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FEDERALE
Prima della dottrina di Giacomo I in Inghilterra, dominò la dottrina mista di Smith, secondo cui il
principe ha potere assoluto in guerra e in pace, sulla nomina delle cariche, sulla politica estera ed è
inoltre esente dalle leggi; la legislazione e l’approvazione delle imposte vengono decise dal re in
parlamento, rappresenta tutta la nazione.
Dopo la rivoluzione, l’Inghilterra, temporaneamente la repubblica, favorì un discorso radicale e
repubblicano, ma, con il Leviatano di Hobbes, si produsse una radicale fondazione nel dominio
monocratico. L’uomo di Hobbes era mosso dalle passioni e dalla paura, nello stato di natura faceva la
guerra contro tutti gli uomini ed era impossibile distinguere il giusto e il non giusto. La ragione si può
trarre dalla legge di natura, ma queste leggi non hanno validità perché nessuno le impone. Per
Hobbes quindi gli uomini rinunciano alle loro libertà sottomettendosi, con un patto, ad un Leviatano
(un sovrano assoluto).
È il sovrano a decidere le nomine, guida la giustizia e punisce i sudditi. Anche la chiesa è sottomessa,
poiché la chiesa e lo stato sono la stessa cosa e gli ecclesiastici sono impiegati statali.
Se lo stato non dovesse adempiere allo scopo per cui è stato fondato, ovvero difendere la sicurezza
dei sudditi, i cittadini possono far cadere il leviatano, portandolo alla morte.
Parlare del Leviatano di Hobbes significa parlare dello stato moderno, perché adesso il sovrano ha le
caratteristiche dello stato.
Per Locke il potere politico, che consiste nel diritto di fare e far fare qualcosa a qualcuno anche con
l’uso legittimo della forza, in difesa del benessere comune e della proprietà, nasce in uno stato di
natura diverso da quello descritto da Hobbes, regolato dai principi della morale sociale, dove l’uomo,
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con il suo lavoro, diventava proprietario di qualcosa e, con l’invenzione del denaro, può conservare e
trasmettere la sua proprietà.
Secondo Locke, in politica estera non ci sono leggi, ma domina solo lo stato di natura nel senso di un
permanente stato di guerra. Locke prende la divisione dei poteri basandosi sulla costituzione inglese
del tempo. Troviamo l’esecutivo, che applica le leggi, e il federativo, che si occupa di politica estera,
entrambi nelle mani del re e la giustizia, che era nelle mani di giudici monarchici.
Il monarca ha ancora una posizione chiave, ma se viola il diritto in maniera tirannica può dar luogo ad
una resistenza più che legittima. Se il legislativo dovesse non rispettare il bene comune, il popolo
potrebbe revocarlo con il potere supremo di una insurrezione il cui successo dipenderà solo dalla
provvidenza divina.
L’analisi effettuata da Montesquieu viene considerata la quarta rifondazione della scienza politica
dopo quella di Aristotele, San Tommaso e Machiavelli.
Secondo Montesquieu nello stato di natura gli uomini sono felici e solo con la socializzazione si arriva
a conflitti di potere. Gli uomini, quindi, devono darsi leggi in tre ambiti di diritto: diritto internazionale
dei popoli, diritto statale tra governanti e governati e il diritto civile tra i cittadini.
Montesquieu si rifà alla triplice divisione dei poteri di Locke e alla tradizionale divisione inglese tra re,
lord e comuni, ma introduce una nuova distinzione tra potere legislativo, giudiziario ed esecutivo.
Il giurista inglese Blackstone tentò una sistematizzazione della Camera dei Comuni. Per lui la
garanzia più importante consisteva nella separazione dell’apparato giudiziario da quello esecutivo.
Secondo il suo pensiero, se gli interessi del paese venivano lesi, i ministri ne avrebbero risposto in
parlamento tramite procedura di impeachment (Incriminazione, messa in stato di accusa, spec. di un
pubblico ufficiale o di un membro del governo. )
Nonostante la lettura di Blackstone, i padri fondatori americani crearono un sostituto del re: il
presidente degli Stati Uniti, riconosciuto come unico funzionario e privo di Gabinetto, dotato di pieni
poteri indipendenti dal Congresso.
6. IL MONARCA COME CARICA STATALE
Montesquieu e Locke furono i primi a pensare alla monarchia come stato, indipendentemente dal
sovrano. Il sovrano divenne quindi funzionario della collettività e il suo ruolo venne definito sulla base
di questo compito.
Il sovrano era il primo servitore dello stato e il suo fine doveva essere il bene comune. Non era più
scelto da Dio, ma deriva esclusivamente dal diritto di natura.
SECONDA PARTE: LA COSTRUZIONE DEL DOMINIO E LA FORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI
CAPITOLO V: LA CULTURA ISTITUZIONALE
La crescita del potere statale obbligò alla costruzione di un apparato di dominio organizzato, le cui
istituzioni vennero fondate o si formarono autonomamente.
1. ISTITUZIONE
“Istituzione” e “organizzazione” non sono sinonimi. Le istituzioni sono da un lato modelli di
comportamento duraturi e dall’altro orientamenti di senso, che mediano tra la produzione culturale e il
comportamento sociale allo stesso modo in cui la socializzazione media tra cultura e persona.
