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3. REPRESSIONE DEI CONFLITTI SOCIALI.

4. POLITICA COLONIALE.

1Con la nazionalizzazione delle masse Crispi si propose di integrare pienamente la

popolazione allo stato nato non dà molto. Era un processo più complicato e difficile da

ottenere, facendo identificare pienamente la popolazione nella nazione. Questa

operazione si chiama appunto nazionalizzazione delle masse perché si trattava non

soltanto di identificare nella nazione le classi più alte, ma anche le classi popolari.

Per conseguire questo obiettivo Crispi si appoggiò sia a strumenti che già c’erano,

come la scuola appena riformata da De Petris (quando i bambini frequentano la

scuola si identificano con la nazione). Crispi cambiò anche i programmi scolastici con

un’attenzione particolare verso la storia, che serviva anche in funzione politica.

Il secondo strumento che aveva già a disposizione Crispi era l’esercito, perché

durante il servizio militare che all’epoca durava 2 anni, i maschi passavano insieme 24

mesi cercando di parlare la stessa lingua (cosa che non era scontata perché l’Italia era

un paese di tanti dialetti incomprensibili gli uni agli altri) e con la partecipazione alla

leva obbligatoria si integravano nella nazione.

Successivamente Crispi attuò una politica di monumentalizzazione dei «padri

della Patria», di coloro che avevano creato l’Italia, che avevano reso

possibile l’unificazione, a partire da Vittorio Emanuele II (il primo re di Italia)

e Garibaldi, molto meno Mazzini e Cavour). C’era un interesse da parte di Crispi,

in questa opera di integrazione delle masse nella società italiana, ad accentuare sia il

legame con casa Savoia che il suo passato garibaldino. Anche l’ascesa di Crispi

sanciva il mettere da parte gli antichi ideali repubblicani con la piena accettazione

della monarchia, alla quale bisognava prestare giuramento nel momento in cui si

veniva eletti e si assumeva quindi una carica politica.

Come tutte le operazioni di memoria pubblica, hanno sempre un interesse

strumentale a condurre la memoria collettiva verso una direzione precisa.

Monumentalizzazione dei «padri della Patria»attraverso la costruzione

imponente di monumenti, statue, quadri

che venivano resi presenti alla popolazione

nei luoghi collettivi, piazze, vie principali

delle città. La cosa interessante è che, se

noi andiamo a vedere tutti questi

monumenti, ci accorgiamo che tutti ci

trasmettono un senso mortuario della

sofferenza patita dalla patria per

conquistare l’unificazione nazionale. La

sofferenza era un MESSAGGIO VISIVO e

percepibile lanciato alla popolazione perché

per raggiungere gli obbiettivi così ambiziosi

e così importanti occorreva sacrificio, quel

sacrificio che ora la patria chiedeva ai suoi

cittadini per unirsi non soltanto materialmente/fisicamente/territorialmente, ma unirsi

anche a livello identitario.

Facendo leve sulla scuola come strumento di integrazione nel processo di

nazionalizzazione delle masse, I PROGRAMMI VENNERO RIFORMATI/RIFORMULATI con

un’attenzione particolare alla storia. Oltre alla storia, una ulteriore attenzione fu la

lettura obbligatoria per i programmi scolastici di libri come “Cuore” di Edmondo de

Amicis, dava l’idea di una nazione alla quale si aspirava, forte identificazione nelle

sorti della nazione che all’epoca stava muovendo i primi passi; e “Pinocchio” di Carlo

Lorenzini/Collodi (città dove è nato prese il nome da lui), poteva servire per imparare

un’unica lingua, che evidentemente all’epoca non aveva ancora un patrimonio

comune.

Chi sa dirmi come si chiamava prima piazza Garibaldi a

 Parma?

Piazza Grande come Bologna e Modena, la piazza principale delle città emiliane

perlopiù si chiamava piazza grande. Parma dopo la costruzione del monumento di

Garibaldi, anche per l’imponenza dello stesso monumento, assunse il nome di

Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Questo significa che non soltanto vennero

costruiti monumenti, ma anche i nomi delle piazze o delle vie principali delle città

italiane vennero cambiati assumendo quelli degli eroi del risorgimento o comunque di

personaggi che avevano avuto parte al processo di unificazione nazionale.

Gli anni di Crispi.

Durante gli anni di Crispi, oltre alle riforme che abbiamo già detto, altri importanti

provvedimenti vennero compiuti da lui.

Innanzitutto, una ACCENTUAZIONE dei rapporti conflittuali con la chiesa dopo la presa

di Roma, che venne sancita anche a livello simbolico con l’instaurazione della festa del

20 SETTEMBRE, cioè della presa di Roma e il conseguente spostamento della capitale

da Firenze a Roma.

Un’importante riforma che Crispi fece fu L’ELETTIVITA’ DEL SINDACO, del primo

cittadino, che prima durante la destra storica ma anche sotto De Petris, era ancora di

nomina del ministero degli interni, di nomina perfettiva. I prefetti hanno come compito

quello del controllo del territorio provinciale per conto del ministero degli interni,

quindi per conto del potere cenarle. L’idea che Crispi ebbe fu quella del

DECENTRAMENTO, quindi ridurre il potere di intervento del ministero degli interni

rispetto alla periferia e quindi i rapporti tra centro e periferia vennero rimodulati in

questo senso, anche appunto con l’eleggibilità diretta da parte del consiglio comunale

dei primi cittadininel senso che la popolazione votava il consiglio comunale e a sua

volta i consiglieri eletti provvedevano all’elezione del sindaco, che non era comunque

un’elezione diretta da parte dei cittadini.

