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La politica di Giolitti e l'industrializzazione del paese
Per quanto riguarda l'industrializzazione del paese, Giolitti si avvalse del periodo di espansione economica che dilagava in tutta Europa fino al 1907-08, così riuscì ad aumentare i salari e a portare l'Italia al suo primo processo di vera industrializzazione.
Un aspetto particolare della politica giolittiana era quello di cercare sempre il dialogo con le ali riformiste all'interno del Partito Socialista e con i cristiani. Tale atteggiamento giolittiano era funzionale a perseguire la formula politica iniziata da Agostino Depretis, il Neo-Trasformismo, così Giolitti poteva controllare un parlamento frammentato, tramite accordi su singoli provvedimenti per creare maggioranze occasionali. Questa azione fu messa in atto grazie al largo uso dei prefetti, soprattutto nel meridione, così da creare largo consenso al suo governo e ad ogni provvedimento legislativo rilasciato. Appena questo consenso veniva meno, Giolitti preferiva uscire di scena e lasciare il
posto per breve tempo ai "luogotenenti". Altro aspetto interessante della politica giolittiana fu la volontà di assegnare un ruolo maggiormente presente allo Stato nell'economia del paese, in particolare con la statizzazione delle ferrovie e il controllo dei traffici marittimi. In ambito di politica estera si può dire che l'atteggiamento di Giolitti fu influenzato dal nuovo re Vittorio Emanuele III, sempre più filofrancese e con un occhio sempre più sospettoso sul mondo germanico, carattere che fece deviare la politica estera giolittiana verso un senso anti-tedesco. Nonostante questo, nel 1902 venne rinnovata la Triplice Alleanza, ma accanto ad essa venne stipulato un accordo di controassicurazione tra Italia e Francia che prevedeva la neutralità italiana nel caso in cui la Francia fosse stata aggredita. La Germania scoprì di questo accordo e accusò l'Italia di fare dei "giri di valzer" sospetti.La realtà questa maggiore mobilità in politica estera dell'Italia era dovuta alla sua crescita economica e politica, cosa che la spingeva a voler giocare un ruolo internazionale più attivo, anche dal punto di vista coloniale. Il quarto governo Giolitti si instaurò in Italia nel marzo del 1911, si caratterizzò per un programma chiaramente spostato a sinistra che prevedeva l'allargamento del suffragio e l'istituzione di un monopolio statale delle assicurazioni sulla vita. Quest'ultimo intervento serviva per favorire un maggiore intervento dello stato nell'economia. L'eccessivo sbilanciamento a sinistra di questo programma fu compensato da una serie di decisioni che dovevano contribuire a limitare le ripercussioni di tale riformismo sul sistema politico. Ad esempio, Giolitti si riavvicinò al mondo cattolico e varò il Patto Gentiloni, un accordo con il presidente dell'unione elettorale cattolica che, in cambiodel sostegno elettorale, prevedeva che gli eletti si impegnassero ad ostacolare le leggi che potevano ledere gli interessi del mondo cattolico. Altro elemento che doveva equilibrare il programma riformista fu la campagna coloniale, che avrebbe poi portato allo scoppio della guerra di Libia (1911-12) contro l'Impero Ottomano. Nell'ottobre del 1913 ci furono le elezioni che diedero vita ad una nuova camera a maggioranza liberale, che però non piacque a Giolitti che preferì ritirarsi affidandosi ai luogotenenti. Il successore fu Antonio Salandra, si trovò subito a fronteggiare una serie di questioni molto rilevanti come lo scoppio della "settimana rossa" nel 1914. La reazione fu di rapida repressione del movimento insurrezionale (socialisti e repubblicani). Dopo la "settimana rossa", il governo Salandra dovette affrontare la situazione internazionale con l'attentato di Sarajevo (28 giugno 1914) che fece successivamente scoppiare la Prima
Guerra Mondiale. Questo mise quindi il governo italiano davanti allascelta di intervenire o meno in guerra, Salandra però optò per la neutralità considerandol’Italia poco preparata per un conflitto mondiale. Così facendo la Triplice Alleanza non eraviolata in quanto era un trattato difensivo che non c’entrava nulla siccome era l’Austria adaver attaccato un altro stato (Serbia), e elemento ancor più decisivo era che ormai i legamicon l’Austria erano logorati.
