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ITALIA - ARTISTI DEL RITORNO ALL'ORDINE
Carrà con "Il Pino sul Mare" del 1921 comincia a dipingere opere che perdono la connotazione futurista. Al contrario delle sue opere futuriste in cui il protagonista era il movimento, qui vediamo un mare immobile, come fosse fatto di pietra dura, non c'è un filo di vento e la spiaggia è deserta. La collina in rilievo sullo sfondo, ripresa da Giotto, non ha nulla di realistico. La chioma dell'albero viene ripresa anch'essa da Giotto e ha una sorta di cornice che lega insieme tutte le foglie. È un paesaggio inventato, non reale. Pone una serie di interrogativi. Come mai c'è un cavalletto con un lenzuolo? Tutto dà un'idea di interrogativo, di qualcosa che non si capisce. Dopo la Guerra si sentiva il bisogno di uscire dalla vita, invece che immergercisi.
Usellini Gianfilippo Usellini ne "La Nonna delle Case" 1926 e rappresenta Corso di
Porta Venezia come NON era, e quindi caratterizzato da una serie di grattacieli che non esistono. Al centro vediamo l'arco del Portaluppi che collega i due palazzi. Qui lui rappresenta una Milano irreale, trasognata e sognata perché non esistono tutti quei grattacieli. Lui immagina una città che ha un ricordo futurista e infatti vediamo diverse macchine che però sono ferme, non hanno il senso del movimento futurista. Lui dipinge una città che lui immagina piena di grattacieli, tra cui è rimasta una vecchia casa vecchia e contadina con gli alberi. È una visione non futurista ma "realismo preciso immerso in un'atmosfera di stupore lucido". Qui vediamo il disegno molto preciso, ma c'è questo senso di stupore lucido. SIRONI Mario Sironi, che nel 1906 era stato a Parigi con Boccioni, dove vede al Louvre la "Venus Genetrix" (= la Venere Generante), statua classica che solleva un lembo del suo vestito.nell'altra mano tiene un frutto simboleggia la vita che si rinnova e incessantemente si ricrea. Nel 1924-25 dipinge "Venere" in cui Sironi riprende il concetto della Venere, dove vediamo il gesto della mano che qui però non tiene il velo, al posto del frutto c'è una fruttiera. I gesti copiati dalla Venere perdono il senso in quella di Sironi che qui rappresenta una moderna fruttiera. Tipico della poetica del Novecento italiano era una classicità che voleva essere moderna, imitazione del classico in chiave moderna. Qui si nota come la figura che sembrava Venere sembra una statua. È viva o è una statua? E dietro di lei c'è un'altra statua. C'è questo confondersi tra la statua e la persona viva, tra l'espressione della vita e quella dell'arte. È una figura vestita come una dea della statuaria greca, con scollature e parti scoperte. C'è un sovrapporsi di vita e immobilità.la vita viene rappresentata ferma e immobile come una statua e le statue vengono rappresentate come se improvvisamente prendessero vita.
SIRONI Lo stesso vale per “L’Allieva”, sempre di Sironi, rappresentata in questo spazio. La figura ha dei simboli vicini, come la piramide, che rimandano a spazi d’artista.
SIRONI Un’altra opera di Sironi è “Il Viandante” del 1925 circa, dove è eccessivamente evidente il concetto del Realismo Magico. Viene raffigurato un uomo che cammina fra le case, è più grande della chiesa e cammina fra le case che sono molto più piccole del suo corpo. Il viandante è la metafora dell’uomo che vive la sua vita, il cammino della vita, ma che non sa da dove viene, dove va e dove si trova.
SIRONI “Architettura” di Sironi del 1925 apparentemente classica, che in realtà è una rappresentazione che ha delle stranezze, delle ambiguità. Vediamo un
colonnato cieco incastonato a forza dentro questo muro, che non ha nessuna funzione, non regge nulla, non ci si può affacciare. L'arco che dovrebbe essere una porta in realtà non tocca a terra ma è posta a metà della muraglia. La serie di mura che circondano la cupola la stringono da non rendere possibile lo sviluppo della chiesa. Sironi con questa architettura dà un'idea di forza ed energia costruttiva, con queste forme così potenti e solide. Ma al tempo stesso hanno un qualcosa di irreale, di incongruo, di incomprensibile. 15 marzo '21
FUNI "Il Bel Cadavere" di Funi del 1919, si trattava di un libro scritto da Paolo Buzzi, poeta futurista che nel 1919-20 aveva pubblicato e stampato un romanzo chiamato "Il Bel Cadavere". Il titolo del libro non è soltanto un libro. Se guardiamo l'espressione delle donne non è gioiosa, probabilmente c'è stato un lutto del padre in guerra. Funi
Rappresenta il ritorno alla vita dopo la Guerra Mondiale che non è un ritorno gioioso, ma carico di lutti. In questa atmosfera del Realismo Magico troviamo l'idea della morte che si insinua in un paesaggio pieno di vita, con i contadini che coltivano che danno idea di nuovo raccolto e nuovi frutti. Davanti vediamo invece questa idea di morte. 22 marzo '21
GERMANIA
La Germania è stata attraversata negli anni '10 da movimenti espressionisti e dadaisti, in particolare l'artista Christian Schad, nato nel 1894 a Miesbach in Alta Baviera è maestro riconosciuto della Nuova Oggettività tedesca e dell'arte europea tra le due guerre. È considerato il miglior ritrattista del Novecento e ha dipinto una gelida galleria di figure con un disegno preciso come il filo di un bisturi, venato di un erotismo mentale, ha ritratto non le espressioni ma il Novecento stesso, con i suoi enigmi e le sue tragedie.
