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COSTUME

Analogamente al trucco e all'acconciatura, il costume è usato per esprimere l'interiorità del personaggio ed è legato al genere. Il costume come gli altri elementi della messa in scena ci introduce all'atmosfera generale e ci fa comprendere il "clima/mood" del film.

Come nella vita reale, nel momento in cui entra in scena un personaggio lo inquadriamo, giudichiamo e interpretiamo in un dato modo anche in base all'abbigliamento.

Il connubio personaggio-attore-costume ha dato vita a molte icone di stile, il cinema determina la moda e al contempo la assorbe dalla società. Il primo oscar per costume design risale al 1948 (oscar iniziati nel '29). Inizialmente erano le stesse attrici a vestirsi attingendo dal loro guardaroba o dai guardaroba teatrali, non c'era la figura professionale del costumista, Paul Poiret è stato il primo sarto cinematografico ("il tiranno della moda").

cinemadell'epoca aveva prima il problema di dover pensare a costumi in bianco e nero e per il cinemamuto (non era possibile sentire il fruscio dei vestiti); poi il problema di far cogliere allospettatore il tessuto di cui un abito era fatto.Cecil De Mille fu primo a rendersi conto dell'importanza del costume nel cinema e introdussela figura del costumista es. Claire West-Paramount; Paul Irbe - Paramount; Howard Greer-Paramount; Erte, illustratore usato come costumista - MGM.

ANNI '30: Bernard Waldman fonda Modern Merchandising Bureau, una società che acquistavai diritti di riproduzione degli abiti indossati dalle grandi attrici nei film e li vendeva in serie inpunti vendita chiamati "Cinema Fashion". Il mercato cinematografico dell'epoca eracontrollato dalle "5 Maior": Paramount, MGM, Fox, WB, RKO; in più vi erano anche le 3 Minor:Columbia, Universal, United Artist. In questi anni nasce il colore, il suono e la

Conformazione industriale del cinema. Sono gli anni in cui Hollywood si afferma come la mecca della moda e del cinema. Adrian - MGM, lavora molto con Joan Crawford e Greta Garbo che rende in voga il basco ed i capelli alla paggio. Travis Banton - Paramount, stile Marlene Dietrich. Orry Kelly - WB, stile Bette Davis (la figlia del vento, abito). Walter Plunkett - Via col vento, dove costumi hanno forte connotazione espressiva/simbolica bianco=purezza verde speranza rossi=passione e vergogna, Cantando sotto la pioggia

ANNI '40: nel dicembre del 1941 gli Stati Uniti entrarono in guerra e si concluse l'era d'oro di Hollywood, con la guerra si ridussero gli stipendi e i budget, le Major e le Minor subissero duri contraccolpi. Questo è il periodo in cui si affermano due nuovi generi, figli indiretti del clima bellico: il noir, genere marcato dal punto di vista illuminotecnico e il musical, che i suoi toni allegri cerca di attenuare le "tensioni".

causate dalla guerra. Si affermano nuovi archetipi femminili, meno patinati (es. dark lady/donna ragno= Rita Hayworth in Gilda 1946. Sono gli anni in cui lavora Edith Head, la costumista che ha vinto il numero più alto di oscar e che ha realizzato i costumi di Barbara Stanwyck, antagonista/dark lady, in La fiamma del peccato 1944; di Casablanca con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman (costumi Orry Kelly), personaggi iconici non solo nei costumi ma anche negli atteggiamenti, Indiana Jones è ispirato all'Humphrey Bogart di quel film. In questo periodo si afferma anche la figura della Pin-Up (lettr. Mettere su/donna da osservare), figure da sognare, processo che prima dalla vamp e poi alla dark lady aveva inquadrato la donna come una figura di potere che non si sottrae allo sguardo maschile. Donne che fanno sognare e fantasticare, che devono sollevare i morali dell'esercito, la potenza erotica del corpo femminile si sposta dai fianchi al seno e per questo cambiano anche i

costumi.ANNI'50: le Pin-Up vengono "umanizzate", vengono avvicinate alle donne normali, non sono più solo donne oggetto volte a risollevare il morale. Sono gli anni di Marilyn Monroe, una celebrity, un'icona (specie in quando la moglie è in vacanza, 1955, scena della grata e vestito bianco). Edith Head realizza in questi anni i costumi usati da Grace Kelly in La finestra sul cortile. Gli anni di Audrey Hepburn, con lei nasce il conflitto tra costumista e stilista (= figura esterna al cinema), essendo una celebrity e quindi una figura guardata e ammirata anche al di fuori del cinema, porta il suo stile anche nei film contrastando con il costumista (sarto, stilista e costumista cooperano entrando a volte in conflitto). Richard Gere in American Gigolo rappresenta l'ingresso definitivo dello stilista nel cinema. In questi anni si afferma la figura della maggiorata, archetipo femminile del cinema italiano caratterizzato da un seno prosperoso e abbondante,

Sophia Loren
Sophia Loren
Gina Lollobrigida
Gina Lollobrigida
Silvana Mangano
Silvana Mangano

MESSA IN QUADROR. ARNHEIM : FILM COME ARTE

Rudolf Arnheim, teorico del cinema e psicologo tedesco, intendeva il cinema come un prodotto artistico, opponendosi alle correnti che pensavano e vedevano il cinema come una restituzione meccanica della realtà.

