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CAPANNA

EDIFICI IN MURATURA (inizialmente con mattoni crudi e argilla)

Le tecniche costruttive dipendono da:

- La reperibilità dei materiali in loco;

- Le tecniche costruttive conosciute;

- La destinazione d’uso;

- L’impegno economico.

I materiali solitamente erano:

- Legno;

- Giunchi e canne (per pareti divisorie);

- Paglia (per tetti);

- Argilla cruda (solo impastata);

- Pietrame.

I tetti piani o a falde erano formati da diversi elementi:

- Una struttura portante formata da travi lignee;

- Un’orditura secondaria;

- Un manto di copertura stramineo, mentre successivamente in tegole di terracotta o marmo.

Già in tempi antichi si era presa coscienza del problema dell’umidità di risalita e il suo effetto devastante.

Veniva quindi costruito uno zoccolo in pietra per evitare il fenomeno e mantenere più a lungo in vita

l’edificio.

Di questi tipi di abitazioni, fatte con materiali reperibili, non si è conservato nulla, ci sono pervenuti

solamente modellini in terracotta.

Modellino di tempio a Perachora, 750-725 a.C.

Si nota bene lo zoccolo in terracotta a isolamento dell’edificio dal terreno e l’orditura in legno del tetto.

Lefkandi, 950 a.C.

Segna un passaggio alle costruzioni in pietra.

Abitazione realizzata lungo l’asse longitudinale. Presenza dello zoccolo in pietra lungo tutto il perimetro alto

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circa 1m per isolare meglio. Porticato con pali che sostenevano le falde a spioventi e pali addossati allo

zoccolo perché il tetto era di grande importanza. Al centro presenza di pali per sorreggere il soppalco e il

colmo del tetto.

Thermon, santuario di Apollo, VII sec a.C.

Sui santuari continua la sovrapposizione di diverse strutture.

Oltre allo zoccolo si sono conservate le colonne. Si nota il processo di pietrificazione.

PIETRIFICAZIONE: progressiva sostituzione di colonne lignee con quelle in pietra.

Questo processo è dovuto al fatto che per isolare meglio la struttura dalla pioggia vengono cambiate le

coperture: si passa quindi da tetti di paglia a quelli di terracotta o con tegole. I tetti vengono quindi a essere

più pesanti e le colonne in legno non riescono più a reggere il peso (per la prima volta a Corinto compaiono

i nuovi tetti).

Ordine dorico: colonne più tozze e prive di base, capitello molto semplice e fregio con metope e triglifi (si

ritiene che questi siano legati alla struttura lignea del tetto: il triglifo con tre scanalature era usato per

nascondere le testate delle travi, mentre la metopa con bassorilievo, o altorilievo, per coprire il buco tra le

travi).

TEGOLA: forma piatta

COPPO: forma semicircolare o pentagonale ed era usata anche per coprire la giunzione tra due tegole

ANTEFISSI: elementi per coprire lo spazio davanti del coppo

I sistemi di copertura potevano essere:

- A cavalletto, poggiavano direttamente su muri portanti con travi oblique e arcarecci;

- A capriata, diverso tipo di sostegno dei cavalletti, i cui elementi principali sono la catena, il monaco,

i puntoni, gli arcarecci, i travicelli, le assicelle e i coppi. Il monaco non tocca mai la catena e serve

per evitare la flessione della catena. La capriata viene ripetuta a distanza regolare.

La copertura del Partenone è tutta in marmo pantelico.

La trabeazione dell’ordine dorico è formata da una serie di elementi accostati gli uni agli altri montati a

secco. Trave costituita da tanti pezzi che corrispondono alla lunghezza dell’intercolumnio tra una colonna e

l’altra. Su questa poggiano gli elementi del fregio, tutto legato alla forma del tetto.

Alla fine si passa alla colorazione, così come la scanalatura delle colonne.

Il sistema costruttivo greco si basa sul sistema trilitico. Esso è fatto da due elementi portanti verticali che

reggono un elemento orizzontale portato. Questo deve essere in grado di sopportare le sollecitazioni

verticali e orizzontali. Altro elemento da tenere in considerazione è la luce: se la aumento l’elemento

orizzontale può avere dissesti nella parte centrale.

