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LE AVANGUARDIE

Gli anni legati alle Avanguardie iniziarono a svilupparsi intorno agli anni ’10 del Novecento. C’era molto

interesse per il cinema delle Avanguardie come arte popolare. Tutto ciò diventò presupposto ideale per

l’inizio di una nuova era: il cinema delle Avanguardie diventò uno strumento di modernità e dinamismo

delle folle, nuovo luogo di spettacolo. Nel 1916, con la pubblicazione del manifesto futurista, il cinema

iniziò a essere uno strumento di rottura.

1° linea cinema delle Avanguardie non narrative: non hanno il presupposto di costruire, ma vogliono

rompere col passato.

Altri movimenti non contro la narrazione, ma in continua sperimentazione: movimenti legati

all’avanguardismo recuperano il cinema come forma d’arte e mantengono una certa narrazione

(espressionismo e impressionismo).

Futurismo 1909: manifesto del futurismo, 1916: manifesto sulla Cinematografia futurista (pubblicato da

Marinetti, Balla ecc.): cinema futurista con parole in libertà e nuove ispirazioni date dai pittori e dai quadri

futuristi, distaccandosi dalla libertà e come espressione di una nuova arte. Es. “Vita futurista” (1916) di

Arnaldo Ginna (andato perduto).

Dadaismo 1915, ambito letterario: visione del mondo legata all’assurdo, che rompe con i valori

tradizionali e provoca.

- “Le retour à le raison” di Man Ray (1923): durata 3 min. Domina l’improvvisazione e presenta

inquadrature con pellicola esposta alla luce e una rottura con la tradizione;

- “Entr’acte” di Renè Clair (1924): durata 20 min. Ideato come intervallo tra due atti di spettacolo per

diffondere la rivoluzione. L’obiettivo è mettere in crisi la narrazione del cinema tradizionale;

- “Ballet mècanique” di F. Lèger e Dudley Murphy (1924): provocazione verso lo spettatore

sottoposto a resistere alle ripetizioni e produce movimento attraverso un ritmo (struttura ritmica).

Surrealismo “Un chien andalou” (1928) di Luis Buñuel: durata 20 min. Sviluppo del film non cronologico

e senza sequenze temporali definite (con musiche tratte da “Tristano e Isotta” di Wagner) con

disorientamento dello spettatore.

2° linea Avanguardie narrative: recuperano una dimensione stilistica, senza dimenticare i contenuti

narrativi. Lo scopo era unire la dimensione del cinema come spettacolo popolare e artistico. Esempi chiari

di avanguardie narrative sono l’espressionismo tedesco, l’impressionismo francese o il cinema sovietico.

Cinema muto tedesco 1917, nascita degli studi UFA (Universum Film Aktiensgesellschaft) che fecero

concorrenza a Hollywood. Film storico spettacolare, nuova oggettività, alta inflazione che rende

vantaggiosa l’esportazione di film.

Cinema espressionista 1907-1908, non più percepito come radicale e per questo definito avanguardia

narrativa. “Il gabinetto del Dr. Caligari” (1920) con scenografie dipinte e stilizzate che rimandano alla

dimensione di angoscia e interiorità. Il film racconta, con una cornice iniziale e finale, del mago Caligari che

commetteva attraverso un sonnambulo, Cesare, degli omicidi nella notte. Il finale presenta un’ambiguità

perché rimane un dubbio sulla sua vera identità di Caligari. L’espressionismo rende il film accessibile ad un

ampio settore di pubblico perché già molto diffuso.

 

Friedrich Murnau si ispira al romanzo “Dracula” per il suo film “Nosferatu” (1922), girato in buona

parte in ambienti naturali senza effetti di realismo, ma puntando all’effetto paura e caratterizzato dalla

presenza del vampiro. Si punta ad ottenere un paesaggio ricco d’anima grazie ad un gioco di luci

contrastate. Inoltre, vi è la mancanza del lieto fine con la morte del vampiro e l’importanza del colore ha

una funzione narrativa. “Nosferatu” si rivela diverso rispetto al Dr. Caligari per scenografia e inserti

realistici presenti nel paesaggio, seppur con temi simili. 

Murnau è un grande regista del cinema tedesco “L’ultima risata” (1924) con Emil Jannings,

ambientazione realista e tratti simbolici, assenza di didascalie e finale positivo imposto dalla produzione.

Vengono composte varie sperimentazioni con la macchina da presa: una su tutte la rotazione a 360° del

protagonista in una scena.

Fritz Lang famoso per la “saga dei Nibelunghi” e di “Metropolis” (1927), il punto più alto per impegno

produttivo e realizzazione raggiunto dal cinema tedesco con effetti speciali e capacità di

sperimentalizzazione. “Metropolis” 150 min., conflitto tecnologia/lavoro ed elementi di trazione

popolare ed espressionista, un’ambientazione modernista e futuribile della città, una lettura politica

inizialmente negativa (relativa allo status quo), ma un finale positivo. Il film chiude la stagione

espressionista e apre a nuove sperimentazioni. A Fritz Lang verrà offerta la direzione del cinema tedesco

dal ministro Goebbels nel 1933, ma egli parte per gli USA.

Seconda metà degli anni ’20 inizia a formarsi una nuova oggettività legata a una realtà sociale. Il

movimento non fu molto influente, ma ci furono film interessanti come “Lulù” (1929) o “Il vaso di

pandora”. 

