Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Fechner e Wundt. Ciascuno svolse un suo ruolo e portò la propria pietra. Tutti e tre si posero il
problema delle modalità con cui l’uomo conosce il mondo e, quindi, si proposero di acquisire una
conoscenza psicologica da porre alla base della gnoseologia. Su questi temi in quegli anni ferveva la
discussione e merito dei tre scienziati fu quello di convogliarla in precise indicazioni teoriche e
operative riguardo alla nuova disciplina.
Helmholtz
Hermann von Helmholtz, dalla forte ispirazione kantiana, molto lucidamente aveva avvertito la
tendenza in atto nella cultura ottocentesca di un crescente distacco tra scienza e filosofia, e ne aveva
denunciato il pericolo per lo stesso progresso scientifico, che rischierebbe di venir soffocato da un
troppo spinto specialismo. La ragione principale di questo allontanamento era da lui attribuita alla
metafisica hegeliana: solo liberandosi di essa e intendendo kantianamente la filosofia come
riflessione sui fondamenti della conoscenza, sarebbe stato possibile, a suo parere, recuperare
l'essenziale unità tra scienza e filosofia (Helmholtz, 1862/1967). In particolare, credeva di poter
trovare il punto di contatto tra le due discipline in una compiuta dottrina della percezione sensoriale,
che aveva a suo fondamento la scoperta dell’“energia specifica dei sensi”, ossia – concettualmente –
il fatto che gli stimoli fisici, qualunque essi fossero, si trasformavano in ogni apparato sensoriale in
un ben determinato tipo di sensazione; perciò aveva sviluppato approfonditi studi di ottica e di
acustica, attraverso i quali era giunto alle soglie degli esperimenti di psicofisica e di psicofisiologia.
Helmholtz, inoltre, aveva misurato la velocità dell’impulso nervoso lungo i nervi; e, poiché
aveva dimostrato che l’eccitazione sensoriale e motoria non è istantanea – come prima si credeva –
ma richiede un certo intervallo temporale, aveva cominciato a misurare i tempi di reazione tra lo
stimolo e la risposta. In tal modo, aveva posto le basi per i successivi esperimenti sul tempo
impiegato dal pensiero per esprimersi, compiuti nel laboratorio di Wundt a Lipsia con il metodo di
Donders. 23
Si può dire, dunque, che Helmholtz avesse cominciato ad impostare esperimenti di psicofisica,
psicofisiologia e psicocronometria senza tuttavia svilupparli in modo sistematico, preferendo
rimanere ancora sul versante fisiologico, pur non negando legittimità ad analisi psicologiche. In
ogni caso, aveva messo a disposizione dei futuri laboratori di psicologia una gran quantità di
strumenti e di tecniche per proseguire quegli esperimenti al fine di ottenere dati quantitativi da
collegare ai fenomeni psicologici.
Fechner
Gustav Theodor Fechner fece invece un passo avanti; elaborò un vero e proprio programma di
ricerche psicofisiche, ne dette concreta attuazione, e giunse a dimostrare la possibilità, non solo
teorica ma anche pratica, che la psicologia divenisse una scienza sperimentale al pari delle altre
scienze della natura. Portando a compimento alcune indicazioni di Herbart, di Lotze e di Weber,
affrontò e in parte risolse il problema della misurazione dei fenomeni psichici, sottraendo così la
psicologia al puro terreno qualitativo per fare di essa, almeno per alcuni aspetti, una scienza
quantitativa come le altre discipline scientifiche più evolute.
Fechner, fisico sperimentale, dopo una crisi mistica si era proposto di confutare il materialismo,
cioè la riduzione di tutti i fenomeni naturali, e in particolare dei fatti psichici, ad eventi fisico-
chimici. A tal fine riteneva che, se si fosse riusciti a trattare sperimentalmente e soprattutto a
misurare i fenomeni psichici, per ciò stesso si sarebbe dimostrata la realtà di una entità non
materiale, non riducibile a materia in movimento (meccanica).
Poiché la sensazione, secondo la tradizione associazionista, era il fenomeno psichico più
elementare, occorreva trovare un modo per misurarla. Per risolvere tale problema, Fechner riprese
l’idea di Weber di quantificare la sensazione per mezzo degli stimoli che la provocano, i quali – in
quanto fenomeni fisici – sono perfettamente misurabili. Impostò così un programma di ricerche
psico-fisiche teso a collegare stimoli e sensazioni, ossia a misurare il valore di una stimolazione via
via crescente e ad attribuire il dato quantitativo (numerico) ottenuto alla conseguente sensazione.
Compì per anni esperimenti tra stimoli oggettivi e sensazioni soggettive e pubblicò i risultati delle
sue ricerche nel famoso libro Elementi di psicofisica del 1860.
Le tecniche sperimentali impiegate da Fechner poggiavano sul concetto di “soglia” e, per ogni
modalità sensoriale (specialmente vista, udito e tatto), egli cercò di misurare la “soglia minima” e la
“soglia differenziale”; ossia tentò di rispondere ai quesiti:
1) Qual è l’intensità minima (la soglia) dello stimolo perché si abbia una sensazione, cioè la
quantità iniziale o minima di stimolazione per produrre in una persona una percezione sensoriale.
24
2) Qual è l’intensità di cui uno stimolo deve essere accresciuto o diminuito perché una persona
percepisca un cambiamento nella sensazione, cioè la quantità di stimolazione necessaria (soglia
differenziale) perché il soggetto in laboratorio avverta una variazione – in più o in meno – della
sensazione.
