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CONTINUITA' NELLA TRANSIZIONE
27 luglio 1944: Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo: quest'organo dispensava pesanti
sanzioni verso i vertici del fascismo al fine di recuperare i beni sottratti allo stato ed epurare
l'amministrazione pubblica. L'idea del governo è quella di preparare la società ad una defascistizzazione.
1° febbraio 1945: voto alle donne
• 25 febbraio 1945: delega al CLNAI: CLN alta Italia parla a nome del governo legittimo del sud nel
• nord Italia dove vi sono i tedeschi. Sono delle forze combattenti che agiscono legittimamente in
nome del governo italiano.
5 aprile 1945: consulta nazionale: E' un'assemblea di tipo consultivo: Organo di consulenza tecnica
• per il governo composta da 430 membri e vengono nominate grandi elite intellettuali e politiche del
periodo.
25 aprile 1945: fine della guerra: fine ufficiale della guerra e cacciata dell'occupante tedesco. La
• repubblica di Salò (RSI) viene soppressa e i fascisti che ancora opponevano resistenza vengono
arrestati. Si giunse così alla fine del conflitto in Italia, ma anche in tutta Europa.
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21 giugno 1945: governo Parri: Ferruccio Parri rappresentava più di ogni altro la resistenza nel
• nord Italia. Fu anche imprigionato dai Tedeschi ma fu liberato dai partigiani nordisti. Il governo Parri
ebbe buona stabilità rispetto agli altri governi durante il periodo di transizione.
Continuità dello Stato: si procede alle riforme istituzionali nell'ottica di giungere ad una soluzione
• della questione italiana.
Prefetti
◦ organizzazione ministeriale
◦ organizzazione degli enti.
◦ LA REPUBBLICA ITALIANA (1946 – 1948)
Alla fine del 1945 cadde anche il 2° Governo Bonomi così fu instaurato il I° Governo De Gasperi. Il 46 è
l'anno della svolta istituzionale in quanto in questo anno fu creata la nuova legge elettorale che prevedeva un
sistema proporzionale con liste e ci fu una seconda costituzione volta a migliorare la precedente ma
soprattutto decretò che la scelta tra monarchia e repubblica l'avrebbero fatta i cittadini grazie ad un
referendum popolare e non tramite decisione di un'assemblea di pochi. Il 46 vide un ulteriore peggioramento
dei rapporti tra classe politica e corona a causa dell'abdicazione di Vittorio Emanuele III che alterò gli
equilibri politici faticosamente ottenuti.
Il 2 giugno 1946 decretò, tramite referendum popolare, la vittoria della REPUBBLICA sulla monarchia.
Di fatto l'Italia si vide divisa anche in questa occasione visto che il nord votò largamente a favore della
repubblica mentre il sud a favore della monarchia costituzionale. Dopo il referendum fu eletta l'assemblea
costituente che iniziò i lavori per creare il nuovo assetto costituzionale conclusi solo nel 1948.
L'ASSEMBLEA COSTITUENTE
(25 GIUGNO 1946- 31 GENNAIO 1948)
L'elezione della costituente vide un netto dominio della DC seguita poi dal PSIUP e PCI che erano i 3 partiti
di maggior rilievo seguiti da minoranze. Di fatto il vero oppositore della DC era il PCI visto che l'anno
successivo con la scissione di palazzo Barberini il PSIUP si divise perdendo gran parte del suo potere. Nel
1946 fu nominato capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola mentre il Re aveva abdicato e lasciato il
potere al figlio Umberto II che decise di andare in esilio visto che la monarchia aveva perso.
Sempre nel 1946 fu formata la commissione dei 75 che a sua volta, era composta da 3 sottocommissioni che
si occupavano di campi ristretti e mirati che avrebbero dovuto influire sulla stesura costituzionale.
Nel 47 ci fu la scissione di Palazzo Barberini con conseguente scissione del PSIUP che perse gran parte del
suo potere nella costituente. Durante la primavera-estate del 47 il testo fu presentato e discusso.
Il 1 Gennaio 1948 entrò ufficialmente in vigore il testo costituzionale che rendeva l'Italia non più un
regno ma una Repubblica.
Di fatto bisogna tenere presente che, nonostante il testo costituzionale fosse stato approvato e promulgato, i
vari organi vennero a formarsi diversi anni dopo a causa della pesante crisi che affliggeva l'Italia visto che
era stata distrutta dalla guerra, era reduce da più di 20 anni di assolutismo e bisognava riconvertire
l'economia di guerra in economia di pace. Fu comunque un gran risultato riuscire a promulgare il testo
costituzionale, che garantiva un assetto moderno da poter opporre alle altre potenze europee che dunque fece
fare un grande salto all'Italia anche in campo internazionale visto che era ancora fortemente arretrata dal
punto di vista di diritti. 37
La pecca maggiore fu comunque legata al fatto che la costituzione non fu seguita dai giusti emendamenti che
avrebbero dovuto modificarla visto che vi erano molte teste d'uovo fortemente conservatrici che non volevo
cambiare la situazione, cagionando un grave periodo di instabilità governativa che durerà fino ai giorni
nostri. L'AUTONOMIA SARDA
(1943 – 1949)
Il problema fondamentale che afflisse la Sardegna durante il procedimento di acquisizione dell'autonomia
regionale fu indubbiamente il forte ritardo che ne cagionò una sostanziale alterazione negativa. I sardi
impiegarono troppo tempo per far approvare il loro statuto, perdendo così l'occasione di far approvare uno
statuto più vicino alle esigenze dell'isola. Al contrario la Sicilia fu rapidissima ed efficientissima
nell'approvazione di tale statuto.
