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Una settimana dopo l’esposizione Peggy Guggenheim apre il
suo spazio espositivo: Art of This Century. Vi sono esposte le opere della collezione
della Guggenheim raccolte negli ultimi anni e divise secondo 2 tendenze: astratta e
surrealista.
La forza di diffusione ed influenza del surrealismo è alimentata dalla capacità che esso
dimostra di rappresentare il particolare momento storico:
- John Graham, risulta molto influente su Jackson Pollock, Willem de Kooning e
Arshile Gorky. Allude alla necessità di recuperare manifestazioni di creatività
spontanea per il loro legame con l’inconscio.
- Hofmann insegna direttamente, offrendo conoscenze di base dell’arte moderna,
dell’espressionismo francese e tedesco, aprendosi poi all’automatismo tardo
surrealista fino a soluzioni affini al dripping.
Il surrealismo si sviluppa sempre più come una manifestazione di creatività spontanea
e tende sempre più (fine degli anni Trenta) verso l’automatismo.
- Matta, cileno, è il tramite tra questa nuova forma di automatismo del gesto e
del colore e la rivendicazione di radici indigene rintracciate nell’immaginario
dell’America Centrale e Meridionale, attraverso simbologie fantastiche. La sua
pittura sembra presagire la tragedia incombente della guerra, si configura come
una complessa forma di rappresentazione di spazi misteriosi e disorientanti.
Autogenerazione di forme spiegata secondo un processo che avviene su un
piano interiore, visionare e psicologico.
Il surrealismo ha avuto successo e seguito in America, in quanto ha saputo individuare
nell’inconscio la via di comprensione della crisi del soggetto e il bisogno di scuotersi da
quanto già sperimentato tentando altre vie di rappresentazione. Rappresentazione di
un inconscio che non è più inteso come il sentire individuale ma come qualcosa di
antropologico collettivo l’inconscio mosso dalla situazione sociale (tragica), il sentire
comune.
Distacco dal surrealismo ricerca di un subconscio più profondo e di dimensione
collettiva recupero della cultura dei “nativi americani”
Si passa alla ricerca di una via autonoma che si appoggi alla ripresa di radici
individuate nell’inconscio collettivo, attraverso il quale riaffiorano miti. Miti
dell’immaginario propriamente americano, caratterizzato dal recupero di forme
espressive individuate in quelle delle civiltà che si sono sviluppate sul suolo del
continente nord e centro americano.
Decisivo per l’orientamento di alcuni autori è, per esempio, il rapporto con le iniziative
messicane di Paalen e la sua rivista Dyn e la possibilità di prendere visione diretta di
realizzazioni arcaiche e primitive.
Nei primi anni Quaranta si cercherà di elaborare una visione più indipendente dalle
matrici europee, nonostante rimangano tracce della pittura surrealista, soprattutto
nella linea più astratta che era di Mirò e Masson (rispetto a quella più illustrativa di
Dalì).
Molti critici malgiudicavano il surrealismo, nonostante gli riconoscessero meriti
nell’apertura di nuove possibilità espressive. Motherwell, nel 1944, critica lo spirito del
surrealismo, rilevando le contraddizioni nel ricorso all’indistinto dell’inconscio che in
realtà tende alla riaffermazione dell’io. Rosenberg paradossalmente recepisce l’idea di
allontanarsi dagli artisti europei e dal surrealismo, proprio dalle nozioni importate da
questi: dai surrealisti non bisogna prendere un modello formale o tematico, infatti, ma
solo il concetto che il punto di partenza per l’opera non è che in se stessi e non
bisogna cercare delle risposte con l’opera ma è l’opera la risposta.
Gottlieb e Rothko, riportano l’attenzione al soggetto giudicando che “l’unico soggetto
articolo scritto sul New York Times nel 1943
autentico è quello tragico e senza tempo”.
(The Mithmakers). Scrivono anche: “3. È nostro compito, in quanto artisti, fare in modo che
4.
lo spettatore osservi il mondo dal nostro punto di vista, e non più dal suo. Siamo per il
grande formato perché ha la potenza dell’inequivocabile. Vogliamo riaffermare la superficie
pittorica. Siamo per le forme piatte perché distruggono l’illusione e rivelano la verità.”
Il loro proposito è di tendere dunque a significati antropologici che servano a
riaffermare il bisogno di collegarsi ad una tradizione culturale arcaica.
Tutti i principali autori della nuova “scuola” che si va formando ricorrono, non solo nei
titoli, a soggetti tratti dal mito o dalla sua rilettura in chiave simbolica. I caratteri di
tragicità che si riconoscono nell’epoca che si sta vivendo hanno un’angoscia simile a
quella provata dall’uomo primitivo di fronte all’ignoto.
Nei dipinti di Rothko e Gottlieb ritroviamo il riferimento al mito classico, come modello,
sovratemporale. Affiorano elementi formali come la maschera del teatro greco o le
decorazioni didascaliche dei templi!!
Analogie e corrispondenze fra il primitivismo dell’arte dei nativi americani e il mito
tragico greco: analogie tra il modo di operare degli indiani e dei nuovi pittori americani
riguardo al modo di sentire le forme come cose viventi e non nel tradurle in astrazioni.
Gottlieb: particolare modo di concepire la forma come scrittura e quindi come segno.
