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Storia della letteratura latina - Autori Appunti di Alessandro Antonio Vercelli

Livio Andronico

Nato a Taranto (sotto la dominazione greca), nel 272 a.C. venne condotto a Roma come schiavo. È dunque di origine greca il primo autore della letteratura latina. Inizialmente schiavo al servizio della gens Iulia, venne affrancato e svolse la mansione di grammaticus.

È considerato il primo autore della letteratura latina: nel 240 a.C. fu messa in scena a Roma per la prima volta un'opera teatrale, scritta appunto da Livio. Nel 207 a.C. fu incaricato di comporre un carmen propiziatorio a Giunone regina, cantato da 27 ragazze in solenne processione rituale, per scongiurare la minaccia dell'esercito di Asdrubale che stava devastando l'Italia (II guerra punica). Grazie al suo perfetto bilinguismo scrisse questo carmen in versi tipicamente greci sul modello del canto corale.

L'affidamento nel 200 a.C. della composizione di un nuovo

carme propiziatorio per la città ad un altro poeta fa presupporre che a quell'altezza cronologica egli avesse già dovuto incontrare la morte.

Compose opere teatrali, sia tragedie che commedie. I suoi interessi furono prevalentemente rivolti al genere tragico (scrisse almeno cinque tragedie sul ciclo troiano). Dai frammenti rinvenuti si apprende che fosse autore capace di variare efficacemente registro linguistico in base alle necessità richieste dalla composizione.

La sua opera maggiore è l'Odysia, traduzione in latino in versi saturni dell'Odissea omerica. La vicinanza dei valori di Odisseo alla sensibilità romana, la sua affinità con la figura di Enea ed il maggior successo dell'Odissea in età alessandrina fece preferire probabilmente quest'opera all'Iliade. La traduzione di quest'opera si inserisce nel processo culturale in atto nel mondo latino di acculturazione (rapporto e dialogo di un popolo con

La cultura di un altro. Nel suo vortere Livio tradusse i codici linguistico e culturale greco dell'opera nei rispettivi latini; diede sostanzialmente vita ad una traduzione artistica adattando i contenuti sotto il profilo religioso, politico e culturale. Eseguì un lavoro di romanizzazione e di spiegazione sull'Odissea, cercò di avvicinare il più possibile la forma e il contenuto, sfere parimenti padroneggiate dalla figura del grammaticus, dell'opera alla sensibilità del pubblico latino. L'incipit tradotto del poema, giunto sino a noi, ricalca sintatticamente il verso originale greco ma alcuni elementi culturali vengono adattati alla cultura latina in un rapporto equilibrato, tipico della traduzione artistica, tra adesione al testo originale e adattamento alla mentalità del pubblico: Virum mihi, Camena, insece versutum.

Storia della letteratura latina - Autori Appunti di Alessandro Antonio

Vercellivercelli.alessandro.a@gmail.com

Gneo Nevio

Nacque attorno al 270 a.C. a Capua; morì in esilio a Utica nel 201 a.C.

È il primo autore di origina latina. Prese parte alla prima guerra punica (264-241a.C.). Si stabilì a Roma doveiniziò la sua attività di letterato come autore di teatro impegnandosi allo stesso tempo in politica. Attaccò lapotente famiglia dei Metelli i quali nel 206 a.C. come consoli e pretori governarono la città. La vendetta deiMetelli fece incarcerare Nevio per diffamazione, nello stesso anno. Dalla parte della plebe, si schierò control’aristocrazia della città e contro le tendenze oligarchiche.

Per quanto riguarda la produzione di opere teatrali fu il primo compositore di praetextae, tragedied’ambientazione romana, che gli permisero di portare anche nella rappresentazione teatrale il suo impegnopolitico. Scrisse anche fabulae cothurnatae (tragedie d’ambientazione greca). Fu autore

anche di numerose commedie, sia di palliatae (commedie di ambientazione greca) che di commedie che presentavano mescolanza di elementi greci ed italici, secondo il tipico stile neviano. Secondo le testimonianze antiche fu l'iniziatore della pratica della contaminatio, fusione in un unico copione di parti provenienti da diverse commedie greche. Trattò i temi dell'amore, nelle sue diverse sfumature, e della libertà della quale fece simbolo la figura del servo astuto, invenzione neviana e doppio del poeta stesso e della sua libertà civile, politica e creativa nel suo muoversi in modo indipendente rispetto ai copioni greci. La sua opera più importante è il Bellum Poenicum, poema epico-storico sulla prima guerra punica scritto come carmen continuum in versi saturni, solo successivamente diviso in sette libri da Ottavio Lampadione e intitolato con il nome con cui lo chiamiamo oggi. Fu scritto mentre Roma viveva drammaticamente le vicende della seconda.guerra punica. Probabilmente l'intento di Nevio era quello di indicare l'esempio del passato glorioso per intervenire sul presente. Quest'opera è da considerarsi il modello del poema epico latino. Questo poema epico sarà il modello di tutta l'epica latina successiva. Importante è in questa opera il rapporto tra storia e mito. Le due fonti dovevano esser ben separate, il mito interveniva probabilmente solo come excursus, digressione. L'autore, partendo dalle certezze della storia romana, risale all'indietro con un tuffo nel passato mitico della fondazione di Roma. È a tal proposito che sono inseriti i miti del ciclo eneadico, forse con il fine di spiegare il motivo della discordia tra Roma e Cartagine. La storia svolge il ruolo centrale nelle vicende umane e possiede il marchio della verità; il mito non vive di vita propria e reale, è poesia che dalla storia riceve marca di verità e che serve però per.