Compiendo tali esperimenti e tali misure, si accorse che, quanto più elevata era la stimolazione,
tanto maggiore doveva essere il suo valore quantitativo necessario (“soglia differenziale”) perché si
percepisse una variazione. Fechner compì esperimenti per ogni modalità sensoriale, ed arrivò ad
enunciare la famosa legge detta di Weber-Fechner (così chiamata perché questi esperimenti erano
stati compiuti inizialmente da Weber):
S = K log R
dove: S = sensazione; R = intensità dello stimolo (R = Reizmittel = stimolo); K = costante, che
dipende dal genere di sensazione.
Questa legge afferma che la sensazione è proporzionale al logaritmo dello stimolo; ossia che la
sensazione non aumenta linearmente al crescere della stimolazione, ma aumenta con una
progressione logaritmica; cioè al crescere dell’intensità dello stimolo (R) con progressione
aritmetica (cioè 1, 2, 3, ecc.). la sensazione (S) non aumenta con analoga progressione (per esempio
raddoppiando la stimolazione non si raddoppia la sensazione), ma cresce a mano a mano sempre
meno secondo una funzione logaritmica. Si può anche dire che, se la stimolazione crescesse in
progressione geometrica (1, 2, 4, 8, 16, 32, ecc.), la sensazione aumenterebbe in progressione
aritmetica (1, 2, 3, 4).
Fechner aveva potuto così misurare ogni sensazione per mezzo degli stimoli, e dunque assegnare
un valore quantitativo a un fenomeno psichico di per sé di natura qualitativa; aveva aperto in tal
modo la strada perché anche altri eventi psichici potessero essere trattati sperimentalmente e
quantitativamente così come accadeva per gli altri fenomeni naturali.
Wundt
Se con Fechner la psicologia “scientifica” fece sentire i primi vagiti, fu però con Wilhelm Wundt
che ottenne il battesimo e la registrazione all'anagrafe. Wundt si propose esplicitamente, infatti, di
fare della psicologia una scienza autonoma, e il suo programma ebbe successo poiché riuscì in parte
a sottrarla alla filosofia ma anche alla fisiologia, a dettarne i canoni di scientificità (ossia a indicarne
un oggetto e dei metodi sperimentali, e a delinearne i tratti caratteristici), a inserirla con pari dignità
nel mondo accademico, a praticarla in concreto e instancabilmente dando vita ad un apposito
laboratorio di ricerche, a difenderla con accanimento contro quanti sostenevano – come Kant – la
25
peculiarità della psiche e quindi l'impossibilità di assoggettare i fenomeni mentali a indagini
scientifiche poiché hanno una dimensione qualitativa e non quantitativa.
Il pensiero e l'attività di Wundt rappresentano, possiamo dire, uno sviluppo e una sistemazione
delle ricerche già effettuate da Weber, Helmholtz, Fechner. Oggetto, metodi, compiti, concetti
basilari della nuova scienza trovano la loro più esplicita formulazione nei Grundzüge der
physiologischen Psychologie [Fondamenti di psicologia fisiologica] pubblicati in due parti nel 1873
e 1874, testo con cui si confronteranno tutti gli psicologi fino alla prima guerra mondiale.
Fechner aveva distinto una “psicofisica esterna” da una “psicofisica interna”; la prima avrebbe
dovuto studiare i rapporti tra sensazione e stimolo esterno, la seconda quelli tra sensazione e
strutture anatomo-fisiologiche del sistema nervoso. Come è noto, Fechner sviluppò solo la prima,
cosicché alle ricerche sulle relazioni tra stimolo e sensazione rimase legato anche in seguito il nome
di psicofisica tout court. Wundt si propose invece di sviluppare la seconda, che indicò col nome di
psicologia fisiologica o psicofisiologia. Non di rado, tuttavia, dette a questa espressione un senso
più ampio, che comprendeva pure la fechneriana psicofisica esterna.
Per Wundt e per i primi psicologi sperimentali tra ’800 e ’900:
Oggetto di studio della psicologia sono gli stati e i fatti di coscienza, è l’esperienza diretta e
immediata dei propri stati e processi mentali, sono i fenomeni psichici interni esperiti mediante
introspezione. Questi fenomeni (come la percezione, l’immaginazione, la memoria, il pensiero,
l’emozione, ecc.) sono diversi dai fenomeni fisici esterni, che sono osservati dalle scienze della
natura (per esempio fisica, chimica, biologia, ecc.).
Wundt, perciò, definisce la psicologia come “scienza dell’esperienza immediata”, cioè scienza
del contenuto di coscienza, del nostro mondo interno, ovvero scienza di ciò che percepiamo,
pensiamo, immaginiamo, memorizziamo, ecc.: questi sono i fenomeni psichici che la “nuova”
scienza della mente, la psicologia scientifica, deve indagare. Ed è una scienza diversa dalla “scienza
della natura”, poiché quest’ultima è scienza dell’ “esperienza mediata” (“mediata” dai nostri sensi),
cioè del mondo esterno così come lo osserviamo con i nostri sensi.
La “nuova” psicologia, dunque, studia i fenomeni psichici che cogliamo tramite introspezione,
ma non li studia in se stessi, bensì sempre nei loro rapporti con fenomeni fisico-fisiologici
precedenti, contemporanei e successivi. Lo psicologo Sante De Sanctis, fondatore della psicologia
sperimentale a Roma tra ’800 e ’900, ricapitola in tal modo le idee correnti