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UNA NUOVA RAPPRESENTAZIONE DELLA STORIA

Le azioni di riparazione confermano la volontà di rendere la storia 'giustiziabile', sottoponendola non solo ad

accusa da parte di un pubblico ministero, ma anche rinvenendo in essa la fonte di crediti liquidi ed esigibili.

Al cuore di questa nuova rappresentazione della storia vi sono, dunque, il diritto e la giustizia.

Al diritto civile, infatti, viene chiesto di colmare una distanza storica fino ad allora percepita come

insormontabile, in quanto la storia stessa sembrava chiusa e caduta nell'oblio, se non fosse che, a un certo

punto, le vittime della stessa hanno smesso di accettare fatalisticamente il verdetto delle armi o l'evidenza di

un rapporto di forza, e si sono appellati alla giustizia civile. I giudici sono dunque chiamati a valutare episodi

storici di importanza pari alla creazione degli Stati Uniti o alla seconda guerra mondiale, ma non dal punto di

vista del loro significato politico, bensì come se si trattasse di meri fatti giuridici (ad es. alla stregua di un

incidente stradale o un banale divorzio).

Evidentemente si ritiene che la giustizia, liquidando gli interessi in sede civile, possa chiudere per sempre i

conti con la storia.

Un nuovo individualismo storico

Nel sistema internazionale classico, lo Stato godeva di un'immunità di principio nei confronti degli individui: la

sua responsabilità poteva invocarsi solo nei confronti dei suoi pari, cioè di altri Stati; il sistema westfaliano

esonerava lo Stato da ogni tipo di responsabilità civile per eventuali danni commessi dalle sue istituzioni.

In qualche modo, le azioni di indennizzo riaprono la storia, e così eventi lontani, come la schiavitù,

scavalcano barriere storiche come la guerra di secessione, e quegli stessi eventi non cadono più in

prescrizione. E, in effetti, la prescrizione non può depurare la storia da tutte le sue ingiustizie, se non a

condizione che la rottura sulla quale essa si poggia abbia un senso agli occhi dei cittadini. Infatti, nel

reclamare la riparazione dei danni o la restituzione dei beni, i promotori delle azioni assumono che la storia

non sarà conclusa fino a quando non la si sarà purificata da crimini impuniti e debiti insoluti.

Nelle azioni cui ci stiamo riferendo, ogni tipo di rapporto (politico, commerciale, familiare) viene ricondotto al

diritto privato, e viene dunque interpretato alla luce del modello contrattuale o della responsabilità civile, in

forma di debiti e crediti. La storia, ormai, è percepita in termini individuali.

Né tribunale della storia né giudizio finale, ma soltanto giustizia concreta

Si può parlare di 'giurisdizionalizzazione della storia' quando si interpreta quest'ultima attraverso il modello

del processo, il quale non deve intendersi come pura forma, bensì come dispositivo che consente

contemporaneamente l'individuazione del male e l'indicazione della soluzione: profili che, nel processo,

appaiono inscindibili.

Nel processo civile l'ingiustizia non è tanto vinta, quanto sorpassata da un riposizionamento di ciascuno su

uno stesso piano e dall'estinzione, da parte di ognuno, del proprio debito: nel nostro caso, di debiti

inadempiuti per secoli. Tali riparazioni presuppongono che a ogni ingiustizia si possa rimediare, e che

nessuna tra esse debba restare al di fuori del diritto.

La rottura con il passato viene adesso messa in discussione: il motore più profondo delle azioni di

riparazione va ravvisato proprio nella volontà di riannodare il legame con le generazioni precedenti, nei cui

confronti i nostri contemporanei si sentono fortemente in debito.

La storia, ormai, non è più il tribunale del mondo ma, al contrario, sono i danni civili e le sofferenze inflitte ai

popoli a divenire i criteri in base ai quali sarà giudicata la storia stessa: queste azioni non hanno la pretesa di

riscrivere la storia, ma quella di porre riparo ad alcuni suoi effetti su vittime ancora in vita.

In definitiva si può dire che l'effetto dei processi civili sulla storia tende a dispiegarsi su due fronti, mirando

sia a mettere il punto a un evento del passato sia ad agire come freno per il futuro.

TERMINARE UN'AZIONE

Il ricorso civile, così come l'accusa penale, muovono da una protesta contro un evento passato che, per

quanto accaduto e quindi immodificabile, non ci si rassegna ad accettare.

La strategia adottata dal diritto civile per trattare i crimini contro l'umanità è ben diversa da quella del diritto

penale: il primo si concentra sull'atto, mente il secondo sull'intenzione.

Per il diritto civile, l'attenzione è rivolta ai beni, non più alle persone, al denaro invece che al corpo,

all'interesse e non al senso morale. La giustizia penale vuole annullare il tempo grazie all'intermediazione

della pena, che ha il compito di cancellare l'intenzione malvagia; diversamente, la giustizia civile cerca di

sopprimere gli effetti negativi di un'azione passata, attraverso un sistema simbolico (il denaro) che assume

valore di equivalente universale.

Questa differenza di strategia e di mezzi influisce sul significato stesso di giustizia, che per il diritto civile

assume una sfumatura di senso diversa, in quanto il suo obiettivo non è (al contrario del diritto penale)

trovare una giusta pena commisurata alla gravità dell'atto, ma solo il ripristino dei patrimoni, e quindi la

reintegrazione delle parti, nello status quo ante, come se l'evento lesivo non si fosse mai prodotto.