Impressionismo francese o “Prima Avanguardia” produzione affidata a imprese medio-piccole e

affermazione del cinema come evento culturale e ampia riflessione teorica sul cinema. Le sperimentazioni

formali delle possibilità del linguaggio sono inserite in una struttura narrativa ripresi dalla letteratura del

‘800. Si dà una dimensione del racconto popolare. I principali autori sono:

- Marcel L’Herbier con “El Dorado” (1921), “Futurismo” (1924) o “Il fu Mattia Pascal” (1925);

- Abel Gance con “La rosa sulle rotaie” (1923) e “Napoleon” (1927);

- Luis Delluc;

- Germaine Dulac;

- Jean Epstein. 

“El Dorado” (1921) di Marcel L’Herbier uso di filtri deformati per educazione psicologica e stati d’animo

con inquadrature oggettive e simboliche, visibili grazie alla cinepresa e all’uso di sovraimpressioni per

superare il realismo della rappresentazione. Il paesaggio è utilizzato come ambiente e rappresentazione e

la presenza di pause narrative con rappresentazione del paesaggio. Si sperimenta un uso della narrazione

documentaristica. 

“La rosa sulle rotaie” (1923) di Abel Gance ripresa delle lezioni di Griffith: vi è una grande

sperimentazione nel montaggio e nel linguaggio con anche un ritmo visivo accelerato e l’idea di

emozionare attraverso il cinema. Il titolo fa riferimento all’inizio del film, ritmo visivo attraverso le riprese e

al montaggio che sostengono la tensione dell’evento; idea di autorialità del regista che con una sua

inquadratura e una dedica alla moglie lascia una forte impronta nel film (lieve cenno all’artista/autore).

“Futurismo” (1924) di Marcel L’Herbier ripresa di sperimentazioni de “La rosa sulle rotaie” che si lega

all’arte modernista francese e sarà legata all’esposizione delle arti decorative di Parigi (1925), scenografia

con sperimentazione del cinema astratto. Le scenografie sono curate da F. Lèger, con l’attrice americana

Georgette Leblanc, scelta per poter attrarre il mercato USA.

“Napoleon” (1927) di Abel Gance 333 min., livello massimo di sperimentazione a 20 fotogrammi/sec.

dell’impressionismo francese, ritmo e dinamismo del montaggio e nuove tecniche di ripresa e polivisione:

possibilità di girare con più mdp e proiettarle in contemporanea su più schermi (≠split screen). Il film è una

biografia di Napoleone. 

Cinema sovietico degli anni ’20 definito “scuola del montaggio”, attua diverse sperimentazioni legate al

montaggio e alla riflessione teorica per orientare lo spettatore (il cinema diventa strumento di

propaganda) con eventi presentati da un punto di vista. La Russia in questo momento è coinvolta nella

rivoluzione russa. Tra i registi più importanti, sicuramente è presente Lev Kulešov e la sua famosa tecnica

rinominata “effetto Kulešov”: il montaggio che dà senso all’imagine, egli prende l’immagine di un attore

abbastanza neutra e la accosta a 3 situazioni diverse e lo spettatore si chiede cosa significhi dandosi 3

risposte diverse (ciò dipende dall’organizzazione dell’inquadratura).

“Sciopero” (1924) di Ejzenstejn film a scopo propagandistico che sancisce il passaggio dal teatro al

cinema con l’attore che suscita effetti sul pubblico e una nozione di attrazione: un momento che colpisce lo

spettatore in modo psicologico o sensoriale (“cine-pugno”), un montaggio associativo e analogico inteso

come arte delle combinazioni per costituire dei legami metaforici con ciò che accade e che resta impresso

nella mente dello spettatore. Protagonista non è il singolo, ma la massa degli operai e il film è discontinuo

nel montaggio con uno spettatore attivo, ma orientato.

“La corazzata Potëmkin” di Ejzenstejn 75 min. circa, film di grande successo e di propaganda verso

l’esportazione della rivoluzione russa in tutta Europa. Il film rievoca movimenti rivoluzionari del 1905 con

una famosa macrosequenza caratterizzata da:

- Montaggio delle immagini spezzato in molte brevi inquadrature per sviluppo intenso dell’azione

(pathos emotivo);

- Molti piani ravvicinati del popolo in contrasto con i soldati;

- Coinvolgimento emotivo giocato con inquadrature a più piani;

- Discontinuità del montaggio con sovrapposizioni temporali e assenza di raccordi;

- Linguaggio metaforico che evidenzia la natura conflittuale del montaggio (+ scontro dialettico degli

opposti a più livelli). 

“Ottobre” (1928) di Ejzenstejn film che celebra il decennale della rivoluzione (esce nel ’28 perché in

ritardo risspetto a novembre del ’17) con montaggio intellettuale: comunicare idee attraverso immagini ed

elementi astratti + uso delle sovrapposizioni temporali e della dilatazione. Montaggio dell’attrazione +

montaggio intellettuale per concetti astratti.

Zviga Vertov regista importante del cinema sovietico, concepisce il cine-occhio come alternativa al

cinema di finzione per un cinema non recitato dove è fondamentale l’atto creativo del montaggio (≠cine-

pugno). Egli vuole dare un’interpretazione al mondo rendendo lo spettatore consapevole della mano del

regista e non nasconde la costruzione e le operazioni del montaggio: operazione metatestuale

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
17 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher NicoUni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof De Berti Raffaele.