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SATIRE
Secondo Quintiliano, SATURA TOTA NOSTRA EST: egli non riusciva ad indicare autori greci che fossero
serviti come punto di riferimento agli autori di questo genere letterario. Nella coscienza di Orazio, la
satira era Luciliana, perché egli l’aveva connotata con i due segni distintivi:
1. Aggressività;
2. Autobiografia.
Egli non sottovalutava le differenze che lo separavano dall’inventore del genere, infatti ne critica:
1. Sciatta e abbondante facilità;
2. Forma dei contenuti.
Caratteristico della satira di Orazio è un collegamento tra la diatriba e l’aggressività. L’attacco
personale è sempre collegato con un’intenzione di ricerca morale. Al piacere dell’aggressività, viene
sostitutita l’esigenza di analizzare i vizi attraverso l’osservazione critica e la rappresentazione comica
delle persone. La satira oraziana è intimamente collegata al circolo dei poeti, letterati, uomini politici
che si raccoglievano intorno all’intelligente guida di Mecenate. La sua morale ha origine
nell’educazione, nel buon senso tradizionale, ma è costruita con i materiali elaborati dalle filosofie
ellenistiche, che arrivano ad Orazio attraverso il filtro della diatriba. Gli obiettivi sono la ricerca di:
1. AUTARKEIA: è nel patrimonio di quasi tutte le scuole, impegnate a proteggere gli individui dai
colpi della fortuna e dalla schiavitù dei beni esterni.
2. METRIOTES: moderazione, giusto mezzo. Trova una formulazione più coerente con la scuola
paripatetica, anche se il concetto appartiene all’antica saggezza greca. L’empirismo e il realismo della
morale oraziana non poteva non entrare in conflitto con il rigorismo e l’astrattezza degli Stoici.
Il meccanismo fondamentale del genere satirico nella prima raccolta di Orazio, consisteva nel
confronto tra un modello positivo e tanti modelli negativi, ossia i tipi della società romana che sono il
bersaglio dell’aggressione comica.
Nella II raccolta di satire questo assetto si dimostra modificato, perché osserviamo un brusco regresso
della componente rappresentativo – autobiografica. Nelle satire domina la forma del DIALOGO e il
ruolo principale spetta non al poeta, ma all’interlocutore. In questo senso il poeta si ritira in secondo
piano e non resta più la possibilità di estrarre un senso unitario dalle contraddizioni della realtà. Tutti
gli interlocutori sono dispensar di una verità, anche se non tutte sono equivalenti. L’equilibrio che
sembrava essere la base del libro precedente, non sembra sussistere nel secondo libro. Il poeta non
rappresenta la propria capacità di vivere fra la gente senza perdere il proprio spessore morale, ma
consente agli interlocutori di denunciare la debolezza delle sue scelte. L’unico rifugio rimane la villa
sabina, in cui i due principi ivi descritti si nutrono dell’isolamento e sono esclusi dalle contraddizioni
che regnano a Roma.
53
STILE
La satira non è vera poesia, a detta di Orazio, infatti per essere definito poeta, è necessario
avere:
1. Ispirazione divina;
2. Una voce capace di suoni sublimi.
La satira è più vicina alla prosa, da cui si distingue solo per i vincoli imposti dal metro. Il
linguaggio della conversazione che egli cerca di riprodurre è quello che meglio riesce ad
esprimere le confidenze di un uomo elegante ed istruito. Egli mira ad una lingua disciplinata e
semplice e cerca di ottenere dei effetti vigorosi attraverso un risparmio degli strumenti
espressivi. Mobilità e varietà sono i tratti principali delle satire oraziane. A ciò dobbiamo
aggiungere delle caratteristiche della prosa:
Ripetizioni;
• Costruzioni libere;
• Giustapposizioni di incisi.
•
Per l’andamento complessivo dell’argomentazione, Orazio ha recepito le influenze provenienti
dall’eloquenza popolare della diatriba, in cui la conferenza:
Cede al dialogo;
• Coinvolge gli interlocutori;
• Anticipa le obiezioni;
• Introduce scene drammatiche;
• Esempi dal mito o della storia;
• Aneddoti;
• Giochi di parole.
•
ODI
Per quanto riguarda questa produzione, egli rivendica la propria discendenza da Alceo. In questo caso,
l’imitazione significa:
Obbedienza alla LEX OPERIS;
• Rispetto del DECORUM letterario;
• Creazione di un sistema coerente di attese.
•
Tutto ciò implica la messa in atto di tutte quelle possibilità espressive offerte dalle diverse forme della
memoria poetica. Le Odi offrono un punto di osservazione privilegiato. Orazio è davvero orgoglioso di
essere stato il primo a divulgare i modi di Alceo, per cui gli spettano quelle attenzioni che vanno
attribuito a chi apre delle vie sconosciute. Queste rivendicazioni vengono riferite soprattutto alle
difficoltà di chi deve trasferire da una lingua all’altra forme metriche ed espressive. In realtà, il
comportamento si comporta in modo molto libero e non manca mai un linguaggio poetico prettamente
oraziano. Nel suo richiamarsi ad Alceo, Orazio:
Non rispettava solo l’esigenza del classicismo augusteo;
• Ma approfittava dell’auctoritas del suo modello