L’idea del decentramento rimase incompiuta perché non venne seguita poi da altre

riforme della direzione.

Un’altra RIFORMA IMPORTANTE attuata sotto il governo Crispi fu L’EMANAZIONE DEL

NUOVO CODICE PENALE NEL 1889 il quale prese il nome dal ministro proponente,

ZANARDELLIesponente bresciano che durante il governo Crispi tenne anche il

ministero di grazia e giustizia e fu Zanardelli a promuovere questo Codice penale.

Il Codice penale ebbe due importanti punti all’avanguardia in Europa:

1. Il primo punto contenuto nel nuovo Codice penale fu L’ABOLIZIONE DELLA PENA

DI MORTE.

2. Il secondo fu il RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI SCIOPERO, cosa che prima

era impossibile perché si ricorreva a un reato nel momento in cui si proclamava

o si partecipava a uno sciopero.

Quasi contraddicendo queste scelte appena avviate attraverso il Codice penale, Crispi

attuò una serie di repressioni anche spietate nei confronti di alcuni movimenti

sociali, in particolare i “Fasci siciliani” e i moti anarchici in Lunigiana. Queste

repressioni vennero fatte in modo così duro da parte di Crispi perché nel 1892 era

stato fondato da Filippo Turati il partito socialista italiano che ebbe fin da subito

un fortissimo radicamento e una fortissima espansione in tutto il paese. Quindi per

fermare l’avanzata e il radicamento socialista Crispi, nel timore che questo partito

andasse maturando, fermò ogni forma di protesta sociale anche quelle che avevano

un diverso motivoquesto è il caso della Sicilia, la sua terra, e la Lunigiana, zona a

confine tra Toscana ed Emilia-Liguria.

In Lunigiana erano manifestazioni di carattere anarchico, ma proclamando lo

stato d’assedio comportava che l’esercito potesse intervenire e reprimere le

manifestazioni. Tra l’altro Crispi nel proclamare lo stato d’assedio, varò alcune misure

anti-anarchiche ma che in realtà avevano un carattere antisocialista, anche perché

temeva che la sua classe politica, la sinistra storica, venisse superata dal partito

socialista.

Turati era un avvocato, quindi un BORGHESE, fu il primo socialista ad entrare in

parlamento e non poteva essere diversamente in quanto solo i membri dell’alta

borghesia potevano essere eletti. Quindi lo logica ristretta della legge elettorale

impediva una rappresentanza più corposa del partito socialista che però aveva un

seguito notevole.

Crispi portò avanti, amplificò e rafforzò anche la POLITICA COLONIALE sia

muovendosi nella direzione già intrapresa da De Pretis sia andando avanti.

Nel 1882 l’Italia comprò la Baia di Assab in Eritrea. Tre anni dopo nel 1885 l’Italia

acquisisce il porto di Massaua in Eritrea. Da qui si ebbe un tentativo di

penetrazione in Etiopia (linea seguita già da De Petris) che portò al MASSACRO DI

DOGALI nel 1887 con 500 soldati italiani uccisi.

Per ovviare a questo smacco (sconfitta), Crispi stipulò nel 1889 il trattato di Uccialli

con l’imperatore Menelik. Il problema di questo patto è che venne redatto in due

lingue in italiano e in amarico (lingua dell’Etiopia). L’ambiguità di questa doppia lingua

comportò una diversa e strumentale interpretazione. Mentre Menelik correttamente la

interpretò come un trattato di amicizia, per Crispi strumentalmente il trattato di

Uccialli venne letto e intrepretato come una sorta di protettorato italiano sull’Etiopia.

Sulla base di questa interpretazione venne proclamata la COLONIA DI ERITREA e

poggiando su questa nuova colonia cominciò l’espansione verso la Somalia. Da lì

riprese l’avanzata verso l’Etiopia che si era arrestata con De Petris, ma in questo

processo di espansione in Etiopia, con l’invio di un contingente militare l’Italia

inevitabilmente andò incontro a un DISASTRO, un massacro vero e proprio a ADUA,

con una sconfitta disastrosa il 1° marzo 1896sconfitta che segnò la dimissione di

Crispi, non rientro mai più al governo.

Quindi la sconfitta di Adua segnò non solo la fine del governo di Crispi, ma anche la

fine della sua carriera politica. Siamo nel 1896 e per l’Italia, ma non solo, da

quell’anno fino all’inizio del nuovo secolo si ha la cosiddetta CRISI DI FINE SECOLO.

Mentre la sinistra storica rimase al governo prima con De Petris e poi con Crispi, lo

stato italiano si trovò di fronte, per motivi rovesciati ma alla fine simmetrici, due tipi di

opposizionequella CATTOLICA e quella SOCIALISTA.

Quella CATTOLICA ha un contesto tipicamente italiano perché fuori dall’Italia il

cattolicesimo non era in maggioranza, soprattutto in Germania, soprattutto nel nord

Europa; invece, il MOVIMENTO SOCIALISTA aveva un radicamento/una proiezione

Europa dopo il manifesto del partito comunista che venne lanciato dal Marx nel 1848.

Quindi il movimento socialista anche in Italia va proiettato su questo sfondo più largo.

In Italia, tuttavia, si diffuse secondo matrici peculiari integrando e sovrapponendosi

con altri cespiti, in primo luogo il MAZZINIANESIMO (appoggia le idee politiche di

Mazzini durante

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

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