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Thomas Hobbes visse in un periodo particolarmente tormentato della storia inglese, in cui vi
fu un confronto tra sostenitori dell'assolutismo monarchico e dell'episcopalismo. Hobbes si
schierò dalla parte del partito realista e della chiesa anglicana, questo si spiega per il suo
carattere timoroso e dalla possibilità di avere una protezione da parte dei potenti.
La sua opera più importante è il "Levitano" scritta nel 1651.
La dottrina della conoscenza
Una delle dottrine più importanti di Hobbes fu quella della conoscenza in cui egli tentò di
unire il meccanismo cartesiano con le idee gassendiane. Hobbes sostiene che ogni
conoscenza viene dai sensi, infatti, l'origine di ogni pensiero sta in ciò. La sensazione è il
movimento corporeo che nasce dalla pressione esercitata dagli oggetti esterni sugli organi
sensoriali e sul cervello. I contenuti delle sensazioni si risolvono in pura apparenza ed è da
loro che nasce il pensiero. Idee, concetti e pensieri non sono altro che immagini sensoriali
che si stanziano nella memoria. Inoltre, in questa, restano anche i collegamenti fra una
sensazione e l'altra ed alla base di queste vi sono i pensieri. Pensare non è altro che cercare i
nessi causali reattivi al determinato "fantasma" che in un certo momento prevale sugli altri
nella nostra mente.
Il linguaggio
La connessione delle immagini sensoriali conservate nella memoria consente una forma di
conoscenza comune agli uomini e agli animali, una conoscenza inferiore. Per poter superare
questa inferiorità c'è bisogno che si passi al ragionamento discorsivo che è soltanto degli
uomini. Il discorso consiste in nomi e appellativi e nella connessione fra questi. I nomi
esercitano una duplice funzione: hanno il compito di ricordare le connessioni stabilite fra le
singole cose per ricordarsi delle proprietà quando ci si trova dinanzi ad una figura. Il
ragionamento discorsivo opera sui nomi e non sulle cose. Verità e falsità riguardano sempre
e solo i nomi e mai le cose. La scienza costruisce un sistema di antecedenze e conseguenze
tra i nomi che conservano la propria validità. Il nominalismo si basa sulla teoria di Hobbes.
La ragione
Per Hobbes ragionare si riduce ad una sorta di calcolo, un'addizione e una sottrazione delle
cose. Dire che tra due vocali esiste un rapporto di antecedenza e conseguenza infatti
significa aggiungere il primo al secondo o negare. La conoscenza che si consegue attraverso
un corretto uso del ragionamento è la filosofia. La filosofia è la scienza delle cause
generatrici. Possiamo giungere a certezze solo conoscendone la generazione. Questa
conoscenza può essere utilizzata in un duplice modo, partendo da ciò che genera ed
arrivando agli effetti o viceversa. Le cause generatrici possono, però, spiegare soltanto i
corpi. La filosofia è di conseguenza la scienza dei corpi, ma solo di due tipi di corpi, quelli
presenti in natura e quelli politici. L'uomo può avere una certezza assoluta soltanto quando
è egli stesso a produrre qualcosa, poiché si ha una dimostrazione a priori.
Filosofia naturale ed etica
I presupposti fondamentali della filosofia di Hobbes sono il materialismo e il meccanicismo.
Tutta la realtà è un corpo e per corpo si deve intendere tutto ciò che occupa spazio.
L'estensione è una proprietà essenziale del corpo. Al corpo è strettamente connesso il
movimento poiché ogni cambiamento della realtà si riduce ad un moto di corpi o parti
all'interno di essi. Da corpi e movimenti dipendono spazio e tempo.
Lo spazio è il luogo occupato da un corpo fuori di noi, il tempo è l'idea di successione
prodotta da un corpo che si muove in degli spazi. La conoscenza è un movimento prodotto
negli organi sensoriali dall'azione meccanica di un corpo esterno.
Hobbes critica Cartesio quando sostiene che in quanto pensanti siamo pensiero, poiché,
l'oggetto del pensiero non può essere un corpo.
La stessa concezione regge la vita emotiva dell'uomo, le passioni sono l'immediata
conseguenza delle sensazioni del mondo esterno.
La filosofia politica
Il bene ha un carattere soggettivo che viene messo in forse nello stato di natura, precedente
alla società civile. Lo stato di natura è uno stato di guerra in cui l'uomo viene indotto a
sovrastare l'altro per necessità e difesa. Il "diritto di natura" è ciò che gli permette di fare
qualsiasi cosa, poiché tutti sono nemici. Per Hobbes è essenziale uscire dallo stato di natura
obbedendo alla legge naturale che proclama di ricercare la pace per la sicurezza personale.
La pace può essere ottenuta tramite un patto nel quale si rinuncia al diritto naturale
diventando sudditi e lasciando ad un'unica persona/gruppo questo diritto. Il sovrano
deciderà per tutti ciò che è giusto o sbagliato e avrà un potere illimitato.
Hobbes ha una preferenza per la monarchia, anche se, per lui la forma di governo è
secondaria poiché in ogni caso il sovrano avrà un potere assoluto. I rapporti tra stato e
chiesa dovranno essere con la prevalenza dello stato per non rischiare che si frantumi la
situazione politica. La chiesa deve far parte dello stato ed essere a questo sottomessa.
