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Asinina Iurisprudentia: Da dove nasce questo commento?
Dal modo in cui i giuristi medievali si approcciano al Corpus Iuris Civilis. Nel basso medioevo, il testo citato era molto utilizzato. Questo bisogno del diritto romano nasce da esigenze sociali, politiche ed economiche: L'altomedioevo è una realtà che non ha bisogno di strumenti giuridici sofisticati, poiché è una realtà rada, di pochi insediamenti umani, isolati e puntando alla sopravvivenza. Il livello di relazioni umane erano ridotte al minimo (es. largo uso del baratto), basta il notaio (che non ha nulla a che vedere con il nostro notaio) che altro non è che un soggetto alfabetizzato che coadiuva i soggetti a predisporre quei minimi atti che possono essere necessari nella loro vita. La Consuetudine è la principale fonte del diritto (fonte importante per tutto il medioevo, ma in particolar modo nell'alto medioevo). Tanto più piccola è la realtà, più facilmente si
diffonde una consuetudine. Inoltre, l'unica cultura è quella monastica. Nel basso medioevo, si ha un cambio di scenario: Nascono le città e la figura del mercante, il soggetto dinamico per eccellenza, nascono le Università, le cui scuole giuridiche hanno un ruolo importante. Questa realtà più dinamica e meno stretta al minimo, ha bisogno di nuovi strumenti giuridici, più evoluti, grazie al lavoro dei giuristi. I giuristi non possono creare ex nihilo "il diritto", figli di una realtà antivolontaristica dell'ordine. Cercano un punto di riferimento, autorevole a cui appoggiare le loro ricostruzioni. Questa dimensione della auctoritas si trova nel Corpus iuris civilis perché è antico, promulgato da un imperatore cristiano cattolico e contiene un serbatoio di tecnica e linguaggio necessario a fare il "salto di qualità", in questa realtà più complessa. Entra in gioco una parola.“Interpretatio” che identifica il modo di lavorare dei giuristi medievali: il giurista vede nella interpretatio un lavoro anche creativo sul testo.” Correggo, aggiungo, modifico” è un intervento attivo, stravolgendo il significato originale del testo romano, poiché i giuristi medievali devono formulare soluzioni adatte alla realtà medievale. I giuristi umanisti non capiscono le motivazioni di questa operazione, ma guardano solo al risultato, definendo il lavoro come una lettura errata del corpus iuris civilis (definendo un lavoro da asini). Nasce la filologia: una disciplina che analizza il testo con ‘l'intento di portare alla luce il significato autentico di un testo. Questo tipo di lettura porta i giuristi a dire che il diritto è una dimensione storicamente sensibile, cambiando a seconda dei contesti storici. Ogni contesto deve avere un proprio diritto. Questa visione porta a valorizzare, nelle realtà pronte a questa visione, il diritto.
come dimensione nazionale, legate al territorio delle nuove monarchie. Vi è qui la rottura dell'universalismo medievale, con la nascita della nazionalizzazione del diritto. Si comincia a legare il diritto alla volontà dell'uomo (liberazione Antropologica), di solito del principe. Poggio Bracciolini, umanista italiano nella metà del 1400, dice che le leggi sono il frutto della volontà dell'uomo e possono essere estranee a ogni forma di ragionevolezza. Jean Bodin, giurista francese, nel 1576 scrive un'opera "i sei libri della repubblica". È considerato il giurista che più di altri contribuisce a mettere a fuoco una visione moderna del diritto, in particolar modo sulla nozione di sovranità, definendo il potere del principe come sovrano, recepito come qualitativamente diverso dalle altri poteri pubblici. Uno delle caratteristiche che avvale di questo potere è il fatto che solo il sovrano può creare le norme "Chiè sovrano non deve in alcun modo essere soggetto al comando altrui e deve poter dare la legge ai sudditi...La parola legge significa il comando di chi ha il potere sovrano” e “le leggi del principe sovrano non dipendono che dalla sua pura e libera volontà” in sostanza, è il sovrano che decide cos’è legge. Rispetto alla visione medievale, ci è stato questo cambio di mentalità, più volontaristica del diritto, in cui il sovrano non deve più mantenere un ordine, ma deve creare la legge. è per questo che la nozione di sovranità come tipica della modernità, ciò che noi chiamiamo “Stato”. Bodin è figlio del proprio tempo comunque, un’uomo del 1500, che vive un momento di transizione, in cui accanto a questi cambiamenti forti ci sono ancora elementi di conservazione che lo legano ad una visione tradizionale del mondo: il primo elemento riguarda il modo di descrivere l’ordine.
