vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Lamento funebre in Transilvania nel dicembre del 1950
Si tratta di un lamento funebre a cui alcuni etnografi locali romeni hanno assistito nel dicembre del 1950, quando De Martino inizia le sue ricerche sul mezzogiorno italiano in un villaggio in Transilvania. Lazzaro era un pastore e De Martino si basa per analizzare questo lamento su una documentazione raccolta dall'archivio dell'istituto di Folklori di Bucarest che aveva raccolto varie schede, ricerche suicanti popolari locali in Romania e tra questi De Martino trova delle schede di osservazione compilate da una squadra di etnografi che compilano queste schede con descrizioni approfondite sul lamento funebre, soprattutto quello del dicembre del 1950 che è molto documentato a cui hanno abbinato registrazioni musicali e canti funebri e anche un'estesa parte fotografica.
Nell'atlante figurato di Ernesto De Martino troviamo appunto alcune fotografie appartenenti a questo lamento funebre. De Martino non compie un'analisi diretta sul campo ma la...
Studia tramite questedocumentazioni; nel 1955 va in Romania a studiare sul campo un lamento funebre in azione nella zonain cui era morto Lazzaro Boia, questo pastore di cui gli etnografi rumeni avevano raccolto ladocumentazione.
Nelle documentazioni è ripercorso l'arco operativo del lamento funebre, dal decesso fino all'inumazione,con una minuziosità della documentazione veramente unica, questa documentazione permette dianalizzare le varie fasi del lamento che De Martino chiama epoche rituali.
Il lamento funebre si articola in tre giornate, dalla veglia al banchetto fino poi all'inumazione.
Durante il lamento De Martino nota molte somiglianze con il lamento lucano e i lamenti euro-mediterranee.- Ad esempio l'incidenza della coralità del canto.
Un intreccio di voci tra le varie lamentatici, tra loro i canti sono indipendenti uno con l'altro, DeMartino dice che le voci si coprono l'una con l'altra rendendo difficile la
comprensione delle parole del canto anche se alla fine del canto le lamentatrici cantano all'unisono in chiusura. È presente la coralità che dimostra essere un elemento strutturale nella fenomenologia del pianto. Un secondo aspetto importante è la presenza di moduli letterari. Moduli che sono dei temi ai quali le lamentatrici ricorrono cantando queste espressioni letterarie con lo stesso modulo melodico (la stessa cantilena), abbiamo ad esempio il modulo "pecorario mio" esaltazione qui delle gesta del morto, e abbiamo visto questo fenomeno ricorrente anche nella zona della Lucania. Vediamo anche un altro modulo letterario diffuso particolarmente nelle lamentazioni russe, il tema della bara del defunto come nuova dimora del morto come una misera casa senza porte ne finestre, come a sancire la impossibilità del morto di risiedere ancora tra i vivi poiché quella nuova dimora del pastore è inabitabile. Questi temi ricorrono, questa.incisiva e potente: quella del fiume. Il fiume rappresenta la vita che scorre, ma anche la morte che tutto travolge. Nel lamento funebre rumeno, il fiume viene spesso evocato come simbolo della fine e dell'eternità. È un elemento che richiama la trascendenza e la continuità dell'esistenza anche dopo la morte. Un altro elemento ricorrente è quello della croce. La croce rappresenta il sacrificio e la redenzione, ma anche la sofferenza e il dolore. Nel contesto del lamento funebre, la croce viene utilizzata per simboleggiare la morte del defunto e la sua salvezza spirituale. Infine, non possiamo dimenticare il ruolo della comunità nel lamento funebre. È attraverso la partecipazione e il coinvolgimento di tutti i presenti che si esprime il dolore e si onora la memoria del defunto. La presenza degli altri è fondamentale per sostenere la famiglia e condividere il peso della perdita. In conclusione, il lamento funebre rumeno è un rituale complesso e ricco di simboli. Attraverso l'utilizzo di moduli letterari e l'evocazione di immagini potenti, si cerca di dare un senso alla morte e di elaborare il dolore. È un momento di condivisione e di riflessione sulla vita e sulla sua inevitabile fine.rilevante che è quella del tronco sradicato, il pastore viene rappresentato nella forma di un tronco di abete sradicato. Viene tagliato da un parente la sera della gia notturna del funerale un abete giovane che viene poi l'indomani all'alba portato in processione come se fosse il corpo del defunto stesso e poi arrivando al cimitero, al momento dell'inumazione vediamo che il tronco viene deposto sopra la bara, quindi sopra il corpo seppellito dove viene mantenuto in superficie legato alla croce della tomba, come a dire che esso rimane sradicato. Questa è la rappresentazione del morto come albero sradicato. Questi sono i moduli comuni attraverso i quali si rappresenta il morto, che non è più quel morto specifico con il suo dramma o la sua storia ma è un morto comune. Una morte quasi anonima nel senso che viene rappresentata in una forma stereotipata (in questo caso del tronco sradicato. Arriviamo ora al problema centrale di questo capitolo cheè quello della distraibilità.Noi osserviamo (De Martino osserva) un fenomeno di distraibilità, cioè dei bruschi cambi di umore dellevarie lamentatici portatrici del cordoglio. Per cui da uno stato emotivo addolorato nel patire il dolore,lirico nel pianto, si passa bruscamente in determinati momenti del lamento funebre ad una atmosfera deltutto opposta a quella del cordoglio, una atmosfera festiva, scherzosa, ludica, addirittura conviviale.
