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La guerra civile in Russia e la fondazione dell'URSS

Tra il 1917 e il 1921, in Russia imperversò la guerra civile: l'opposizione si organizzò nell'Armata Bianca, sostenuta da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, mentre i bolscevichi si organizzarono nell'Armata Rossa, intendendo combattere a mano armata tutte le forme di dissidenza. I bolscevichi risultarono infine vincitori, dove altre figure oltre a Lenin, tra cui Trockij, attuarono una sistematica azione militare potendo infine conquistare tutti i territori controllati dall'opposizione e consolidando conquiste in Asia Centrale e nello sbocco dell'Oceano Pacifico.

Nel 1922 veniva fondata l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, stato ufficialmente rivoluzionario, che sperimentava per la prima volta nuovi modelli istituzionali e nuovi modelli produttivi come non si era mai visto prima di allora: lo stesso Keynes, viaggiando in Unione Sovietica negli anni '20, rimase sconvolto dal fatto che nessuno aveva mai sperimentato simili modelli.

istituzionali e produttivi. Certo in quegli anni la popolazione scontò carestie, sofferenze, massacri e impoverimento generale dei territori, data la forte centralizzazione del potere e il razionamento delle risorse che il forte dirigismo statale dei soviet aveva creato. Entro il 1921, la Russia aveva perso il 50% delle proprie capacità produttive. La nuova politica economica (NEP) lasciò spazi per l'auto-organizzazione privata al di fuori del comando statale, al fine di mobilitare le capacità produttive della società russa, produrre di più e dare alla popolazione i mezzi necessari, anche in ragione del fatto che proseguivano le guerriglie armate ai confini con gli altri stati europei. Questo porterà tra il 1921 e il 1922 a una serie di tentativi per costruire relazioni di mutuo riconoscimento con alcuni paesi del mondo capitalista, prima con l'alleanza con le forze socialiste o operaie dei paesi europei, poi con la

Ricostruzione di legami anche diplomatici con i rispettivi governi che non portarono a risultati immediati (gli altri paesi si rifiutarono di riconoscerle la legittimità perché temevano ambisse ad esportare la rivoluzione socialista e comunista anche nei loro territori, con un'azione politica sovversiva), ma che la mantennero isolata fino agli anni '30.

Lezione 16 – 26 ottobre 2020. La situazione politica internazionale tra le due guerre.

Nel partito comunista sovietico, baricentro dell'attività rivoluzionaria e guida intellettuale e decisionale, cominciò a emergere la figura di Stalin, che soprattutto dai primi anni '20, a fronte del deterioramento della capacità di leadership di Lenin (che era malato) entrò nell'apparato interno del partito fino a venire eletto presidente a capo del partito nel 1924, con la morte di Lenin, operando tramite epurazioni e politiche molto violente contro gli oppositori (tra cui Trockij).

costretto all'esilio e poi ucciso). La lotta di potere nel partito era anche lotta di potere tra diverse traiettoie del processo rivoluzionario: si diede priorità al consolidamento del partito all'interno dello spazio zarista, come sostenuto da Stalin, che riteneva si potesse trovare una tregua armata nei confronti dei paesi capitalisti, consolidare la rivoluzione interna e scontrarsi con questi (ineluttabilmente) solo in un secondo momento; ma vi erano anche impostazioni riguardanti un processo di espansione della rivoluzione, come quella di Trockij, con pochi compromessi nei confronti di altri stati e una conflittualità continua, anche armata.

L'isolamento dell'URSS si prolungò fino agli anni '30, fino a che non ricorsero due elementi: al livello interno, il consolidamento dell'assetto istituzionale e l'astensione ormai sistematica dei sovietici nell'impegnarsi a sostegno di movimenti operai o radicali che tentassero di prendere il

Potere nei paesi occidentali (con ridimensionamento della Terza Internazionale); a livello esterno, gli stessi paesi europei si trovarono in una situazione di conflittualità crescente per cui il riconoscimento dell'URSS come interlocutore legittimo nella Società delle Nazioni (inserito nel 1934) si ritenne necessario, portando a compimento quel tentativo di ricostruzione da parte sovietica di relazioni diplomatiche con i paesi europei, anche quelli che avevano sostenuto la dissidenza durante la guerra civile, e portando l'unione di queste due forze nell'ottica di contenimento delle crescenti forze nazionaliste e fasciste in Italia e Germania, costitutivamente ostili al socialismo.

Il caso della Russia fu uno dei grandi eventi della politica europea e internazionale del Novecento, che avrà delle grandi ripercussioni sull'andamento delle due guerre mondiali, sullo stesso sistema internazionale nel periodo delle due guerre e anche negli anni a seguire.

Sarà infatti l'URSS a costituire il principale rivale dell'allora grande potenza in ascesa, che con la Seconda Guerra Mondiale diverrà superpotenza, degli Stati Uniti. Come la passata potenza egemone della Gran Bretagna dovette scontrarsi con la Francia, Arrighi sostiene che nel passaggio degli Stati Uniti come guida del nuovo ciclo egemonico e come figura di potenza egemone essa si scontra con l'Unione Sovietica, sfida di fatto molto più radicale di quanto non sia stata quella tra Francia e Gran Bretagna tra fine Settecento e inizio Ottocento: dimostrazione che se anche nella storia degli elementi ricorrono, questi non sono mai uguali, tanto nei soggetti, quanto nelle caratteristiche dello scontro e nei modelli proposti.

