Anteprima
Vedrai una selezione di 20 pagine su 93
Storia contemporanea Pag. 1 Storia contemporanea Pag. 2
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 6
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 11
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 16
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 21
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 26
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 31
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 36
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 41
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 46
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 51
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 56
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 61
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 66
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 71
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 76
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 81
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 86
Anteprima di 20 pagg. su 93.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea Pag. 91
1 su 93
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il primo tentativo garibaldino di unificazione

Il 29 agosto del 1862 vi fu il primo tentativo garibaldino di dare un nuovo corso all'unificazione attraverso un'iniziativa di carattere liberale. Vi fu uno scontro sulle montagne dell'Aspromonte, in Calabria, tra l'esercito regio e i volontari guidati da Garibaldi che erano sbarcati in Calabria, con lo scopo di liberare Roma. Lo scontro avvenne perché Garibaldi aveva organizzato una marcia su Roma per liberare la città eterna. Tale iniziativa, appoggiata inizialmente dal re Vittorio Emanuele II (che ancora una volta voleva essere l'artefice del processo) e dal governo di Urbano Rattazzi, fu sconfessata dopo le proteste vigorose di Napoleone III che si era diretto a difensore del Vaticano. Questa vicenda indusse gli ambienti politici italiani a una maggiore cautela e al tentativo di risolvere la questione per via diplomatica. Il 15 settembre 1864 venne siglata la Convenzione di settembre tra il governo di Marco Minghetti e Napoleone III.

III: → l'Italia si impegnava a difendere lo Stato Pontificio e a rinunciare a Roma, mentre l'imperatore avrebbe ritirato le sue truppe entro due anni. A dimostrare la definitiva rinuncia di Roma come capitale d'Italia, venne disposto lo spostamento della capitale da Torino a Firenze. Questa trattativa venne tenuta segreta al sovrano e alla classe dirigente piemontese perché c'era il timore di una reazione di fronte allo spostamento della capitale. Lo spostamento della capitale a Firenze determinò violenti disordini a Torino, con morti e feriti. Questo portò alla caduta del ministero Minghetti e all'ascesa di Alfonso La Mormora alla guida del governo (settembre 1864-giugno 1866). → nel giugno 1865 la capitale si trasferirà da Torino a Firenze; → nel dicembre 1866 viene completato il ritiro delle truppe francesi da Roma; → nell'aprile 1866 a Berlino viene firmato un accordo tra Italia e Prussia per un attacco.

congiunto control’impero asburgico: c’era la volontà di Bismarck di costruire un impero germanico sotto la guida della Prussia (dinastia Hohenzollern) e c’era la volontà in Italia, di scacciare la dinastia degli Asburgo, per ottenere dei compensi per completare l’unità. Malgrado l’andamento delle operazioni militari non fosse felice per l’Italia, che ottenne due sconfitte, una a Novara (24 giugno 1866) e una al largo dell’isola di Lissa, l’odierna Vis (20 luglio 1866), la Prussia sconfisse l’esercito asburgico a Sadowa, e il 12 agosto 1866 fu firmato a Cormons l’armistizio tra Italia e impero asburgico: la Prussia aveva vinto la guerra nel suo complesso sconfiggendo l’Austria e quindi l’Italia, che si era alleata alla Prussia, riuscì a ottenere il Veneto. → L’impero asburgico per umiliare i circoli italiani, fece in modo che il Veneto non venisse ceduto direttamente all’Italia, mavenne ceduto in prima battuta alla Francia e la Francia successivamente lo cedette all'Italia, questo perché nei circoli viennesi c'era la volontà di affermare il fatto che comunque l'impero asburgico non era stato sconfitto dall'Italia. Il 1866 va a completare il processo risorgimentale, tanto è che viene indicato dalla storiografia come la Terza Guerra d'Indipendenza. Ottenuto il Veneto, c'era da risolvere la questione dello Stato pontificio. Voluta da Vittorio Emanuele II, fu durante il secondo governo di Urbano Rattazzi che Garibaldi tentò di nuovo un'azione militare, scontrandosi a Mentana, alle porte di Roma, con i francesi (3 novembre 1867): questi, armati con i nuovi fucili chassepots, ebbero la meglio sui volontari garibaldini e lo stesso Garibaldi venne arrestato dal governo del generale Menabrea (ottobre 1867-dicembre 1869). Più tardi, a seguito di diverse proteste, Garibaldi fu

La liberazione di Roma fu possibile solo a seguito della guerra franco-prussiana del 1870, che con la sconfitta della Francia, infatti, il Papa perdeva il suo più sicuro protettore.

Malgrado la mancanza dell'alleato francese, Pio IX rifiutò qualsiasi trattativa con il governo italiano guidato da Giovanni Lanza (dicembre 1869-luglio 1873). Di fronte a tale rifiuto, il governo si decise ad agire e il 20 settembre 1870 i bersaglieri guidati da Raffaele Cadorna entrarono a Roma e aprirono la breccia di Porta Pia attraverso la quale passò il regio esercito per annettere la città.

L'occupazione dello Stato Pontificio fu di portata colossale in termini politici interni e internazionali.

Sul piano interno permetteva il trasferimento della capitale a Roma (1° luglio 1871), secondo le aspirazioni espresse dopo la proclamazione del Regno d'Italia nel marzo del 1861.

