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L'ARRIVO
Il fenomeno migratorio è per definizione qualcosa che mette in crisi le frontiere. Gli
stati cercavano di canalizzare, arginare e controllare i flussi. Ellis Island ha iniziato a
funzionare nel 1892 fino al 1954. Nei registri, ci sono più registrazioni che contano la
stessa persona (12 milioni di ingressi), ma non ci sono gli ingressi clandestini.
Quando la nave rallentava e si cominciava a vedere la Statua della Libertà, diversi
migranti si buttavano ed entravano nel porto a nuoto. Dopo la crisi del '29, i cancelli
vengono praticamente chiusi: passano solo pochissime persone, Corsi deve decidere
chi dal 1931 (viene nominato direttamente da Hoover). A Castle Garden l'ingresso era
più o meno aperto, a Ellis Island c'è invece una selezione che si basa sull'eugenetica.
Vengono valutate le origini politiche, gli ideali: si valuta la possibilità che il migrante
diventi un sovvertitore dell'ordine politico, si vuole qualcuno che si adegui alle leggi
di mercato completamente. Ad Ellis Island arrivavano via ferrovia anche i carichi di
espulsi. Hoffman Island era l'isola della quarantena: chi era sospetto di malattie
contagiose e non c'era possibilità di rimbarcarlo, o gli si voleva dare una possibilità,
veniva spostato a Hoffman Island. Si parla di universo dei dimenticati: non vengono
conteggiato nei registri dei migranti. Ne muoiono molti, viene costruito addirittura un
forno crematorio per eliminare i problemi di contagio.
Ellis Island viene chiusa nel 1954, ma nella fase finale della II GM viene usata come
campo di concentramento dove tenere italiani, tedeschi e giapponesi.
Un'altra porta per entrare negli USA è a San Francisco, Angel Island (1901-40), la
porta sull'Asia. Cinesi e coreani all'inizio, poi anche giapponesi. Un milione e mezzo
di migranti, ma la datazione non sembra esatta, perché l'emigrazione cinese è degli
anni '80 dell'800, mentre i primi accordi con il Giappone sono del 1907. Non si sa
dove possano essere i registri di ingresso del periodo precedente. Il livello di
selezione era ancora più alto, perché c'erano pericoli di carattere razziale: erano più
pericolosi di anarchici e mafiosi. La discriminazione era particolarmente accentuata:
pericolo giallo, l'invasione delle scimmie gialle, l'invasione dall'oriente. Le
popolazioni venivano considerate inassimilabili: così diverse e lontane del prototipo
di popolazione che si voleva costruire in America che si accentava il loro ingresso
solo come forza lavoro temporanea, che sarebbe in teoria dovuta rientrare nel proprio
paese.
A Buenos Aires, c'è una Casa dei Migranti, la prima che viene utilizzata. Viene
trasformata poi in un Hotel de Immigrantes, con due uscite, una verso la terraferma,
l'altra verso il porto antico. La struttura funziona ancora oggi, come quasi tutta
l'America. I migranti oggi arrivano da paesi confinanti (repubbliche andine tranne il
Cile). Mantengono entrate e uscite a livelli molto alti.
San Paolo è particolare, perché lo sbarco avviene a Santos. Tra le due c'è una Serra,
sulla quale si arrampicavano i treni a vapore che facevano da raccordo. A San Paolo,
il centro di accoglienza era l'Hospedaria (fino a 1500 posti letto). La migrazione in
Brasile è sovvenzionata, quindi di solito sono famiglie unite, dal momento che il
viaggio era pagato dagli agenti di migrazione che poi li vincolavano con dei contratti
(non proprio coolies, ma quasi). Quindi la struttura ricettiva era lontana dal porto.
L'Hospedaria viene costruita con i fondi dei baroni del caffè. Il Brasile è l'ultima
nazione americana ad abolire la schiavitù: il caffè supera lo zucchero, che si
produceva nel sud-est del paese. Era un'economia nettamente primitiva, il take-off
sarà a cavallo tra l'800 e il '900 grazie all'accumulazione di manodopera dell'industria
del caffè, che usa mezzi modernissimi (treni e navi a vapore). Si sfruttava la terra
finchè rendeva, poi si abbandonava: il fronte del caffè che avanzava. I disboscamenti
venivano fatti a colpi di fiammifero, poi si dissodava il terreno e si coltivava. Poi ci si
spostava, perchè terra ce n'era tanta. La popolazione indigena viene cacciata sempre
più verso il nord. Finchè si può, lo si fa con gli schiavi (viene vietata l'importazione,
ma non la vendita all'interno dello stato, che i baroni del caffè facevano dai coltivatori
dello zucchero e dalle miniere). La manodopera viene quindi sostituita con
migrazione sovvenzionata, che conviene economicamente sempre di più. Vengono
chiamati schiavi bianchi, perché il lavoro rimane lo stesso. Su ogni schiavo posseduto
veniva pagata una tassa: con queste tasse sono stati raccolti i fondi per costruire
l'Hospedaria. L'Hospedaria funzionava anche come mercato del lavoro vero e
proprio, inteso come lo intendevano gli schiavisti: si contrattavano braccia. Dal 1909
vengono costruiti dei dormitori con dei letti, prima ci sono dei pagliericci. Ancora
oggi si vede una grande targa di marmo scritta in italiano, perché la percentuale era
così alta che conveniva scriverle direttamente in italiano. Si stava dentro alcuni giorni
o alcuni settimane, a seconda di quando si riceveva il contratto. Pochissimi se ne
vanno liberamente. All'interno dell'Hospedaria sono transitati un milione di italiani
circa, sul milione e mezzo totale in Brasile.