SHADOGRAFIE
Tra i suoi studi e le sue
Ricerche iniziali ci sono le cosiddette Schadografie, delle fotografie ottenute attraverso il contatto con la carta fotografia impressionabile. Non è una fotografia come la intendiamo noi ma per ottenere questo effetto bisogna toccare con l'oggetto la carta fotografica. Vengono questi segni di grande suggestione ma che sono molto soggettivi. Sono invenzioni soggettive dell'artista, ma dopo la guerra la soggettività non interessa più a coloro che ragionano d'arte. Qualcuno scrive "la poesia è noiosa, vogliamo fatti", in tedesco si dice fatti si dice "sachlich" e proprio in quel periodo nasce un movimento, la "Nuova Oggettività" tedesca che non è una vera e propria tendenza ma consiste in una mostra progettata nel 1923 ma realizzata nel 1925. La Nuova Oggettività non ha un suo manifesto ma è un'atmosfera artistica di tanti artisti che in città cercano di tornare all'oggetto.
Gross e Schlichter scrivono: "noi rifiutiamo l'idea che l'arte sia la natura vista attraverso il temperamento dell'artista, la pittura è una cosa collettiva", cioè non interessa cosa pensa l'artista nei suoi disegni e nei suoi colori, ma interessa qualcosa che tutti possano capire. Backman dice: "amo la pittura perché costringe ad essere oggettivi". Si cerca di essere oggettivi. Che cos'è l'oggettività? L'OPERAZIONE l'oggettività di cui si parla risulta evidente nell'opera di Schad, "L'Operazione", che rappresenta un'operazione chirurgica dai colori ghiacciati orientati sul bianco a cui fa da contrappunto il colore meccanico dell'alluminio delle forbici chirurgiche. È una rappresentazione oggettiva di una operazione chirurgica ed è anche una dichiarazione di poetica, ovvero l'artista non vuole più suggerire dei suoi segni.invenzioni soggettive come nelle Schadografie, ma vuole essere aderente alle cose, ai fatti così come sono. Questa oggettività è carica di reminiscenze del passato. Si sente l'influenza e la reminiscenza del cristo morto del Mantegna nel modo di affrontare e disegnare questa figura di paziente dal sotto in su. C'è il ricordo anche della "Lezione di Anatomia del Dottor Tulp" di Rembrandt, in cui il professore per fare lezione di anatomia usava il corpo di uomini giustiziati, un uomo di cui si sa anche il nome ed era stato impiccato qualche ora prima. Gli allievi presenti guardano sgomenti e con un senso di raccapriccio. Qui Rembrandt vuole sottolineare come l'arte sia un qualcosa di oggettivo.
DUE RAGAZZE le "Due Ragazze" è un quadro di Schad del 1928 che rappresenta anche la corporeità nella sua assoluta oggettività, quasi senza commento. Quest'opera rappresenta una scena di autoerotismo di due ragazze.
mal'atteggiamento dell'autore non è mai moralistico o di chi giudica o di chi considera questi fatti da un punto di vista sentimentale. C'è soltanto una precisa oggettività. Grande differenza rispetto a "Il Sonno" di Courbet del 1886, dove l'amore omosessuale viene rappresentato con una sorta di partecipazione dell'artista che è come se entrasse dentro a questo amplesso e ce lo raccontasse un po' dall'interno. Vediamo questi due corpi ormai addormentati dopo il sesso e di cui Courbet ci fa vedere un sonno preciso e stanco ma con un forte coinvolgimento emotivo. AUTORITRATTO dipinto nel 1927. Schad ha una vita molto movimentata perché si sposta in Italia all'inizio degli anni '20, poi nel 1927 va a Vienna e poi alla fine del decennio si trasferisce a Berlino. Qui troviamo il contrario del quadro di Courbet, c'è l'idea di due amanti innamorati che dopo il sesso non hanno niente.da dirsi. Non si guardano neanche, non c'è la minima intimità tra di loro. Quello che vuole esprimere Schad è la vicinanza dei corpi che non si traduce in vicinanza dei cuori o delle anime. In queste rappresentazioni così precise dove il segno è quasi fotografico, c'è un'attenzione alla verità delle cose, anche la più sgradevole. Schad fa vedere come la donna porti la cicatrice provocata da un precedente compagno che l'ha sfregiata in viso. In questa visione della realtà e della nudità, c'è sempre anche il rimando all'arte antica. Schad disegna sì la cicatrice, ma c'è in lui il ricordo del "Ritratto di Laura Battiferri" del Bronzino, la poetessa di grande intensità vissuta nel Cinquecento. Il pittore la dipinge senza nessuna edulcorazione, avrebbe potuto non rappresentarla di profilo, non essendo ingentilito, e invece laRappresenta nellamaniera più sgradevole dando la psicologia di questa stra