Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
COMMISSIONE DEGLI AFFARI ECONOMICI DELLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI.
Questa commissione specifica della società delle nazioni molto presto si dimostrò incapace di
arrivare a soluzioni efficaci e condivise.
Sia la Francia che la Gran Bretagna eran convinte dell’idea che il ripensamento sull’assetto
economico andasse pensato non a partire dall’unità stato-nazione ma dall’insieme dal rapporto
economico tra paesi capitalistici occidentali.
Ciascuno ripensa a come ricollocare sullo scenario europeo la propria economia nazionale.
Sguardo molto concentrato sul proprio paese e una scarsa attenzione a quello che era ormai
qualcosa di inevitabile e assodato-> fitta rete di interconnessioni che collegavano le varie
economie nazionali una all’altra in un contesto globale.
Per come si era sviluppata l’economia dalla seconda rivoluzione globale in poi, la fase di
internazionalizzazione dei commerci si accelera e non si può più pensare in termini di economie
chiuse, e la guerra ha accelerato questo processo.
Incapacità di mettere a fuoco, e mettere al centro delle politiche economiche questa dimensione
internazionalizzata.
QUESTIONE TEDESCA
Cosa si doveva fare con la Germania?
Keynes faceva parte della delegazione britannica per la stipula dei trattati di pace a Versailles.
Durante la relazione dei trattati, in polemica con la rappresentanza del suo stesso paese lasciò
Versailles per protesta perché lui sosteneva che la pace punitiva avrebbe portato a conseguenze
negative per l’economia europea e avrebbe innescato dinamiche di tensione che avrebbero
potuto portare ad una nuova guerra.
Centralità della questione tedesca rispetto alla ripresa economica e gli effetti positivi della ripresa
economica per la stabilità europea.
L’approccio è quello della pace punitiva infliggendo pesanti perdite.
Questa posizione viene ribadita nel 1923, quando l’esercito franco-belga invade la regione della
Ruhr.
Questa invasione, dal punto di vista economico non fu produttiva poiché ci fu una grande
resistenza passiva da parte della popolazione e i ritmi di produzione calarono pesantemente
senza contare che l’azione franco-belga fu duramente condannata dalla comunità internazionale.
Si arrivò, nel 1923 ad un punto di crisi internazionale.
Proprio perché si toccò un punto di crisi così estremo si avviarono nuovi negoziati e si accettò
anche la partecipazione degli Usa a questi tentativi di trovare una soluzione per la situazione
europea.
La partecipazione Usa, veniva visto con sospetto poiché si aveva il timore che l’economia
statunitense avesse un peso maggiore rispetto all’Europa e potesse espandere il proprio controllo
sul vecchio continente.
Fu grazie a questa nuova fase di negoziati che partì il PIANO DAWES
PIANO DAWES-> piano americano, piano non governativo, entrano in gioco alcune Corporation
(gruppo di privati americani), questo piano è legato fortemente all’andamento dell’economia
americana e nasce per questo.
Gli Usa hanno già iniziato a soffrire di un problema di sovrapproduzione e quindi investire in
Germania significa allargare il mercato di investimento e l’area di espansione dell’economia
statunitense.
Questo piano si basa su investimenti privati per far ripartire le industrie tedesche.
Questa ripartenza c’è e comincia a riattivarsi un circolo positivo che coincide con la distensione
politica della metà degli anni ’20.
Ancora però è un equilibrio estremamente fragile poiché si fonda sull’intervento straordinario
molto dipendente dall’andamento dell’economia statunitense e non ha come contesto una
ridefinizione dei rapporti economici internazionali.
Si cerca di trovare delle mediazioni dentro un equilibrio che resta estremamente fragile e
potenzialmente effimero.
Quando finisce il piano Dawes (pensato per 4 anni), si progetta un piano per molti versi analogo
che si chiama piano Young, ma questo nuovo piano finisce per essere immediatamente travolto
dalla crisi del 1929, perché con il collasso della economia statunitense, essendo questi piani
strettamente legati all’andamento dell’economia statunitense finiscono per precipitare.
L’aspetto su cui insiste Mazower è che l’economia dell’Europa centro-occidentale è un economia
che ha debolezze molto significative ancora prima che esploda la crisi del 1929.
La crisi fa precipitare una situazione già pesantemente a rischio, perché connotata da una
profonda fragilità.
ELEMENTI DELLA CRISI
- Mancato nuovo decollo del commercio-> i commerci internazionali erano estremamente intensi
prima della guerra, per tutti gli anni successivi alla guerra fino al 1929 questi commerci
internazionali non tornarono mai allo stesso livello del 1913.
Condizione di stagnazione dei commerci a cui si accompagnava gli atteggiamenti
protezionistici della maggior parte degli stati.
- Accresciute aspettative della classe operaia e della classe contadina, che sono sostenute dalle
grandi organizzazioni di massa (partiti di massa e sindacati).
Questo significa che questi soggetti rivendicano un miglior trattamento salariale e questo
miglior trattamento contrasta con la tecnica abituale con la quale le industrie capitalistiche
avevano rispetto alla crisi.
Compressione dei costi e scelta da parte degli stati di una politica di compressione della spesa
pubblica.