Facendo un balzo indietro al primo dopoguerra, nel 1921 si venne a formare il Partito Sardo D'Azione
(PSD'A) (dalle ceneri del movimento dei combattenti 1918) fondato da Emilio Lussu e Camillo Bellieni, che
erano dei combattenti, i quali aspiravano all'autonomia della regione sarda (non indipendentismo). Questo
partito andava infatti a raccogliere al suo interno il movimento dei combattenti sardi i quali si resero conto
della loro forza durante il primo conflitto mondiale. La situazione di forte crisi e vuoto istituzionale che
affliggeva la Sardegna spinse le masse a desiderare l'autonomismo verso lo stato e alcune ali più estreme
cominciarono a parlare anche di indipendentismo. Di fatto il PSD'AZ negò sempre di avere aspirazioni
indipendentiste giacché lo stesso Lussu lo considerava un male per la Sardegna e per lo stato italiano. Il
partito sardo d'azione per la prima volta, propose un tipo di cura diverso e innovativo per l'arretratezza
dell'isola infatti mentre le classi liberali si limitavano a tentare di risolvere i problemi con aiuti economici e
finanziari, Lussu proponeva di risolvere il problema alla radice risolvendo la questione politica, istituzionale
e richiedendo alla popolazione una forte mobilitazione per raggiungere tale obbiettivo. La battaglia per
l'autonomia divenne patrimonio di massa che riuscì a spazzare via le vecchie clientele e conquistò diverse
amministrazioni comunali.
Il processo autonomistico vide però un brusco rallentamento a causa del fascismo che era nato negli stessi
anni del PSD'Az. Il regime fascista, che voleva accentrare verticalmente il potere limitando le libertà, nei
primi anni adottò una politica repressiva e violenta verso il partito sardo senza però riuscire mai ad
estirparlo. Mussolini capì che se non riusciva a distruggerlo con la forza lo avrebbe dovuto dividere e
separare, infatti così fece e nel 1923 una parte del PSD'Az si fuse col Pnf. Questa fusione segnò
l'ibernazione del processo autonomista che riprenderà solo a partire dal 1943 durante la caduta del regime.
Nei primi mesi dopo la caduta del fascismo la Sardegna viveva una situazione gravissima di distruzione,
isolamento e fame della popolazione che sfociò in due tendenze fondamentali:
Tensione separatistica: che andava ben oltre il programma del PSD'Az e che voleva letteralmente
• staccarsi dall'Italia per auto governarsi.
Moderatismo politico: In questo caso vi è un persistere di clientele politiche e di derive in ambito
• democratico.
Bisogna ricordare che in quel momento la Sardegna era in una situazione molto difficile visto che sul suolo
Sardo vi era ancora un'armata tedesca che, se avesse voluto, avrebbe potuto sterminare l'intera popolazione
sarda nel giro di pochi giorni.
Riepilogando fino a questo punto possiamo indicare i principali aspetti del processo autonomistico sardo:
1. In Sardegna vi era una propensione maggiore all'autonomismo piuttosto che indipendentismo.
2. Non vi fu un movimento di resistenza 38
3. La Sardegna non era territorio occupato, sotto il comando militare alleato (Amgot), ma sotto il
governo regio, sul quale pesava il potere dell'Allied Control Commission (ACC).
ACC Commissario regionale Alleato – Alto Commissariato – Region VI
L'Allied Control Commission era una unità di controllo anglo-americana nata per controllare l'operato del
governo italiano in modo che rispettasse l'armistizio, garantisse l'impegno bellico nella liberazione e
supervisionasse l'operato di governo.
Entrò in funzione nel 1943 quando il generale Boulnois sbarcò in Sardegna per iniziare la creazione di un
quartier generale. Egli aveva, come obbiettivi principali, quello di gestire il trasferimento delle truppe e di
gestire le amministrazioni locali.
Dopo qualche mese l'ACC richiese l'istituzione di un Alto Commissario per la Sardegna e la Sicilia da parte
del governo italiano che, dopo qualche tentennamento, fu costretta, visto le circostanze, a concederlo. Le
paure principali del governo erano che l'Alto Commissario potesse fomentare nuovamente richieste
indipendentiste o autonomiste che avrebbero danneggiato l'equilibrio nazionale.
Nel dicembre del 1943 il governo approva la formazione di due Alti Commissari da affiancare ai
Commissari Regionali Alleati nelle isole. I primi avevano ampi poteri anche se la carica era temporanea e
furono imposti dei limiti al fine di evitare che vi fossero azioni illecite. L'Alto Commissario nominato per la
Sardegna fu Pietro Pinna, un eroe di guerra della aviazione militare sarda, che dall'alto del suo ruolo avrebbe
dovuto gestire le amministrazioni civili e militari, dirigere e coordinare le attività dei prefetti e altre autorità
ed esercitare, in caso di necessità, le funzioni di governo. Pinna fu ben accettato dalla popolazione Sarda e
dall'ACC tanto da rimanere in carica ininterrottamente dal 43 al 49 al contrario degli altri commissari
siciliani. MODIFICA ALTO COMMISSARIATO
Durante il 1944 l'Alto Commissariato sardo fu modificato sulla linea di quello siciliano, rimuovendo le
facoltà di gestione e conservando quelle di supervisione delle amministrazioni civili, inoltre aveva la facoltà
di intervenire, senza voto, nel consiglio dei ministri. Pinna comunque conservò il potere dirigenziale in
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