LA PIETRA

Esistono e vengono impiegati diversi tipi di pietra: più dura dove ci sono le maggiori sollecitazioni e più

tenera in quelle meno. La qualità della pietra viene dalle caratteristiche fisiche e chimiche della pietra.

Il blocco di pietra va fatto stagionare per perdere l’acqua e per vedere che cosa fa quando soggetto alle

intemperie e per stabilire la durezza. Per la lavorazione e la scelta della pietra è necessario personale molto

specializzato e competenze molto precise. 2

La pietra viene presa dalle cave. Queste non sono tutte uguali ma possono essere:

- A cielo aperto ad anfiteatro (cave che aggrediscono il fianco della collina o della montagna e sono a

gradoni);

- A cielo aperto a fossa, dove il giacimento è il sottosuolo;

- In galleria, si trova dentro la montagna e vengono lasciati in piedi pilastri naturali);

- A pozzo.

La differenza tra pozzo e fossa sta nella profondità della roccia, dove è più profondo è detto a fossa.

Di solito l’estrazione della pietra viene fatta in estate.

L’estrazione dei blocchi di pietra è un sistema controllato e può essere fatto:

- Per ribaltamento, creazione di canaline (due facce del blocco devono essere libere), creato una

sorta di pilastro fatto con blocchi di scarto per sostenere il blocco da estrarre e creato un letto

morbido davanti a questo in modo che quando cada non si rompa. Poi nei canalini vengono inseriti

del legno (o anche ferro) bagnato che si espande e stacca la pietra che cade sul letto morbido;

- A varata, lo stesso principio solo che per staccarlo dalla roccia madre viene fatto scivolare con

l’aiuto di funi;

- Misto, scivolamento e ribaltamento insieme.

La pietra si rompe seguendo le falde naturali. I cunei di ferro sono alloggiamenti dentro i quali si pone il

ferro che viene picchiato con un martello finché la pietra non si stacca.

La forma alla pietra viene data già in cava e poi lavorata e perfezionata direttamente in cantiere.

Per il trasporto dei blocchi venivano create lizzature, percorsi lisci, un lastricato formato da scarti. I blocchi

venivano montati su slitte (in legno) o fatti scorrere su rulli (tronchi) e fatti scivolare lungo la strada con una

discesa controllata.

Per le colonne veniva seguito un diverso tipo di sistema: di solito il montaggio verticale delle colonne

avveniva tramite l’assemblaggio di più rocchi lisci (grandi cilindri montati l’uno sull’altro fino al

raggiungimento dell’altezza desiderata) e solo infine venivano scanalati.

C’erano diversi modi per realizzare un rocchio e venivano utilizzati in base alla distanza che questo doveva

compiere per arrivare in cantiere.

Selinunte, tempio E, 470 a.C.

I rocchi venivano presi da cave lontane, nel sottosuolo venivano scavate cave a fossa. Le famose cave di

Cusa, dove la pietra si trova nel sottosuolo, i rocchi venivano disegnati e staccati già con forma circolare. Al

centro di ogni rocchio è presente un quadrato, un dado di legno con perno al centro dove veniva infilato un

perno di legno che garantiva l’ancoraggio.

Il trasporto dei blocchi e dei rocchi doveva essere sicuro, per evitare la rottura durante il trasporto.

Venivano costruiti appositi carri dove la colonna (quando monolitica) formava l’asse del carro attorno al

quale venivano costruite le ruote. Le strade erano piene di buche e necessitavano di una costante

manutenzione.

Seghe con introduzione di sabbia per il distacco delle lastre. Blocchi uno sopra l’altro con rampa. Quando gli

edifici erano troppo alti, venivano utilizzate macchine di sollevamento (antenato della gru). Erano formate

da un elemento verticale con un braccio orizzontale e erano chiamante geranos ed erano usate in principio

per il carico e lo scarico delle navi nei porti. Erano dotate di una ciotola e ad una certa altezza c’era un

braccio che veniva fatto roteare con delle corde. 3

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
4 pagine
1 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/09 Tecnica delle costruzioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aru.al di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle tecniche costruttive e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Resmini Monica.