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Gli esponenti moderati dell’associazionismo per la pace intendevano muoversi per obiettivi concretamente
realizzabili.
Passy e Cremer conducono una campagna tra i parlamentari per favorire un impegno reciproco fra Gran Bretagna e
Stati Uniti per l’uso generalizzato dell’arbitrato. Ricevono l’appoggio del milionario americano di origine scozzese
Andrew Carnegie, raccolgono 232 firme e inviano una petizione al presidente americano Grover Cleveland e al
Congresso.
Un movimento internazionale per la pace
Tuttavia, un movimento internazionale per la pace sarebbe venuto progressivamente emergendo. Esso accettava, per
la prima volta, che le diverse e spesso conflittuali tendenze che lo animavano potessero vivere tutte all’interno di una
stessa organizzazione.
Data fondamentale fu il 1889 quando la Francia celebrò i cento anni dalla Rivoluzione con una esposizione
internazionale, venne inaugurata la torre Eiffel ed i socialisti di tutto il mondo si riunirono dando vita alla Seconda
Internazionale.
Il movimento per la pace prese a modello quanto l’internazionale operaia sembrava destinata a fare sul terreno della
questione sociale.
Tre eventi chiave sono:
Giugno 1889 Passy, Cremer, Lemonnier e Pratt convocarono a Parigi un nuovo Congresso Universale per la pace. I
convenuti (sotto la presidenza di Passy) decisero di coordinare la loro azione con una serie regolare di congressi
internazionali ed individuarono la necessità dell’arbitrato obbligatorio come il loro obiettivo fondamentale.
Subito dopo, sempre nel 1889, si tenne a Parigi anche la prima Conferenza Interparlamentare. Già negli anni
precedenti vi erano state diverse proposte o di una una conferenza interparlamentare per la pace o di incontri
annuali di parlamentari per trattare le questioni della pace e della guerra. Ora sempre Cremer e Passy promossero un
incontro di un centinaio di colleghi parlamentari inglesi e francesi lanciando l’iniziativa di una serie regolare di
appuntamenti internazionali (si sarebbero tenuti fino al 1914). Anche in questo caso, la conferenza si chiuse con una
presa di posizione in favore del principio che le divergenze tra stati dovessero essere sottomesse a un tribunale
d’arbitrato.
Infine avvenne la pubblicazione del romanzo Die waffen nieder! (Giù le armi!) di Bertha von Suttner. Il valore
polemico contro la guerra del libro e il suo sentimentalismo umanitario superavano certamente i suoi meriti artistici.
Nonostante ciò (e, anzi, forse proprio per questo motivo) esso divenne un caso letterario e ottenne un immenso
successo popolare. Salutato come «la Capanna dello zio Tom del movimento per la pace», ebbe trentasette edizioni
tra il 1889 e il 1905, venne tradotto in sedici lingue e nel 1914 ne circolavano duecentomila copie in Germania e più di
un milione altrove.
Moltissimi si mobilitarono allora nelle associazioni per la pace dopo la lettura del romanzo che stimolò un consenso
attorno al movimento assai maggiore degli stessi congressi internazionali.
Il movimento per la pace si diede per la prima volta anche degli organi internazionali centrali. Nel 1891 durante la
Nuova conferenza per la pace e la nuova conferenza interparlamentare tenuta a Roma (sotto la presidenza di
Ruggiero Bonghi) venne decisa la creazione di una centro a Berna come collegamento delle società nazionali della
pace: il Bureau international de la Paix (poi, dal 1919 al 1951, a Ginevra). Fu decisa anche la creazione di
un’organizzazione centrale dei parlamentari: la Interparliamentary Conference (dal 1899 Interparliamentary Union) e
dal 1892 anch’essa ebbe un ufficio a Berna.
Il nascente movimento internazionale per la pace si collegò, abbastanza stabilmente, al pure emergente movimento
emancipazionista.
Nel 1892 l’esponente del movimento per la pace belga Henri La Fontaine indirizzava un appassionato appello alle
donne: «a voi, nuove Sabine, spetta il compito di dire “NO” allo spaventoso mostro che non inghiotte mai abbastanza
sangue, dolore, lacrime».
Nel 1888 negli Stati Uniti era nato un National Council of Women, e fu creato un comitato permanente per la pace e
l’arbitrato che raccolse adesioni a livello internazionale , creando una rete femminile tra le due sponde dell’Atlantico.
Nel 1896 in Francia nasceva la Alliance universelle des femmes pour le désarmement, fondata dalla eminente
principessa Gabrielle Wiesniewska. Caratteristica della componente femminile fu il tema del disarmo piuttosto che
l’arbitrato, considerato negativamente dal complesso del movimento per la pace e ritenuto solo una conseguenza
secondaria del più ampio problema della legalità internazionale, fortemente agitato dal concorrente movimento
socialista.
Non a caso, tre anni dopo, l’associazione francese cambiò il nome in quello meno compromettente di Alliance des
femmes pour la paix, includento classi superiori, aristocratiche e borghesi e presentando un’immagine dell’impegno
della donna per la pace legato al suo ruolo materno.
Una delle sue associate, Sylvie Flammarion, in disaccordo, nel 1899 lanciò una Association pour la paix et le
désarmament par le femmes che si rivolgeva alle operaie e alle lavoratrici dei mercati.
