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ROBERTO ROSSELLINI
ROMA CITTÀ APERTA (1945)
Regia di Roberto Rossellini; sceneggiatura di Sergio Amidei, Federico Fellini, Alberto Consiglio, Ferrucia
Disnan, Roberto Rossellini; fotografia di Ubaldo Arata; musica di Renzo Rossellini; interpreti Anna Magnani
(Pina) e Aldo Fabrizi (Don Pietro). Il film è considerato il film d’apertura del “movimento” neorealista, girato
appena dopo la liberazione della città di Roma e spesso tramite mezzi di fortuna (dunque quando diverse
regioni d’Italia non erano state ancora liberate). L’intento di questo film era mostrare al resto del mondo
come esistesse un’altra Italia oltre a quella fascista, quella che si era ribellata al regime e aveva sofferto
combattendo contro di esso. La storia prende spunto da un episodio realmente accaduto, ossia quello che
vede protagonisti don Giuseppe Morosini, don Pietro Pappagallo e Teresa Gullace, donna uccisa dai soldati
nazisti mentre tentava di parlare al marito prigioniero dei tedeschi: episodio che ispirò in maniera
determinante la famosa scena del film, la quale assume un tono quasi sacrale nel momento della morte di
Pina, sorta di “pietà al femminile” e simbolo del sacrificio italiano; ugualmente Don Pietro, fucilato nel finale:
è una scena molto forte, trattandosi dell’omicidio di un sacerdote. Il finale destò parecchio scandalo,
trattandosi di soldati italiani chiamati ad uccidere un sacerdote compatriota; non potendo eliminare la scena,
la quale svolgeva un ruolo molto importante nel film, si decise di falsificare di fatto la storia, facendo sì che
sia un ufficiale tedesco a uccidere Don Pietro, e non il plotone di esecuzione.
3/11/2014
PAISÀ (1946)
Regia di Roberto Rossellini; soggetto di Sergio Amidei, Federico Fellini, Victor Hayes, Marcello Pagliero,
Vasco Pratolini, Roberto Rossellini; sceneggiatura di Sergio Amidei, Federico Fellini, Roberto Rossellini,
Klaus Mann; fotografia di Otello Martelli; musica di Renzo Rossellini. Il film, girato fra gennaio e giugno del
1946 (dunque poco dopo la liberazione), consacra il genere neorealista e racconta in 6 episodi l’avanzata
delle truppe alleate in Italia, dallo sbarco in Sicilia il 10 luglio 1943 all’inverno del 1944 sul delta del Po.
Narrativamente molto meno strutturato rispetto a Roma città aperta: ogni episodio si esaurisce in sé ma è
legato agli altri tramite una voce over esterna, fondamentalmente documentaristica, la quale ci fornisce
elementi di definizione del contesto storico.
Scelta di Rossellini è lasciare che i personaggi parlino la loro lingua, senza dunque essere doppiati.
Solitamente nei film neorealisti i bambini svolgono un ruolo primario: sono bambini “adulti”, più maturi di
quanto si addica alla loro età e costretti ad arrangiarsi perché spesso orfani.
Stile molto asciutto giocato sull’immagine diretta, quasi documentaristico.
Il neorealismo di Rossellini, velato da un senso di profonda fede cristiana, verrà largamente sostenuto dalle
componenti cattoliche.
[La trilogia della guerra fascista = il Rossellini prima della guerra]
GERMANIA ANNO ZERO (1948)
Regia di Roberto Rossellini; sceneggiatura di Roberto Rossellini, Carlo Lizzani, Max Colpet, Sergio Amidei;
fotografia di Robert Juillard; musica di Renzo Rossellini. Il film, ambientato nella Berlino devastata del 1947,
pur presentando anch’esso (come Paisà) una voce fuori campo di stampo documentaristico, è caratterizzato
da un maggiore significato etico e morale. Film dedicato alla memoria del figlio di Rossellini, Romano. Per
certi aspetti si tratta del film più impressionante della trilogia di Rossellini, forse anche perché vede come
protagonista un ragazzino.
A partire dagli anni Cinquanta Rossellini si dedicherà sempre di più all’approfondimento psicologico dei
personaggi.
CESARE ZAVATTINI (1902-1989)
Soggettista, sceneggiatore, scrittore, giornalistica, stretto collaboratore di VITTORIO DE SICA (1+1). Si
ricordino film come Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1951), Umberto D (1952).
Poetica del pedinamento: “il cinema deve raccontare ciò che sta vedendo. La macchina da presa è fatta
per guardare avanti a sé. Il cinema pedina ed esplora il reale.” Il film ideale sarebbe seguire per 24 ore una
persona con una mdp.
LADRI DI BICICLETTE (1948)
Regia di Vittorio De Sica; soggetto di Cesare Zavattini tratto dall’omonimo romanzo di Luigi Bartolini;
sceneggiatura di Oreste Biancoli, Suso Cecchi d’Amico, Vittorio De Sica, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi,
Geraldo Guerrieri, Cesare Zavattini; fotografia di Carlo Montuori; musica di Alessandro Cicognini. Premio
Oscar come miglior film straniero.
Il film si sviluppa in due giorni e mezzo e vede il protagonista insieme al figlio alla ricerca della bicicletta
rubatagli e necessaria al suo lavoro. Elementi puramente neorealisti sono l’ambientazione realistica, la scelta
di attori non professionisti (il protagonista era un ex operaio della Breda), la narrazione di una vicenda
drammatica incentrata sulla durezza della vita quotidiana delle classi popolari = dimensione di denuncia. Il
personaggio protagonista è un personaggi piuttosto passivo, soprattutto se lo si confronta con il bambino e la
moglie. Finale aperto: il protagonista insieme al figlio fa ritorno nella folla dalla quale si era distinto all’inizio
del film.
