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RICERCA DI ACCORDO CON GIORDANIA PER CREARE UN'ENTITÀ POLITICA PALESTINESE INDIPENDENTE
Gold Meir ricerca un accordo con la Giordania, con Hussein di Giordania, per un'unione territoriale tra la Cisgiordania e la Giordania, quello che di fatto esisteva prima del 1967, con delle rettifiche di frontiera che permettano a Israele di rafforzare la sua posizione strategica e il suo controllo sulle risorse idriche. In realtà questo suo disegno non va in porto perché il suo Partito, il Mapai, è ormai indebolito, ci sono all'interno della coalizione di governo delle forze che riescono ad andare contrarie e quindi di fatto Israele è in uno stato di paralisi politica. Il sistema politico israeliano è molto frammentato da un punto di vista politico interno, molto instabile (simile al sistema politico italiano della "Prima Repubblica").
CRESCENTE RUOLO E INFLUENZA DELL'ISRAELI DEFENSE FORCE: Nel caso di Israele, questo
statura politica. Inoltre, l'instabilità politica e la crescente preoccupazione per la sicurezza hanno portato a un aumento del ruolo e dell'influenza delle forze militari, in particolare dell'Israel Defense Force. Questo è particolarmente vero perché le forze militari sono sempre state in qualche modo espressione del partito di governo, il Mapai, e il leader che ha vinto la guerra dei sei giorni è diventato successivamente un esponente politico del Mapai. Tuttavia, nel corso del tempo, i militari hanno trovato sempre più sostegno nei partiti conservatori, che sono più rigidi nei confronti degli altri Stati arabi. In passato, molti militari condividevano l'approccio abbastanza pragmatico del Partito socialista, che cercava una posizione di forza ma anche una stabilizzazione e una pace. Tuttavia, anche questo equilibrio si è spostato verso le posizioni dei partiti conservatori. Questo è stato favorito ulteriormente dal sostegno che i militari israeliani hanno trovato negli Stati Uniti, il che ha notevolmente rafforzato la loro influenza politica.influenza e la disponibilità a servirsi della forza e della superiorità militare che Israele ha, e che continua a manifestare di avere, per fare politica, con un progressivo abbandono delle vie diplomatiche e un irrigidimento delle posizioni. Quindi dal '67 al '74, di fatto, si assiste a questo progressivo spostamento che poi si consoliderà nella seconda metà degli anni '70. Nel 1973, la guerra dello Yom Kippur non cambia il corso di questo spostamento verso una maggior rigidità.
'68 - '73 GUERRA DI ATTRITO: Quali sono le condizioni per questa nuova esplosione di guerre? In realtà il conflitto non si spegne quasi mai: fra il '68 e il '73 c'è un lungo periodo di cosiddetta "guerra d'attrito", un conflitto permanente che si combatte a partire dai territori dell'Egitto, del Libano, della Siria e della Giordania (in parte), da cui i movimenti palestinesi, spesso.
sostenuti e in collaborazione con le forze armate degli Stati nemici di Israele, attaccano continuamente il territorio israeliano e contemporaneamente Israele continua a condurre operazioni durissime di rappresaglia (la rappresaglia in diritto internazionale è legittima: se il proprio territorio viene attaccato, si ha il diritto di rispondere con un'operazione militare limitata e immediata, che deve avere determinate caratteristiche) e Israele rivendica questo suo diritto a condurre queste operazioni di rappresaglia contro gli attacchi nel suo territorio.NAZIONI UNITE "CAMPO DI BATTAGLIA" POLITICO: Questa guerra d'attrito che inizia soprattutto per iniziativa dell'Egitto poi, di fatto, proprio nemico di fronte all'opinione pubblica diventa un ciclo continuo di attacchi e contrattacchi in cui si cerca di mettere in difficoltà il internazionale, perché questa è ormai una delle grandissime crisi di cui la comunità
Internazionale si occupa ininterrottamente e le Nazioni Unite diventano un "campo di battaglia" politico del conflitto arabo-israeliano. Via via che i Paesi arabi vedono aumentare il numero di Stati che escono dal processo di decolonizzazione, tutti questi Stati vanno a comporre il grande gruppo di Paesi afroasiatici che sono tendenzialmente sostenitori della causa araba e palestinese, e le Nazioni Unite sono uno dei grandi teatri di questo conflitto. C'è quindi una conflittualità arabo-israeliana che è ormai endemica, che va per picchi e accelerazioni, non si va mai verso un conflitto generale, ma la tensione è costante.
