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ICNOGRAFIA: Approccio nei confronti della pianta dell'edificio

per capirne la consistenza, la qualità e le caratteristiche. Atteggiamento già compiuto nel passaggio tra romanico e gotico. Vediamo ad esempio il taccuino di Villard de Honnecourt, del XIII sec., in cui la bottega di architetti annotava le piante degli edifici che vedevano in giro. Annotavano anche affreschi e soggetti iconografici. L'immagine riguarda non solo l'alzato, ma anche la pianta. In questo caso vediamo per esempio come si comportano le volte a crociera, i pilastri, annotazioni in penna, contrafforti, lesene e semi pilastri e sistemi di copertura. Avevamo già visto la pianta di San Gallo, interpretata come pianta ideale di un complesso monastico, in quel luogo non troveremo mai esattamente quella organizzazione, ma c'è stata una qualche aderenza. A copia nel medioevo è un riferimento emblematico all'antigrafo, è trasmissione di valori. Non

è detto he dal punto di vista formale la copia sia identica all’originale. La copia può avvenire attraverso le misure, la tipologia di pianta (come la pianta centrale per rievocare il santo sepolcro), l’intitolazione.

Disposizione spaziale dell’edificio religioso: come si comporta l’edificio in base agli astri terrestri. Possiamo quindi avere un edificio orientato o occidentato.

  • Orientazione: orientato secondo l’asse liturgico est-ovest. Ad est metto il catino absidale, mentre a ovest l’entrata. La terra in cui visse Cristo sta a Oriente. C’è poi un riferimento alla luce.
  • Occidentazione: intenzionalmente dispongo l’edificio sull’asse inverso. Il catino absidale si trova a ovest, mentre l’entrata a est. La chiesa di riferimento come Martyrium è san Pietro in vaticano. Questa fu occidentata per una questione contingente: il colle non permetteva altrimenti. Lo troviamo frequentemente in epoca paleocristiana,

Con una seguente pausa, per riproporsi, ma in modo meno frequente, in epoca carolingia, quando si guarda a Roma per la riforma della liturgia. Viene ripreso anche da san Dionigi. L'asse può cambiare anche per vari motivi. Tra questi il motivo principale è la condizione ambientale e urbanistica. Potrebbero esserci edifici preesistenti. Se un muro o un edificio preesiste nel medioevo non viene abbattuto, questo comporta velocità di cantiere (due muri li tengo in piedi ad es.), economicità del cantiere (meno materiali e meno lavoro), solidità (garanzia di stabilità).

  • Pianta a sviluppo longitudinale
  • Chiesa ad aula: come nelle piccole cappelle di campagna. Essendo di piccole dimensioni avrà una divisione in aule. Durante il gotico si costruisce con piena padronanza delle tecniche architettoniche, quindi posso ritrovare chiese ad aula, o a navata unica, anche di grandi dimensioni. Le architetture mendicanti prediligono la chiesa ad aula.
Ad esempio la prima chiesa di San Fermo è a navata unica. Questa tipologia la trovo durante tutto il medioevo. Chiesa ad aula biabsidata: chiesa ad aula unica con doppio polo liturgico. Cambia la testata dell'edificio, rispetto all'esempio precedente. Prima dell'epoca carolingia l'altare maggiore è uno solo. Quelli sussidiari in caso sono solo per le offerte dei fedeli, per il cibo per i poveri etc. ma non per la liturgia. Solo con le riforme carolingie la liturgia diventa stazionale. La messa non è più quindi fissa in un unico punto. Questo per dire più messe, come quelle private, per le reliquie. Chiesa binavata e varianti: due navate, una con un solo catino e una con due catini absidali. Ad esempio San Zeno a Castelletto di Brenzone. Nell'epoca rinascimentale e moderna questa tipologia scompare perché non corrisponde più ai precetti liturgici della riforma. Perché due navate? Nella navata secondaria.

c'è una liturgia subordinata, come può essere il battesimo, sepolture di personaggi importanti, messe divise per generi e molti altri casi.

