenditori, hanno favorito o si sono
arricchiti con questo traffico illegale in tutta Italia.
Gli anni Ottanta sono quindi caratterizzati dai grandi processi contro i ristampatori e i venditori abusivi.
Berna e non solo.
In questo periodo vengono a maturazione altri eventi importanti, uno di interesse nazionale, l’altro internazionale:
1. Su pressione degli autori drammatici, che si sentono scarsamente tutelati da una normativa che non prevede
efficaci controlli sul territorio né specifiche pene per il reato, sono portate in discussione parlamentare alcune
proposte di riforma della legge, che vengono approvate il 12 aprile 1882. Vengono fatte aggiunte significative,
come l’inserimento dell’azione coreografica tra opere soggette a tutela, e riscritti interi articoli come il 14, che
stabilisce la necessità di presentare e di depositare la prova del consenso alla prefettura e il 34, che istituisce
pene pecuniarie anche per la rappresentazione abusiva. La legge costituisce il Testo unico delle leggi sui diritti
spettanti agli autori delle opere dell’ingegno che sarà il riferimento legislativo del 1925.
2. La costituzione di una legislazione unitaria potenzialmente coordinata a livello universale, promossa nel 1878
a Parigi dall’Association Littèraire internationale, con poco successo. L’iter del progetto è lungo e accidentato.
Del resto, promuovere una normativa internazionale, che tenga conto delle esigenze di paesi con una solida
tradizione editoriale e paesi emergenti, non è cosa da poco. Dopo aver individuato la sede di Berna come la più
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favorevole, l’ALAI ottiene dal governo svizzero la convocazione di una conferenza diplomatica per gettare le
basi di una convenzione universale. All’inizio aderiscono soltanto 9 stati, e larga parte delle materie su cui si
doveva legiferare vengono lasciate all’iniziativa legislativa nazionale. L’aspetto più spinoso sono le traduzioni.
Sin dall’inizio i francesi sostengono la parificazione nella durata di diritto di traduzione agli altri diritti
dell’autore. posizione che avrebbe ingessato per decenni il mercato delle traduzioni, impedendone la
diversificazione e il rinnovamento e creando una sorta di monopolio. D’altra parte, lasciare all’autore un solo
anno dalla prima pubblicazione per decidere di acconsentire a una traduzione, significava di fatto favorire i
numerosi editori disposti ad aspettare un breve margine di tempo per poi appropriarsi illegittimamente
dell’opera richiesta offrendola successivamente in commercio con tagli e riduzioni. Così la conferenza fa
propria la mediazione italiana che propone lo spazio di dieci anni come termine massimo entro il quale può
essere esercitato il diritto dell’autore.
CAPITOLO 5.
Conflitti giudiziari: i protagonisti, le controversie emblematiche.
Specchio fedele della svolta istituzionale causata dalla Circolare Zanardelli sono le due testate di categoria, la
“Bibliografia italiana” e “I diritti d’autore”, che svolgono una funzione di informazione e trasparenza presso gli addetti
ai lavori e l’opinione pubblica: forniscono pareri legali, svolgono un ruolo di mediazione per la soluzione dei conflitti
ed infine informano pubblicando i dispositivi delle diverse sentenze emesse dai tribunali. Sono quindi una fonte
preziosa per conoscere le problematiche ricorrenti fuori e dentro le aule giudiziarie. Nei primi anni del Novecento si
vedrà una riduzione dei reati nei confronti dei libri e più problematiche relative invece agli spettacoli pubblici, musicali
o teatrali. Negli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, comunque, i processi che riguardano la contraffazione libraria
sono numerosi.
Quali sono le tipologie di reati più diffuse? Il reato più diffuso è la pubblicazione e vendita senza il consenso
dell’autore. l’unica differenza è che il reato prima dell’unificazione sembrava essere esclusivo degli stampatori
partenopei, mentre alla fine del secolo riguarda aziende situate nelle più diverse regioni italiane.
Quali sono i testi librari più facilmente toccati dalla pirateria? Si ristampano soprattutto i successi editoriali. I più
“piratati” sono Cuore di De Amicis, Margherita Pusterla di Cantù, Marco Visconti di Grassi. Inoltre, un’altra categoria
di volumi esposta alla riproduzione abusiva è quella dei libri di testo per le scuole primarie ed in generale tutte le opere
a carattere strumentale.
Quali sono i personaggi e le tipologie professionali direttamente coinvolti? I nomi degli editori colpiti dalla
contraffazione si ripetono: Treves, Carrara, Paravia. Pochissimi i casi in cui la querela provenga da un autore. tra di essi,
il più noto riguarda la contraffazione del Nuovo vocabolario universale della lingua italiana, compilato da Giovan
Battista Melzi e pubblicato dall’autore a proprie spese a Parigi.
La «gran causa Melzi».
Melzi, linguista e lessicografo, decide di pubblicare nel 1880 il Nuovo vocabolario universale della lingua italiana,
repertorio che accosta ai lemmi lessicali numerose informazioni di carattere storico geografico o scientifico. Melzi
pubblica l’opera a sue spese, torna in Italia nel 1881 e cura personalmente la distribuzione nella penisola, affidando ad
alcuni editori scolastici, Zanichelli e Paravia tra questi, il compito di vendere le copie dell’edizione fatta in Francia. Il
nome dell’autore diventa presto una sorta di marchio di garanzia.
Però, nel 1863, Vincenzo Morano aveva pubblicato a sua volta un Vocabolario della lingua italiana già compilato su
quello degli Accademici della Crusca, dall’abate Manuzzi. La pubblicazione non ha fortuna e Morano si trova il
magazzino pieno di copie invendute. E qui scatta la frode. Vende infatti ad alcuni editori meno noti a Napoli le copie del
proprio dizionario, a cui questi appongono un nuovo frontespizio in cui compare oltre al nome della loro ditta, in
maniera chiara e riconoscibile, il nome di Giovan Battista Melzi. L’opera viene messa sul mercato a 3 o 4 lire, un prezzo
più basso di quello dell’autentico Vocabolario di Melzi, che all’epoca era venduto a 6 lire. L’operazione andò talmente
bene che all’operazione si accodarono numerosi altri editori e librai. Siamo di fronte a una particolare tipologia di reato:
non si tratta di contraffazione perché l’opera era completamente diversa, si tratta bensì di usurpazione di nome.
Dopo la diffusione nei primi anni Ottanta dei vocabolari Manuzzi, lo stesso legittimo autore si accorge che la sua opera
ha diminuito drasticamente le vendite in tutta la penisola. Si rivolge quindi alla Società degli autori per un parere
giuridico, di cui era socio. Il responso appare anonimo nel 1887, su “I diritti d’autore”: i legati della società confermano
l’illiceità del comportamento di Morano, affermando che l’utilizzo del nome dell’autore nel frontespizio è fatto per
indurre il pubblico in errore. L’estensore del parere afferma che in caso di usurpazione del nome dell’autore, sono in
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vigore e possono essere applicati sia gli articoli del codice penale relativi alle frodi in commercio , sia l’art.43 della
legge 1882 sul diritto d’autore, che stabilisce le pene da comminarsi per le infrazioni delle normative esistente. Melzi
quindi si decide a sporgere querela al tribunale di Napoli: il processo è seguito con attenzione a causa dell’alto profilo
professionale degli avvocati difensori: Melzi è assis