L'altra Hospedaria famosa era quella di Rio de Janeiro, Ilha das Flores. È un impatto
impressionante dal punto di vista naturalistico, molto più imbevuto di retorica
dell'esotico. Si faceva però una selezione di carattere politico e razziale, perché il
Brasile è nel periodo di costruzione di identità nazionale. Si selezionano in base alla
supposta compatibilità razziale: si prediligono i migranti cattolici dell'Europa
meridionali, che sono più docili, mansueti e rassegnati. In Brasile già a metà dell'800
c'erano state delle rivolte dei migranti (tedeschi e svizzero-tedeschi) nelle fazendas. Il
Brasile aveva una tradizione anti-cinese, poi anti-nipponica, anche se in realtà la
comunità giapponese più grande in America è lì. Da Ilha das Flores i migranti
venivano smistati, poi prendevano navi più piccole che portavano nei porti del sud.
GLI STATI UNITI
Una delle più ambite destinazioni dei migranti. Quasi sei milioni di italiani tra gli
anni '70 dell'800 e gli anni '80 del '900. dopo gli anni '80, i dati sono al di sotto dei
25.000 e perdono di senso, così come non hanno senso i dati all'inizio (Usa e Canada
insieme, meno di 27000 arrivi). In realtà sono le statistiche Istat, il dato andrebbe
probabilmente aumentato con gli altri porti di partenza e gli imbarchi clandestini. Nel
2000, l'ufficio del censimento degli Usa ha rilevato 16 milioni di cittadini americani
che hanno dichiarato di avere antenati italiani e che rivendicano questa ascendenza
italiana. Non ci sono dati certi sui migranti arrivati prima della guerra di secessione.
Tutta la fase degli anni '30-'50 dell'800 è una fase molto incerta. I registri di Castle
Garden sono in lavorazione in questi anni. La presenza italiana è già abbastanza
considerevole a partire dagli anni '30 e '40 dell'800, perchè i primi ad arrivare sono
artigiani (figurinai), artisti di strada, venditori ambulanti.. di solito andavano verso
Londra, poi incominciano ad allungare le rotte. Erano quasi tutti del centro-nord,
toscani e liguri. I genovesi cominciano ad emigrare molto presto, siamo vicini ai
flussi migratori del nord Europa piuttosto che all'Europa mediterranea. Erano
contadini che si imbarcavano come marinai, o marinai stessi. Le rotte del piccolo
cabotaggio tendevano ad allungarsi sempre di più, fino ad arrivare le isole
britanniche. Dal piccolo cabotaggio si è passati alle rotte transoceaniche. Molti
marinai venivano contrattati direttamente nel porto, contadini e piccoli proprietari che
avevano deciso di fare il salto. Si imbarcavano con una valigia di chincaglierie da
poter rivendere, lavoravano a bordo e avevano il viaggio gratuito, poi disertavano,
perchè l'imbarco era un arruolamento. Disertavano lungo le rotte, alle foci del Plata,
sulle coste del Cile e del Perù, a San Francisco e a New York. Cominciavano delle
piccole attività commerciali, gli artigiani cercavano di aprire una bottega, se no
venditori ambulanti e artisti di strada (organettisti, lettori di fortuna...). Si faceva il
commercio di bambini: si facevano contratti in ci i bambini delle famiglie povere
vengono venduti ai giostrai, artisti di strada. Erano contratti legali: si parlava
addirittura di trenta mesi. Ha studiato la prima migrazione in particolare Marco
Porcella, che si è occupato del pauperismo delle vallate dell'entroterra. Li
chiamavano garzoni e chi li portava in giro era il condottiere. I contratti si trovano
negli archivi personali. I ragazzi cercavano di scappare: i registri consolari registrano
le attività di recupero. Ci sono anche gli esuli politici dei moti risorgimentali a partire
dagli anni '20 dell'800: repubblicani, democratici, poi mazziniani e garibaldini. Lo
stesso Garibaldi. La svolta fondamentale è negli anni '80 dell'800: c'è un salto di
qualità, si parla di centinaia di migliaia di migranti. I dati americani ci parlano di 3
milioni e mezzo di italiani nei primi 15 anni del '900. I tassi di rimpatrio sono introno
al 50%, normalmente sono sul 33%. Il tasso così alto significa che nella maggior
parte die casi si tratta di migrazioni temporanee: sono uomini soli, in pochi casi sono
famiglie intere. È una migrazione temporanea, con aperta manifestazione di
disinteresse nell'imparare l'inglese. Imparavano un inglese di sopravvivenza, si
basavano sui network locali e continuavano a parlare dialetto. Bassissimo tasso di
alfabetizzazione inglese, e lentissimo tasso di naturalizzazione, altro indice del fatto
che la migrazione era considerata temporanea. Aperta resistenza all'idea di essere
assimilati completamente dalla società americana: costituire unità compatte a seconda
del paese d'origine, non solo regionali, addirittura provinciali o subprovinciali.
Quando l'arrivo è di massa, si parla di proletariato, operai e contadini, braccianti,
lavoratori non specializzati o che perdono la specializzazione.
L'enorme massa proletaria è imbottita di sogni: l'America è venduta da chi va in giro
con i calendari e le immaginette da vendere nei paesi dell'entroterra. È il paese dei
cowboys, della corsa all'oro. Dal diario di Andrea Gagliardo, s