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L'Italia giolittiana fine '800 inizi '900
Il periodo giolittiano fu caratterizzato da riforme sociali e neutralità nel campo dei conflitti di lavoro, con sviluppo delle organizzazioni sindacali e degli scioperi, con incrementi di salario ad operai e contadini.
Il decollo industriale italiano fu evidente, favorito dalla costituzione di una rete ferroviaria, da scelte protezionistiche e dalla riforma del sistema bancario. Vi fu sviluppo e aumento dei redditi con miglioramento del tenore di vita.
Cresceva l'emigrazione ed il divario tra un sud arretrato e agricolo e un nord industrializzato.
Principali azioni di giolitti (che rimase al governo, con alcune interruzioni, dal 1903 al 1914):
- Leggi speciali per il sud
- Statizzazione ferrovie
- Conversione della rendita
- Introduzione, nel 1912, del suffragio universale maschile
- Monopolio statale delle assicurazioni sulla vita
In politica estera l'Italia si riavvicinò alla Francia, pur
Restando fedele alla Triplice Alleanza, si guardò con più entusiasmo alle conquiste coloniali. Vi fu l'intervento militare in Libia (1911) con successiva guerra con la Turchia, che portò alla sovranità italiana sulla Libia. Il nuovo PSI (da riformista) appoggiò Giolitti, fino a quando si fermarono all'interno del partito leali rivoluzionarie (con l'uscita dei sindacalisti nel 1907). Venne fondata nel 1906 la CGIL. Nel PSI, dopo l'espulsione dei "revisionisti" nel 1912, il controllo del partito passò ai rivoluzionari, che comprendevano diversi leader, tra i maggiori Mussolini. Nel periodo giolittiano si sviluppò, in campo cattolico, il movimento democratico-cristiano, condannato dal nuovo Papa Pio X. Si svilupparono contemporaneamente le OO.SS. "bianche". Le forze clerico-moderate stabilirono il più delle volte alleanze con i liberali e conservatori, con linea politica premiata, nel 1913, con...
Il "patto gentiloni". I mutamenti in atto alla vigilia della guerra:
- Sviluppo del nazionalismo
- Più peso dei cattolici
- Prevalenza dei rivoluzionari nel PSI
Segnarono una progressiva crisi della politica giolittiana, sempre in grado di controllare la radicalizzazione politica che si stava delineando.
Il sintomo più evidente del nuovo clima fu la "settimana rossa" del giugno '14, con scontri di piazza, scioperi e agitazioni ovunque. Con lo scoppio della guerra l'attenzione fu altrove.
La prima guerra mondiale
L'evento scatenante della 1ª guerra mondiale fu l'uccisione da parte di uno studente bosniaco filoserbo a Sarajevo il 28/6/1914 dell'arciduca Francesco Ferdinando erede al trono degli asburgo.
Dopo una parziale risposta all'ultimatum austriaco alla Serbia (parte della protezione russa):
- L'Austria dichiara nel luglio '14 guerra alla Serbia
- La Russia mobilita l'esercito ai
- Il 3 agosto, la Germania, alleata dell'Austria, dichiara guerra alla Russia e alla Francia sua alleata
- Dopo l'invasione tedesca del neutrale Belgio, scende in campo l'Inghilterra contro gli imperi centrali
Orientale (est e balcani) gli imperi centrali furono più vittoriosi. Alla novità di nuove armi (gas, aerei, carri armati, sottomarini) si affiancò, sul piano tecnico la trincea. Tutti i paesi subirono un processo di militarizzazione e di intervento statale. Vi furono diverse proteste contro la guerra, in particolare nel 1917, tra stanchezza, esortazioni del Papa e rassegnazione e ribellione tra i soldati (dell'Itesa). Fu così che gli austro-tedeschi, nel clima italiano sopra descritto, riportarono a Vaporetto nel '17 una vittoria. Nel 1917 la Russia, dopo la caduta dello zar e dopo la rivoluzione di novembre, si ritirò dal conflitto. In aprile gli USA entrarono in guerra, dando al conflitto, per opera di Wilson, un carattere di ideologia "democratica". Anche grazie all'intervento americano, nel novembre '18 la guerra terminava con la vittoria dei paesi dell'Intesa, anche in virtù della dissoluzione interna.
dell'Austria-Ungheria, e dellarivoluzione scoppiata in Germania. La conferenza di pace a Versailles, segnò diversi problemi. La Francia voleva una pace "punitiva" per la Germania. La Russia non sedeva al tavolo di pace. La carta europea fu mutata radicalmente, nuovi stati nacquero con la dissoluzione dell'impero asburgico. L'ideale di Wilson di creare la società delle nazioni per evitare guerre future non si realizzò, anche perché (con la morte anche di Wilson) non vi aderirono gli stati Uniti. La rivoluzione russa Nel marzo '17 la rivolta degli operai e dei soldati di Pietrogrado provocò la caduta dello zar e si formò un governo provvisorio a motrice liberal-moderata, cui seguì un governo a larga maggioranza con esclusione dei bolscevichi. Si andava rafforzando, accanto al potere "legale" del governo, un potere parallelo dei soviet (i consigli eletti direttamente dagli operai e dai soldati).Il ritorno di Lenin in Russia segnò l'aumento del potere dei bolscevichi. Il 7 novembre 1917 fecero un colpo di stato e seguì la dittatura comunista. L'Internazionale Comunista, nata nel 1919-1920, estese la frattura tra comunismo e socialdemocrazia in tutto il movimento europeo, come era già avvenuto in Russia.
