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SDRAIA SULLA PANCA/ IL VECCHIO SPOSTA I BARATTOLI DI LATTA” RIDE FOLLEMENTE IL Più A
Le parole sono praticamente assenti. Questo ed altro per quanto riguarda l’azione. AncheLUNGO POSSIBILE”l’ambiente è comunque parte nevralgica dello “happening” presentandosi con il peso morto di elementiancora decorativi e pittorici, e poi con una serie di oggetti che servono a fare compiere azioni banali,elementari ma anche vitaminiche perché fuori contesto. In “18 Happenings in 6 parts” (1959), ad esempio,l’atto familiare di spremere arance spande per l’ambiente un profumo di agrumi che sommato agli altriaccadimenti paralleli crea un effetto straniante e imprevisto (vedi Dall’indoor della galleria,John Bock).valica i recinti dello spazio chiuso per inscenare la solita manifestazione di gesti assurdi,Kaprowdirettamente in ambienti esterni. La location di “Household” (1964) è la campagna aperta,
con visibili ammassi di spazzatura. Anche in questo caso gli oggetti trash, non vengono assemblati in un'opera scultorea, ma adoperati, usati nel giro di gestualità promossa dall'evento, dalla realizzazione di una montagna di pattume allo sfogo istintivo di fracassare la carrozzeria di una macchina a colpi di martello. Gli eventi sono scanditi dall'immancabile simultaneità di urli e di azioni senza senso che culminano in una bellissima performance collettiva: nel leccare la marmellata alla fragola e nel mangiare le fette di pancarré spalmate sul corpo metallico di un'auto. Ecco la differenza con che addentava l'encausto, con Johns che mostrava tracce di un copertone, che preparava set intoccabili. Nessuno ti Rauschenberg Segalchiedeva di diventare complice effettivo. Nello "happening" vivi in prima persona esperienze stravaganti, tisconclusionate ma liberatorie e sin estetiche, grazie alle istruzioni dell'animatore estetico.Kaprow, dedichi alla partecipazione attiva di situazioni che mai, o poco frequentemente, potresti provare nella vita quotidiana. Ma nella New York degli anni '60 ci sono anche altri che progettano e realizzano "happening", come e perfino due esponenti della Pop Art come e Nel Red Grooms, Robert Whitman, Dine Oldenburg. Loro caso però la componente scenografica sposta il fulcro dell'attenzione dalla persona all'oggetto e ridimensiona di conseguenza il ruolo del performer. Per esempio in "Autobodys" (1963), Oldenburg testimonia la vena Pop nel predisporre un ambiente, un parcheggio, fatto in gran parte di automobili. Nel susseguirsi delle azioni paradossalmente le persone sono subordinate alla presenza dei readymade (bottiglie di latte, motociclette, una betoniera ecc.), in particolare dei veicoli. Il suolo puntellato di cubetti e pani di ghiaccio che via via iniziano a liquefarsi aggiunge alla scena uno scintillio epifanico, più mirato.allasuggestione dell’ambiente che non allo svolgersi di azioni corporali.
Fluxus, istruzioni per l’uso è senza dubbio il tipo di movimento che trasforma la sua produzione, ampia e con numerosi affiliati, Fluxusin un armamento di readymade totalmente finalizzati a un utilizzo performativo non limitato all’uso econsumo dei suoi inventori, ma indirizzato anche ai suoi clienti. La centrale operativa del gruppo èrappresentata da lo delle neoavanguardie, che dalla fine degli anni ’50 inizia aGeorge Maciunas, Tzaramaturare, prima a New York e poi in Germania, il suo progetto di fondare una specie di comune, coninfatti è un transito, dove molti artisti hanno fatto capolino,possibilità di adesione aperta a tutti. Fluxusognuno con il loro contributo, dimostrando che l’impostazione del gruppo è giusta. Quanto a leMaciunas,sue posizioni mirano a scrostare l’arte dalla sua solita aura oligarchica, dall’orrenda nomea di un