La politica internazionale negli anni tra le due guerre si caratterizzò per una divisione tra forze revisioniste e forze conservatrici, che assumevano diverse caratteristiche e dimensioni. Lo status quo era largamente definito dalle

Conferenze di Pace come un equilibrio di potenza che riduceva la potenza tedesca e isolava la Russia, mentre nel contempo i regimi politici rappresentavano (almeno in Europa) un principio sempre più nazionale, senza peraltro abbandonare lo stato di subalternità delle popolazioni presenti nei territori coloniali; ma se l'elemento comune tra i revisionisti che si contrapponevano era la volontà di rivedere le questioni territoriali o i principi dei Trattati di Pace, è anche vero che le soluzioni che proponevano erano profondamente diverse e divise tra loro.

Una tra le principali forze che si fece portatrice di istanze revisioniste fu l'Italia, che ottenne importanti riconoscimenti alle proprie richieste di compensi territoriali a nord e a est, ma non quanto si erano aspettate le forze nazionaliste, e che nel contempo vedeva forze economiche deteriorate e forze di governo sempre più incapaci di rispondere alle richieste popolari e di ridistribuire le risorse.

Tra il 1919 e il 1921 proprio in Italia scoppiò una stagione di forte conflittualità politica di carattere sindacale, che portò anche alla nascita del Partito Comunista d'Italia, legato all'Unione Sovietica, ma che si dissolse con la vittoria delle forze di repressione (monarchiche e economiche, specialmente latifondiste e industriali). Tali forze si allearono ai movimenti radicali del nazionalismo italiano che si dichiaravano come anticomunisti, i quali riuscirono in virtù delle loro capacità politiche e organizzative a divenire promotori del nazionalismo italiano, con la presa del potere nel 1922 e il suo consolidamento nel 1924 da parte di Benito Mussolini, accentrando il processo decisionale nelle mani di un unico partito, il partito fascista, nominato unico rappresentante del popolo italiano. Cominciò, contemporaneamente, la messa in atto di politiche di sviluppo industriale tramite il ruolo promotore dello stato e delle sue

Istituzioni in economia, in quanto proprietario o finanziatore dei grandi proprietari terrieri e grandi gruppi industriali. Date queste premesse, l'Italia si fece promotrice di una politica diplomatica di revisione dei Trattati di Pace che le permettesse di ottenere, attraverso il cambiamento di alleanze funzionale ai propri obiettivi militari, i territori a cui ambiva originariamente, anche giocando sulla rivalità tra le varie potenze europee. Questo avvenne congiuntamente anche in un accordo con Francia e Gran Bretagna per arginare la Germania dalla sua ripresa politica, annullato quando nel 1936 l'Italia si avvicinò alla Germania per poter ambire ai propri riconoscimenti territoriali nel Mediterraneo e lasciando questa libera di consolidare territori in Europa continentale. L'ottica italiana coloniale era il Mediterraneo allargato, area dove si estenderà con azioni militari, tra cui la campagna contro l'Etiopia (uno dei pochi regni indipendenti).

rimasti in tutta l'Africa) che gli permise, risultando vincitrice, di consolidare i territori coloniali della Somalia e dell'Eritrea: la conquista dell'Etiopia causò l'espulsione dalla Società delle Nazioni, per via dell'invasione di uno stato sovrano. Altra grande forza revisionista in ambito europeo, ma dalle conseguenze internazionali, era la Germania, uscita dalla Prima Guerra Mondiale in uno stato difficile. Dal punto di vista istituzionale, Il Reich venne sostituito da una Repubblica Parlamentare il cui centro era la città di Weimar, che si presentava potenzialmente come un cambiamento radicale-rivoluzionario in senso liberal democratico, ma le cui capacità di rappresentanza del pluralismo politico in Germania dovettero scontare condizioni critiche a livello economico e di forte ostacolo al dispiegamento della potenzialità democratiche della Repubblica di Weimar. Dal punto di vista economico, nelle Conferenze di Pace era prevalsal'economia del paese. Questa occupazione provocò una forte resistenza da parte della popolazione tedesca, che organizzò scioperi e sabotaggi contro le forze di occupazione. La crisi economica e sociale che ne seguì portò alla nascita di movimenti estremisti, come il nazismo, che sfruttarono il malcontento della popolazione per ottenere consensi politici. Nel 1933, Adolf Hitler salì al potere e avviò una politica di riarmo e espansione territoriale, che avrebbe poi condotto alla Seconda Guerra Mondiale. La storia della Germania post-Prima Guerra Mondiale è un esempio di come le riparazioni di guerra e le conseguenze economiche possono avere un impatto significativo sulla politica e sulla stabilità di un paese. È un monito per evitare di ripetere gli stessi errori nel futuro.he oggi la Germania è uno dei paesi leader nel settore tecnologico. La sua industria è rinomata per la produzione di macchinari di precisione, automobili di alta qualità e prodotti chimici avanzati. La Germania è anche famosa per la sua ricerca scientifica e tecnologica. Le sue università e istituti di ricerca sono rinomati a livello internazionale e attirano scienziati e ricercatori da tutto il mondo. La Germania è stata anche pioniera nello sviluppo delle energie rinnovabili. Il paese ha investito molto nella produzione di energia solare ed eolica, diventando uno dei principali produttori di energia verde al mondo. La Germania è anche un leader nel settore dell'automazione industriale. Le sue aziende sono all'avanguardia nello sviluppo di robot e sistemi di automazione per l'industria manifatturiera. Inoltre, la Germania è nota per la sua cultura dell'innovazione e dell'imprenditorialità. Il paese ha una forte tradizione di start-up e imprese tecnologiche di successo. In conclusione, la Germania è un paese che ha fatto della tecnologia uno dei suoi punti di forza. Grazie alla sua industria avanzata, alla ricerca scientifica di alto livello e alla cultura dell'innovazione, la Germania continua a essere un leader nel settore tecnologico a livello mondiale.
Dettagli
A.A. 2020-2021
90 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovanni.romano.shinjuku di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Trentin Massimiliano.