Spinoza
Spinoza fu un uomo di enorme cultura che pur vivendo una vita molto appartata subì
enormi influenze culturali sia da parte della scuola ebraica che da alcune sette cristiane.
L'evoluzione culturale di Spinoza fu quella del libero pensatore che agisce isolatamente
senza lasciarsi costringere dalle chiese e dalle istituzioni. Sono poche le opere che il filosofo
diede alle stampe, una delle più importanti è "Breve trattato su Dio, l'uomo e la sua felicità".
La filosofia come ricerca di Dio
Il tema centrale, ed unico, di Spinoza fu Dio. La sua filosofia era volta a risolvere l'esigenza di
spiegare tutto in maniera chiara e distinta.
Dio è la sostanza universale, rispetto a lui le singole cose sono solo manifestazioni o modi di
essere particolari. Dio è la realtà stessa. Va compreso come ogni cosa non sia altro se non un
aspetto di Dio e tutto deriva da lui, per fare ciò, c'è bisogno di un intelletto adeguatamente
sviluppato (corretto e perfezionato). Vi sono quattro fasi:
• Immaginazione, si formano nozioni in base a determinati segni sensibili, ciò che si è
letto o sentito dire;
• Esperienza vaga, la percezione empirica che ci dà conoscenze causali a cui l'intelletto
ancora non ha posto ordine;
• Conoscenza razionale, quella che va dagli effetti alle cause senza ripercorrere l'intera
serie causale;
• Conoscenza intuitiva, le cose vengono percepite mediante la sola essenza. Questa
forma di conoscenza permette di risalire all'intera connessione delle cause fino a Dio.
N.B. intuizione= conoscenza assoluta.
La sostanza
L'uomo, di conseguenza a ciò che abbiamo detto fino ad ora, può pervenire ad una
conoscenza perfettamente adeguata della realtà. Spinoza tende ad usare come modello
letterario sempre i tratti geometrici che sono un vero e proprio criterio procedurale ed
espositivo. Ciò è evidente nelle opere dell' Ethica in cui si parte dal concetto di sostanza.
Quando si parla di sostanza se ne deve parlare soltanto in senso proprio poiché è la
definizione di ciò che è in sé e viene concepito di per sé. La sostanza è cioè l'essenza che
implica l'esistenza, è causa di sé stessa. È infinita ed unica poiché non esiste nulla da cui
essa dipenda.
Attributi e modi della sostanza
Essendo la sostanza infinita contiene un'infinità di proprietà o attributi. L'attributo è ciò
che l'intelletto percepisce come costruttivo dell'essenza della sostanza. L'uomo può
conoscere soltanto quelli dei quali egli stesso è partecipe, cioè pensiero ed estensione.
La sostanza di Spinoza risolve quindi un rigoroso monismo metafisico. Il pensiero e
l'estensione sono soltanto due momenti diversi di un'unica sostanza che non godono di
nessun tipo di autonomia ontologica. Gli attributi, che sono proprietà eterne della
sostanza, saranno infiniti come la sostanza ma non in modo assoluto, poiché sono
un'espressione particolare di questa. Ogni attributo si determina in una quantità
assoluta di modi, a loro volta distinti in finiti (ciò che si ritrova nell'esperienza) ed infiniti
(manifestazioni costanti comuni a più cose). La differenza tra attributi e modi sta nel
fatto che i primi risiedono nella sostanza stessa e non si distinguono da questa sul piano
ontologico; mentre i secondi non sono contenuti nell'essenza della sostanza stessa.
Dues sive natura
La sostanza unica, infinita ed eterna è Dio. La dimostrazione dell'esistenza di Dio
coincide con quella della sostanza. Dio non è altro che la realtà stessa considerata nella
sua totalità con tutte le sue infinite espressioni e manifestazioni. Gli attributi e i modi
della sostanza sono gli attributi e i modi di Dio. Dio è causa necessaria e necessitante di
tutte le cose. Tutto deriva necessariamente da Dio ed è causa libera cioè non è
necessitante da null'altro se non dalla propria natura. Libertà e necessità coincidono in
Dio. Dio è causa imminente dell'intera realtà. Dio e la natura coincidono ma quest'ultima
può essere vista sotto due diverse determinazioni.
La natura naturante cioè la realtà come sostanza infinita, come totalità di attributi.
La natura naturata cioè la realtà considerata come insieme delle cose particolari e finite
che senza Dio non possono né essere né essere concepite.
I modi sono connessi gli uni agli altri secondo un ordine necessario che è reale e
geometrico. Spinoza utilizza un trattato geometrico di filosofia perché la realtà ha una
struttura geometrica, questo modello matematico quindi non ha valore analogico ma è
l'unico che può esprimere la realtà. La concezione della realtà per cui Dio è causa di tutte
le cose comporta un punto di vista errato da parte dell'uomo.
Gli uomini non hanno coscienza delle cose necessarie che li determinano ma soltanto
dell'utile in vista del quale agiscono così erroneamente ne conferiscono carattere di fine,
anche sulla natura credendo che anche questa abbia lo stesso carattere. L'uomo crede
che Dio abbia creato la natura per lui. In questo modo interpreta le cose nocive come
punizioni divine, cercando di spiegare le cose con