La situazione di gravità delle classi lavoratrici è strettamente collegata a un tasso di
disoccupazione molto alta.
CRISI DEL 1929
Industria americana era un’industria che vive negli anni ’20 una straordinaria crescita che è legata
a il ruolo che gli Usa hanno avuto nella guerra ma anche a quello che già alla fine del ‘800 e inizio
del ‘900 è stato un progressivo espandersi del mercato interno.
L’industria che si sviluppa è un industria fortemente concentrata sui consumi.
Uno dei simboli dell’industrializzazione Americana a inizio del ‘900 è la Ford.
Tutta una industria che è fortemente incentrata sui beni consumi.
Gli Usa vivono una fase di accrescimento intenso del benessere, perché un industria in
espansione consente il rialzo dei salari, migliori condizioni di lavoro e anche grazie a questo
meccanismo, i titoli delle industrie quotate in borse crescono costantemente.
Le banche fanno da intermediarie rispetto a quote significative della popolazione che investono i
loro risparmi in azioni.
Le banche vendono le azioni delle industrie, si investe moltissimo perché si sa che l’industria
cresce.
Naturalmente più si richiede un’azione più queste azioni aumentano il valore.
Il mercato però inizia a saturarsi anche a fronte di una realtà internazionale in crisi e dunque le
azioni dovrebbero diminuire il prezzo.
Ma siccome tutte le chiedono, il prezzo continua a salire anche se in realtà le industrie hanno un
reddito minore e il loro valore diminuisce.
Giovedì nero 1929-> il valore nominale e il valore reale delle azioni finisce per allinearsi.
Situazione irrealistica che non poteva durare nel tempo -> le industrie producevano ma il valore
non era più il ritmo di produzione ma quello del consumo del mercato.
Il crollo della borsa di Wall street è sostanzialmente l’allenamento tra il valore reale delle azioni e il
loro valore quotato in borsa.
Questo significa che le banche falliscono, perché sono le stesse banche che hanno comprato le
azioni per poi venderle.
Milioni di risparmiatori finiscono sul lastrico perché perdono tutto.
CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE
Con la chiusura delle industrie c’è il dilagare della disoccupazione e un impoverimento estremo di
larga parte della popolazione negli Usa e non solo.
Tutto questo ha un effetto anche sulle economie europee.
Economie fortemente intrecciate e il crollo della borsa di Wall street ha degli effetti significativi
anche in Europa.
In Europa, le dinamiche innescate dalla crisi ebbero percorsi diversi all’interno dei singoli paesi.
TRATTI COMPLESSIVI DELLA CRISI IN EUROPA
- Fortissima fluttuazione del valore monetario-> le monete perdono valore in maniera precipitosa
e ondeggiano nella loro valutazione
Si sgancia completamente il valore del denaro da quelle delle riserve auree
- Profonda contrazione dei commerci e un irrigidimento del protezionismo
Disoccupazione altissima e diffusa miseria tra la popolazione.
Un problema centrale della risposta alla crisi fu dato dal fatto che i paesi reagirono in maniera
indipendente, non ci fu un tentativo di coordinarsi cioè di dare a quella che era una crisi
sovranazionale una risposta coordinata.
Ciascuno stato reagì in maniera autonoma, rimettendo in campo le tradizionali politiche di
risposta alle crisi di economiche-> riduzione spesa pubblica, compressione dei salari e molto
presto le risposte classiche delle economie capitalistiche alla crisi dimostrarono di essere
inefficaci.
Ci si interrogò molto dopo che si vide che le risposte date dalle democrazie capitalistiche non
erano efficaci, e ci si interrogò sulla possibilità da parte delle democrazie stesse di saper reagire
alla crisi.
E’ troppo debole la democrazia liberale per rispondere a questa crisi?
Ad accrescere maggiormente il peso di questo interrogativo fu non soltanto vedere che la crisi
dilagava (in Francia e in Inghilterra non si riusciva a reagire in maniera adeguata e nello stesso
tempo si vedeva quella dimensione economica internazionale del passato), ma che
apparentemente le risposte più efficaci alla crisi sembravano venire dai paesi con governi
ILLIBERALI, sostanzialmente dai regimi dittatoriali.
Quei paesi sembravano rispondere meglio e in maniera più efficace alla crisi nel caso in cui
fossero stati pesantemente toccati (Germania), oppure sembravano essere stat impermeabili alla
crisi e aver contenuto gli effetti ( Italia e URSS).
Questa efficacia dal punto di vista economico aveva pesanti ricadute su altri aspetti della ita
collettiva.
CASO URSS
L'Unione Sovietica, quando esplode la crisi ha già intrapreso una strada specifica di sviluppo
economico molto orientata verso l’isolamento del paese rispetto al contesto internazionale pur
essendo in competizione con le grandi potenze industriali.
Sembrò in quegli anni che l’economia del regime comunista fosse un economia efficace, capace
di affrontare la crisi senza esserne toccata.
In URSS l’impostazione dell’economia che troviamo nella seconda metà degli anni venti, sarà poi
il modello dei paesi commisti dei paesi orientali dopo la seconda guerra mondiale.
CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DEL SISTEMA ECONOMICO SOVIETICO
Lenin muore n