Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 32
Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 1 Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della filosofia contemporanea, prof. Aportone, libro consigliato Ricerche logiche, Husserl Pag. 31
1 su 32
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Vediamo brevemente il significato di queste distinzioni: con fondazione “bilaterale” o

“unilaterale” s’intende rispettivamente la reversibilità o irreversibilità del nesso di

fondazione tra due parti qualsiasi dell’intero, per cui nel primo caso esse si fondano

reciprocamente l’una nell’altra, nel secondo una fonda l’altra ma non vale l’inverso.

Esempi di questi rapporti sono rispettivamente il nesso colore-estensione «nell’unità

20

di qualcosa che è visivamente intuito come tale» [III RL, pag. 83] e il nesso che

lega determinate rappresentazioni a un’asserzione come ciò che deve essere posto

a suo fondamento ma che in sé non richiede un simile sviluppo; il giudizio assertivo

non è l’esito necessario di determinati contenuti rappresentativi. Per quanto riguarda

la distinzione tra una fondazione mediata e una fondazione immediata s’intende

sostanzialmente questo: una parte α è detta “mediatamente fondata” in una parte γ

se α è fondata in β e β è fondata in γ, “immediatamente fondata” se non c’è

interposizione di una terza parte tra le prime due. Husserl trova esempi di fondazione

immediata nei nessi che legano i momenti generici “colore” e “luminosità” al colore di

un determinato oggetto, come ciò in cui soltanto possono realizzarsi, e quindi

mediatamente all’estensione che esso richiede come propria necessaria

integrazione.

19 In questo facciamo nostro il punto di vista di Giovanni Piana; cfr. Piana G., 1977, pag. 8.

20 Questa precisazione è particolarmente importante. In effetti senza di essa non si vedrebbe la

necessità di una fondazione bilaterale: se infatti da una parte è chiaro che “se un oggetto è colorato, allora è

esteso”, dall’altra non si può dire altrettanto per l’inverso, vale a dire: “se un oggetto è esteso, allora è

colorato”. Il punto è che l’estensione di un oggetto è una determinazione che può, entro certi limiti, essere

tanto un contenuto visivo quanto tattile, mentre il colore è esclusivamente un contenuto visivo: un cieco ha

esperienza di oggetti estesi senza avere esperienza di colori, senza cioè che questo senso di un’estensione

di oggetti richieda un’integrazione cromatica. Lo stesso accade del resto ogni qual volta si parli

dell’estensione di oggetti che non sono percepiti visivamente, come nel caso delle “correnti di aria fredda o

calda” che si spostano sui continenti, o di oggetti di cui non si può dire, propriamente parlando, che siano

“colorati”: ad esempio le superfici riflettenti (uno specchio) o trasparenti (il vetro di una finestra). L’utilità di

questi esempi è solo quella di mostrare ciò che si presenta a livello concettuale, e cioè che il concetto di

“estensione” non è intrinsecamente connesso a quello di “colore” mentre vale l’inverso. Ad ogni modo vale

quanto detto in precedenza e, al di là del discorso husserliano, sembra che questo concetto di “estensione”

abbia una sua plausibilità di senso comune; soprattutto esso ha il vantaggio di mostrare in che senso

“estensione” e “superficie” non sono termini equivalenti (nel primo non c’è il rimando a una determinazione

potenzialmente anche tattile), il che consente di tener fermo il carattere necessario e a priori del nesso

colore-estensione rispetto ad alcune situazioni che potrebbero sembrarne, a tutta prima, falsificazioni (come

i “fasci di luce colorati” dell’arcobaleno). In altri termini: «[…] non è concepibile (immaginabile) che si possa

un giorno fare l’esperienza di un colore senza una estensione corrispondente (il che non significa senza una

superficie, poiché vi sono colori “atmosferici”, non localizzabili, come il blu del cielo).» [Romano C., 2012,

pag. 320]. 13

§ Il concetto di “fondazione unitaria” e la distinzione tra due specie di interi

Acquisite queste prime distinzioni possiamo passare a definire il concetto di “intero”

per mezzo del concetto di “fondazione unitaria”, secondo il percorso seguito da

Husserl che così fissa il significato del termine, fino a quel momento dato per

presupposto. Ecco come si esprime:

«[…]nelle nostre definizioni e descrizioni […] il concetto di intero era presupposto.

Tuttavia si può sempre fare a meno di questo concetto, sostituendolo con il semplice

sussistere insieme di contenuti prima indicati come parti. Si potrebbe, ad esempio,

enunciare la seguente definizione: un contenuto della specie α è fondato in un

contenuto della specie β, se non può esserci un α per sua essenza (cioè per legge,

sulla base della sua natura specifica) senza che sussista anche un β. […] Con intero

intendiamo un sistema di contenuti che vengono abbracciati da una fondazione

unitaria, e precisamente senza ricorso ad altri contenuti. Noi chiamiamo parti i

contenuti di un simile sistema. Quando si parla di unitarietà della fondazione si vuol

dire che ogni contenuto si trova, direttamente o indirettamente, in un rapporto di

fondazione con ogni altro contenuto. Ciò può accadere in modo tale che tutti questi

contenuti siano fondati gli uni negli altri, immediatamente o mediatamente, senza

ricorsi esterni; o inversamente, essi fondano tutti insieme un nuovo contenuto,

sempre senza ricorsi esterni» [III RL, pag. 66].