Nel 1921, a seguito dello scontento del proletariato, i bolscevichi adottarono una nuova politica economica chiamata NEP (Nuova Politica Economica), che però ottenne scarsi risultati per il benessere del popolo.
Nel 1922 nacque l'URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) con il partito unico comunista dei bolscevichi e la lotta contro la Chiesa ortodossa.
Con l'ascesa di Stalin alla guida del partito nel 1922, si instaurò una dittatura personale con l'eliminazione dei gruppi e dei leader interni. Il comunismo con Stalin assunse una linea dura e repressiva, che causò milioni di morti, anche successivamente, nel mondo.
L'eredità della Grande Guerra
Oltre alla tremenda distruzione di...
Vite umane e allo sconvolgimento dei confini tra gli stati, la guerra era stata la più grande esperienza di massa mai vissuta. Il problema più importante fu quello dei reduci. C'era una grande aspirazione al cambiamento, alla pace, alla giustizia sociale. Ma tutti i paesi tranne gli USA, erano stati dissestati economicamente. L'inflazione non permetteva aumenti di ricchezza pro-capite e le aspettative della gente e degli ex combattenti venivano meno. La Germania fu obbligata a pagare un alto tributo economico e cercò di risollevarsi (a fatica) dalla crisi, riallacciando i rapporti con la Francia. Sulla scia della rivoluzione russa del '18, nel biennio '18/'20 vi fu un "biennio rosso" con avanzata politica del movimento operaio che però non riuscì nell'intento rivoluzionario. In Germania nacque la Repubblica di Weimar, che elaborò, con l'unione dei cattolici e social-democratici, una costituzione democratica.
fra le più avanzate dell'epoca. Dopo il '20 in Germania e in Austria vinsero i governi a guida cristiano-sociale. In Ungheria, dopo una breve esperienza comunista, il potere passò ad un regime autoritario. Il "biennio rosso" si concluse con una ripresa delle forze coalizioni più moderate. La crisi del marco e la fierezza tedesca contro la vessazione sulle riparazioni economiche fecero andare in crisi il marco. Nel '23 Francia e Belgio occuparono la Ruhr, una regione vitale per l'economia tedesca, che provocò una inflazione gravissima. Tentativi di sinistra e destra di insurrezioni fallirono. Il governo stresemann tedesco avviò una nuova politica di stabilizzazione e di rigore, con riavvicinamento alla Francia e accordo con gli USA (piano Dawes nel '24) che finanziarono la ripresa economica tedesca (anche con la ripresa del territorio della Ruhr). Con il piano Dawes iniziava una fase di distensione internazionale.confermata dai rapporti diagitazioni sociali, scioperi, agitazioni di operai e agrari, occupazione delle terre.
Nel giugno '20 Giolitti tornò al potere, con l'appoggio di popolari e socialisti. Risolse la questione di Fiume e tentò un disegno riformista, cercando di ridimensionare le spinte rivoluzionarie socialiste.
Giolitti si servì del fascismo per bloccare il controllo popolare sulle masse operaie e contadine della sinistra. Così il fascismo crebbe di consensi.
Dopo debolezze di successivi governi liberali, Mussolini tentò il colpo di stato e vi riuscì nel '22 con la marcia su Roma, con l'appoggio del Re, della chiesa e dei liberali e dei cattolici, contro le minacce rivoluzionarie socialiste/comuniste.
Il governo Mussolini attuò una politica autoritaria e, dopo l'uccisione di Matteotti, prese saldamente il potere. Tra il '25 e il '26 il fascismo divenne partito unico.
La grande crisi - economia e società negli anni
opo la Seconda Guerra Mondiale, l'Europa si trovò in una situazione di profonda crisi economica. L'Italia, in particolare, era un paese devastato dalla guerra e con un'economia in rovina. Tuttavia, negli anni '50, il paese iniziò a riprendersi lentamente grazie a una serie di riforme economiche e politiche. Una delle principali riforme fu la creazione del Piano Marshall nel 1948, che fornì aiuti economici agli stati europei per la ricostruzione post-bellica. L'Italia ricevette una considerevole quantità di aiuti, che contribuirono a stimolare la crescita economica. Inoltre, il governo italiano attuò una serie di politiche volte a promuovere lo sviluppo industriale e agricolo. Furono introdotte misure per incentivare gli investimenti stranieri, ridurre le tasse sulle imprese e migliorare l'infrastruttura del paese. Queste politiche ebbero un impatto significativo sull'economia italiana. L'industria manifatturiera crebbe rapidamente, con la produzione di automobili, elettrodomestici e tessuti che divennero settori trainanti dell'economia. L'agricoltura, invece, si modernizzò grazie all'introduzione di nuove tecnologie e metodi di coltivazione. L'aumento della produzione e dell'occupazione portò a un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione italiana. La classe media si espanse e il tenore di vita generale aumentò. Inoltre, l'Italia divenne una meta turistica sempre più popolare, contribuendo ulteriormente alla crescita economica. Tuttavia, non tutto fu rose e fiori. L'industrializzazione accelerata portò a problemi ambientali e sociali, come l'inquinamento e l'urbanizzazione disordinata. Inoltre, la crescita economica non fu uniforme in tutto il paese, con alcune regioni che beneficiarono più di altre. Nonostante questi problemi, il boom economico degli anni '50 e '60 rappresentò un periodo di grande crescita e sviluppo per l'Italia. L'economia italiana si trasformò da un paese agricolo a una potenza industriale, aprendo la strada a un periodo di prosperità senza precedenti.