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Tutto ciò è alimentato anche dalla scoperta di nuove specie animali e vegetali che vennero importate in
Europa alla fine del 15° secolo con la scoperta del nuovo continente.
Ciò produce frustrazione negli studiosi che vedono contrastati i grandi autori classici su cui si basava il loro
studio e sapere. Nasce l’idea che, forse, anche i grandi del passato abbiano potuto compiere errori.
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• Chi sono i “naturalisti rinascimentali”?
Tra la fine del 15° secolo e il 16° sul panorama scientifico si affaccia una schiera di naturalisti che va
proclamando la superiorità della conoscenza diretta della natura. Questi rifiutano la categorizzazione
aristotelica che apporta una complessa frammentazione alla natura nel tentativo di classificarla.
La concezione aristotelica, che separa soggetto e oggetto, disgrega l’armonia naturale in favore di una
scissione nell’ambiente naturale. Contrariamente a ciò, i naturalisti rinascimentali esaltano un’armonia (frutto
di un disegno segreto che il naturalista deve svelare) naturale a cui l’uomo può giungersi solo
ricongiungendosi con la natura stessa. Questa situazione però sfocia in un ritorno all’antropocentrismo (che si
mantiene tutt’oggi nelle filosofie new age).
• Quale visione abbraccia Paracelso (16° secolo)?
Paracelso fu medico ed alchimista propugnatore di un ricongiungimento tra essere umano e natura: vi è una
corrispondenza tra microcosmo (uomo) e macrocosmo (natura) che riunifica le varie discipline scientifiche.
Anch’egli ripudia la mediazione di istituzioni ecclesiastiche e della cultura libresca in favore dell’indagine
diretta. “Un albero […] ha il nome di albero senza alfabeto, […] l’albero descrive se stesso” non è necessaria
la lingua dei dotti.
• Quale metodologia alternativa a quella aristotelica viene proposta?
Non basta rifiutare la metodologia aristotelica ma occorre proporne una alternativa. I nuovi naturalisti
riallacciano fisica e metafisica (che Aristotele aveva separato) per tentare una spiegazione dei segni occulti
celati nella natura. L’indagine del naturalista è paragonabile ad una rivelazione di segreti investendolo nel
ruolo di profeta.
• Cosa comporta questa nuova concezione?
Un ritorno di credenze e superstizioni nel panorama scientifico e pertanto una regressione. Tanto è vero che
gli zoologi sono soliti affiancare alle specie animali conosciute anche specie mitologiche.
Vengono anche riscoperte dottrine precedenti a quella aristotelica come il platonismo e l’atomismo.
Dal platonismo si attinge per ciò che riguarda la valenza dei numeri e della geometria: non bastava l’indagine
qualitativa aristotelica ma occorreva una descrizione quantitativa. Si iniziò così ad evitare ciò che non poteva
essere matematizzabile.
L’atomismo di Lucrezio (che riprendeva quello epicureo) venne accolto anche tra i letterati italiani che lo
propongono come spiegazione alle epidemie.
• Quali sono i due più importanti tentativi di riforma dei criteri di razionalità e scientificità?
Bacone nel Novum organum propone una nuova concezione della natura che vede il soggetto non più
spettatore bensì “ministro ed interprete”. Bacone spinge in favore di una scienza pratica e operativa che si
muove a partire dai sensi e non dalle generalizzazioni teoriche aristoteliche. Solo l’esperimento può mettere in
contatto lo studioso con la natura.
Cartesio era convinto che la conoscenza della realtà non può dipendere da una classificazione arbitraria
come quella dei naturalisti, ma poggiare sulla solidità di un metodo certo come quello matematico la cui
certezza è garantita da Dio. Cartesio rifiuta l’indagine sensuale a causa della sua ingannevolezza e costruisce
una fisica ed una biologia che risponde a regole meccaniche.
• Quale grande innovazione portò il metodo cartesiano?
Una ricerca basata sulla certezza della matematica e l’elaborazione di modelli meccanici che escludessero
l’intervento arbitrario dei sensi. A differenza di Galilei (che attinge da platonismo e pitagorismo) che sostiene
un universo scritto nel linguaggio della matematica, Cartesio sostiene che il mondo possa essere spiegato
solo attraverso il numero (non che effettivamente esso sia scritto così).
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Egli presenta il suo metodo come una mera ipotesi, una favola (temeva le ripercussioni dell’autorità
ecclesiastica) che congiunge i fenomeni terrestri a quelli celesti; sebbene solo la sintesi newtoniana fuse
assieme fisica e astronomia.
• Quale visione deriva dalla congiunzione cartesiana?
L’universo è un grande meccanismo che risponde a leggi esatte e conoscibili dal raziocinio umano.
Ma anche tale visione pecca di lacune, per esempio il meccanicismo è poco adattabile alla medicina, ma tra
Sette e Ottocento divenne il paradigma dominante nonché sinonimo di scientificità.
• Quali ostacoli incontra il meccanicismo?
Lo stesso Diderot, facendo sua la critica del naturalista Buffon, sostiene l’inutilità della matematica nella
spiegazione del mondo reale. La matematica e la geometria aderirebbero perfettamente al mondo intellettuale
e deve necessariamente essere adattato al nostro esperibile… ma a che scopo? Sarebbe molto più semplice
attenersi ai risultati di quest’ultimo senza inutili forzature.
