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Il momento più significativo del confronto di Croce con Hegel è rappresentato dal saggio Ciò che
vivo Ciò che è morto della filosofia di Hegel, contenente nei primi tre capitoli ciò che è vivo e negli
altri ciò che è morto. Croce rimprovera Hegel la svalutazione del particolare, dell’individuale, del
concreto; svalutazione che egli ha operato con la costruzione di una filosofia dell’arte, della natura e
della storia. Tuttavia Croce riconosce che Hegel, nonostante i gravissimi errori nei quali era incorso
restava l’ultimo grande genio speculativo. I critici di Hegel concordavano sulla presa di distanza
dalla razionalità della conoscenza, secondo Croce, invece, il merito immortale di Hegel era stato di
aver scoperto la vera razionalità; aveva operato una distinzione di fondo tra Intelletto e Ragione, che
era stata la più grande scoperta di logica della filosofia moderna. Nella prefazione alla
Fenomenologia dello Spirito egli scrive che il vero è l’intero poiché il vero non è il risultato, bensì il
processo che conduce al risultato. La dialettica non rappresenta altro che la dinamicità del reale
tradotta nel linguaggio del pensiero e solo così finalmente compresa. Inoltre Croce afferma che la
grande scoperta di hegel consisteva nel fatto che egli aveva redento il mondo da male perché ha
giustificato questo nel suo ufficio di elemento vitale, ovvero perché aveva infuso il negativo nel
positivo.
SAGGIO: Ciò che vivo ciò che morto della filosofia di Hegel
1.LA DIALETTICA O LA SINTESI DEGLI OPPOSTI.
Hegel è uno di quei filosofi che hanno contribuito ad elaborare una logica della filosofia. Ogni
disciplina ha un proprio metodo, dunque perché non dovrebbe averla anche la filosofia? Per Hegel il
pensamento filosofico assume un triplice carattere:
1. Concetto: e non dunque sentimento o rapimento o intuizione privo di forza dimostrativa
(intuizionismo o sapere immediato)
2. Universale: e non generale, il che stabilisce la differenza tra la filosofia e le scienze empiriche o
naturali.
3. Concreto: non ischeletrimento della realtà, ma comprensione di questa nella sua pienezza e
ricchezza, il che stabilisce la differenza tra la filosofia e le scienze matematiche, le quali non
giustificano i loro punti di partenza, ma li comandano e bisogna ubbidire al comando. La filosofia
invece deve giustificare pienamente se stessa senza alcun presupposto.
Il punto intorno al cui sono accese tutte le dispute degli avversari e la trattazione del problema negli
opposti. Il nostro pensiero nell’indagare la realtà si trova innanzi sia a concetti distinti che opposti.
Due concetti distinti si congiungono pur nella loro distinzione due concetti opposti sembrano
escludersi. Concetti distinti sono: fantasia e intelletto, diritto e moralità. Concetti opposti sono: vero
e falso, bene e male, bello e brutto. Se la distinzione non impedisce ma anzi rende possibile l’unità,
l’opposizione invece dà origine a dualismi insormontabili. Unitaristi (dei due termini opposti ne
accettano solo uno) Opposizionisti (pongono come categoria fondamentale l’opposizione). Hegel
afferma invece di aver trovato la soluzione del problema degli opposti sostenendo che: gli opposti
sono opposti tra loro ma non verso l’unità, poiché l’unità e appunto sintesi di opposti, e denomina
tale sua dottrina circa gli opposti dialettica. Gli opposti presi nella loro separazione sono detti
momenti (come la leva) mentre il terzo termine è la sintesi. (Dialettica=triade). La verità è solo nel
terzo termine, nella sintesi, quindi nel divenire. (Gli opposti nel pensiero che li pensa veramente
sono in zuffa uno con l’altro e tale zuffa rappresenta il divenire). Hegel inoltre non nega il principio
d’identità altrimenti avrebbe dovuto ammettere che la sua teoria logica fosse vera e non vera
insieme. Egli nega piuttosto il fallace uso di tale principio.
2. LA STORIA DELLA DIALETTICA
Kant ha scoperto la sintesi a priori, la quale è concepita da Hegel come niente altro che una sintesi
originaria di opposti. Il compito che spettava alla filosofia dopo Kant era svolgere la sintesi a priori,
annullando tutti i dualismi lasciati intatti ed anzi potenziati dallo stesso Kant. Fichte terminò
nell’astrattismo come Kant, non riuscendo a giustificare la natura di fronte allo spirito; Shelling
perviene alla persuasione che non si possa filosofare se non con principio d’identità degli opposti ( e
così è concepito per lui l’Assoluto). Ma quello che per Shelling fu il punto di arrivo per Hegel il
punto di partenza. Hegel affermò che la filosofia non poteva avere altra forma se non quella del
pensiero. La Prefazione della Fenomenologia è stata definita l’addio di Hegel al romanticismo; la
verità è che solo un romantico che avesse superato il romanticismo poteva coglierne il frutto
filosofico. (Hegel combatte gli aspetti erronei della filosofia Kantiana ma ne mette anche in luce
quelli innovativi, infatti è stato affermato che nessun atro ha inteso Kant fuori di Hegel.