Le istituzioni quindi non sono solo le strutture fisiche, ma anche i processi soggetti al cambiamento
culturale, in quanto vengono sostituite da altre istituzioni che sorgono successivamente. Possiamo
affermare che ad una determinata epoca appartiene una determinata cultura istituzionale. Ad
esempio, vi è stata l’epoca in cui il matrimonio (che è una istituzione) prevedeva rapporti sessuali
legittimi solo al suo interno. Oggi il matrimonio è stato sostituito dalle libere unioni non matrimoniali.
A istituzioni sviluppate corrispondono organizzazioni ideali in grado di legittimarle. Le organizzazioni
sono formazioni autonome create per determinati fini. Weber distingue tre tipi di potere legittimo:
1) Potere tradizionale: fondato sulla tradizione sacra valida sempre e nella legittimità di coloro che
rivestono una autorità. 11
2) Potere carismatico: fondato sulla dedizione a una persona eccezionale e sull’ordinamento da questi
creato. L’obbedienza si basa sulla fiducia personale.
3)potere razionale: fondato sulla legalità degli ordinamenti statuiti e nel diritto di comando di coloro
che sono chiamati ad esercitare il potere. L’obbedienza si basa sulla legalità dell’ordinamento.
Weber contrappone il potere legale moderno a quello tradizionale premoderno, ma corre il rischio di
trasformare la tipologia in genealogia. Questo procedimento comunque non è del tutto sbagliato, in
quanto è normale che il potere tradizionale preceda quello moderno, ma neanche tutto corretto, in
quanto da un punto di vista tipologico si può nettamente separare e da un punto di vista storico no e
quindi porterà a delle conseguenze impreviste per la formazione del potere statale.
Il potere moderno è legale perché è fondato su un sistema di esplicite regole giuridiche astratte. Il
comando si orienta verso un tipo di ordinamento impersonale e l’obbedienza viene prestata non a una
persona ma ad una legge.
Il potere tradizionale si fonda su delle pretese tramandate nel tempo la cui validità è fondata
sull’antichità.
Weber distingue 3 forme elementari del potere tradizionale:
1) Potere patriarcale: illimitata autorità del capofamiglia per amministrare la casa
2)Potere patrimoniale: quando un signore possiede tanti beni ed esercita il potere tramite
l’assegnazione dei suoi beni a servitori e sudditi
3) Stato patrimoniale: quando il signore riesce ad estendere il suo potere al di là dei limiti del suo
patrimonio, dominando anche altri sudditi che non vi appartengono.
Da un punto di vista tipologico i funzionari patrimoniali sono il contrario dei burocrati moderni e le
principali differenze sono individuate da Weber:
- Il funzionario moderno è libero, percepisce uno stipendio, lavora per un tempo stabilito e, alla fine del
suo lavoro, percepisce la pensione. Non può usufruire dei mezzi amministrativi a sua disposizione per
i suoi scopi personali e il suo ufficio è separato dalla sua abitazione. L’ufficio è sottoposto a chiaro
diritto disciplinare e, in caso di violazione, viene sanzionato.
- Il servitore patrimoniale non è libero, il suo servizio si fonda sulla fedeltà personale al signore. Al
termine del suo lavoro, al servitore patrimoniale spetta una carica come feudo, reddito di servizio
sottoforma di pagamenti da parte dei sudditi e le entrate non erano in denaro ma in natura. L’ufficio
del servitore patrimoniale si trovava spesso nei castelli dei principi, lo si deduce dal ritrovamento di
archivi privati.
2.CULTURA
La cultura istituzionale premoderna è individuabile grazie ad alcuni elementi. Uno di questi elementi è
la scarsa importanza data ad un orientamento oggettivo-formale rispetto alle relazioni informali. Ne
segue che non vi è un’uguaglianza di diritto per tutti.
Possiamo dire dunque che dominano le istituzioni non formalizzate o, se lo sono, sono molto deboli.
La solidarietà di gruppo è una relazione potenziale, che viene conferita come parentela di sangue o
alla nascita oppure vengono acquisite con la parentela. La solidarietà di gruppo può essere quindi
verticale, con persone di grado differente (come nel caso del nepotismo o relazione patrono-cliente) o
orizzontale, chiamata spesso amicizia.
Alla famiglia spetta il ruolo centrale in questo sistema che, in alcune parti del mondo, è ancora più
forte dello stato. Lo stato è concepito come nemico e ci si avvicina con sfiducia. Un modello simile si
può trovare nel Rinascimento, dove il dovere di giustizia è il riassunto della venerazione verso Dio, la
patria e i genitori.
Vi era una politica di nepotismo e appropriazione del bene comune per migliorare il proprio status
economico e sociale. Ci si aspettava infatti che i parenti tutti, anche quelli più lontani, aiutassero il
familiare promettente in cambio di possibili benefici.
Probabilmente vi era più disciplina familiare che sociale. La riproduzione sociale era strettamente
legata a quella familiare: avere pochi figli o molti figli era un pericolo, perché in caso di pretese da
parte dei secondogeniti potevano creare dei disordini. Anche avere molte figlie era dispendioso e
molte famiglie scelsero per loro la strada del convento. Tutti però dovevano essere pronti a generare
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una prole nel caso in cui il primogenito non avesse figli. Al centro vi era l’onore familiare, fenomeno
fondamentale che permetteva di avere un maggiore capitale sociale rispetto ad altre famiglie.
Il potere non era fondato solo sulla famiglia, ma anche sulle relazioni tra amici e clienti.
L’amicizia è una relazione acquisita tra eguali a cui è collegata l’attesa di reciproca utilità. In queste
circostanze le relazioni tra il patrono e il