Le idee di Diderot vennero appoggiati anche da Goethe, Hegel e Schelling nel tentativo di sottrare la natura al
processo di matematizzazione, ma ebbe solo successi temporanei e circoscritti.
Invece il sogno cartesiano sembra fiorire perfettamente nella scienza moderna in cui il confine tra naturale e
artificiale è oramai quasi del tutto inesistente.
• Quale ruolo svolgono gli strumenti per la storia della scienza?
Lo strumento fu fondamentale allo sviluppo dello standard scientifico. Esso è in grado di garantire
un’osservazione del reale secondo parametri quantitativi. L’introduzione, nel 14°secolo, dell’orologio
meccanico determinò la scansione del tempo secondo intervalli regolari e non secondo cicli naturali.
In realtà gli strumenti erano usati sin dall’antichità e quelli medievali erano retaggio della classicità.
• Come cambia la concezione dello strumento?
Lo strumento medievale ampliava semplicemente la capacità dei sensi. Successivamente divenne vero e
proprio oggetto di scienza, infatti vennero condotte ricerche scientifiche che garantirono anche un apparato
teorico dietro all’uso dello strumento; è il caso del cannocchiale galileiano, primo strumento scientifico
moderno. Lo strumento non aveva più il tempo di coadiuvare il lavoro umano ma di ampliarne le possibilità e
giungere dove l’uomo non sarebbe mai potuto giungere a causa della sua limitatezza.
Con Galileo gli strumenti non hanno più solo lo scopo di verifica bensì entrano nella prassi e ricerca dello
scienziato.
• Quale visione di Dio si diffuse col meccanicismo?
Un Dio “orologiaio” che ha costituito il mondo come un meccanismo, dotandolo di leggi meccaniche che lo
regolino. La metafora vincente è di un mondo meccanismo che perde la sua aurea di mistero.
• Che importanza riveste il libro in pieno Cinquecento per la società scientifica?
Il naturalista rivendicava il primato sul teologo valorizzando uno studio diretto della natura piuttosto che
servirsi di una cultura libresca. Ma, in realtà, tra i naturalisti l’utilizzo del libro era cosa comune.
Il libro fu un importantissimo strumento di standardizzazione tanto che Bacone considera la scoperta dei
caratteri mobili come una delle più significative; per la Eisenstein l’invenzione della stampa fu necessaria alla
rivoluzione scientifica. Difatti il libro va considerato uno strumento a tutti gli effetti.
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• Quali sono i primi laboratori?
I primi laboratori di sperimentazione sono quelli degli alchimisti di cui Cartesio e Bacone criticano gli esiti
incerti ma ne stimano il valore sperimentale e pragmatico.
• Quale valore ebbe il vetro per la scienza?
I primi strumenti scientifici moderni appartengono all’astronomia e alla scienza della vita. Gli occhiali
divennero di uso comune nel Cinquecento e le botteghe dei vetrai migliorarono la produzione: il vetro
trasparente venne usato per sigillare finestre, vennero inventati diversi strumenti come telescopio,
microscopio, barometro, termometro.
Anche i filosofi erano interessati al vetro come Cartesio Spinoza che lavoravano lenti.
• La scoperta del telescopio come sgretolò la visione aristotelica?
Il telescopio divenne strumento scientifico solo con Galileo, a inizio 17° secolo, sebbene ne esistessero
versioni più antiche provenienti dai Paesi Bassi.
Nel 1610 Galileo pubblica il Sidereus Nuncius in cui vengono descritte le scoperte celesti sensazionali che
fece grazie al proprio telescopio. Irregolarità sulla superficie lunare, macchie solari contribuirono a distruggere
l’idea aristotelica di un mondo celeste e uno sublunare costituiti in modo differente.
• Cosa insegna la storia di Eustachio Divini?
Divini era un produttore di telescopi che venivano riconosciuti come qualità in tutta Europa e per pubblicizzare
i suoi strumenti, metà del 17° secolo, pubblicò un opuscolo in cui era presente un’illustrazione dettagliata della
superficie lunare e una corretta degli anelli saturnei. La supremazia dei suo strumenti venne minata da quelli
di Huygens che scoprì un ulteriore anello. Così si aprì una controversia tra i due.
Ma l’importanza dell’evento è da ricercarsi nel fatto che un semplice costruttore di strumenti sia riuscito a
rivestire un ruolo così importante nella comunità scientifica.
• Che contributo apporta l’invenzione del microscopio all’estromissione del pensiero aristotelico dalla
scienza?
La possibilità di ingrandire l’infinitamente piccolo riportò in auge l’atomismo Democriteo, visione filosofica
respinta da Aristotele. Iniziarono a circolare libri di zoologia con illustrazioni del microcosmo animale, ma colui
che assicurò al microscopio una portata teorica fu il medico Malpighi che così fece della medicina una scienza
empirica a tutti gli effetti e non una speculazione filosofica.
Malpighi pensava al corpo umano come ad una macchina, costituendo l’analogia tra astronomia, fisica e
anatomia partecipando a quella meccanizzazione dell’universo intrapresa da Cartesio e Galileo.
• Come venne risolta la controversa sul vuoto?
Torricelli, allievo di Galileo, applicando la geometria alla costruzione di lenti per telescopi lo portò a realizzare i
più efficaci telescopi del suo tempo. Riuscì a misurare la pressione atmosferica e grazie