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A metà del XIX secolo

Ossia ottant'anni dopo:

Quota forza lavoro maschile britannica europea: ¼ degli occupanti 55,00%

Percentuale di reddito proveniente dal settore primario britannica europea: 25,00% - 40,00%

L'Europa continentale seguì l'esempio britannico con ritmi di crescita diversi da Paese a Paese. Alla fine del XIX secolo la quota di occupati nel settore primario era scesa sotto il 50% in Belgio, Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Svizzera e Francia nei Paesi periferici - dell'area mediterranea e scandinava - l'agricoltura restava ancora la fonte primaria di impiego della forza lavoro disponibile.

Per quanto riguarda le esportazioni, all'inizio del XX secolo:

La percentuale di esportazioni (misurata in valore) sull'intera produzione industriale:

Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Francia: Superava il 70% - Toccava il 60%

Per la prima volta, alcuni Paesi europei godevano di una posizione stabile sui mercati internazionali grazie alla...

specializzazione produttiva industriale, e si trovavano in condizione di finanziare l'importazione di grandi quantitativi di beni prodotti. Nel caso britannico, l'avanzata specializzazione economica nel settore tessile (cotoniero e laniero)

  • nella lavorazione dei metalli
  • nella meccanica

aveva ridotto il ruolo dell'agricoltura.

Innovazioni di prodotto e innovazioni organizzative nei processi produttivi contribuirono ad accelerare il tasso di crescita in alcuni settori industriali.

Le nuove tecnologie hanno svolto un ruolo decisivo. Alla tradizionale fonte primaria di energia (la forza idraulica) si aggiunse la macchina a vapore.

  • Introduzione e diffusione della macchina a vapore
  • Miglioramenti nello sfruttamento dell'energia idraulica

misero a disposizione dell'industria quantità crescenti di energia inanimata a basso costo, che poteva essere trasferita con relativa facilità da un luogo all'altro. Tali tecnologie furono

propulsive per lo sviluppo dei seguenti settori:

  • tessile
  • innovazioni tecnologiche nella filatura e nella tessitura
  • lavorazione del ferro e dell'acciaio
  • sia nella crescita quantitativa dei prodotti sia nella qualità dei prodotti
  • estrazione del carbone

Il "cluster" di innovazioni caratteristico della fase iniziale della prima rivoluzione industriale inglese deve essere ricondotto a un serie di presupposti:

  • economici
  • culturali
  • istituzionali
  • legali

che si affiancarono allo sviluppo commerciale.

Nel 1851 (anno della Great Exhibition al Crystal Palace di Londra) la Gran Bretagna era la più avanzata nazione industriale. Gli inglesi esportavano beni industriali e importavano cibo e materie prime poco costose.

Nella prima metà dell'Ottocento i beni industriali arrivarono a coprire un costistente 80/90% delle esportazioni inglesi, con le voci più importanti derivate dai comparti tessile e siderurgico. La Gran Bretagna

alla metà del XIX secolo aveva ormai creato un solido settore di esportazioni, vendendo alle altre Nazioni i macchinari su cui aveva fondato il suo vantaggio competitivo. Un ruolo importante è svolto dagli imprenditori; una grande varietà caratterizza la fisionomia e le dimensioni delle imprese protagoniste del cambiamento, così come trasversale e diversificato è l'assortimento delle origini sociali e della formazione professionale degli imprenditori. La composizione della "classe imprenditoriale" variava da Paese in Paese in base alla combinazione di fattori istituzionali, storici, culturali, tipici di ogni ambiente economico. In alcuni casi, cultura e istituzioni sono apparse come discriminanti, creando un sistema di valori sociali e attitudini culturali favorevoli all'iniziativa individuale. Partendo da questi presupposti, in molti casi, l'attività imprenditoriale ha rappresentato uno strumento potente di ascesa.sostenere e guidare il processo di trasformazione economica. Questi imprenditori avevano diverse origini sociali e professionali, ma condividevano la capacità di cogliere le opportunità offerte dalla nuova realtà industriale. Gli artigiani e i maestri che avevano trasformato le loro botteghe in fabbriche erano tra i protagonisti della prima rivoluzione industriale. Avevano ampliato il loro ambito di attività, passando da una dimensione locale a una regionale, nazionale e in alcuni casi anche internazionale. Un esempio di questo tipo di imprenditore è Josiah Wedgwood. Un altro gruppo importante di imprenditori era costituito da ex commercianti e mercanti. Questi individui, che avevano già esperienza nel campo del commercio, si erano adattati alle nuove sfide dell'industria. Erano considerati la componente più dinamica della manifattura preindustriale. James Walker di Wortley è un esempio di mercante-imprenditore. La rivoluzione industriale ha anche visto l'emergere di imprenditori provenienti da classi sociali meno usualmente associate all'imprenditorialità, come nobili e proprietari terrieri. Un esempio di questo tipo di imprenditore è il duca di Bridgewater. Infine, c'erano anche imprenditori provenienti dal campo tecnico, come James Watt. Questi individui avevano la possibilità di brevettare le loro invenzioni e trarne profitto attraverso lo sfruttamento commerciale. In conclusione, la rivoluzione industriale ha visto l'emergere di una varietà di figure imprenditoriali, ognuna con le proprie origini e competenze, ma tutte accomunate dalla capacità di cogliere le opportunità offerte dal cambiamento economico.reperire e gestire quantità di capitale fisso e forza lavoro più elevate rispetto a quello che potevano essere rintracciate nelle attività manifatturiere dell'età preindustriale. Le nuove tecnologie, l'allargamento dei mercati, rivoluzionavano anche le unità di produzione. La fabbrica della prima rivoluzione industriale aveva dimensioni contenute, eraramente arrivava a occupare più di qualche decina di dipendenti. I suoi caratteri peculiari erano: l'assetto proprietario, dimensioni iniziali ridotte comportavano necessità finanziarie contenute, fornite da investitori di modeste ricchezze, ma in buone relazioni con l'imprenditore; proprietà e controllo delle aziende restavano stabilmente nelle mani del fondatore e della sua cerchia familiare; l'organizzazione del processo produttivo, le strutture organizzative della società erano ancora relativamente elementari, gestione e proprietà.della catena di produzione verticale. Questo modello di organizzazione aziendale era tipico dell'epoca e rifletteva la mancanza di una divisione del lavoro più specializzata. Tuttavia, con l'avvento dell'industrializzazione e l'introduzione di nuove tecnologie, le aziende iniziarono a cercare modi per ottimizzare la produzione e ridurre i costi. Ciò portò alla nascita di nuovi modelli di organizzazione aziendale, come la produzione in serie e l'introduzione di macchine automatiche. Questi cambiamenti portarono anche a una maggiore centralizzazione delle decisioni aziendali. Gli imprenditori divennero sempre più responsabili delle scelte strategiche e operative dell'azienda, mentre i dipendenti venivano sempre più specializzati in specifiche mansioni. Inoltre, l'innovazione tecnologica nel settore tessile ha portato a una maggiore integrazione delle diverse fasi del processo produttivo. Le innovazioni introdotte in una fase hanno avuto un impatto sull'intero ciclo di trasformazione, spingendo le aziende a introdurre innovazioni anche nelle fasi successive. In conclusione, l'organizzazione aziendale nel passato era caratterizzata da una forte centralizzazione delle decisioni e da una divisione del lavoro meno specializzata. Tuttavia, con l'avvento dell'industrializzazione e l'introduzione di nuove tecnologie, le aziende hanno iniziato a cercare modi per ottimizzare la produzione e ridurre i costi, portando a una maggiore specializzazione e integrazione delle diverse fasi del processo produttivo.