Secondo Arnheim il cinema (come l'occhio umano) deve tener conto delle sue possibilità espressive e dei suoi limiti. Questi ultimi non rappresentano un ostacolo da superare, bensì sono la condizione essenziale perché un medium possa dispiegare pienamente le proprie possibilità espressive ed essere usato in senso propriamente artistico.

Mettere in relazione ogni medium con una sfera sensoriale specifica, a esclusione delle altre, è uno dei presupposti fondamentali per la produzione artistica: vi è arte solo quando un medium si dimostra capace di dar forma al materiale sensibile ad esso correlato, senza perseguire

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L'obiettivo di riproduzione fedele e completa della nostra esperienza del mondo esterno. I mezzi artistici ed espressivi del cinema, i cosiddetti mezzi formativi, sono quindi i limiti del medium stesso e sono denominati fattori differenzianti.

Fattori differenzianti del cinema:

  • Proiezione di solidi su una superficie piana
  • Riduzione della profondità
  • Illuminazione e assenza del colore
  • Limiti dell'immagine e distanza dall'oggetto
  • Assenza di continuità dello spazio e del tempo
  • Assenza del mondo non-visivo dei sensi

FORMATO, CORNICE, CAMPO

Il formato, in inglese aspect ratio, descrive la proporzione tra la base e l'altezza dell'inquadratura. Tale rapporto non è univoco o prestabilito, muta di epoca in epoca, da film a film. I televisori di oggi sono generalmente di 16:9, una mediazione tra il formato quadrangolare 4:3 e quello anamorfico (wide) 2.35. Formati diversi si adattano al formato del televisore/supporto tramite le

“bande nere” sopra e sotto oppure ai lati.Il formato dipende dalla macchina da presa usata per riprendere il film,essa possiede una determinata pellicola su cui imprime ciò che riprende determinando così il formato. La pellicola usata dal kinetoscopio (Edison1888 – precedente rispetto all’invenzione del cinematografo 1895) sino all’avvento del digitale è rimasta invariata: 35 mm.

Nel 1909 la Motion Picture Patent Company, presieduta da Edison, fissò il primo standard del formato cinematografico dei film prodotti negli US a 35 mm e immagine con 4 perforazioni sul lato corto.

Nel ’29 la Fox riuscì a trovare una soluzione per fissare la traccia sonora direttamente sulla pellicola grazie ad un sistema chiamato Movietone.

L’introduzione del sonoro portò ad un restringimento del formato dell’immagine del lato lungo, questo perché il sonoro veniva posto accanto al lato corto della pellicola .La proporzione

visivamente spiacevole fu risolta aumentando la distanza dei frame nel 1932 dall'Academy of Motion Picture Art & Sciences che fissò il formato a 1.37, il cosiddetto academy ratio. L'academy ratio fu mantenuto sino agli anni '50, periodo nel quale si diffuse nelle case degli americani la televisione con lo schermo in 4:3. Ciò segnò profondamente la produzione cinematografica perché le persone non andavano più al cinema. Ci furono così diversi tentativi da parte del cinema di offrire un'esperienza di intrattenimento diversa da quella televisiva, il cinema si mosse verso la spettacolarità che poteva offrire al pubblico e nacque così la corsa ancora in atto ai wide screen (schermo più ampio = più spettacolarità). Nel 1952 fu inventato da Fred Waller il cinerama (cinema + panorama), un sistema multicamera e multiproiettore fondato sulla combinazione di tre macchine da presa da 35 mm, immaginecon la base più corta dell'altezza, ma una volta che le tre pellicole si sommano su schermo ricurvo tramite la proiezione il formato è pari a 2.59 e dà allo spettatore l'impressione di essere immerso in quanto vede. Napoleon – Abel Gance, 1927 In questi anni anche il sonoro si evolse al fine di arricchire l'esperienza visiva dello spettatore e fu introdotto il sonoro stereo e sulla pellicola si passò da una colonna a due. Tuttavia questi tipi di impianti avevano costi di realizzazione e mantenimento elevati motivo per cui non si diffusero mai del tutto (analogamente al 3D). La corsa agli schermi più ampi portò le 5 Major a cercare formati economicamente sostenibili che potessero arricchire l'esperienza visiva. Nel '53 la Paramount ideò il formato panoramico (1.66) con Il cavaliere della valle solitaria di George Stevens, un film girato in academy ratio e poi proiettato in panoramico tramite l'uso di.

mascherini che celavano parte dell'immagine (da 1.37 a 1.66). Questo allungamento dell'immagine in post-produzione portò però ad immagini sgranate e deformate frutto della fusione tra "vecchia maniera" e nuove finalità del cinema. Fu necessario ideare e ricorrere a nuovi sistemi tecnologici, furono così utilizzate le lenti anamorfiche, che montate su una macchina da presa in fase di ripresa comprimono l'immagine impressa sul negativo in larghezza, mantenendo però inalterata l'altezza. In fase di proiezione, un altro sistema di lenti simili, ma usate inversamente, provvede a riportare l'immagine proiettata alle proporzioni originali. Questo sistema di deformazione (in ripresa) e compensazione (in proiezione) è alla base del Cinemascope, sistema che giunge ad una proporzione di 2.35:1 soppiantando il cinerama grazie ad i costi nettamente inferiori (1 macchina da presa invece di 3) e lo stesso effetto spettacolare, motivo

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Publisher
A.A. 2021-2022
21 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Kinp3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia ed estetica del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof D'Aloia Adriano.