3. LA DIALETTICA E LA CONCEZIONE DELLA REALTA’
Hegel non può considerare il termine negativo il non essere come qualcosa di distaccato. Al
contrario il negativo è per lui la molla dello svolgimento, poiché l’opposizione è l’anima stessa del
reale. Hegel non può dirsi pessimista poiché significherebbe il termine positivo della diade e non
può dirsi ottimista perché significherebbe negare il termine negativo; egli non li nega entrambi,
conservandoli entrambi nella sintesi dialettica, e al di là sia del pessimismo che dell’ottimismo.
L’interesse particolare è veicolo dell’universale, tanto che gli uomini seguendo i loro fini attuano
l’universale poiché la ragione si avvale di essi: è questa l’astuzia della ragione. La conseguenza a
cui portava la mediazione degli opposti combinata con la distruzione dei falsi distinti e opposti. Era
l’esaltazione della storia; nel sistema di Hegel la storia è la realtà stessa dell’idea; e lo spirito non è
nulla fuori dal suo svolgimento storico, inoltre per Hegel la storia assume un carattere sacro dovuto
all’immanenza che è propria del pensiero hegeliano. Vico ed Hegel si distaccarono per la
concezione religiosa, evidenti sono invece le somiglianze riguardanti l’antistoricismo, lottanto da
parte di entrambi ed il concetto di astuzia della ragione, già presente in Vico che però la denomina
Provvidenza Divina.
4. NESSO DEI DISTINTI E FALSA APPLICAZIONE DELLA FORMA DIALETTICA
L’errore di Hegel è da ricercare nella sua logica in particolare modo nel rapporto dei distinti,
denominato Errore Logico. Nella sua concezione l’un distinto è rispetto all’altro distinto, non
qualcosa di distaccato, bensì un grado inferiore rispetto al superiore e viceversa, dunque lo schema
classificatorio della realtà deve essere sostituito dallo schema dei gradi.
- Rapporto dei gradi a e b (arte e filosofia)
- Rapporto degli opposti Alfa, Beta, Gamma (Essere, Non Essere, Divenire)
A e b sono due concetti, in secondo dei quali sarebbe astratto senza il primo, ma che nel suo nesso
col primo è reale e concreto quanto quello. Invece A e B fuori da G non due astrazioni e non
concetti l’unico concetto concreto è G, quindi il Divenire. Se si vorrà applicare la dialettica ad
entrambi i tipi di rapporti bisogna tener conto che l’una dialettica ha processo diverso dell’altra
(Superare=sopprimere e conservare, ma diversamente in ciascuno dei due rapporti)
L’errore di Hegel consiste nel non aver fatto fra teoria degli opposti e teoria dei distinti la giusta
distinzione, che era necessaria fare concependo dialetticamente in ugual modo opposti e distinti
facendoli diventare un tutt’uno. Dalla distinzione non fatta il rapporto dei distinti è stato da lui
presentato come TESI, ANTITESI E SINETESI. L’applicazione della dialettica alla teoria (o nesso)
dei distinti è il primo caso di abuso della forma triadica. Dallo scambio tra teoria dei distinti e teoria
degli opposti deriva tutto quanto vi è di filosoficamente errato nel sistema di Hegel.
5. METAMORFOSI DEGLI ERRORI IN CONCETTI PARTICOLARI E GRADI DELLA VERITA’
L’introduzione della dialettica degli opposti nel rapporto dei distinti ebbe una duplice conseguenza:
quelli che erano errori filosofici vennero acquistando dignità di concetti distinti, e quelli che era
realmente concetti distinti presero aspetto di errori filosofici. La prima di queste conseguenze
determinò la struttura della logica, la seconda determinò il carattere dell’Estetica, e diede origine
alla due scienze filosofiche della Storia e della Natura. Il problema della logica hegeliana era di
sottoporre ad esame le varie definizione di Assoluto, riprendendo le filosofie a lui precedenti così da
costituire la Storia della Filosofia (escursus dall’inizio della filosofia riprendendo le varie filosofie
con i filosofi e i loro errori). Hegel è considerato come il vero fondatore della Storia della Filosofia.
Hegel inoltre si diede sempre gran problema circa il “cominciamento” pur sapendo egli stesso che
la filosofia è un circolo e che si entra da ogni parte. Nonostante ciò pur cominciando dall’esame dei
sistemi filosofici che definisco l’Assoluto come semplice Essere che era un cominciamento
giustificato quanto un altro, egli lo rese ingiustificabile poiché pretendeva di giustificarlo come il
solo ( come un principio comandato tipico delle discipline matematiche). Il contenuto della logica
poi venne esposto o come un compiuto sistema filosofico (come una filosofia dello Spirito) o come
una Storia della filosofia. Ma nella logica hegeliana l’ordinamento danneggia il contenuto poiché
pur essendo concreto il contenuto preso dalla storia della filosofia è in parte maggiore dalla filosofia
dello spirito (sistema filosofico), l’ordinamento risulta invece, essere violento e arbitrario, imposto
dalla falsa idea di una deduzione a priori degli errori.
6/7/8. LA METAMORFOSI DEI CONCETTI PARTICOLARI IN ERRORI FILOSOFICI
Confuso l’errore con la verità particolare gli errori filosofici erano diventati verità particolari, e le
verità particolari dovevano accomunarsi e diventare errori filosofici ed essere trattate come forme
perfette di filosofia. Perciò Hegel non giunse a cogliere il carattere originale ne dell’arte ne della
storia ne delle scienze fisiche e naturali.
I. L’ARTE E IL LINGUAGGIO
L’erronea teoria logica circa i concetti distinti nasconde agli occhi di Hegel il posto proprio in cui si
trova l’attività este