INIZIA COSTRUZIONE DI COLONIE IN GIUDEA E SAMARIA: D'altra parte, il conflitto aumenta anche perché sulla scorta delle posizioni dei Partiti religiosi si incomincia a colonizzare, a costruire dei villaggi/colonie ebraiche nei territori occupati, in particolare in Giudea e Samaria, regioni di grandissima
importanza religiosa. Da parte del mondo arabo si incomincia a vedere questa colonizzazione dei territori che anche dal punto di vista della comunità internazionale Israele occupa in maniera illegittima, perché sono il frutto di una guerra di aggressione (la guerra dei sei giorni), e c'è una risoluzione delle Nazioni Uniti (in realtà più di una) in cui si dichiara che queste terre sono "occupate" e devono essere restituite. Israele non riconosce la legittimità di queste risoluzioni e comincia a costituire delle colonie, e questa è una delle questioni che poi nel tempo diventerà sempre più importante in quanto modificherà nei fatti la distribuzione demografica e territoriale. SUL MONDO ARABO: C'è il conflitto arabo-israeliano, ✓ CRISI DELLA LEADERSHIP EGIZIANA ma come abbiamo visto in precedenza c'è anche un conflitto fra i Paesi arabi stessi, fra quelli più radicali equelli più disposti al compromesso, e le tensioni fra di essi sono il '67 è una sconfitta bruciante che mette in serissima difficoltà la leadership egiziana di Nasser, tanto più accentuate da ogni sconfitta: che Nasser muore e viene sostituito da Sadat, una figura molto vicina a Nasser che mantiene una linea di assoluta continuità con il leader precedente e con i suoi disegni politici, anzi addirittura rafforza in qualche modo gli atteggiamenti antisraeliani e filosovietici, chiedendo maggior assistenza militare all'URSS per poter giocarsi la rivincita nei riguardi di Israele. Nella sostanza, però, Sadat non avrà mai il prestigio di Nasser che in ogni caso ne aveva perso buona parte con la sconfitta e ancora di più l'aveva perso nel 1970 quando vi fu una grave crisi in Giordania, il cosiddetto 'settembre nero', momento in cui Hussein di Giordania decide di non poterne più dell'OLP, che ha
Spostato la sua capitale in Giordania, che ha buona parte delle sue truppe in Giordania e che dal territorio giordano di fatto conduce una politica estera indipendente ed estremamente aggressiva con raid e attacchi contro il territorio israeliano che rischia di mettere in difficoltà la sicurezza della Giordania, ma soprattutto sembra minare la solidità del potere politico della casa reale. C'è questo momento durissimo in cui le forze armate giordane attaccano i palestinesi, l'OLP. Nasser sarà protagonista di una mediazione fra i due che permetterà all'OLP di trovare nuova sede nel sud del Libano, ma questa rottura all'interno del mondo arabo sarà per Nasser molto pesante e difficile da mediare emotivamente e lo porterà alla morte. Nasser muore avendo portato al successo questa ricerca di soluzione, ma alla fine di una fase di acuto declino della leadership egiziana. FORTE FRAMMENTAZIONE FRA PAESI ARABI E
ALL'INTERNO DEL MOVIMENTO PALESTINESE: Questo declino aumenta le difficoltà e la frammentazione all'interno del mondo arabo: c'è una crescente spaccatura e in tutti i Paesi arabi la presenza dei palestinesi diventa un problema sempre crescente, tanto più che questo movimento palestinese è spaccato al suo interno fra alleanze con diversi governi arabi, fra ultraradicali e coloro che invece sono convinti che si debba cercare di costruire alleanze al di fuori del Medio Oriente con Paesi che possano sostenere le loro posizioni. 16) Guerra dello Yom Kippur, Accordi di Camp David EGITTO E ISRAELE CONDIVIDONO PROGETTO DI OPERAZIONE MILITARE CONTRO ISRAELE: Dunque, c'è una gigantesca frammentazione che induce a un certo punto Egitto e Siria a condividere l'idea che si debba avviare un'operazione militare che non ha tanto l'obiettivo di sconfiggere Israele in maniera definitiva: si prende atto che Israele non siPuò sconfiggere sul piano militare in maniera totale, ma ci si accorda sul fatto che bisogna riprendere l'iniziativa in qualche modo di fronte all'insieme del mondo arabo e dei palestinesi, altrimenti l'OLP esercita in qualche modo una sorta di ricatto interno nei riguardi di tutti i Paesi arabi. Si decide di prendere in mano l'iniziativa, lanciare un'operazione militare con la quale si riesca a sconfiggere in tempi brevi, in una sorta di operazione di polizia, che ne ridimensioni il senso di sicurezza, per indurlo ad accettare il negoziato. Si pensa dunque a un'operazione militare circoscritta, questo è l'obiettivo con il quale si vuole sbloccare lo stallo e indurre Israele a negoziare. Questo in qualche modo è addirittura l'interesse e obiettivo degli Stati Uniti che a loro volta si sentono eccessivamente vincolati dalla indisponibilità di Israele al compromesso e dalla rigidità della politica israeliana.
GUERRA DELLO YOM KIPPUR: Il conflitto, guerra dello Yom Kippur, che ebbe luogo durante la festa ebraica dello Yom Kippur nel '73, ebbe inizio con l'attacco improvviso degli eserciti dell'Egitto e della Siria che colse di sorpresa la dirigenza politico-militare israeliana e mise in forte difficoltà le forze armate di Israele. PRIMA FASE DELLA GUERRA: Le truppe egiziane attraversarono con successo il canale di Suez e respinsero con forti perdite i primi, affrettati contrattacchi israeliani, mentre contemporaneamente le forze siriane penetravano con forze corazzate nel Golan. Nella prima fase dunque, Israele viene presa di sorpresa e si ritrova in grossa difficoltà militare e gli USA tardano a fornire il sostegno militare e anche la garanzia nucleare (perché poi alla fine la crisi cresce rapidamente, anche se ci troviamo all'apice della distensione, con reciproche minacce di ricorso alla forza nucleare): gli americani aspettano prima di dare a.Israele questo sostegno perché sono dichiaratamente intenzionati a far assaggiare a Israele il rischio della sconfitta e a far capire a Israele il Paese è a rischio e che quindi devono cedere a quello che ormai è l'obiettivo statunitense, cioè quello di arrivare a una normalizzazione della situazione mediorientale, che sta generando una instabilità cronica che si teme possa fare il