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Con gli anni 60 cambia il dimensionamento delle questioni, delle problematiche, un salto di scala
che riguarda il contesto urbano, sempre più anonimo e massificato che caratterizza l’espansione
dei centri urbani; si assiste a un passaggio dalla civiltà delle macchine (fase dello sviluppo e
produzione industriale, la fabbrica che rappresenta l’emblema della civiltà) alla civiltà del
consumismo.
Si passa dall’individuazione della fabbrica come cattedrale del lavoro, al luogo del consumo per
eccellenza: il centro commerciale.
Questo è determinato da una cultura del consumo, dal passaggio di scala alla comunicazione di
massa, cioè il contributo dato dalle rivisti, dai giornali, dalla pubblicità, dalla televisione; si
registra un ingigantimento (passaggio di scala), un espansione economica.
La cultura Pop (popolare) nasce in questo contesto e determinerà una grandissima influenza, ed
ecco che contrariamente a questa definizione della pop art, in realtà le problematiche dalle quali
prende avvio la pop art, nascono da un complesso più complicato; nasce in maniera contraddittoria
della cultura del consumo.
Accanto alla pop art in quasi tutti gli ambiti vengono messi in discussione, interi apparati estetici e
linguistici.
Sappiamo che nascono dei movimenti che parallelamente alla pop art propongono delle svolte
radicali (architettura radicale) ma viene proposta utopia, uno scenario di massima diffusione della
città anonima che caratterizzava quel periodo.
Ecco che la pop art nasce in un contesto che ha alcuni aspetti di conflittualità
Il termine pop art viene coniata da Lesly filz e ryan banhalm derivate le espressioni della cultura di
massa che si sta diffondendo.
Il fumetto, il giornale, la pubblicità. . Questo termine viene riproposto nel 57 da lowrence allowey
per l’interesse degli artisti delle immagini della cultura di massa, una periferia urbana segnata da
pubblicità e cartelloni.
Gli artisti della pop art lavorano a partire dalle immagini della comunicazione di massa, c’è questo
volersi riferire, riprendere delle immagini prelevate dalla società.
“I persuasori occulti” saggio.
Ecco che contestualmente alla pop art, vengono sperimentate altre forme espressive,
spettacolarizzazione che parte dal desiderio del coinvolgimento della quotidianità, per pollok è
importante “muoversi dentro la tela” si arriverà alla smaterializzazione completa, non si arriva più
a realizzare un opera, ma è importante il momento del fare.
Sono anni in cui si sperimentano ricerche differenti che nella gran parte dei casi arrivano a un
superamento del limite dell’oggetto, della tela. .
Abbiamo diversi personaggi:
Richard Hamilton
Lavora a partire dai simboli della società dei consumi, inserisce in un contesto delle immagini
emblematiche, abbiamo la pin-up, la televisione, un manifesto, il registratore, l’aspirapolvere. .
oggetti che vanno a comporre in una tela la nuova società dei consumi.
Andy Warhole
Nasce nel 1930 e morirà nel 1987 di shock anafilattico; la sua carriera inizia con un’esperienza
come cartellonista, come disegnatore per alcune riviste, come pubblicitario (vanity fair, vogue) Lui
accusa in modo ironico la società di massa, tuttavia si dichiara un consumista oerfettamente
integrato in questo meccanismo, la sua è una critica dall’interno da cui lancia dei messaggi che
tendono ad evidenziare alcuni aspetti dall’interno. Gli oggetti simbolici della società di massa
vengono ingigantiti, fotografati, moltiplicati, serigrafati,. .
Warhol vuole sollecitare nell’osservatore una reazione rispetto alla passività della sala
cinematografica, mostra video di 8 ore di un uomo che dorme, 30 minuti di video di due persone
che si baciano,. .
- “Flowers 1964”
- “Ticket” 1967 biglietto del film festival a lincoln center, lo ingigantisce e ci inserisce dei fiori
- “zuppa campbell’s” emblema di Warhole, lavora graficamente, li moltiplica, cambia i colori,
Campbell’s gli fece causa, che ovviamente la perde, perché warhole gli aveva fatto pubblicità
incrementando le vendite.
- “barattoli campbell’s” 1962 i colori rimangono invariati ma l’oggetto viene moltiplicato
- “marilyn” serigrafato e moltiplicato.
- “zebra” 1983, serigrafia
- “paesaggio fai da te”
- Ugo Mulas ha fatto una fotografia ad Andy Warhole
- “Brillo” 1970, Warhole inizia a lavorare sul pakaging dei prodotti, e costruisce queste sculture,
questi emblemi della società dei consumi.
- “liz taylor” ritratto fotografico ripreso con la serigfaria.
- “Mick Jagger” 1965
- “sedia elettrica” e “crash” sono le opere più drammatiche
Roy Lichtenstein
Lavora sul fumetto, l’operazione che conduce è prelevare dei frammenti di fumetti che ridisegna,
ingigantisce e in questo modo determina uno sterzamento dell’osservatore, riporta sulla tela il
linguaggio dei fumetti, il fumetto si carica di ambiguità visiva e semantica.
- “costoletta”
- “senza speranza”
- “ragazza in lacrime”
- “Il bacio”
Rosekist
Preleva delle immagini pubblicitarie, il più banale possibili e le compone in maniera ambigua, le
ingigantisce e le colora.
