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L'intenzionalità e l'io
La fenomenologia consiste nell'analisi degli atti con cui la coscienza si rapporta al mondo o ai modi
in cui il mondo si da alla coscienza. Il rapporto effettivo della coscienza con un oggetto
trascendente ne costituisce l'intenzionalità in quanto ogni manifestazione di essa si riferisce a
qualcosa di diverso da sè, implicando un atto di trascendenza per rapportarsi a questo qualcosa.
Anche l'oggetto è una realtà trascendente in quanto si presenta alla coscienza tramite i fenomeni
soggettivi della percezione o esperienze vissute, nei quali si distingue la noesi (la
direzione/atteggiamento verso l'oggetto) dal noema (la considerazione dell'oggetto nei vari modi in
cui esso si da).
La percezione della coscienza è immanente e in essa apparire ed essere coincidono, facendone una
sfera della posizione assoluta. Al contrario la percezione dell'oggetto esterno è trascendente e in
esso apparire ed essere non coincidono: Husserl riprende la tesi cartesiana secondo cui la realtà
dell'oggetto è fonte di dubbio ma afferma con convinzione la realtà dell'atto di coscienza con il
quale l'oggetto viene pensato.
L'intenzionalità consiste nell'intuizione dell'oggetto da parte della coscienza e la rivelazione
evidente dell'oggetto, ideale o materiale, alla coscienza. All'oggetto ideale corrisponde l'essenza, il
concetto universale, la quale si rivela alla coscienza tramite intuizione eidetica.
Nelle opere successive al 1931 il metodo fenomenologico viene applicato alla struttura dell'io e ai
suoi rapporti con gli altri, intensificando la differenza tra io empirico e naturale ed io trascendentale,
il quale contenendo in se stesso la possibilità di tutto ciò che esiste diventa la realtà. Dal realismo
della dottrina dell'intenzionalità Husserl passa in questa seconda fase ad un radicale idealismo
spiritualistico in base a cui nulla esiste al di fuori della coscienza trascendentale.
La crisi delle scienze europee
L'ultima opera di Husserl, "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale"
(pubblicata postuma nel 1954), denuncia la decadenza della cultura europea a causa del prevalere in
essa dell'oggettivismo delle scienze naturali.
Il mondo della scienza, mondo simbolico costruito secondo parametri fisico-matematici, cela il
mondo della vita, la dimensione del vissuto e del concreto in cui si svolgono le reali operazioni
dell'uomo. La crisi delle scienze europee non consiste nel loro fallimento nel conoscere il mondo
naturale bensì nell'aver perso di vista il significato e il fine verso cui dovrebbero tendere, ovvero
con la dimen sione dei bisogni, delle emozioni e degli scopi umani.
Il progetto fenomenologico di Husserl consiste nel ritorno al mondo della vita, ovvero all'uomo
concreto: questo, secondo una profonda vocazione storica, è il destino dell'uomo. I filosofi in questa
prospettiva diventano i funzionari dell'umanità, responsabili del suo destino.