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PARTE TERZA – LA GUERRA FRA LA GENTE
CAPO VII – LE TENDENZE: LE OPERAZIONI CONTEMPORANEE
Non esiste una data specifica a cui far risalire l'inizio della guerra fra la gente. La sua definizione basilare è emersa nel periodo immediatamente successivo al secondo conflitto mondiale, ma si è affermata solo alla fine della Guerra Fredda.
Nel frattempo i conflitti paralleli alla Guerra fredda cominciarono a mostrare alcune tendenze del nuovo paradigma.
Fu solo dopo il 1991 che la maggior parte dei conflitti cominciò a rispecchiarle tutte, per due motivi principali:
- La fine del "grande confronto" allentò le restrizioni che venivano imposte sul nascere ai vari conflitti dagli interessi dei due blocchi (molti confronti postcoloniali tra Stati o tra le potenze imperiali).
- Non appena i blocchi si sgretolarono, questi conflitti latenti cominciarono a emergere, specialmente nei Balcani e in Africa nella maggior parte dei casi.
b. Si trattò del momento in cui l’esercito industriale divenne di fatto obsoleto, poiché era stata la Guerra Fredda ad aver reso necessario il mantenimento delle strutture edell’aspetto esteriore del paradigma di guerra industriale. Non appena essa si concluse, divenne evidente quanto il paradigma fosse in realtà ingannevole; non c’era mai stata una guerra, soltanto un confronto.
Nei 15 anni successivi gli eserciti sono diventati più piccoli e organizzati su base professionale la maggior parte degli Stati ha abolito la chiamata alle armi e anche la Russia àsta valutando questo passo.
Le armi e le attrezzature restano le stesse e la maggior parte degli Stati europei non ha come priorità la loro sostituzione.
Essi dopo la Guerra fredda videro, infatti, la fine di ogni pericolo, e scelsero di godersi il “dividendo della pace”.
Quando
I loro eserciti furono impiegati, comunque, ebbero soltanto il ruolo di forze di pace. Il terrorismo, in quanto tale, non è un nemico dichiarato, ma un concetto minaccioso. Senza un nemico non è possibile formulare una strategia, e senza una strategia non è possibile prendere nient'altro che decisioni assai generiche su armi e attrezzature. "Noi" (tutte le nazioni della NATO, la Russia, la maggior parte degli Stati dell'ex Unione Sovietica e molti altri ancora), abbiamo eserciti organizzati per combattere guerre industriali, sebbene vengano impegnati in guerre fra la gente. Impiegando queste forze nei nostri conflitti moderni possiamo involontariamente dare un contributo agli sforzi dei nostri avversari ià conflitti recenti possiedono tutti i simboli e le immagini convenzionali della guerra industriale, ma sembra che queste guerre non siano mai vittoriose. Presentiamo ora sei tendenze principali che costituiscono il paradigma di guerra fra la gente:
Gli scopi per cui combattere stanno cambiando, e si stanno spostando dagli obiettivi concreti che possono decidere il risultato politico a quelli che determinano le condizioni in cui il risultato può essere deciso. La guerra industriale aveva obiettivi strategici ben definiti: creare nazioni, distruggere il male (del fascismo), porre fine (all'Impero ottomano).
Nella guerra fra la gente gli scopi si stanno trasformando in qualcosa di meno strategico e più complesso. L'idea base della guerra industriale era che l'obiettivo politico veniva ottenuto attraverso il raggiungimento di un obiettivo militare strategico d'importanza tale da piegare l'avversario alla nostra volontà, quindi con l'intenzione di decidere la disputa mediante la forza militare. Questi obiettivi erano espressi con termini come conquistare, tenere, distruggere.