L’immagine è molto ben riconoscibile, ma qual è l’oggetto alla fine? Quale oggetto deve
acquistare?
Tom Wesselmann
Utilizza un linguaggio originale con questi suoi caratteristici nudi, tonalità piatte di colori, molto
saturi, intensi. Commissione di illusione e realtà, qualcosa è reale e qualcos’altro è dipinto sopra.
Oldenburg
“Ago e filo” Milano, Cadorna.
L’arte concettuale
La radice di tutto questo era ricercare nel dadaismo. I dadaisti sono i primi a spostarsi nella parte
concettuale dell’opera. Non è più la capacità, la bravura dell’artista, ma la sua capacità ideativa,
concettuale.
Si arriverà progressivamente all’assenza dell’opera, all’assenza dell’oggetto.
L’opera diventa un momento, un’azione che viene compiuta che in alcuni casi non viene neppure
documentata; negli anni della performance art vietavano l’ingresso alle macchine fotografiche in
modo da evitare che rimanesse una traccia, doveva rimanere solo nella memoria di chi aveva
assistito a quella operazione; l’idea è quella di spostarsi nel campo dell’esperienza.
L’arte concettuale è durante gli anni 60 e va a riprendere questo aspetto del dadaismo. Nasce negli
stati uniti a metà degli anni 60, si diffonde poi anche in europa; è impossibile definire un vero e
proprio luogo di nascita ma si diffonderà in modo internazionale: Joseph Kossuth, Vincenzo
Agnetti e Piero Manzoni (merda d’artista).
Idealmente l’arte concettuale fonda le proprie radici nel dada di Duchamp e Picabia, sono loro che
compiono questo spostamento verso l’aspetto concettuale col Ready Made. Nel 1961 Henry Fit
(Corrente di Fluxus) conia il termine arte concettuale, l’arte concettuale si riferisce a una
dimensione in cui il concetto prevale sull’estetica.
Troverà un momento di sviluppo negli anni 70. Nel 66 Kossut presenta l’opera “una e tre sedie”
1965 – 1966, New York.
Kossut quando espone l’opera mette l’osservatore di fronte a 3 manifestazioni dell’entità “sedia”:
una sedia reale, una sedia fotografata e la definizione della parola sedia (reale, rappresentato e
descritto).
Ecco che pone a confronto tre modi di acquisizione della realtà: iconico, percettivo e linguistico.
L’effetto è quello che sembra che nessuno di questi tre metodi possa raggiungere effettivamente
l’oggetto, è carico di ambiguità porta l’osservatore a riflettere.
L’operazione è basata sulle diverse possibilità di rappresentazione e nominazione del dato reale.
Si delinea un’estetica nuova, slegata dall’esecuzione, dal fattore realizzativo dell’opera; l’arte
concettuale si schiera contro le regole di mercato.
L’artista concettuale è subito molto critico nei confronti del mercato dell’arte.
Opere:
- Kossut, 1966 estrapola dal dizionario alcune parole e presenta al pubblico la definizione di
acqua, evocando l’acqua attraverso la parola.
- “Una lampada, tre lampade” uguale alla sedia.
- “Una pala, tre pale” 1965 idem.
- “uno” o “la numerazione”, utilizza il neon per scrivere i numeri a parole e non con le cifre.
La lice del neon rappresenta qualcosa di più tecnologico, meccanico, che si confronta col dato
concettuale e viene spesso utilizzato.
- 1966, glass, words, material, described. Evoca la materia che non esiste, c’è solo il vetro su
cui sono scritte le parole
- “four colors four world” 1966
Vincenzo Agnetti
Artista italiano che contribuisce alle ricerche dell’arte concettuale, 1926-81 è un poeta e un artista
e in stretta relazione con Manzoni ed Enrico Castellani. Nel 59 fondano la rivista “Azimuth”.
Negli anni 66-67 è a new york e si confronta con Kossut e inizia a sperimentare questa nuova
dimensione entrando in contatto con l’arte concettuale americana.
- “Libro dimenticato a memoria” Agnetti, 1970, Milano: ricordare a memoria, libro con
copertina in tela, oggetto che ha perduto la propria connotazione, una traccia, ciò che resta
dell’oggetto
- “Ritratto di amante” 1971 (chiuso in se stesso nel corpo di un altro)
- “Autoritratto” (Quando mi vidi non c’ero)
- “Il lucernario” opera incompiuta alla morte di Agnetti
Art and language
Gruppo di artisti inglesi dell’arte concettuale.
- “Senza titolo” 1967-68, riflessioni sulla pittura, la presenza e l’assenza attraverso
l’evocazione dell’assenza o della parola.
- “Pittura senza titolo” Gli artisti espongono uno specchio
Piero Manzoni
Figura di punta dell’arte concettuale, Nasce a Cremona nel 33 e muore nel 63 in situazioni
misteriose, Gli venne attribuito un malore ma sono tutti convinti che si sia suicidato. Discendente
di Alessandro Manzoni, Studia a Brera ma la abbandona.
Nel 1957 inizia a creare le sue opere: superfici increspate, candide, privi di colore, che riprendono
alcune tematiche affrontate nell’ambito dell’arte optical.
Il passag