I pittogrammi da lui eseguiti nei primi anni Quaranta uniscono riferimenti alla
cultura nordamericana con ascendenze archetipiche e simboliche e si caratterizzano
per un’immediata corrispondenza tra le forme rappresentate e la disposizione nello
spazio bidimensionale. Suddivisione della superficie: a volte delineata da linee in
funzione decorativa, altre volte evidenziata da nette scansioni che mostrano forme e
figure disposte in caselle nettamente definite: alla stregua di sovrapposizioni
totemiche.
La posizione di Gottlieb diventa quasi di cerniera tra una ricezione intellettuale e
iconografica di possibili modelli e un’immediata loro trascrizione in forme originali.
POLLOCK, 1942 - 1945
Mentre in Europa, a causa della guerra, l’attività è quasi inesistente, la città americana
di New York offre una nuova vitalità, anche grazie a Peggy Guggenheim con la galleria
Art of This Century.
Qui ospita i giovani artisti trentenni individuati da lei. Tra questi Motherwell, Rothko e
anche Jackson Pollock.
Fino al 1943, la presenza di sue opere in esposizioni ufficiali era stata rara. La sua
partecipazione a programmi governativi di sostegno alle arti gli aveva permesso, negli
anni 30, di far conoscere qualche suo lavoro.
Nella primavera del 1942 inizia ad essere notato: il critico James Johnson Sweeney e
l’assistente di Peggy Guggenheim iniziano a far visita allo studio dell’artista.
Salon
Nel organizzato allo scopo di identificare nuovi autori da (Spring Salon for
proporre Stenographic
, Pollock si presenta con
Young Artist, Art of This Century, marzo-giugno 1943)
Figure. La giuria con Peggy Guggenheim e Sweeney oltre che con artisti europei
quali Mondrian e Duchamp, premia Pollock.
Pochi mesi dopo, presso Art of This Centurygli permettono di tenere una mostra
personale.
Pollock è il primo artista americano ad effettuare una mostra personale presso Art of
This Century.
L’esposizione personale del 1943: esposte le più importanti opere eseguite negli ultimi
anni:Guardians of the Secret,
due e altre opere con titoli che evidenziano il rimando
The Moon Woman;The Mad Moon-Woman; The
alla cultura degli indiani d’America:
She-Wolf.
Stile: Pollock è imprevedibile e indisciplinato. Non si preoccupa dell’opinione altrui:
dipinge per un impulso interiore senza dar ascolto al critico o allo spettatore. La sua è
un’arte americana emancipata dalle influenze europee e trova nell’esuberanza del
segno, gesto e colore, la possibile via per il superamento del problema del soggetto.
Il critico Greenberg lo appoggia.
Mural;
Analizzando il grande murale commissionatogli da Peggy Guggenheim, del
1943: è un dipinto di oltre 6 metri di larghezza su tela. Individuiamo nell’opera un
compendio delle caratteristiche del momento di Pollock Ha ancora una sorta di
debito nei confronti dell’arte precedente e si può vedere in un richiamo a Picasso e
Mirò per la ripresa di una composizione sviluppata su grande formato (Guernica) e
concentrata sulla drammatizzazione della figura umana (Guernica). Si vede anche
un’influenza della pittura murale messicana, nel richiamo di figure avviluppate senza
una via d’uscita. Si nota poi una sperimentazione di tecniche che conducono ad una
resa violenta del colore (fangosa). i possibili modelli esteriori sono però pienamente
assorbiti e si denota una necessità di sviluppare una composizione senza limiti, estesa
in un orizzonte che annulli la presenza di un centro. I volti e le parvenze di figure
risultano fusi in un’ossessiva ripetizione di colore, pochi colori: rosa, giallo, grigio,
bianco e nero. Pennellate come sciabolate, che producono un ritmo interno
ininterrotto.
Pollock svolge il ruolo di apripista nella galleria Art of This Century che da allora
proporrà altre personali ad altri artisti (tra il 1944 e il 1946). Il ruolo di questa galleria
diventa sempre più importante per la presentazione di nuovi autori americani. A volte
gli artisti si confrontano e favoriscono la conoscenza reciproca.
Pasiphae,
Ad Art of This Century, Pollock presenta in una collettiva con venti dipinti di
Pasiphae
vari autori di Hoffman. costituisce la risposta dell’artista ad un dipinto di
Masson nel quale il surrealista tracciava figure ibride date da una compenetrazione di
colori e di piani, ma tutto è meno primitiveggiante rispetto a Pollock.
The She-Wolf,
In Pollock riproduce sì i tratti di un animale ma è trattato quasi alla
maniera delle figure delle arti rupestri e si disperde nel resto della superficie composto
da gesti e forme morbidi o zigzaganti (alternati).
Si introduce un genere di arte più orientata verso l’energia autonoma del segno e del
gesto, dove il riferimento al mito o alle figure derivate dall’inconscio è sempre meno
esplicito e necessario (anche se a volte è ancora indicato nei titoli e nei motivi
ispiratori dichiarati).
Forma di libertà espressiva più immediata e diretta ricerca di indipendenza dai
modelli europei.
Seconda esposizione personale di Pollock ad Art of This Century: 1945. Pollock propone
Totem Lesson)
alcune opere ispirate ancora alla cultura dei nativi americani ( ma anche
Nigh Mist There were Seven in
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