Sul piano internazionale, l'opinione pubblica

cattolica e le cancellerie delle potenze cattoliche, in particolare l'impero Austro-Ungarico, avrebbero potuto invocare reazioni dure anti-italiane, a tutela degli interessi del pontefice. Per fronteggiare questa difficile situazione fu varata la legge delle Guarentigie il 13 maggio del 1871 che si ispirava alla linea Cavour della separazione tra Stato e Chiesa. Al pontefice fu riconosciuto: - L'extra territorialità dei palazzi del Vaticano, del Laterano e della villa di Castel Gandolfo: in questi territori il Papa era libero e sovrano. - Una dotazione pari a quella di cui godeva ai tempi del potere temporale, una compensazione economica per i territori che aveva perso; - Fu assicurato il libero esercizio del potere spirituale; - Fu riconosciuta l'indipendenza del clero dal controllo regio. Il clero era esonerato dal controllo dello Stato, salvo disposizioni del codice penale. Malgrado tale legge, e nonostante lo Statuto Albertino riconoscesse alla religione cattolica la

Qualifica di religione di Stato, Pio IX rifiutò qualsiasi accordo con il Regno d'Italia: nel 1874 proclamò il non expedit, ossia il divieto ai cattolici di partecipare alle elezioni del parlamento di uno Stato usurpatore: carattere importante in quanto la maggioranza del popolo era cattolica e il suffragio era ristretto.

Nel luglio 1871 la capitale e la Corte si trasferiscono a Roma e prendono sede a palazzo del Quirinale, antica dimora dei papi.

L'avvento della Sinistra è un evento importante tanto è che la storiografia parla di rivoluzione parlamentare che avviene nel momento in cui la Destra sembrava aver compiuto la sua fase più alta: il risanamento amministrativo.

Completata l'Unità e avviato il risanamento economico del paese, che culminerà con l'ottenuto pareggio del bilancio (1875), la Destra storica mostrò sempre di più segni di disfacimento che avrebbero ben presto portato al passaggio.

delle classi lavoratrici e dei contadini. La sua base elettorale è costituita principalmente da agricoltori, artigiani e piccoli commercianti. La Sinistra Storica si distingue dalla Destra per le sue posizioni progressiste e liberali, che si riflettono nel suo programma politico. La Sinistra Storica si propone di realizzare una serie di riforme sociali ed economiche, tra cui la statizzazione delle ferrovie, l'introduzione di misure a favore dei lavoratori, la promozione dell'istruzione pubblica e la lotta contro il potere temporale della Chiesa. Inoltre, la Sinistra Storica si impegna a promuovere l'unità nazionale e a rafforzare il ruolo dell'Italia nel contesto internazionale. La caduta del governo Minghetti e l'ascesa della Sinistra Storica rappresentano un momento di svolta nella storia politica italiana. La Sinistra Storica, con il suo programma di riforme e il suo leader Agostino Depretis, si propone di portare avanti un'agenda politica progressista e di modernizzazione del paese. La sua presenza al governo segna l'inizio di una nuova fase nella storia politica italiana, caratterizzata da una maggiore attenzione alle esigenze delle classi lavoratrici e da un processo di modernizzazione e sviluppo del paese.

professionisti e intellettuali (soprattutto meridionali), ma anche operai e artigiani del Nord, esclusi dall'elettorato.

Il programma della sinistra consisteva in:

  • un decentramento amministrativo, che favorisce un'organizzazione dello Stato non più accentrata bensì decentrata.
  • L'allargamento del suffragio.
  • Una politica fiscale adeguata alle esigenze del paese, che andava contro la politica fiscale portata avanti dal duo Lanza-Sella, che aveva portato al pareggio del bilancio.
  • L'istruzione elementare laica, obbligatoria e gratuita.

Il 15 luglio del 1877 viene approvata la legge Coppino che stabiliva l'istruzione obbligatoria per i bambini fino ai nove anni (prima era fino ai sei anni), con alcune sanzioni per i genitori inadempienti.

Questa legge caratterizzò un passaggio molto importante perché fino a quel momento l'istruzione era del mondo cattolico. Da qui l'istruzione diviene laica e vuole riaffermare i valori del

neo-Regno d'Italia, che per certi versi vanno contro alla Chiesa, la quale non aveva voluto accettare compromessi per favorire l'unità. molto diffuso. Pur essendo una legge di carattere nazionale, era competenza dei comuni la costruzione e l'appoggio dell'edilizia. Molti comuni meridionali, il Veneto e la pianura padana, erano poveri, per questo spesso non favorivano il programma: dunque la legge, presentava delle lacune che la resero non del tutto operante. Il 22 gennaio 1882 venne approvata la nuova Legge elettorale. Con questa legge, diventarono elettori tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 21 anni di età (prima la soglia minima per il voto era 25 anni). I ragazzi, inoltre, per poter votare, dovevano essere in possesso del titolo di studio minimo (ossia primi due anni di scuola elementare) e dovevano pagare un'imposta annua non inferiore a circa 20 lire, mentre precedentemente erano circa il doppio. Il corpo elettorale passò

così dal 2% al 7%. Tuttavia, il riformismo portato avanti dalla Sinistra Storica si arrestò qui, proprio per il timore che l'allargamento del suffragio potesse favorire le correnti del nascente socialismo che apparve in parlamento con il suo primo esponente, Andrea Costa, dopo le elezioni politiche del 1882. Qua viene a porsi uno dei problemi della classe dirigente liberale, ossia la contrapposizione tra la volontà di realizzare un allargamento e un inserimento delle masse nello Stato italiano (allargamento del suffragio), e dall'altra parte il timore che questo allargamento delle basi dello Stato potesse determinare lo scardinamento della costruzione unitaria. Questo perché c'era il timore che le masse popolari e le masse cattoliche che erano rimaste sullo sfondo del processo risorgimentale, potessero agire in favore dello sgretolamento della costruzione unitaria. Tale timore indusse Depretis a varare la formula del trasformismo, formulala classe dirigente liberale governò fino al 1882, che puntava alla costruzione di una coalizione centrista, che mirava a includere molti esponenti della Destra. Dunque il trasformismo pose
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
93 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher arriprz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Ungari Andrea.