Pianta basilicale: navate plurime, minimo tre navate. Questo perché l'asse della processione si dispiega nella navata principale. Nella navata a destra si mettono gli uomini, mentre a sinistra le donne. Allargarsi in navate è più facile che allungare la navata, perché richiede meno materiale.

Pianta a croce commissa: a T, a Tau, con un transetto. Se questo è direttamente in connessione con la testata dell'edificio, quindi si appoggia direttamente al catino, ho la pianta a croce latina commissa.

Pianta a croce latina immissa: se il transetto viene spostato un po' più indietro. Scelta funzionale, per avere più spazio per altare e presbiterio.

Pianta a croce greca: se il transetto è a metà navata. I bracci stessi possono essere ad aula unica o ad impianto

basilicale. Pianta a croce greca inscritta o a quinconce: dal IX sec in oriente, e successivamente in occidente. Chiesa basilicale su cui si giostrano i livelli dei tetti affinché si disegni una croce. Il transetto e l'asse longitudinale vengono sopraelevate.
Pianta a croce greca inscritta con cupole
Pianta a sviluppo centrale: con forza centripeta, verso il centro della navata, il naos.
Pianta a sviluppo poligonale: ad esempio S. Vitale a Ravenna, che diventa la copia per la cappella Palatina di Aquisgrana. Differiscono per dimensioni, ma sono uguali per atteggiamento centrico, differiscono per l'atrio, anche se in entrami i casi l'edificio templare vero e proprio era preceduto da un quadriportico, differiscono per perimetro esterno essendo due poligoni diversi, hanno quindi due navate anulari diverse, in entrambi i casi servono per accedere alle gallerie dei piani superiori, a Ravenna ho il portico non in asse con l'est-ovest della chiesa, mentre ad.Aquisgrana è perfettamente in asse, il catino absidale ha sviluppi diversi, a Ravenna è poligonale affiancato da vari ambienti, mentre ad Aquisgrana è quadrangolare, in entrambi i casi abbiamo una cupola anche se in un caso in realtà è una voltacupolata, ad Aquisgrana c'è un livello inferiore (il livello superiore, dedicato solo a Carlo Magno, riprende in toto San Vitale). Carlo Magno riconosce, erroneamente, San Vitale come cappella dell'imperatore, questo a causa dei mosaici del presbiterio, rappresentanti Giustiniano e Teodoro. Renovatio sacrii imperi: recupero dell'antichità. - Pianta a sviluppo circolare: ad esempio San Lorenzo a Mantova. Spesso sono battisteri. - Pianta a triconco: tre coche absidali che si attaccano ad un'unica aula. - Su impianto ad aula: Santa Maria Foris porta a Castelseprio. - Su impianto basilicale: colonia, S. Maria in campidoglio. Riproposto in epoca romanica al nord delle Alpi. Transetto con

Un enorme catino absidale. Si può percorrere il perimetro della chiesa senza entrare nella zona del presbiterio. A colonia ci sono almeno 4 edifici con questa forma.

Pianta a tetraconco: S. Lorenzo a Milano. 4 conche absidali. Nella pianta vediamo poi cappelle aggregate, luoghi di culto sussidiario. Il presbiterio sta nel naos (a san Lorenzo in particolare nella conca centrale in alto).

Pianta polilobata: in epoca paleocristiana la troviamo anche per ambienti civili, come il triclinio del palazzo papale. S. Gerone, a colonia. Tipologia rara.

La fabbrica medievale e le sue componenti strutturali e funzionali:

La parte antistante all'edificio religioso:

Non è luogo di liturgia. La facciata è un luogo di cesura netta anche dal punto di vista concettuale.

  • Portico esterno: esonartece, nartece esterno. Edificio aperto su tre lati. Solitamente poco larghi, contetto ad unica falda, spiovente verso l'esterno. Diversamente quello di S. Trinità a Verona

èlungo e con un tetto a doppio spiovete. Per ospitare viandanti e pellegrini. Protegge dallecondizioni atmosferiche. Luogo paraliturgica, prepara la liturgia, è il luogo in cui iniziano leprocessioni. Può essere in linea con il perimetro, interno o ristretto, espanso o che fuoriesce.Santacroce a Ravenna ha un portico espanso, che fuoriesce dal perimetro della chiesa.