L’annuncio della neutralità italiana scatenò nel paese una forte divisione fra interventisti eneutralisti. Tra gli interventisti, che volevano la guerra accanto all’Inghilterra e la Francia in quanto forzedemocratiche che si battevano contro imperi autarchici, c’erano le forze di sinistra chevedevano la guerra come un’occasione per abbattere la monarchia Sabauda oppure percreare un quadro politico che potesse favorire equilibri sociali.
più avanzati. Tra gli intervististi ci furono anche i nazionalisti e parte della destra che vedeva nella guerra la possibilità di completare l'unificazione territoriale del paese, la vedevano quindi come una quarta guerra di indipendenza italiana.
Tra i neutralisti invece erano schierati i socialisti e i cattolici, questi ultimi per motivi religiosi e sociali, ma soprattutto perché l'Austria era una potenza cristianissima. Inoltre la classe dirigente liberale era neutralista, incluso Giolitti, perché si pensava che l'Italia non fosse sufficientemente pronta per una grande guerra.
Salandra decise quindi di trattare con entrambi gli schieramenti per vedere dov'era più conveniente schierarsi. L'Austria Ungheria non volle fare nessuna concessione territoriale all'Italia, così questa si diresse verso le forze dell'Intesa.
Il 26 aprile 1914 fu firmato il Patto di Londra con Francia e Inghilterra che riconosceva all'Italia,
in caso di vittoria, il prossesso del Trentino il Tirolo, l'Istria, Trieste, Gorizia, la Dalmazia, Valona in Albania, il Dodecaneso e Adalia in Turchia. Tutto questo a costo che l'Italia entrasse in guerra entro un mese dalla stipula, così il 24 maggio 1915 l'Italia entrò nel primo conflitto mondiale. L'unificazione della Germania seguì linee molto differenti rispetto a quella italiana. Infatti l'elemento liberale su cui si basa tutto il processo di unificazione italiana fu sconfitto con imoti del 1848 in Germania, lasciando spazio allo Junker conservatore e tradizionalista Ottone Von Bismarck, inoltre la Prussia poteva benissimo contare sul suo potere economico, militare e politico, potendo quindi puntare ad una unificazione senza aiuti esterni. Dopo la dissoluzione del Sacro Romano Impero la Germania era divisa in 350 stati riuniti in stati del nord e stati del sud, tutti sotto il dominio dell'Impero Asburgico. Quando salìaltrono prussiano Guglielmo I di Hohenzollern nel 1858 si iniziò ad attuare una politica aggressiva per contendere il dominio degli stati germanici con l'Impero Asburgico. Così Guglielmo nominò Ottone Von Bismarck cancelliere e, quest'ultimo, si convinse che lo scontro era ormai inevitabile e che poteva essere affrontato con l'aiuto di una rete di alleanze con Italia e Francia. Il conflitto cominciò con l'invasione del ducato dell'Holstein da parte della Prussia. La Prussia vinse a Sadowa il 3 luglio 1866 e ci fu la successiva Pace di Praga (23 agosto 1866) che segnò il successo della strategia bismarckiana. Da questa pace nacque la Confederazione degli Stati del Nord sotto Guglielmo I, mentre gli stati del sud rimasero indipendenti per il veto imposto dalla Francia al fine di mantenere l'equilibrio europeo e non rafforzare troppo la Prussia. Con questo veto la Francia si era guadagnata il primo posto fra i nemici della Prussia.Prussia che ostacolavano l'unificazione germanica. La scintilla che fece scoppiare la guerra francoprussiana fu l'offerta del trono di Spagna a Leopoldo di Hohenzollern (casata del trono della Prussia), la Francia si sentì accerchiata e reagì immediatamente facendo ritirare la candidatura di Leopoldo, in seguito chiese una garanzia scritta a Guglielmo I che non avrebbe più sostenuto questa candidatura, ma Ottone Von Bismarck era desideroso di una guerra fra i due stati e così manomise il telegramma facendo credere che l'ambasciatore francese fosse stato messo alla porta da Guglielmo; così la Francia dichiarò guerra alla Prussia il 19 luglio 1870.
In questa guerra la Francia perse nella battaglia di Sedan e Napoleone III fu fatto prigioniero dai prussiani. Con questa sconfitta la Francia cedette l'Alsazia e la Lorena; così il 18 gennaio 1871 Guglielmo I fu incoronato imperatore della Germania. L'unificazione fu
Dopo aver risolto questo conflitto, successivamente Bismarck si preoccupò della situazione tra Italia e Austria Ungheria. Così, puntando al sens