E più avanti: «si nota subito come differenze di questo genere determinino distinzioni

essenziali tra gli interi. Nei casi indicati per primi le “parti” (definite come membri del

sistema in questione) “si compenetrano”; negli altri, le parti sono “esterne le une alle

altre”, ma determinano forme reali di connessione, concatenandosi tutte insieme

oppure a coppie. Quando si parla di collegamento, connessione, ecc., in senso

stretto, si intende l’intero della seconda specie […]». Si tratta allora di comprendere

meglio questa nozione di “fondazione unitaria” alla luce della distinzione tra interi di

prima e seconda specie cui dà luogo. Abbiamo letto che la fondazione può assumere

due forme: quella della compenetrazione e quella

14

della connessione reale di parti. Ovviamente qui tutto dipende dalle parti cui si fa

riferimento: nel primo caso avremo a che fare con momenti astratti, nel secondo con

frazioni, cioè con parti indipendenti dell’intero. Il punto importante è però lo stretto

rapporto tra i due tipi di interi, nel senso che gli interi di cui possiamo avere

concretamente esperienza derivano tanto dall’unione di parti indipendenti realmente

connesse, quanto di parti non-indipendenti che si compenetrano reciprocamente;

l’esempio di Husserl è quello di una figura colorata che può essere presa come un

intero di prima specie rispetto ai suoi momenti astratti del colore e dell’estensione, di

21

seconda specie rispetto alle frazioni in cui è possibile dividerla . Proprio la funzione

delle frazioni negli interi di seconda specie richiede ora qualche precisazione. Il fatto

che si parli di “forme di collegamento” tra frazioni come criterio discriminante degli

interi di seconda specie non significa che queste frazioni siano sempre date

realmente come tali; è sufficiente che esse siano date potenzialmente, come parti in

cui è in linea di principio divisibile l’intero. Quello delle frazioni date realmente e

raccolte in unità mediante forme di collegamento è il caso particolare degli “interi

percettivi” cui Husserl accenna immediatamente dopo e che rappresentano una

sottocategoria degli interi di seconda specie. In effetti il modo più semplice di chiarire

le distinzioni teorizzate da Husserl sembra quello di descrivere le diverse forme di

contiguità tra parti indipendenti; ne abbiamo infatti di tre tipi:

1) contiguità di parti che non sono distinte

l’intero si presenta come un contenuto assolutamente unitario, compatto, non

articolato in parti. Esempi possono essere una macchia di colore uniforme o

variato con continuità;

2) contiguità di parti che sono distinte; ulteriormente articolata in:

2.1) contiguità di parti distinte e collegate tra loro

21 Si può quindi affermare che, almeno per quanto riguarda l’ambito dell’esperienza percettiva, tutti gli

interi di prima specie sono interi di seconda specie e viceversa. Interi di prima specie che non siano di

seconda specie potrebbero essere rappresentati dai nessi tra le parti non-indipendenti quando queste

siano considerate in astratto, come generi e specie pure non ulteriormente determinati (come nella

formulazione seguente: “la specie ‘colore’ è non-indipendente rispetto alla specie ‘estensione’”); ci si

può comunque chiedere se anche in questo caso l’intero di seconda specie non debba essere

presupposto, in senso altrettanto astratto e generale, come idea di un intero estensivo. Sembrano

invece esclusi per principio interi di seconda specie che non siano di prima specie, essendo per

definizione fondati sulla non-indipendenza della forma di collegamento rispetto ai contenuti dati.

15

l’intero si presenta come un contenuto articolato in parti, come una totalità di

parti date intuitivamente. Esempi sono i cosiddetti “interi percettivi”: una fila di

alberi, una costellazione di stelle, una melodia di suoni;

2.2) contiguità di parti distinte che non sono collegate tra loro

non abbiamo un intero, cioè un contenuto ulteriore alle parti, ma la loro

semplice giustapposizione, per la quale si può al più parlare di “contesto” della

percezione. Esempi sono tutti quei casi di vicinanza spaziale o temporale di

parti, quale può essere rappresentata in modo emblematico da oggetti “fuori

22

posto” o da suoni che si succedono senza alcun rapporto tra loro .

Per le prime due forme di contiguità si può parlare di “interi di seconda specie”, in

quanto esse danno luogo a contenuti, a unità di senso fondate sulle parti connesse;

per la terza non si può invece parlare di intero nel senso della definizione prima

proposta in quanto manca il “momento di unità” delle parti. Il punto è che per avere

un intero in senso proprio non è sufficiente che le parti siano attualmente connesse

tra loro; è necessario che su questa base si determini un contenuto unitario come

contenuto non-indipendente rispetto ad esse. Il vero principio distintivo de

Dettagli
A.A. 2012-2013
32 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gennaro Caruso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Aportone Anselmo.