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Il rapporto Dio-realtà, sostanza-natura secondo Spinoza

Vi è anche l'animismo e la magia. Per spiegare il rapporto Dio-realtà, sostanza-natura, Spinoza ricorre a due concetti: gli attributi, che sono "ciò che l'intelletto percepisce della sostanza come costituente la sua essenza", ossia le qualità essenziali o strutturali della sostanza; sono la sostanza stessa. Essendo la sostanza infinita, anche gli attributi sono infiniti; noi ne conosciamo solo due: il pensiero e l'estensione (due attributi di una sola infinità realtà, che in Cartesio erano due sostanze separate). Viene abbandonata la deduzione logica per rifarsi all'esperienza.

I modi, che sono le manifestazioni particolari della sostanza e dei suoi attributi (sono nella sostanza), sono "ciò che è in altro, per il cui mezzo è pure concepito". Spinoza distingue due tipi di modi: quelli infiniti (proprietà costanti degli attributi), che sono il movimento e la quiete (estensione),

l'intelletto e la volontà (pensiero) e il mondo come totalità (varietà delle singole manifestazioni infinite / realtà in se stessa) e quelli finiti (i singoli corpi e le singole menti). Perché l'infinito si finitizza? Non c'è più necessità logica e Spinoza ricorre all'esperienza poiché ha bisogno di spiegare le cose finte per chiarire il rapporto sostanze-attributi-modi infiniti-modi finiti. L'infinito quindi si manifesta in una serie di momenti finiti. La realtà è costituita da un'unica sostanza, Dio. Quando Spinoza distingue fra la Natura naturante (= Dio e gli attributi, considerati come causa) e la Natura naturata (= l'insieme dei modi, visti come effetto) non fa che ribadire panteisticamente che la Natura è la madre e figlia di se medesima, in quanto è un'attività produttrice il cui prodotto non esiste fuori di essa secondo lo schema di

ciò che lui chiama causalità transitiva, bensì in essa stessa, secondo lo schema di ciò che lui definisce causalità immanente. L'ordine della natura coincide con la necessità, non con la contingenza; Dio è libero solo se agisce indipendentemente da condizionamenti esterni; Dio è necessitato perché agisce in virtù delle leggi immanenti del suo essere. Pur usando l'apparato lessicale della Scolastica, nel contenuto della filosofia spinoziana non vi è nulla di confessionale (non c'è antropomorfismo né creazionismo). La natura spinoziana non va confusa con quella di Giordano Bruno, che genera da sé le forme (la natura non è una forza generatrice: non c'è vitalismo né animismo né emanazionismo). Ripensata secondo la Rivoluzione Scientifica, la natura è l'ordine geometrico, necessario e meccanico dell'universo. Come dato un triangolo,

la somma degli angoli interni è 180°, così data la sostanza avrò quei modi e quegli attributi: la natura è quindi un teorema eterno, un ordine irreversibile di cause ed effetti (NATURA MACCHINA). La categoria esplicativa del reale diventa la necessità logica. Spinoza critica radicalmente la concezione finalistica-crezionistica biblica del reale: per lui la natura è un ordine meccanico e Dio è pensato negli schemi deterministici dell'universo macchina (le cause finali non esistono). Al contrario, Cartesio e Newton avevano inserito l'ordine meccanico all'interno del finalismo di Dio (scelta secondo un suo progetto); lo stesso Galileo non aveva escluso le cause finali limitandosi a sostenere che noi non possiamo conoscerle. L'utilizzo di cause finali porta a profondi errori concettuali: inverte la causa con l'effetto (il fine diventa la vera causa); se ho una causa, ho bisogno di mezzi (Dio per scaldare gli uomini).

ha usato il sole): nellagerarchia i mezzi sono inferiori ai fini;se penso che Dio agisce per cause finali, è imperfetto (agisce in vista di qualcosa che gli manca:simile al pensiero greco). Se Dio è l’unica realtà possibile (un solo ordine necessario), è perfettoe autosufficiente.Secondo la sua concezione metafisica monastica, egli chiarisce il rapporto tra materia e lospirito. Il pensiero e l’estensione sono eterogenei, quantitativamente diversi. Questi due attributinon possono mai influenzarsi (non c’è causalità reciproca). Sono due attributi di un’unica sostanza.Con il termine PARALLELISMO, indica la connessione tra l’ordine delle idee e dei corpi. Ad ogniidea nella serie del pensiero corrisponde un corpo nella serie dell’estensione (corrispondenzabiunivoca): vi è una medesima realtà che si esprime in modi corrispondenti, che non prevalgonol’uno sull’altro. Ciò avviene inquanto il corpo è nient'altro che l'aspetto esteriore della mente, così come la mente è nient'altro che l'aspetto interiore del corpo (uomo come animacorpo). Secondo Spinoza, ciò che garantisce e fonda la correlazione necessaria fra mente e corpo facendo sì che i due ordini del pensiero e dell'estensione si corrispondano perfettamente, è l'ordine unitario dell'essere. Si avrà con alla base l'unicità della sostanza: un parallelismo metafisico; un parallelismo psicofisico; un parallelismo gnoseologico; L'ETICA: l'obiettivo dell'analisi della sostanza è l'etica. Già in Grecia, la felicità, intesa com'equilibrio nell'animo e mancanza di turbamento, era l'obiettivo della filosofia. Qui l'etica diventava la capacità dell'uomo di sapersi orientare e di fare scelte. Spinoza ritiene che l'uomo non siaun'eccezione nell'ambito della natura, ma che sia sottoposto al suo determinismo (non c'è antropocentrismo). Essendo nient'altro che casi particolari di leggi universali, le azioni umane obbediscono a regole fisse e necessarie che possono essere studiate con matematica obiettività: "Considererò le azioni umane e gli umani appetiti come se si trattasse di linee, di piani e di corpi". L'unico atteggiamento che bisogna avere ei confronti delle passioni, quindi, non è quello di condannarle, ma di comprenderne i meccanismi. Dalle passioni non si può prescindere, ma bisogna individuarne le leggi deterministiche. Spinoza deduce dunque una passione primaria, lo sforzo di autoconservazione. Quando questo sforzo si riferisce alla mente sola si chiama Volontà; quando si riferisce insieme alla mente e al corpo si chiama Appetito; lo sforzo di autoconservazione consapevole è la Cupidigia. Da qui seguono la Letizia,

