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4 LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT
4.1 Le origini e il concetto della Gestalt
Con il termine Gestalt, psicologia della forma, si intende il corpo di affermazioni teoriche e impostazioni
metodologiche sviluppate a partire dai lavori di Wertheimer, Köhler e Koffka. La corrente di pensiero si è
sviluppata in Europa e si è espansa in America per tramite dei suoi esponenti. La Gestalt può essere intesa come la
risposta tedesca alla psicologia di Wundt. Il metodo wundtiano è molto simile a quello della chimica: scomporre ogni
fenomeno nei suoi aspetti elementari per ottenere unità semplici non ulteriormente scomponibili. I gestaltisti rifiutano
questo metodo e si professano antielementisti.
Il pensatore da cui prendono spunto è Kant, che riesce a proporre una soluzione alla frattura tra empirismo e
razionalismo mediante il concetto di sintesi a priori, un processo nel quale la mente non è passiva (antiempirismo),
né deriva la propria attività da idee innate che esulano dall’esperienza (antirazionalismo). L’atto di conoscere è attività
unitaria in cui la materia fornita dai sensi è organizzata secondo forme proprie della mente.
Brentano sottolinea questa nuova tendenza con la sua tesi secondo cui l’aspetto specifico dei fenomeni psichici è la
loro intenzionalità; il materiale fornito ai sensi (cose che vediamo, udiamo) non è oggetto della psicologia, bensì l’atto
di vedere, udire, ricordare. Per questa attenzione all’aspetto attivo del percepente e non al materiale percepito, le tesi
di B. vengono nominate psicologia dell’atto.
Teoria della produzione (Meinong e Benussi) si basa sulla distinzione tra oggetti di ordine inferiore ed oggetti di
ordine superiore e per ogni ordine si ha una rappresentazione.
Le rappresentazioni non prodotte, o elementari, sono generate dagli oggetti di ordine inferiore, ovvero quelle che
per esserci non hanno bisogno di nessun altro oggetto.
Si definiscono rappresentazioni prodotte quelle che producono gli oggetti di ordine superiore, quelli che derivano la
loro esistenza dagli oggetti di ordine inferiore.
La qualità-gestalt (Ehrenfels), la qualità propria del tutto, non è data dagli elementi, ma dalle relazioni che
intercorrono tra essi, dalla loro struttura.
“Il tutto è più della somma delle parti”, affermazione che appare in tutti gli scritti sulla psicologia della Gestalt, viene
usata come un’etichetta distintiva.
Il passo più determinante è osservare che una stessa parte ha caratteristiche diverse se presa singolarmente o
inserita nel tutto e che, quindi, una stessa parte inserita in due diverse totalità può assumere caratteristiche diverse.
Il modo di rapportarsi all’esperienza non parte dal basso, dall’analisi che frammenta, ma si propone di considerare
entità globali aventi una loro intrinseca organizzazione. Il termine Gestalt stesso indica proprio questo concetto di
unità avente una sua propria forma.
4.2 I primi lavori dei gestaltisti
La nascita della Gestalt è fatta risalire al 1912, anno della pubblicazione del lavoro di Wertheimer sul movimento
stroboscopico. Il fenomeno fi (l’illuminazione alternata di due oggetti, uno posto a sinistra e l’altro a destra, da un
fascio emesso da un proiettore, produce come risultato percettivo la vista di un solo oggetto che si sposta
velocemente da destra a sinistra) è estremamente importante per gli aspetti teorici che sottende: quello che avviene
nell’esperienza non può essere spiegato da ciò che succede agli oggetti fisici.
I risultati sperimentali mettono in crisi la presupposta corrispondenza tra piano materiale (realtà fisica) e piano
percettivo (realtà fenomenica). Questo fa si che si abbandoni la fiducia in un modello basato sulla corrispondenza
puntuale tra stimolazione e sensazione.
In questo primo periodo le opere dei gestaltisti sono tutte rivolte a sottolineare l’inadeguatezza delle precedenti teorie
a mosaico (modelli in cui il risultato percettivo è dato dalla giustapposizione di parti generate da sensazioni tra loro
svincolate e non interagenti), mediante l’individuazione di fatti sperimentali.
L’anello di Wertheimer-Benussi: anello grigio omogeneo, piazzato su uno sfondo metà bianco e metà nero, se
diviso a due da una linea sottile, dal punto di vista percettivo, per contrasto, appare per metà più chiaro e per l’altra
metà più scuro. Questo evidenzia che il risultato percettivo è indipendente dalla stimolazione.
4.3 Critica all’empirismo
La polemica antiempirista si riferisce più a correnti di pensiero psicologico, come l’associazionismo o il
comportamentismo. Il problema consiste sostanzialmente nel peso da attribuire all’esperienza passata nella
formazione di risultati percettivi e di fenomeni psicologici in generale.
Un empirista espone una teoria che poggia su osservazioni del tipo: gli oggetti che si presentano alla nostra
esperienza si sono formati così come appaiono per il fatto che siamo abituati a vederli in tal modo, sono creati e resi
noti dall’uso.
I gestaltisti ritengono che gli oggetti siano generati in base all’autodistribuzione dinamica dell’esperienza sensoriale.