Questo è un esempio di quello che si dice cambiamento brusco dell’ umore delle lamentatici.Si passa da uno stato d’animo all’altro in modo brusco, ci sono dei cambiamenti di umore che vengonoregolati da eventi naturali, ad esempio si dice che dopo il tramonto non è lecito lamentarsi ed è così cheuna delle lamentatici interrompe bruscamente il lamento al calar del sole.
Non solo interrompe il lamento in modo brusco al tramonto, ma costringe la figlia a interrompere anchelei il
Lamento facendo presente questa regola rituale. Quindi da un momento straziante di pianto si passa a un momento di quiete imposta da una regola rituale. Questo è un altro esempio di passaggio e di distrazione dal pianto, notiamo anche che la mattina all'alba il pianto riprenderà in modo altrettanto addolorato, lo strazio del lutto continuerà dopo questa pausa notturna in cui troviamo un'atmosfera del tutto opposta a quella del cordoglio, un'atmosfera ludica in cui la portatrice del lutto e i condolenti, come li chiama De Martino, ad una situazione in cui non solo non si piange più, ma si gioca in modo molto scherzoso con dei giochi addirittura lascivi in cui vediamo una tensione in alcuni casi addirittura erotica elevarsi, sono dei giochi che hanno come funzione quella di rallegrare, e di portare ad una spensieratezza il gruppo dei condolenti. Un altro fenomeno che si può riscontrare nel lamento funebre rumeno del 1950, si può vedere.
quando una lamentatrice interrompe il pianto bruscamente per guardare e tastare la stoffa di un vestito di uno degli etnografi che accanto alle lamentatici stava prendendo degli appunti sul pianto.
Si interrompe e comincia a palpare la stoffa e nota che questa stoffa è di ottima qualità, questo momento di distrazione brusca è un fenomeno sicuramente non irrilevante che bisogna spiegare in qualche modo.
È particolare questo fatto che la lamentatrice si reinserisce nell'orbita del pianto passando dallo stupore per la qualità della stoffa del vestito dell'etnografo a un sospiro rituale per esprimere la sciagura del lutto in quanto questo avrebbe portato la famiglia alla povertà quindi si passa dallo stupore per la ricchezza nel vestire, allo strazio del lutto che avrebbe condotto alla povertà, in questo senso la distrazione che si ha chiara e netta del lamento viene recuperata in qualche modo nell'orbita del pianto.
E il pianto riprende.
ma l'interruzione e la distrazione è chiarissima. Distrazione che va analizzata in analogia alle altre, quindi a queste atmosfere ludiche e scherzose che si oppongono del tutto alla condizione emotiva del lamento, o anche ad altri fenomeni quali l'interruzione brusca dovuta a dei divieti rituali per cui dopo il tramonto non ci si lamenta più, ma all'alba si riprende questa interruzione. Un altro esempio molto simile all'ultimo che ho descritto questa volta riferito ad un'altra delle lamentatici, una donna anziana che seguiva il corteo del defunto, corteo che stava portando la bara di Lazzaro nel cimitero. Questa donna anziana non riesce a stare al passo, a seguire il corteo, a questo punto un'altra di quelle donne che accompagnavano il corteo consiglia alla donna anziana di rinunciare e quindi di fermarsi. Ora la cosa particolare della donna anziana che si stava lamentando con tutto l'impeto dovuto al lamento, al pianto luttuoso, riesce a sentire.la donna che gli consiglia di fermarsi, quindi c'è un'adistrazione, una percezione dell'ambiente circostante e nel mezzo del lamento funebre risponde che in realtà vuole andare con il corteo per accompagnare il morto, ma la cosa particolare anche è che questo "no, voglio andarci" viene cantato dalla lamentatrice anziana con il modulo melodico del lamento funebre (della cantilena).
Quindi anche qui abbiamo una distrazione della lamentatrice che riesce a percepire l'ambiente circostante, in questo caso la donna che la esorta a fermarsi perché è affaticata, vediamo anche questa distrazione come viene poi recuperata, si distrae dalla situazione del dolore luttuoso, riesce a rispondere a una questione pratica cioè la fatica di camminare da parte di una donna anziana e affaticata, e questo fatto pratico di vita quotidiana (l'affaticamento del corpo a camminare), viene recuperato nell'ottica simbolica e rituale del
lamento la dove la risposta è "no voglio andarci" quindi questa considerazione di carattere pratico viene formulata in modo rituale nell'ottica del canto funebre, poiché questa risposta, il "no, voglio andarci" viene cantato secondo la cantilena, il modulo melodico del canto funebre, e anche qui è un esempio simile. Vediamo in altri casi e questo è l'ultimo esempio che traggo da questo caso rumeno, vediamo la suocera del defunto eseguire il lamento e quindi recitare e piangere il morto, ma allo stesso tempo e contemporaneamente (questo pianto avviene nella dimora del defunto), mentre piange il defunto sbriga delle faccende di casa. Quindi piange e sale in soffitta, scende le scale, si muove nel cortile, si occupa delle questioni pratiche della casa ma non interrompe il pianto, quindi si distrae. In questo caso non abbiamo una interruzione ma una vera e propria sovrapposizione di queste due personalità quella del pianto.straziato e quella invece concreta e vigile della donna di casa che è affaccendata nelle questioni pratiche e addirittura si allontana dalla stanza dove è deposto il cadavere continuando a cantare, quindi anch