sociale, non concependo l'individuo uti singulusma vi colloca la famiglia, la minima comunità, rimanendo ancorato alla tradizione perché non riesce a vedere nell'individuo la cellula generativa dell'ordine, ma nella famiglia. Un altro aspetto è il fatto che distingue tra il piano del regime e quello del governo, il regime è il piano della sovranità, un piano di qualità nuova, mentre quello del governo, che descrive come la modalità concreta del potere sovrano, la condotta che agisce per non sparire. Il principe deve continuare a mantenere quell'azione di tipo di accordo con gli altri organi, perché se pensa di estraniarsi, finisce per implodere, sopraffatto. Ultima distinzione è quella tra loi e droit (legge e diritto), che non sono letti come sinonimi. La Loi fa capo alla volontà del principe, mentre il Droit è una dimensione ispirata all'equità, con un contenuto di giustizia, un criterio sostanziale.Dellagiustizia, espressione di un ordine. 28 settembre 2021
Giusnaturalismo
Giusnaturalismo moderno: movimento culturale, filosofico che si afferma in europa nella prima metà del '600 e che copre tutto il '700. È un movimento articolato e variegato nel proprio interno, avendo idee molto diverse, ma identificandovi comunque tratti comuni:
Riferimento al diritto naturale: non è un fatto nuovo della modernità, più o meno tutte le epoche hanno fatto riferimento ad una dimensione naturale. "Naturale" serve ad offrire una speciale intensità e forza a determinati principi e idee. Vedremo che anche i pensatori del giusnaturalismo moderno useranno il termine per rendere forza, rendere inconfutabili delle idee. Anche il medioevo parla di diritto naturale, che dio ha scolpito nel cuore dell'uomo. Realizza un processo di compiuta secolarizzazione del diritto naturale: progressiva laicizzazione dei riferimenti del diritto naturale. Ugo
Grozio, giusnaturalista olandese (considerato il primo moderno), nel 1625 pubblica "De iure belli ac pacis". Egli afferma (accusato di eresia) "etsi deus nondaretur", cioè le verità che io sto affermando, relative alla natura dell'uomo, sarebbero vere anche se dio non ci fosse.
Norberto Bobbio, filosofo del 1900, ha visto nel giusnaturalismo moderno un passaggio da un sapere interpretativo a uno dimostrativo, un sapere basato sulla quaestio ad uno basato sulla demonstratio. Indicando che l'uomo medievale concepisce il proprio sapere come un sapere interpretativo, ovvero colui che interroga il cosmo, l'ordine già scritto. L'uomo moderno, invece, ha acquisito fiducia in sé, ha l'atteggiamento di qualcuno che può dimostrare qualcosa, di tipo dimostrativo. Questo è il periodo in cui il sapere attinge a nuove conoscenze grazie a un cambio del paradigma (basta pensare che è l'epoca di Galileo Galilei). La filologia segnala la
capacità critica della lettura dell'uomo, ma ha comunque ancora bisogno di un testo, analizzandolo. I pensatori del giusnaturalismo guardano alla natura umana, dimostrando di fare capo a se stessi. 3. Tutti gli autori riconducibili a questo movimento utilizzano 2 concetti: Lo stato di natura e il contratto sociale. Lo stato di natura: ipotesi teorica, che serve a questi autori a immaginare l'individuo in quanto tale (uti singulus), sciolto da ogni vincolo socio-politico. Per la prima volta, emerge l'individuo (primo protagonista della modernità). Serve a fare un'affermazione rivoluzionaria: c'è una legge di natura, che è quella dell'uguaglianza originaria degli uomini, gli individui sono tutti originariamente uguali. Questi individui, nello stato di natura, sono muniti di diritti, non concessi da un sovrano o dalla derivazione di appartenenza ad una micro o macro comunità, ma una prerogativa naturale dell'individuo. Contratto sociale: ipotesiteorica che serve a dire qualcosa di rivoluzionario: serve ad immaginare l'atto attraverso il quale gli individui scelgono di uscire dallo stato di natura e di creare il potere politico, il sovrano. È un concetto che indica che il potere politico ha origine volontaria, non è un qualcosa di indiscutibile. Serve a dire anche che la creazione del potere politico è obbligata, oltre che scelta. Nella visione di questi pensatori, la creazione del potere politico è considerato l'unico sbocco razionale dello stato di natura. Contestualmente, nasce lo Stato (secondo protagonista della modernità). Questa visione del giusnaturalismo porta alla teorizzazione di un modello individualistico della convivenza (visione polarizzata). 4 ottobre 2021 Thomas Hobbes Thomas Hobbes (1588-1679) nel 1651 esce la prima edizione de "Il leviatano". Vive in un'epoca conflittuale della storia inglese, caratterizzata da intreccio di guerre dinastiche e religiose, nel maturarel’idea sull’uomo sarà influenzato dalla sua realtà. La sua visione è pessimistica. L’uomo è mosso da un istinto di autoconservazione, compiendo le azioni necessarie per la propria sopravvivenza. Il grande limite è che non riesce a concepire il limite del suo bisogno satisfattiva. Hobbes dice che nell’uomo vive un continuo flusso di desiderio, neppure la vita dell’altro uomo è concepita come un limite invalicabile. Nello stato di natura si realizza uno stato di guerra perenne bellum omnium contra omnes, l’uomo è sia potenziale colpevole che vittima, uno stato di insicurezza. "homo homini lupus", l’uomo è il lupo di un’altro uomo. La conseguenza, l’istinto di autoconservazione si ritrova in una situazione in cui è sempre a rischio di morte. In questa situazione, l’unica soluzione è la creazione del sovrano, per garantire un ordine che non sono in grado di crearsi autonomamente.Il sovrano è il le