integrazione verticale di naturalegale, ma non tecnica.

Le unità produttive della prima rivoluzione industriale erano:

  • relativamente piccole
  • caratterizzate da strutture di costo semplici
  • raramente in grado di influenzare i livelli dei prezzi

Alcuni insediamenti molto conosciuti erano:

  • l'agglomerato produttivo tessile nell'area di Manchester
  • il distretto metallurgico delle Midlands
  • il distretto della lavorazione delle lame a Sheffield

Una caratteristica del processo di produzione dell'impresa nella prima rivoluzione industriale era l'importanza della "forza collettiva" derivante dalla concentrazione di attività omogenee nei "distretti industriali", dove le conoscenze e le innovazioni avevano una circolazione libera e veloce.

La trasformazione sul versante della produzione impose una complessa ridefinizione delle funzioni distributive e commerciali. Per l'imprenditore industriale era necessario creare

reti efficienti di agenti, rappresentanti e partner commerciali indipendenti, capaci di spingere le vendite oltre gli stretti limiti dei mercati locali. La specializzazione della funzione commerciale all'ingrosso e al dettaglio creava all'impresa industriale nuovi problemi, riconducibili a un aumento dei costi di transazione e all'incertezza nella gestione di relazioni con gli operatori indipendenti. Furono necessarie la specializzazione, la crescita del volume degli scambi e con "grandi" commercianti capaci di agire da mediatori nelle transazioni su mercati anche molto lontani. Per gli industriali la relazione con i mercanti non era sempre vantaggiosa - in questo sistema di intermediazione i più importanti fra essi tendevano a considerare gli industriali come semplici fornitori di merci. Durante la prima rivoluzione industriale l'ampliamento delle dimensioni dei mercati, la specializzazione funzionale comportarono una tensione fra.

Gli industriali e i mercanti; gli imprenditori attuarono delle strategie di integrazione verticale nella distribuzione. La creazione di organizzazioni produttive complesse poneva problemi sconosciuti a chi era abituato ad agire nelle strutture economiche preindustriali.

Un problema da risolvere? Reperire le risorse finanziarie da tradurre in capitale fisso e circolante necessario al funzionamento corrente dell'impresa. I finanziamenti indispensabili per iniziare un'attività economica all'inizio del XIX secolo rappresentavano una barriera significativa per l'aspirante imprenditore. Piccoli finanziamenti provenivano da:

  • Patrimonio personale: indispensabile nella fase di avvio e per le necessità correnti dell'azienda, oltre che per finanziare un'eventuale espansione
  • Ricchezze familiari: spesso rappresentate dalle proprietà fondiarie o originate in un'attività mercantile
  • Ricchezza fondiaria e immobiliare: circuiti di

credito• operativi nell'ambiente locale, erano un'altra fonte di finanziamento caratteristica dei primi stadi della "grande trasformazione" autofinanziamento e reinvestimento dei profitti• consentiva una particolare autonomia a quegli imprenditori fortunati che potevano contare sulle quote familiari di controllo dell'azienda e destinare a questa le risorse necessarie alla sua espansione

Le somiglianze tra l'era preindustriale• la prima fase della prima industrializzazione• erano maggiori delle differenze dal punto di vista del finanziamento alle società.

Tecnologia, società e sistema di fabbrica (capitolo 6)

Nelle fabbriche della "nuova economia" industriali gli imprenditori combinavano

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
45 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 18evia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia d'impresa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Gregorini Giovanni.