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Riprende fotografi preceduto stile e li fa suoi. Rappresentazioneinteriore soggetti con contesto in cui messi + rispetto dei soggetti inloro contesto"L'uomo in miseria" = crisi deserto del Sahel e siccità. Lontano da suostile precedente = rispetto soggetto ma anche retorica che non aiutacomposizione. Dominanza cura estetica fotografia e contestualizzazionesoggettiPrimo vero grande capolavoro = "Workers" (1986-1992) = viaggio 6-7 anniin giro per il mondo con vita lavoratori -> stile raggiunge apice. FotoMinatori -> in primo piano -> dignità soggetti (ragazzo sembra fiero diquello che fa) + ambiente presente ma no dominante rispetto soggetto +bellezza della fotografia ("calda", che scalda ambiente) e nobilita isoggetti. Fa parlare i soggetti e dopo averli ascoltati scatta la foto ->macchina fotografica = mezzo di comunicazione per raccontare storia deisoggetti (personaggi a tutto tondo che raccontano storie)"Man at
"work" -> guerra in Kuwait, coloro che spegnevano pozzipetroliferi che avevano preso fuoco -> foto con uomo coperto petrolio ein fango. Foto "pioggia di petrolio" = più famosa del reportage
Lavoro in Sicilia = diverso da precedenti ma uomo sempre importante ->"La mattanza" uomo in primo piano non guarda in macchina eppure sembraritratto (ricorda pastore di Bresson) -> ritratto contestualizzato inambiente, in suo lavoro. Alcune fotografie da sole non hanno significatoma all'interno di un contesto sono fondamentali perché permettono crearepause, virgole, punteggiatura che serve per modulare discorso inreportage
Paesaggi Salgado importante cielo -> alleggerisce molto sue foto e chiudebene immagini (non è mai completamente bianco, con pieni e vuoti, conzone d'ombra o nuvole, plastico)
Cercatori d'oro sfruttati in Brasile per misera paga sorvegliati daesercito -> stile sempre attento presenza umana, condizione
umana "Tea picking" -> fa un passo avanti perché fa una cosa quasi irraccontabile = vento che provoca difficoltà persona che è controvento mentre porta tè
Persone che devono distruggere navi in Bangladesh nel giro di poco tempo e trasformarle in rottami perché vengano riciclate senza nessun tipo di sicurezza "Migrations" -> sempre al centro l'uomo ma in modo diverso -> uomo come persona che ogni giorno si sposta + impeccabili esteticamente ma mancano un po' di contenuti.
"Stazione di Bombay" -> troppe persone e alcune non ci stanno e salgono sul tetto
"War zone", Croazia -> ricorda fattoria Capa con persone con baule = impianto compositivo molto simile ma due differenze fondamentali: Capa no immagine finita in se stessa
(quaderno) L'ANTOLOGIA DI SPOONRIVER
Edgar Lee Masters: la vita e le opere
Edgar Lee Masters nasce il 23 agosto 1869 a Garnett (Kansas) da genitori di religione puritana.
famiglia si trasferisce presto a Petersburg (Illinois), cittadina che, con il suo fiume e il suo cimitero in collina, probabilmente costituirà il modello di riferimento per l'elaborazione dell'"Antologia di Spoonriver". Durante l'infanzia il poeta deve affrontare la triste esperienza della perdita del fratellino Alexander e di un piccolo amico, Mitch Miller. Nel 1880 si trasferisce a Lewistown. Anche questa cittadina, per la sua posizione (sul fiume Spoon) e il suo ambiente umano, fornirà alla memoria del poeta numerosi spunti per l'"Antologia". Durante gli anni del liceo comincia a occuparsi di letteratura. I suoi studi di diritto, in seguito, lo portano a frequentare lo studio legale del padre, secondo i desideri di quest'ultimo, che vorrebbe fare di lui un avvocato. Ma egli recalcitra. Parte per Chicago, lasciando la famiglia e deludendo le aspettative del padre, in nome di un futuro fatto soprattutto di libri. Più concretamente,però, deve sopravvivere, e così lavora come tipografo, giornalista ed esattore, prima di aprire uno studio legale con un altro socio. Nel 1898 pubblica la prima raccolta di poesie, "A Book of Verse". Nello stesso anno sposa Helen Jenkins e l'anno dopo diventa padre per la prima volta. Continua a scrivere, occupandosi anche di politica con articoli giornalistici, e dandosi alla letteratura drammatica. Successivamente legge l'"Antologia Palatina". La lettura degli epitaffi poetici del libro greco, sommandosi ai ricordi e alle esperienze dell'infanzia e della giovinezza, favorisce la composizione dell'"Antologia di Spoonriver". Non è poi da sottovalutare un incontro con la madre (1914), durante il quale l'autore viene a conoscenza di storie, aneddoti e dicerie riguardanti gli abitanti di Petersburg e Lewistown. Le liriche escono periodicamente su una rivista, il "Mirror", sotto il pseudonimo di Webster Ford.