Accrescere il livello di prestigio del testo e per conferirgli quella marca di originalità mitica, appunto. Nevio, poi, non si limitò, come Livio Andronico, a tradurre un testo greco ma con la sua opera diede vita a una vera e propria epica romana. Egli condensò in una sola opera il contenuto dei due poemi omerici e rinnovò completamente la figura dell'eroe che per Nevio diviene un tipico uomo romano, perfettamente integrato nella società in cui vive, che combatte per la collettività ed in essa vede il senso della propria vita. L'eroe neviano si mantiene fedele al mos maiorum, fondato sulla virtus (il valore militare) e sulla pietas (osservanza dei doveri religiosi). Il mito viene affrontato con uno stile di stampo omerico, ottenuto per mezzo dell'uso estetizzante di aggettivi; la storia viene narrata con stile asciutto, quasi privo di aggettivazione, molto simile per l'asciuttezza linguistica allo stile degli annales pontifici.

Storia della letteratura latina – Autori

Appunti di Alessandro Antonio Vercelli

Email: vercelli.alessandro.a@gmail.com

Plauto

Nacque a Sarsina tra il 255 ed il 250 a.C.; morì nel 184 a.C. a Roma.

È conosciuto con il tria nomina Titus Maccius Plautus.

È il primo autore latino impegnato in un unico genere, nel suo caso egli è compositore di sole palliatae (commedie latine d'argomento greco). Grande fu il suo successo e molti i suoi imitatori. Le 21 commedie considerabili certamente plautine sono dette varronianae.

Le sue commedie non erano divise in atti ma prevedevano momenti di pausa in cui si esibivano danzatori e flautisti. Esse incominciano con un prologo narrativo pronunciato da un personaggio o dalla personificazione del Prologo stesso. Segue poi l'azione scenica vera e propria dove si alternavano cantica e deverbia, parti cantate e parti parlate. Grande assente in quasi tutte le commedie plautine è il coro.

Gli intrecci, sempre ripetitivi,

sono fondati su pochi, ripetuti cliché (importante è il procedimento dell'agnitio). Il ritmo è irregolare, si procede a scatti nei continui prolungarsi delle scene maggiormente comiche e abbreviarsi delle altre. Secondo la classificazione di Della Corte le commedie plautine si possono dividere in 6 gruppi: commedia della beffa, del romanzesco, dell'agnizione, dei simillimi, della caricatura e composita. Tutti i personaggi sono oltremodo statici, innaturalmente fissi nella loro comicità caricaturale (tipici tipi Platinisono il vecchio, la moglie brontolona, il giovane innamorato, il parassita affamato, il soldato vanaglorioso, il cuoco prepotente e sfacciato…). Il personaggio più importante, l'eroe assoluto del teatro plautino, depositario della virtù preferita dall'autore, è il servus (currens, callidus…), intelligente e scaltro. Le sue commedie erano rivolte ad un pubblico che non cercasse alcunacaratterizzazione psicologica approfondita dei personaggi masolo figure intrise di comicità portata all'esasperazione.Il rapporto della società romana ed il rapporto plautino con la letteratura, la cultura ed il mondo greco è fortemente ambivalente. Da una parte l'atteggiamento esterofilo propone una grande apertura verso quell'affascinante mondo che si affaccia da oriente; dall'altra un aspro conservatorismo propone una forte derisione di quel mondo, anche sui palchi teatrali. Plauto si ispirò principalmente agli autori di commedia nuova greca Difilo e Filemone. L'operazione da lui fatta è quella del vortere, un vortere barbare, dal punto di vista di un greco. Le sue commedie sono una reinterpretazione dei prototipi greci, una vera e propria traduzione artistica. Plauto nello scrivere le sue commedie non si mantiene mai fedele ad un solo testo greco: tipica è la contaminatio tra più testi greci.Con la suaintroduzione dei cantica diede prova di forte e coraggioso sperimentalismo sul piano metrico-stilistico. L'ampliamento dell'estensione dei dialoghi è elemento di forte originalità plautina. Grandissima innovazione è poi l'introduzione del metatreato nelle scene: costante è la presenza di personaggi (quasi sempre il servus) che allestiscono una personale finzione all'interno della commedia e la spiegano al pubblico. Questo tipo di messa in scena era già tipico della fabula atellana e dei fescennini. Plauto lega dunque strettamente elementi tipici del teatro greco ed elementi della tradizione scenica italica. Il mondo che Plauto presenta nelle sue commedie è un mondo alla rovescia, in cui le figure marginali della società romana sono le protagoniste degli intrecci ed i veri eroi sul palco. Questo processo rifletteva quello che avveniva nella società romana in occasione della festa dei Saturnali in cui tutti gliuomini liberi dovevano vestire i panni dello schiavo affrancato, scherzare tutto il giorno e giocare ai dadi. Era un ribaltamento temporaneo della società che dal giorno successivo a qu
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A.A. 2021-2022
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessandro_Vercelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Bessone Federica.