Il movimento per la pace era comunque, ora, una significativa realtà con tremila attivisti (si parlava ora di «peace
advocates» e di «peace workers» e Bertha von Suttner usò anche l’equivalente tedesco «Paxarbeiter») in Europa e in
America; una rete formata ormai da oltre cento società nazionali e regionali che vennero moltiplicandosi nei paesi
europei (persino nella Russia zarista un’associazione sarebbe nata nel 1910). Convergevano nel movimento: società
per la promozione di una lingua internazionale, i gruppi femminili emancipazionisti, che non erano formalmente
orientate alla pace anche se i loro programmi prevedevano l’impegno per l’arbitrato e contro la guerra, associazioni
formalmente orientate alla pace ed altre assai più moderate, infine le società nate per favorire le buone relazioni tra
due o più paesi.
Si ebbe anche un gruppo di periodici battaglieri e alcuni quotidiani. La prima rivista pacifista, fondata dalla von
Suttner e Alfred H. Fried nel 1892, si sarebbe ispirata al romanzo della baronessa intitolandosi “Die Waffen nieder”.
Nel 1899 essa sarebbe stata sostituita da “Der Friedens-Warte”, animata in Germania da Fried. In Italia Moneta
animava dal 1898 “La vita internazionale”. In Francia autorevole era “La paix par le droit”. Nel 1896 Arnaud, con
Gaston Moch e Charles Richet otteneva il controllo del quotidiano “L’Indépendance belge”. Perris, che dirigeva in
Inghilterra la rivista “Concord”, sarebbe divenuto nel 1905-1906 direttore del “Tribune” di Londra.
Il movimento si pose il problema di come mobilitare la nuova forza delle masse con obiettivi per l’agitazione e la
propaganda in settori cruciali della società: scuola, gruppi giovanili, stampa, partiti, associazioni religiose, sindacati,
opinione pubblica (in particolare le classi medie), ma allo stesso tempo, ai governi, infaticabili attivisti che animavano
circuiti letterari, pubblicavano libri e opuscoli, stilavano bibliografie, raccoglievano fondi, sfidavano i politici,
mettevano in discussione i bilanci militari, contestavano le tendenze sciovinistiche, facevano pressione sui diplomatici
ed inviavano ai ministri degli Esteri le risoluzioni dei loro congressi.
L’ispirazione del movimento appariva ora prevalentemente laica: esso non accettava più l’impostazione di rifiuto
“assoluto” della guerra dei gruppi religiosi e i delegati americani e inglesi furono costretti a lasciar cadere la loro
richiesta di aprire con una preghiera gli incontri internazionali.
Costituendo ormai l’Europa un ordine internazionale economico e culturale profondamente intrecciato, essa
richiedeva mezzi pacifici per la risoluzione dei conflitti.
Il periodo di pace apertosi con il 1870 venne considerato dai sostenitori di essa il prodotto della crescente
internazionalizzazione piuttosto che dello sviluppo di grandi e potentissimi eserciti, e quindi della funzione deterrente
esercitata da essi.
Nonostante le guerre coloniali e la serie crescente di drammatiche crisi internazionali, il movimento per la pace
considerò i decenni senza guerra che si stavano vivendo in Europa come la prova che questa era divenuta
anacronistica.
L’associazionismo per la pace insistette ripetutamente sul fatto che la guerra rappresentava un relitto storico, un
avanzo di un passato militaristico e feudale, comunque un pericolo immenso. Le spese militari superavano di gran
lunga ogni possibile beneficio che una vittoria, peraltro inottenibile anche dopo sforzi erculei, avrebbe potuto dare.
L’argomento principale degli avvocati della pace era che, dato lo sviluppo tecnologico degli armamenti, una vera
vittoria in guerra era divenuta impossibile.
La baronessa praghese von Suttner denunciò ripetutamente negli anni novanta, in riferimento soprattutto agli
attentati del terrorismo anarchico, il gravissimo pericolo rappresentato dalla dinamite: «Con l’era degli esplosivi e
dell’elettricità, - scriveva nel 1893 – è posta nelle mani degli uomini una potenza distruttiva la quale esige che il
genere umano si umanizzi su serio di qui in avanti, […] se esso, con tali strumenti nelle mani, non vuol trasformare il
mondo in un inferno, in un manicomio o in un deserto». Si trattava di un approccio dunque moderato: i leader del
movimento per la pace erano convinti che essa potesse essere garantita senza modificare l’ordine sociale. Buona
parte della loro avversione alla guerra derivava proprio dalla minaccia che, ai loro occhi, una guerra generale avrebbe
potuto rappresentare per la civiltà europea. Infatti in qualche caso, ricevettero anche l’appoggio degli stessi
governanti: nel 1894 il re Leopoldo II del Belgio avrebbe concesso un’accoglienza magnifica al Congresso Universale
della pace che si tenne ad Anversa.
L’arbitrato era il centro del movimento. Anche la sinistra democratica di Lemonnier, per evitare divisioni, aveva
accettato l’arbitrato come massimo comune denominatore. Nel ventennio 1870-1890 esso era stato utilizzato tre
volte, altrettante quante nei settant’anni precedenti. Nel decennio 1890-1900 ci sarebbero state invece sessantatre
decisioni efficaci di arbitrato. La nascita dell’Unione Pan-Americana del 1889-1890 sembrò affermare un nuovo
modello nella stessa direzione.
Tuttavia, rimanevano impostazioni differenti: l’associazionismo americano per la pace continuava a sostenere la
creazione di una corte di arbitrato permanente sul modello della costituzione federale. Gli europei (compresa una
parte degli inglesi) indietreggiavano sia di fronte alla prevedibile necessità di sanzioni che di fronte al problema della
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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