dal maggio 1914 al gennaio 1915. Nello stesso anno appare la prima edizione del libro. L'opera ottiene un immediato e prolungato successo. Nel 1916 escono altre raccolte, tra cui "The Great Valley", alla quali faranno seguito "Toward the Gulf" (1918) e "Starved Rock" (1919). Nel 1920, visto il successo letterario, lascia la professione di avvocato, che lo aveva messo a contatto con parecchi casi umani, anch'essi probabilmente alla radice dell'ispirazione dell'"Antologia". Si trasferisce a New York. Le pubblicazioni si susseguono innumerevoli. Tra queste Domesday Book (1920), "The Open Sea" (1921), "The New Spoonriver" (1924, una specie di arricchimento dell'"Antologia", ma senza lo stesso successo né la stessa qualità) e "Lincoln. The Man" (1931, dove il poeta cerca di mitizzare la figura del presidente, ma l'opera viene avversata dalla critica). Nel frattempo,nel 1923 divorzia dalla moglie e nel 1926 sposa Ellen Coyne, molto più giovane di lui, da cui nasce il figlio Hilary nel 1928. Fino al 1935 escono ancora poesie, drammi e biografie. Per quanto riguarda le opere tarde, il successo non gli arride più come una volta. Così, vivendo di conferenze e articoli e pur ricevendo alcuni premi, va incontro al declino (anche economico), fino alla malattia e alla morte, sopraggiunta il 5 marzo 1950 a Melrose Park, in Pennsylvania. La sua tomba si trova a Petersburg, Illinois. “Tutti, tutti dormono sulla collina” Voci dall’aldilà Traendo ispirazione dall’opera antica classica “Antologia Palatina” quanto dalle proprie esperienze e conoscenze, Edgar Lee Masters fa parlare i morti di un villaggio del Middle West americano, Spoon River, con l’intento di svelarne l’essenza, vale a dire ciò che durante la vita è rimasto nascosto per ipocrisia, vergogna, debolezza o convenienza.lettore è invitato a visitare un cimitero. E' costretto a diventare un viandante tra le lapidi che vibrano e si accalorano emettendo una voce funebre ancora piena di vita. Gli scomparsi compiono l'estremo tentativo di "permanere", davanti agli occhi dei passanti, cioè delle generazioni future, affidandosi a una parole che, anche se non riesce a salvarli o riscattarli, può comunque concedere un'occasione estrema di chiarimento, di protesta, di rivolta. Una consolazione, insomma, sia pure senza dolcezza. Perché rivelare la verità, in chiave di denuncia o confessione, è già di per sé liberatorio, anche quando la verità è atroce e inammissibile. Ed ecco, finalmente c'è qualcuno che ascolta. E allora i morti tornano ad avere un senso. La loro memoria sarà installata in quella dell'uomo che si allontana a passi lenti, meditabondo, verso un altro confine. Un uomo che un giorno, forse,farà confluire quelle tante voci nella propria voce, e riconoscerà in quei tanti volti i tratti del proprio stesso volto.La rivelazione della verità
Il villaggio di Spoon River, con il suo cimitero sulla collina, è un microcosmo in cui i temi universali della vita, sia i più profondi sia i più ordinari, vengono riassunti nella perentorietà di un'affermazione che è frutto di una certezza: la certezza della Verità, senza più ornamenti e infingimenti, senza più equivoci e deformazioni. Dopo la morte, dopo l'allontanamento dal palcoscenico della vita, tutto diventa chiaro. Adesso, nell'istante stesso in cui i personaggi dell'"Antologia" loro raccontano, possono assistere alla rappresentazione del passato, commentandone le asprezze e le speranze, ma soprattutto le ipocrisie. Non si può decifrare compiutamente la vita mentre la si vive. Adesso sì. Adesso la si rievoca e la si
può criticare. Una volta che la vita finisce e si passa a rileggere la propria storia con la chiaroveggenza che solo l'eternità può concedere, basta un attimo. Basta un lampo per far luce in quella folla di ombre che sono i ricordi, basta un lampo per scoprire il volto del ricordo fondamentale. Il ricordo fondamentale troneggia e, senza bisogno di retorica, si impone con la forza persuasiva della verità a cui niente ripugna e che niente potrebbe spaventare. Il presente dei sepolti non è che la presenza eterna del passato. I personaggi si descrivono, si raccontano, rivivono gli ardori e le pene della loro storia con la coscienza di chi sa che non ci sono rimedi in vista, ma solo le ben misere soddisfazioni di una tardiva polemica, di un amaro sfogo o di una raggiunta, e ormai inutile, saggezza. Il riposo di queste anime non è pace, a meno che non sia stata già di per sé tranquilla la vita vissuta. C'è la separazione dal mondo,ma non il distacco. Manca a queste anime il dono della "divina Indifferenza". L'oltretomba è un prolungamento della vita. L'inferno è la memoria, come pure la memoria è il paradiso. Dipende da ciò che si è vissuto. Non c'è una restaurazione della giustizia, in questo regno di morti. Solo un riconoscimento, una presa d'atto, una conferma insomma delle caratteristiche, il più delle volte infelici, della vita.
Sotto i nostri occhi si pongono uomini e donne di ogni genere. Non c'è categoria morale, psicologica o sociale che non venga rappresentata. Ogni personaggio dice la sua. Ecco di cos'è fatta la vita di un villaggio. Luminose aspirazioni e tetre delusioni, rosei entusiasmi e cupi oltraggi, onesti sacrifici e ingiuste ferite. E poi macchin