  • Portico interno: endonartece. Spazio indipendente rispetto alla navata. Lo troviamo sia a nord che a suddelle alpi. Nel caso di Como, S. Abondio la volta a botte longitudinale serve per introdurre ilfedele, la volta serve per prevedere una monumentalizzazione al piano superiore. In questachiesa era previsto anche un esonartece, messo in comunicazione dal piano superiore.
  • Questa chiesa nasce come abazia e diventa poi cattedrale. La zona era dedicata al coro epoca romanicaabbiamo molti casi di espediente di fisica del suono, soprattutto in Francia. Il portico esterno èlievemente posteriore.

L'endonartece poteva forse mettere in relazione l'interno e l'esterno da un luogo elevato, come per parlare ai fedeli. Questa chiesa è abazia, Martyrium, santuario e chiesa processuale. S. Lorenzo a Verona ha un collegamento esterno del matroneo, galleria in controfacciata, come un piccolo endonartece.

  • Triportico: soprattutto in epoca paleocristiana, come luogo di contatto tra mondo esterno e interno. Questi luoghi possono avere un solo ambulacro, è il caso dell'esonartece, o più ambulacri, se tre viene chiamato triportico. In questo caso nel centro si prevede un giardino centrale.
  • Quadriportico: se viene aggiunto al triportico un ulteriore portico sulla facciata. Ad esempio la prima cattedrale di san Pietro. Il partecipavano alla chiesa i non ancora battezzati, i catecumeni. Nell'epoca paleocristiana è anche un luogo di ritrovo. Nel caso di san Pietro al centro troviamo una grande fontana, acqua simbolo di purezza.
Sant'Ambrogio a Milano è un esempio di quadriportico del XI sec, la cui funzione principale è copia puntuale di Martyrium quale san Pietro. • Ardica: momento in cui il ruolo centrale politico passa da Roma a Ravenna, questa città diventa luogo in cui si sperimentano nuove soluzioni architettoniche. Termine apposito per edifici ravennati per elementi che stanno innanzi e chiese della città. Nel caso di san vitale è quel corpo di fabbrica trasversale, lievemente emergente, che termina con un doppio catino. Perché due catini trasversali? Lo capiamo guardando la basilica patriarcale di Aquileia, che ad un certo punto prevede nel fronte un lungo elemento di questo tipo, che aveva in una delle testate un catino di questo tipo. Quando questa basilica fu distrutta, il tetto e i perimetrali di questa struttura crollano schiacciando ciò che vi era all'interno. Negli scavi fu trovato un lampadario di bronzo enorme, segnava quindi un punto.to dopo l'ingresso principale della chiesa, si trova un'ampia sala di accoglienza, chiamata anche atrio. Questo spazio era utilizzato per accogliere i visitatori di rango prima di entrare nella chiesa vera e propria. Qui, i visitatori potevano essere ricevuti dal patriarca o da altri membri importanti della comunità religiosa. L'atrio di Ravenna era caratterizzato da una grande luminosità, grazie alle numerose finestre che permettevano alluce di filtrare all'interno dello spazio. Questo creava un'atmosfera accogliente e solenne, che metteva in risalto l'importanza del luogo e delle persone che vi entravano. La presenza di un atrio di accoglienza era comune nelle chiese dell'epoca, e rappresentava un modo per separare il mondo esterno da quello sacro. Era un luogo di transizione, dove i visitatori potevano prepararsi spiritualmente prima di entrare nella chiesa e partecipare alle cerimonie religiose. In conclusione, l'atrio di accoglienza di Ravenna era un importante spazio all'interno della chiesa, utilizzato per accogliere i visitatori di rango e prepararli spiritualmente prima di entrare nel luogo sacro. La sua luminosità e la sua solennità contribuivano a creare un'atmosfera di sacralità e rispetto.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
28 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher minci99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Coden Fabio.