LA TERRA TREMA (1948)
Regia di Luchino Visconti; assistenti alla regia Francesco Rosi, Franco Zeffirelli; soggetto e sceneggiatura di
Luchino Visconti, liberamente tratto da I Malavoglia di Verga; commento in voce di over di Visconti e Antonio
Petrangeli; fotografia di G.R. Aldo; operatore Gianni di Veneziano; interpreti i pescatori e abitanti di Acitrezza
(essi parlano il loro dialetto, di difficile comprensione; sono stati pertanto inseriti i sottotitoli) . In principio
doveva trattarsi di un film ad episodi (ma andando incontro ad un grande insuccesso non verranno realizzati
i seguenti), legato ad un opera di propaganda a favore del partito comunista. Sin dal suo primo film Visconti
desiderava trasporre cinematograficamente l’opera di Verga: si tratta dunque di un progetto protratto negli
anni.
Certamente si tratta di un film ideologico – politico e il fallimento della famiglia è dato dal fatto che il
protagonista lotti da singolo, ambendo a diventare piccolo borghese e dunque padrone: non si tratta allora di
una lotta di classe. Il commento fuori campo è un commento letterario che spiega e accompagna l’evolversi
dei fatti nel corso di tutto il film. Possibile cogliere dei riferimenti anche alla pittura di Renato Guttuso.
RISO AMARO (1949)
Regia di Giuseppe De Santis; soggetto di Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani, Gianni Puccini; sceneggiatura
di Corrado Alvaro, Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani, Carlo Musso, Ivo Perilli, Gianni Puccini; fotografia di
Otello Martelli; musica di Goffredo Petrassi, Armando Trovajoli; interpreti Vittorio Gassman, Doris Dowling
(nota diva americana), Silvana Mangano, Raf Vallone. Dimensione popolare mescolata ad un’altra di
spettacolarità. Interessante espediente all’inizio del film: si tratta apparentemente del classico inizio
neorealistico documentaristico, in realtà il personaggio parla la microfono per conto di Radio Torino.
L’inizio presenta i tratti sia di un musical che di un gangster movie.
4/11/2014
Dal Neorealismo rosa alla commedia italiana
Abbiamo ancora delle ambientazioni contemporanee ma in una dimensione decisamente più ottimistica se la
si confronta con il cinema del primo dopoguerra.
Il Neorealismo rosa: Due soldi di speranza (1951) – Renato Castellani; interpreti attori non professionisti;
protagonisti dei giovani che cercano di far fronte alle difficoltà della vita: lieto fine con il matrimonio.
Pane, amore e fantasia (1953) – Luigi Comencini; interpreti Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida; film di
enorme successo, tanto che poi ne fu realizzata una serie Pane, amore e gelosia (1954), Pane, amore e
(1955) – Dino Risi.
Il cinema italiano sta vivendo ora un periodo di enorme successo, spostandosi però su tematiche più
“leggere”, capaci di piacere ad un più vasto pubblico. In questo periodo inoltre molte produzioni americane
vengono realizzate a Cinecittà (Hollywood sul Tevere), soprattutto se si tratta di film d’ambientazione storica
(il costo della manodopera inoltre è molto inferiore rispetto all’America).
La commedia italiana: Una domenica d’agosto (1950) – Luciano Emmer (ripresa la classe
popolare/piccolo borghese); Le ragazze di Piazza di Spagna (1952) – Luciano Emmer; Poveri ma belli
(1956) – Dino Risi; Belle ma povere (1957) – Dino Risi. Sono film caratterizzati da un clima ottimistico,
nonostante le difficoltà che i personaggi si trovano ad affrontare. Il finale prevede sempre un lieto fine,
solitamente il matrimonio fra i protagonisti.
Scena dal film Pane, amore e fantasia : emerge la compresenza delle dimensioni comica, bozzettistica e
realistica e problematica, dunque riflessiva. Livello della sceneggiatura molto alto: costruita su dialoghi
elaborati e brillanti. Emerge il divismo femminile (Lollobrigida e Loren a seguire).
La commedia all’italiana: dimensione non più solare e ottimistica, bensì più problematica: i personaggi
vivono momenti di crisi, a volte sono dei falliti; il contesto è quello della società italiana del boom economico,
la quale si porta dietro una serie di problemi, in primis coloro i quali rimangono emarginati da questo stesso
boom. Spesso i finali sono amari.
Film spartiacque è I soliti ignoti (1958) – Mario Monicelli, interpretato da attori del calibro di Marcello
Mastroianni, Vittorio Gassman, Claudia Cardinale, Renato Salvatori, Totò. Si ricordino inoltre La grande
guerra (1959) – Mario Monicelli, con Vittorio Gassman e Alberto Sordi; Il sorpasso (1962) – Dino Risi, con
Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant e Catherin Spaak; I mostri (1963) – Dino Risi. Attori come quelli
citati rappresentano in modo ironico e amaro il “tipo” dell’italiano medio nella società del boom economico.
La nouvelle vague italiana degli anni Sessanta tra continuità a rinnovamento
Il 1960 è un anno molto importante: escono infatti nelle sale La dolce vita di Federico Fellini con Marcello
Mastroianni e Anita Ekberg, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti con Alain Delon, Renato Salvatori e
Claudia Cardinale, L’avventura di Michelangelo Antonioni con Monica Vitti, Lea Massari e Gabriele
Ferzetti. Si tratta di autori già affermatisi negli anni Cinquanta ma che con questi film segnano una svolta nel
cinema italiano moderno per temi e modalità di racconto.
LA DOLCE VITA (1960) – Federico Fellini
Regia di Federico Fellini; soggetto di Federico Fellini, Tullio Pinelli,