Oggi noi siamo propensi a condurre operazioni con obiettivi meno impegnativi, individuati a livelli inferiori.
quello strategico, più elastici ma anche più complessi. Non interveniamo per conquistare e quando si effettua un intervento la preoccupazione principale è come lasciare il territorio, non come mantenerlo. Cerchiamo di creare uno spazio concettuale per la diplomazia, gli incentivi economici, la stabilità e, se possibile, la Democrazia. Se una vittoria strategica decisiva era ciò che distingueva la guerra industriale tra Stati, la creazione di una particolare condizione può considerarsi il principale tratto distintivo del nuovo paradigma di guerra fra la gente. Questa tendenza apparve dopo la Seconda guerra mondiale per due ragioni:
- Sia il modo, sia i mezzi utilizzati in precedenza per raggiungere l'obiettivo strategico militare erano diventati inaccettabili politicamente;
- Non c'era un luogo da conquistare e, nella maggior parte dei conflitti che rientrano nel paradigma di guerra fra la gente, il nemico opera a livello tattico in piccoli
Continuare a restare in Algeria. La guerra delle Falkland dell'82, una classica guerra industriale fra Stati, è l'unica in cui l'obiettivo strategico (liberare le isole dall'occupazione argentina) sia stato raggiunto direttamente, e la Gran Bretagna è riuscita a ristabilire lo status quo d'anteguerra.
La Guerra del Golfo del '91 può apparire simile, dal momento che il Kuwait fu liberato rapidamente, e lo status quo regionale fu ristabilito. Tuttavia, non fu proprio così: l'intenzione strategica era creare una condizione in cui la linea di Saddam Hussein subisse un netto mutamento di rotta o, meglio ancora, il suo popolo lo destituisse.
Una condizione di democrazia è difficile da raggiungere con l'uso della forza militare quando ciò comporti un'occupazione, come hanno scoperto Israele nei territori occupati, e le Potenze Imperialistiche dopo la Seconda guerra mondiale nel momento in cui...
Le colonie iniziarono a chiedere l'indipendenza. La ragione è semplice: quando diventa occupante, la forza militare perde l'iniziativa strategica una volta che tutti gli obiettivi siano stati presi o distrutti, e sia stato mantenuto il territorio, cosa può ancora ottenere una forza in quel luogo? L'iniziativa strategica spetta agli occupati, che possono scegliere se cooperare o meno con gli occupanti. Gli interventi di forze sotto le bandiere dell'ONU e della NATO sono avvenuti anche per creare o mantenere situazioni in cui potesse essere raggiunta una situazione strategica. Durante la Guerra Fredda, l'ONU sviluppò un tipo di operazione militare, il peace keeping, il cui scopo era salvaguardare una determinata condizione. La maggior parte delle missioni ONU ha avuto successo nel proprio compito ristretto di mantenere una linea di cessate il fuoco, e qualsiasi condizione generale fosse richiesta nel mandato l'UNIFIL (vd. pag.
86) È quella che ha avuto minore fortuna, poiché i raid oltre confine tra Israele e Libano sono continuati malgrado gli sforzi. Talvolta, si presenta un equivoco dato dalla sfortunata congiunzione dei termini forza e peace-keeping. È un equivoco che ha sovente creato aspettative di intervento e di imposizione di regole impossibili da soddisfare, poiché il solo scopo di queste "forze" è quello di mantenere una certa condizione (molte volte quella di un cessate il fuoco). Un eccellente esempio di questo "equivoco" è rappresentato dall'operazione ONU UNPROFOR (United Nations Protection Force) e dalle incursioni aeree della NATO del '95, per porre fine al Conflitto in Bosnia, e dai bombardamenti sul Kosovo del '99. È significativo che nessuno dei due confronti sia stato risolto attraverso l'uso della forza. Le due coalizioni internazionali avevano solo il compito dimantenere la condizione di un cessate il fuoco finché non fosse stata trovata una soluzione. La tendenza a cambiare gli obiettivi, nella ricerca di una condizione efficace, mette in luce un altro aspetto dei nostri conflitti moderni: noi non rispettiamo il nemico. Una battaglia è un'attività antagonistica, che prevede l'esistenza di un nemico che non sia passivo. Ci ostiniamo a presupporre tacitamente che il nostro avversario, e in particolare la popolazione in cui opera, si conformerà al nostro piano e condividerà la nostra visione sulla situazione futura. Per definizione però, l'avversario combatte sempre per un esito diverso da quello che noi auspichiamo, e fingere che egli non esista significa creare le condizioni per la propria sconfitta. Peggio ancora, l'avversario ci userà per raggiungere il suo obiettivo di portare il popolo dalla propria parte, per poi umiliare e sconfiggere la nostra forza.sviluppa la sua operazione