fenomeno riservato ad una casta, poiché l'artista: "deve dimostrare che tutto può essere arte e che chiunque può farla. Quindi l'arte-divertimento deve essere semplice, divertente, senza pretese, interessata all'insignificante, non deve. Così a gallerie e musei preferisce vendere i propri gadget per richiedere abilità o innumerevoli prove..." Fluxus corrispondenza o nei pochi negozi gestiti da artisti, come o nel celebre emporio Ben Vautier, Robert Fillou, di spedizioni aperto da (durato un solo giorno). Dal punto di vista finanziario i risultati Willem De Ridder fonda anche le sono stati disastrosi, nessuno comprerebbe articoli che si professano "inutili". Ma ciunas Fluxhouse Cooperativs Inc., con la prospettiva di realizzare immobili per artisti a Soho: compra palazzi di roccati con soldi anticipati dagli artisti, accende mutui e ipoteche per sistemarli e li rivende guadagnandoci a malapena le spese generali.senza trattenere niente per sé. Per il procuratore, le Fluxhouse sono miniere di speculazioni e evasioni fiscali, impossibile credere alla favola idealistica di un mecenate disinteressato, così ha inizio tra i due una battaglia a colpi di ingiunzioni, mandati e comparizioni in tribunale, il "Fluxcombat", a cui risponde con lettere derisorie e fotografie strafottenti, dove Maciunas indossa maschere da scimmione: una divertente ed efficace opera performativa (per la cronaca, Maciunas, pestato a sangue da due gorilla assoldati da un elettricista italiano non pagato dall'artista, ha perso l'uso dell'occhio sinistro). Non ci vuole molto per capire in quale misura un'arte votata al divertimento inerisca agli aspetti più scontati e diffusi della vita quotidiana e per conseguenza dei fondamenti posti alla base della filosofia Zen, con la sua valorizzazione di eventi insignificanti, indistinti, risucchiati nella dimenticanza di ben altre.O rasposo, ottenuti entrambi con vari tipi di readymade come spazzole, perline, tubi ecc., purché ne risulti stimolato il tatto. E l'olfatto? C'è "SmellChess" (1964-1965), che oltre ad invitarti ad un'inconsueta partita a scacchi, rimpiazza le pedine con altrettante ampolle di odori. Se la funzione delle Fluxboxes è incline a un sovraeccitamento dei sensi con scarica alienogena sotto controllo, viceversa esistono esempi di scatole molto più dirette nel trasmetterci un colpo tramortente e nel ridurre a pezzi le membrane dell'inibizione. Allora, sembra dire con Larry Miller "Orifix Flux Plugs" (1974), facciamola uscire allo scoperto questa sessualità il campionario della sua repressa, magari al motto di "Plug & Play", innestando nei pertugi corporali spinette e tettarelle, ciucci o pompette. Anche ne sa qualcosa di sessualità repressa, che gli orifizi li vede in metafora un po' Ben Vautier dappertutto.
a cominciare da “Flux Holes” (1964), valigia con buco al centro, per finire con un contenuto ispirato a immagini di serrature, lavelli, rondelle, associate a loro volta a figure sfacciatamente sfinteriche. Il “Flux Suicide Kit” (1966), dal contenuto In tema di tabù e di oggettistica shockante è sempre di Vautier tanto ironico quanto impraticabile, in cui trovi solo l’imbarazzo della scelta nel procurarti un’eventuale morte volontaria. In grado di alterare l’espressione facciale in smorfie è invece il dispositivo realizzato da “Flux Smile Machine” (1974), altro macchinario che “serve” a uno sforzo, cioè a indurre un sorriso ebete e orrido. Vogliamo invece darci alla sofferenza oculare? Quasi a sancire il disprezzo per tutta “L’optique moderne” (1963), dell’accoppiata l’arte e la realtà, che si vede e non si tocca, Spoerri-Dufrêne, concretizza il gesto.simbolico di infilzare gli organi della vista come canale di accesso privilegiato dell'arte contemporanea, dichiarando finita l'epoca dello spettatore voyeuristico (vedi "Flux Cabinet", realizzata da vari artisti, tra i quali John Lennon).
Brecht e Ono, concetti speciali promuovono le disinibizioni attraverso l'invito ad una serie di esperienze, praticabili e no, Gli artisti Fluxus da effettuare con l'appoggio di oggetti. Ma per la fuga dalla routine non è detto che sia indispensabile la presenza di readymade, anzi sarebbe perfetto se si potesse realizzare con la solo forza del pensiero e con le cose che già abbiamo a disposizione. C'è chi appunto, nell'ambito delle "istruzioni per l'uso" esibisce una particolare propensione per parole da convertire in azioni o da vivere come presenza epifaniche in un ambiente casalingo o no. Tra questi, che abbiamo già visto all'opera nelle Fluxboxes,
George Brecht, oltre ad oggetti tattilo-motori, l'artista allega le sue famose "Event Cards".