L'emozione connessa al passaggio ad una perfezione maggiore (l'affetto) e la Tristezza, l'emozione connessa al passaggio a una perfezione minore. Da questi affetti primari, derivano il concetto di bene (ciò che giova all'autoconservazione e causa letizia) e di male (ciò che ostacola l'autoconservazione e causa tristezza) e gli affetti secondari. In particolare:

  • Provo amore per ciò che per me è bene, per la causa della letizia;
  • Provo odio per ciò che per me è male, per la causa della tristezza;

Spinoza giudica negativamente:

  • La compassione, intesa come il facile commuoversi di fronte alle lacrime altrui;
  • L'umiltà, secondo cui l'uomo considera la sua debolezza e che è quindi una forma di errore e impotenza;
  • Il pentimento, che è l'inutile indugiare su uno sbaglio commesso che rende l'uomo doppiamente misero ed impotente, una volta perché ha errato e un'altra volta

perché se ne duole veramente.

N.B.: nella tradizione platonica così come in quella cristiana, esiste un bene assoluto: di conseguenza, le virtù sono i comportamenti volti al bene; i vizi (o peccati) sono le azioni volte al male.

In Spinoza il bene e il male non sono entità ontologiche assolute, ma qualità relative allo sforzo di autoconservazione.

Per Spinoza, lo sforzo di autoconservazione rappresenta la comune legge di comportamento degli esseri viventi e s'identifica con la ricerca del proprio utile da parte di ogni individuo. Il libero arbitrio è solo un'illusione: gli uomini si credono liberi solo perché sono consci dei loro desideri, ma ignorano le cause per cui sono condotti a desiderare. E in ciò assomigliano a una pietra che, una volta messa in movimento da una forza esterna, crede di essere lei a dirigere la sua traiettoria e a scegliere il luogo e il momento della caduta.

Tuttavia si domanda se l'uomo, sottoposto

Al determinismo naturale, può raggiungere in virtù dellaragione, una qualche forma di libertà. L'uomo si può porre in due modi nei confronti del determinismo:

  1. Come schiavo delle passioni (livello che corrisponde alla conoscenza sensibile, a idee oscure e confuse, di cui non si comprendono i meccanismi) CONOSCENZA DI PRIMO GENERE;
  2. Controllando razionalmente le passioni (con consapevolezza) ed essendo indulgenti verso di esse affinché non siano fonte di turbamento, guidando l'istinto di autoconservazione attraverso la ragione (livello che corrisponde alla conoscenza attraverso il metodo geometrico-deduttivo, alle idee chiare e distinte) CONOSCENZA DI SECONDO GENERE.

L'unica forma possibile di libertà, per l'uomo, è di porsi come soggetto attivo e non puramente come passivo della propria tendenza all'autoconservazione. La virtù umana si concretizza in un calcolo intelligente circa ciò che si deve fare.

O meno in vista della miglior sopravvivenza possibile. Spinoza concepisce la virtù e la ricerca dell’utile in chiave sociale. Infatti per lui, l’uomo morale è un uomo sociale, in quanto la ragione spinge l’individuo ad unirsi ai suoi simili, per meglio conseguire un utile che, in tal modo, diviene collettivo.

I GRADI DELLA CONOSCENZA:

  1. La conoscenza di primo genere è la percezione sensibile o l’immaginazione, tramite cui lamente coglie la realtà in modo slegato e parziale, mediante idee oscure e confuse, che essa si limita a subire senza comprendere. Si identifica con la conoscenza prescientifica del mondo, la quale, anziché connettere causalmente le varie realtà fra di loro, collocandole nell’ordine dovuto, si limita a percepirle isolatamente oppure ad unirle con nomi comuni (i cosiddetti universali).
  2. La conoscenza di secondo genere scaturisce dalla ragione e si fonda sulle idee chiare e distinte, proprie della ragione.
te, l'arte si basa sulla percezione sensoriale e sull'espressione emotiva. Mentre la scienza cerca di spiegare il mondo attraverso leggi e teorie, l'arte cerca di interpretarlo e comunicarlo attraverso forme, colori, suoni e movimenti. L'arte può essere considerata come una forma di conoscenza complementare alla scienza, in quanto entrambe cercano di dare un senso al mondo che ci circonda.
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Publisher
A.A. 2007-2008
5 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher melody_gio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Baldi Marialuisa.