Se fosse vero che gli oggetti si formano nella nostra esperienza in base all’apprendimento della ripetuta esposizione,
dovrebbe conseguire che gli oggetti presentati più volte vengano riconosciuti con maggiore facilità. Gottschaldt
presenta ai suoi soggetti figure come l’esagono. Mostrando figure che comprendevano l’esagono, i soggetti non lo
riconoscevano. L’esperienza passata non è l’unico fattore che determina l’organizzazione della percezione. 11
4.4 Approccio fenomenologico e teoria di campo
Per la Gestalt ciò che deve essere preso in considerazione direttamente sono i fatti così come ci vengono forniti dai
nostri organi di senso. Osservare il reale e accettare l’esperienza in maniera diretta, attribuendole quel valore che
manifestamente ci presenta, a differenza degli introspezionisti che vanno al di là degli oggetti che popolano il mondo,
cercando di scoprire sensazioni elementari attraverso una impostazione che necessita della distruzione dell’oggetto
come entità organizzata.
L’atteggiamento fenomenologico differenzia la psicologia della Gestalt dalle scuole precedenti sul piano metodologico.
Sul piano teorico è cruciale il concetto di teoria di campo. Secondo la Gestalt, in psicologia le uniche possibilità di
spiegazione vanno attribuite a una teoria che usi strumenti concettuali quali forze, capo, equilibrio. La ragione
fondamentale di questa scelta sta nel fatto che l’ordine stesso presente nelle cose è di tipo dinamico. Köhler dimostra
come le forme, le gestalten percettive, possano essere perfettamente descritte con gli strumenti propri della fisica dei
campi.
Ogni fenomeno può e deve essere descritto con attenzione agli aspetti dinamici.
Costruire una teoria di campo significa individuare le precise regole dell’interazione delle parti.
I gestaltisti hanno definito come principi di unificazione formale le regole che descrivono il comportamento delle
parti presenti nel campo.
Wertheimer fissa i principi più generali:
vicinanza: a parità delle altre condizioni, certe parti del campo si trovano più vicine di altre a dare il risultato
- che si osserva;
somiglianza: a parità di altre condizioni, si raggruppano tra loro le parti del campo che hanno maggior
- somiglianza;
continuità: a comparire tra loro raggruppate sono quelle parti che si dispongono secondo una direzione più
- uniforme;
chiusura: le parti presenti nel campo tendono a formare unità chiuse
-
4.5 Postulato dell’isomorfismo
Si prefigge di dimostrare che processi astratti come possono sembrare quelli del pensiero, della memoria,
dell’apprendimento, hanno un preciso supporto materiale, sono originati dal movimento di atomi e molecole.
L’isomorfismo indica un’identità strutturale tra il piano dell’esperienza diretta e quello dei processi fisiologici
sottostanti. Qualsiasi manifestazione del livello fenomenico, dalla percezione di un oggetto alla più complessa forma di
pensiero, trova un corrispettivo in processi che, a livello cerebrale, hanno caratteristiche funzionalmente identiche. Se
il mondo fenomenico ha forma, struttura e dinamica, dobbiamo trovare, a livello del SNC una forma, una struttura,
una dinamica che le rispecchino.
Il postulato dell’isomorfismo ha due ordini di conseguenze:
euristiche: tutte le ricerche in fisiologia che non siano in grado di restituire il dato fenomenico sono progressi di un
sapere non psicologico
filosofiche: il mondo, quello che ci appare, su cui ragioniamo, che accettiamo o rifiutiamo, è riconducibile in tutti i
suoi aspetti ad un unico ordine coerente di principi
Il postulato dell’isomorfismo è stato terreno di una feroce critica alla psicologia della Gestalt:
Tentativo di voler ridurre l’attività del cervello alla presenza di correnti bioelettriche o di fenomeni fisiologici
osservabili con gli strumenti già in possesso della tecnica sperimentale. Lashley apre la testa di un topo e
danneggia alcune parti della corteccia, costatando che l’animale continua a svolgere certi compiti. L’ipotesi
dell’isomorfismo non regge perché il fenomeno osservato continua a persistere anche se si distrugge la sua
localizzazione a livello del SNC
Costituisce una reduplicazione del mondo esterno. Secondo questa interpretazione, i correlati del mondo esterno
non sarebbero altro che un mondo miniaturizzato riproposto nel cervello; non verrebbero risolte quelle questioni
per cui l’ipotesi dell’isomorfismo era stata formulata 12
4.6 Psicologia del pensiero e psicologia sociale
Kölher introduce il concetto di insight, intuire nel senso di vedere dentro. L’apprendimento era ritenuto possibile
solo per prove ed errori, così come Thorndike lo aveva definito e supportato con la legge dell’effetto.
L’impostazione di K. è opposta. Egli tende ad attribuire intelligenza al soggetto che apprende. L’intelligenza non è solo
la capacità derivata dalla sedimentazione di processi ripetitivi, ma intende sottolineare gli aspetti creativi.
Esperimento dello scimpanzé: trovandosi nella gabbia e con a disposizione un bastone, deve raggiungere il cibo posto
al di fuori della gabbia, ad una distanza irraggiungibile senza l’uso dello strumento. La soluzione per prove ed errori
viene seguita solo in fasi ridotte. Le azioni dell’animale tendono ad una soluzione ottenuta in seguito ad una strategia
non casuale. L’impiego del bastone costituisce un atto d’intelligenza poiché instaura una ristrutturazione del campo