Debito, pena e perdono

Hanna Arendt, nella sua celebre riflessione sui diversi modi di conclusione dell'agire umano, ha stranamente

trascurato l'ipotesi dell'assolvimento del debito: ella afferma che la pena e il perdono sono possibili soluzioni

attraverso cui si possono definire le conseguenze di un'azione, e alle quali corrispondono due diversi tipi di

giustizia ricostruttiva: alla pena il processo penale, e al persono le nuove forme di giustizia transizionale volte

alla riconciliazione.

Invece, l'adempimento del debito è un altro possibile modo di definizione di un'azione, e non si pone il

alternativa degli altri due.

Un indennizzo della storia in tempo reale

L'azione sul reale è inseparabile da quella sul futuro; anzi, a volte il futuro si avvicina a tal punto che la

riparazione dei danni della storia avviene in tempo reale: in occasione della guerra tra Libano e Israele, nel

2006, sin dall'inizio dei bombardamenti sono state intentate class actions da alcune parti israeliane, in vista

dei danni che le forze libanesi andavano producendo; ricevere un indennizzo prima ancora dell'espulsione è

stata la condizione sine qua non posta dai coloni isrraeliani per l'abbandono dei territori.

RENDERE IL MONDO DUREVOLE

Una riqualificazione giudiziaria della storia

Dopo aver chiuso in via definitiva un evento del passato, occorre ora concentrarsi sulle modalità attraverso

cui si è pensato di raggiungere tale obiettivo.

Prima mossa compiuta dal diritto è la qualificazione della realtà, ossia la trasformazione di un evento in fatto

giuridico (cd. privatizzazione del fatto). Il diritto consacra un evento come fatto giuridico, dal quale

discendono altrettanti effetti giuridici: in primis una responsabilità e, dunque, un credito.

L'imputazione di tale responsabilità deve essere distinta da quella che deriva da un'accusa di tipo penale.

Per il diritto penale, la consapevolezza concerne un'intenzione che ha mostrato la propria violenza, è

soggettiva e, in quanto tale, non può essere riferita a un livello collettivo o politico. Con riguardo al nazismo,

ad esempio, non si può affermare la colpevolezza del popolo tedesco, perchè non tutti i tedeschi hanno

partecipato alla Shoah.

In questo caso la responsabilità discende da un senso di solidarietà che può assumere forme varie: quella

del legame politico, ad esempio, che non è privo di implicazioni patrimoniali, in quanto i membri di una

medesima comunità politica sono solidarmente legati ai debiti contratti da alcuni tra loro, anche se i diretti

responsabili non sono più in vita.

Tale fatto è al centro di un dibattito molto vivace negli Stati Uniti, dove ci si è chiesti a quale titolo sia

possibile ritenere alcuni soggetti responsabili civilmente per atti non direttamente imputabili agli stessi.

Affare Black Hills (approfondimento)

Si tratta si un trattato che prevedeva la delimitazione dei territori delle riserve Sioux di cui faceva parte il

massiccio montagnoso delle Black Hills. Nel 1874, si scopre che ci sono giacimenti di oro. Allora Grant

spinge i Sioux a vendere i territori pur violando il trattato. La corte suprema nel 1980 riconosce che i sioux

sono stati vittima di ingiusta espropriazione e così dispone una transazione di 122 milioni di dollari in quanto

il risarcimento era l'unico mezzo idoneo per porre rimedio all'ingiustizia da loro subita. Il caso delle black hills

si collega alla responsabilità civile (contrattuale), che appunto fa riferimento ad un danno provocato da coloro

che violano gli estremi di un contratto, come proprio nel caso delle Black Hills (ma come è anche capitato

per la class action di ebrei americani contro le banche svizzere).

Una giustizia di beni

La colpa (intesa sempre come conseguenza del fatto giuridico) è un altro possibile fondamento dell'azione

per danni e interessi.

Ancora, l'arricchimento senza causa è spesso invocato nei processi americani: ad esempio, se le banche

svizzere hanno tratto profitto dal denaro sottratto agli ebrei, devono pagare; se gli schiavi hanno contribuito,

con il loro lavoro e le loro sofferenze, alla crescita economica del paese, devono essere ripagati.

Rispetto alla logica del diritto penale, queste azioni civili presentano un profilo più 'positivo': i ricorrenti altro

non fanno che invocare quella parte di ricchezza di cui furono privati. La reintegrazione, così, è posta in

maniera molto concreta, in quanto il denaro rende possibile la reintegrazione dei ricorrenti in un sistema di

scambi economici.

In questi casi, il sentimento di ingiustizia non nasce dall'orrore che si prova di fronte alla crudeltà del boia,

quanto dal timore ispirato dal calcolo dei comportamenti che hanno animato gli eventi del passato: il

banchiere privo di scrupoli non è indegno quanto il colpevole di crimini contro l'umanità, perchè a lui non si

rimprovera l'eccesso di passione che l'ha portato a compiere un atto ma, al contrario, il suo disprezzo, la

capacità di calcolo, per cui viene visto come un comportamento meno grave del gesto di chi ha ucciso con le

proprie mani.

I meccanismi della responsabilità civile sono animati dall'istanza di una giustizia obiettiva, cioè una giustizia

che si realizza non solo att

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A.A. 2014-2015
33 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fraspina1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della giustizia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Alessi Giorgina.